24 novembre 2019 – Reggio Emilia, Mapei Stadium - Campionato di Serie A, XIII giornata - inizio ore 15.00
SASSUOLO: Consigli, Toljan, Romagna, Marlon, Peluso, Locatelli (74' Bourabia), Duncan, Magnanelli, Djuricic (69' Kyriakoupoulos), Caputo, Boga (88' Raspadori). A disposizione: Russo, Muldur, Tripaldelli, Traorè, Mazzitelli, Obiang. Allenatore: De Zerbi.
LAZIO: Strakosha, Patric, Luiz Felipe (49' Bastos), Acerbi, Lazzari, Milinkovic, Leiva, Luis Alberto, Lulic (49' Lukaku), Correa (79' Caicedo), Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Vavro, Parolo, Cataldi, A. Anderson, Jony, Adekanye. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Chiffi (Padova) - Assistenti Sigg. Schenone e Di Iorio - Quarto uomo Sig. Sacchi - V.A.R. Sig. Banti - A.V.A.R. Sig. Liberti.
Marcatori: 34' Immobile, 45' Caputo, 90'+1' Caicedo.
Note: osservato un minuto di raccoglimento per la scomparsa della signora Adriana Spazzoli, moglie del patron del Sassuolo Squinzi. Ammonito al 16' Peluso, al 24' Lulic, al 44' Luiz Felipe ed al 79' Bastos tutti per gioco falloso. Angoli 5-8. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 12.794 di cui 7.411 abbonati e 5.383 paganti per un incasso di Euro 184.928,00.
?La Gazzetta dello Sport titola: "Caicedo cala la cinquina della Lazio. Il Sassuolo non punge e s’impantana. La squadra di Inzaghi spietata: 5 vittorie di fila con super Immobile. Gli attaccanti emiliani senza rifornimenti. Guasto alla Var per 21’".
Continua la "rosea": Quinta vittoria di fila in campionato, all'ultimo tentativo in casa del Sassuolo, quando nessuno ci credeva più: va bene il Cagliari rivelazione, ma la Lazio è sempre più calata nella parte di terza forza della Serie A. Ne ha la struttura, l’impronta, il capitale umano e tecnico. E più di ogni altra cosa ha Ciro Immobile, autore del primo gol ieri al Mapei Stadium e capocannoniere già a quota 15 gol in 13 giornate. Se continuerà così, sfonderà il muro delle 40 reti, ma verranno anche per lui tempi di non abbondanza, è fisiologico. L’importante è che la Lazio creda di più in se stessa, ne ha facoltà . Il grande difetto della prestazione di Reggio Emilia è stata la tempistica, la vittoria è stata acciuffata in coda alla partita grazie a Caicedo, in un impeto di rabbia, con un’azione costruita bene e chiusa meglio. La Lazio poteva (doveva?) vincerla prima. Tutto qua. Opposte tendenze. Quando una squadra giochista come il Sassuolo incontra un avversario risultatista con 4-5 giocatori di livello assoluto, come la Lazio, la giochista è una squadra spacciata, anche se regge l’urto e a tratti si illude di prevalere. Più o meno è il senso della partita di ieri, sebbene un distinguo si imponga. Consapevole della necessità di salvarsi dalla retrocessione, conscio che un punto "arronzato" è meglio di una bella sconfitta, Roberto De Zerbi ha limato il suo giochismo, anzi a metà della ripresa lo ha quasi rinnegato, quando è passato a una difesa a tre conclamata.
De Zerbi ha cominciato con un 4-2-3-1 mutante, specie nella linea difensiva, a quattro in opposizione e a tre in costruzione. Qui sta un punto focale del match: il Sassuolo ha fatto suo il possesso palla, seppure di poco, 54,4% a 46,6%, ma una rilevante percentuale del predominio del pallone è stata esercitata nella propria metà campo, con uscite dal basso e orizzontalità varia. La difesa impostava, però il pallone là davanti non arrivava. La Lazio ha fatto la Lazio. Ha avuto momenti di personalità , con attacchi massicci, di forza, e la vittoria è arrivata in questo modo, con sette-otto minuti finali in cui i biancocelesti sono stati feroci per aggressione e voglia di vincere. La Lazio poi per lunghi tratti ha mostrato la solita faccia di squadra cinica, che recupera palla e si distende in verticale con alta pericolosità , perché ha due giocatori maestri nell’arte del contropiede veloce, quasi inappellabile, Luis Alberto e Correa, e un formidabile cacciatore di profondità come Immobile. Lo 0-1 è fluito così, con una ripartenza alta che ha portato Immobile al tiro su assist di Correa, conclusione su cui Consigli si è impaperato. Il Sassuolo ha pareggiato agli sgoccioli del primo tempo, con Boga lesto ad approfittare di una spizzata di Peluso su corner. A seguire una ripresa a corrente alternata, ondivaga.
Sembrava che il Sassuolo potesse osare l’inosabile, ma la Lazio ha "surfato" bene sull’ultima onda, un dai e vai tra Luis Alberto e Caicedo, quest’ultimo inserito da Inzaghi proprio per infilarsi tra le pieghe di un Sassuolo che si era illuso di avercela fatta. Senza Var. Curioso annuncio dello speaker del Mapei Stadium al 15’ del primo tempo: "Il Var non è in funzione per problemi tecnici". Un blackout di 21 minuti, fino al 36’ quando lo speaker medesimo ha comunicato il ripristino della tecnologia, tra i borbottii divertiti del pubblico. Venti minuti senza rete, alla vecchia maniera, nella speranza che non accadesse nulla di rilevante in un’area o nell’altra. E proprio questa sensazione ci ha confermato come la tecnologia Var, con tutti i suoi difetti di protocollo e di applicazione, sia qualcosa che ormai percepiamo come indispensabile. Mai più senza, per quanto ne vada migliorato l’utilizzo.
? Il Corriere dello Sport titola: "Colpo Lazio all'ultimo graffio. Decide il "panterone" Caicedo dopo i gol di un infinito Immobile (al 15° centro) e di Caputo. Biancocelesti d’autorità in casa del Sassuolo: De Zerbi si arrende solo nel recupero".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Di forza e di cattiveria, con ostinazione e pazienza, all’ultimo respiro e regalando un sogno ai duemila laziali del Mapei grazie alla mossa decisiva di Inzaghi: richiamare Correa e inserire Caicedo a undici minuti dal traguardo per aumentare il peso offensivo e sfondare il muro del Sassuolo con il doppio centravanti. Missione compiuta quando, sotto la pioggia di Reggio Emilia, era stato superato il novantesimo e si stava consumando il primo dei tre minuti di recupero concessi da Chiffi. Luis Alberto, il prestigiatore della Lazio, ha cercato la sponda di Caicedo e poi lo ha servito di nuovo. L’ecuadoriano ha protetto la palla, non se l’è fatta togliere da Magnanelli e neppure è bastato il tentativo disperato di Romagna: il Panterone si è girato e ha tirato di destro, sapendo di non avere altre possibilità e affidandosi al piede (è un mancino naturale) che di solito usa per salire sul pullman. Palla in buca per il raddoppio e la festa grande dell’intera panchina di Inzaghi, impazzita di gioia. Un segno del destino. Può essere l’anno giusto per la Champions. Così è arrivata la quinta vittoria di fila, utile per staccare Atalanta e Napoli, consolidando il terzo posto. Altro successo pesante e strappato nel finale (come a Firenze e con il Milan), dimostrando un carattere enorme.
Svolta. De Zerbi non ha retto, crollando negli ultimi venti minuti, quando è passato alla difesa a tre e si è chiuso troppo, con l’idea di portare a casa il pareggio. I cambi non lo hanno assistito e forse è stato un azzardo togliere Locatelli, vera chiave del 4-2-3-1 nell’appoggio ai mediani, ma l’ex rossonero aveva speso tantissimo e tornava dalle fatiche con l’Under 21. La Lazio ha alzato di colpo il baricentro, Leiva ha spostato di peso la partita, sfruttando un senso tattico mostruoso e dando i segnali giusti con il recupero di palloni decisivi per l’assedio. Il Sassuolo, anche senza tirare e creare vere occasioni da gol, aveva palleggiato di più e meglio dei biancocelesti, dimostrando qualità nei passaggi (555 totali contro 448 con l’87% di precisione e il 54% di possesso). Difendeva a quattro e costruiva a tre con Marlon centrale e due mediani (Magnanelli e Duncan) dopo aver imbrigliato con quattro giocatori offensivi la costruzione arretrata della Lazio. Locatelli su Leiva, Djuricic a contrastare Acerbi, Boga davanti a Patric e Caputo a tenere Luiz Felipe sulle spine. Il piano aveva funzionato tirando fuori il massimo con il minimo della produzione offensiva: il gol del pari firmato da Caputo sul corner di Djuricic corretto da Peluso. E’ stato anche il primo e unico tiro nello specchio di tutta la partita del Sassuolo. Questa volta sul serio, e come dice sempre Inzaghi, non si ricordano parate di Strakosha.
Spreco. Simone si era arrabbiato per la solita ingenuità e il gol preso da polli su calcio d’angolo a un sospiro dall’intervallo. La Lazio avrebbe dovuto chiudere il conto nel primo tempo, condotto con personalità e iniziato a tutto gas, spendendo tante energie e sprecando troppo. Bene, anzi benissimo, Luis Alberto, regista a tutto campo. Male Milinkovic, lento e sfiancato dal lavoro che gli tocca nel ruolo di mediano, in fase involutiva e rientrato senza ritmo dagli impegni con la Serbia. La Lazio godeva della spinta di Lazzari e Lulic, era bella ma troppo frenetica, il contropiede svaniva con l’ultimo passaggio o con la scarsa lucidità al tiro di Luis Alberto (normale) e Correa (molto meno). Sarebbe servito più palleggio per congelare il gioco dopo il gol del solito, immenso e infinito Immobile, lanciato in verticale dal Tucu. Quindicesimo gol in campionato del centravanti azzurro, a segno per l’ottava giornata consecutiva. Una sentenza a cui si è aggiunto il graffio della Pantera all’ultimo assalto. Correa si era spento e non riusciva più a ripartire, sarebbe dovuto uscire in anticipo. Inzaghi ha aspettato per giocarsi l’ultimo cambio. I primi due, temendo il campo scivoloso e possibili espulsioni, li aveva spesi subito per togliere Lulic e Luiz Felipe, ammoniti. E’ andata bene così. Lukaku e Bastos avevano solo peggiorato la situazione.
? Il Messaggero titola: "Lazio, cinquina da Champions. A Reggio Emilia contro il Sassuolo i biancocelesti centrano la 5a vittoria di fila e si confermano grandi tra le grandi. Decidono Immobile e, nel recupero, Caicedo".
Prosegue il quotidiano romano: La corsa sfrenata di tutta la panchina della Lazio per abbracciare Caicedo al minuto 91 di una gara sporca e difficile è la perfetta istantanea della felicità . Il ritratto del significato di squadra. Il cielo grigio di Reggio Emilia vira al biancoceleste. Un sogno che diventa ogni giorno sempre più realtà . Sassuolo ko per 2—1 e terzo posto consolidato. La Lazio è grande e tra le big del nostro campionato, a ragione, va scritto il suo nome. Il terzo posto in classif?ica non è casuale, né frutto della fortuna. Il podio Champions è il giusto riconoscimento per una squadra che in questi mesi è maturata. Il successo di ieri ne è la dimostrazione. La differenza la fanno la testa, la cattiveria e il gruppo. Qualche tempo fa una gara come quella di ieri non l’avrebbe mai vinta. Basta ripensare al ko per 2-1 contro la Spal. E invece a Reggio Emilia è arrivata la quinta vittoria di fila. Inzaghi è riuscito anche a eguagliare la striscia di otto partite di seguito della stagione 1936-37 in cui i biancocelesti hanno segnato almeno due reti. Una Lazio da record. Una vittoria al fotof?inish.
Sempre lui. Segna Caicedo. E pensare che l’ecuadoriano non avrebbe nemmeno dovuto giocare a causa di un guaio alla caviglia. Entra come ultima carta. Diventa l’asso pigliatutto. Inzaghi deve fare a meno di Radu colpito da un problema intestinale (alle 12 era già rientrato a Roma). Gioca Luiz Felipe che fa il centrale con Acerbi (applauditissimo dai tifosi neroverdi) a sinistra. Un cambio di ruolo che il tecnico biancoceleste adotta spesso. La Lazio imposta sempre la manovra partendo dalla difesa. I biancocelesti giocano un gran primo tempo ma manca la sostanza davanti alla porta. Luis Alberto e compagni creano tantissimo ma si perdono sempre nell’ultimo passaggio. Giocano molto per vie centrali sfruttando poco le corsie laterali. Lazzari quando viene chiamato in causa è sempre pericoloso. Il Sassuolo si difende bene facendo densità al centro. Il vantaggio di Immobile, numeri sempre più impressionanti 20 gol in 19 gare (compresi quelli in Nazionale), è un gentile omaggio di Consigli che si fa sfuggire la palla dalle mani. Il Sassuolo dà sempre l’idea di esserci, De Zerbi schiera un 4-3-1-2 tutto velocità che mette spesso in diff?icoltà i biancocelesti.
Senza Var. Il maltempo crea problemi anche al Var, per 20 minuti si gioca senza. Lo speaker del Mapei Stadium al minuto 15 annuncia il mancato funzionamento, al trentacinquesimo le telecamere si riaccendono così come i monitor della tribuna stampa saltati per un blackout. Giusto in tempo per valutare regolare un intervento di Lulic in area. Si riattiva anche il Sassuolo che dall’angolo che ne scaturisce pareggia grazie a Caputo. Ennesimo gol subito da calcio da fermo da parte della Lazio. Patric tiene in gioco l'attaccante neroverde. Inzaghi urla a tutta la squadra. Alla ripresa toglie uno spento Lulic per Lukaku e Luiz Felipe per Bastos che va a destra con Patric a sinistra. Da quel lato c’è Boga che fisicamente lo spagnolo non riesce a contrastare. I due cambi non riescono a spostare l’inerzia della gara con una Lazio troppo apatica nella ripresa. Ci riesce, invece, Caicedo (secondo centro in campionato e sempre nel finale). Al bomber ecuadoriano bastano 12 minuti per fare un gol da grande attaccante che confermano i biancocelesti al terzo posto in classif?ica.
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Prima la tuta da battaglia, poi il vestito della festa: "Ho scelto la tuta perché sapevo che mi sarei battuto insieme ai ragazzi prendendo acqua. Poi mi sono fatto una bella doccia calda e ho indossato il vestito". E’ sempre lo stesso Inzaghi, vestito sportivo o elegante. Non sarà mai soltanto un allenatore, le partite continua a viverle attaccato ad ogni azione, ad ogni pallone, ad ogni giocatore. Simone ha fatto surf al Mapei dopo aver rischiato di fare splash. Ha rincorso Caicedo sotto l’acqua, scattando al suo gol, sotto al diluvio. Poi s’è tuffato sotto la Curva dei duemila laziali. Questo delirio metereologico e sentimentale l’ha vissuto senza vestito d’ordinanza per la prima volta perché sapeva cosa lo aspettava. E’ sempre lo stesso Inzaghi, ma è cambiata la direzione della sua corsa, punta dritto alla Champions, convintamente: "Se guardo quelli che stanno avanti o dietro in classifica? Guardo avanti. Bisogna alzare la famosa asticella. Bisogna avere voglia di vincere e di migliorarsi". Simone, al quinto successo di fila, centrando il pokerissimo e blindando il terzo posto, guarda sempre più alla Champions: "Sono passate tredici partite ed è presto per dare giudizi. Qualcuno ha un po’ rallentato, ma tornerà a correre. E’ stata una vittoria importante. Abbiamo fatto un ottimo primo tempo, dovevamo chiudere con un paio di gol di vantaggio invece abbiamo subito il pari a pochi secondi dalla fine. Per quanto creato è un successo meritato". Simone ha sganciato Caicedo ed è stato premiato, l’ha voluto in panchina a tutti i costi: "Ha vissuto i 15 giorni di sosta in modo strepitoso, onore a lui. Avevo in mente di farlo giocare, ha avuto un problema venerdì, gli ho fatto stringere i denti perché lo volevo per forza contro il Sassuolo. Se Immobile non avesse questi numeri giocherebbe di più, è venuto in panchina con grande umiltà ".
Inzaghi ha spiegato le strategie del secondo tempo: "Ho voluto fare subito i due cambi, avevo due giocatori ammoniti. Ho dato a Caicedo una decina di minuti, è stato decisivo. Onore a questi ragazzi, rispondono presente quando vengono chiamati in causa". Caicedo su, Correa giù: "Correa ha giocato una buona gara e sul cambio ero in dubbio se sostituire lui o una delle mezzali". Simone s’è infuriato per il gol di Caputo, tutto solo davanti a Strakosha: "Abbiamo fatto due errori gravi contro Lecce e Sassuolo, non deve succedere a distanza di quindici giorni. Una squadra che ambisce a determinati traguardi non può permettersi di prendere due reti in fotocopia, su angolo, perdendo la marcatura". Simone non ha mai perso la speranza: "Ero convinto che continuando a giocare bene saremmo andati lontano". Vuole più cattiveria sotto porta: "La vittoria dovevamo portarla a casa prima. A fine primo tempo ero molto arrabbiato, mancavamo di cinismo". Non molla l’Europa League: "Giovedì ci giocheremo la partita col Cluj". Ha votato Immobile, altrimenti chi, in vista del Gran Galà del calcio, premierà il gol dei gol della scorsa stagione (Ciro è in corsa con il gioiello rifilato l’anno scorso al Napoli): "Me lo ricordo quel gol e l’ho votato, un super colpo contro Koulibaly, uno dei migliori difensori del campionato con Bonucci. Spero che Ciro possa battere Pastore". Simone ha chiuso complimentandosi con Pippo, da record in B col Benevento: "Presto tornerà in A. Non ricordo un campionato con la prima già a 6 punti di vantaggio".