19 ottobre 2019 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, VIII giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Strakosha, Luiz Felipe, Acerbi, Radu (79' Caicedo), Marusic (46' Patric), Milinkovic, Parolo (46' Cataldi), Luis Alberto, Lulic, Correa, Immobile. A disposizione: Guerrieri, Alia, Bastos, Vavro, Lazzari, Jony, Lukaku, André Anderson, Adekanye. Allenatore: S. Inzaghi.
ATALANTA: Gollini, Toloi, Palomino, Masiello (74' Kjaer), Hateboer, Freuler, Pasalic (60' de Roon), Gosens, Malinovskyi, Gomez, Muriel (68' Ilicic). A disposizione: Sportiello, Rossi, Djimsiti, Arana, Ibanez, Castagne, Barrow. Allenatore: Gasperini.
Arbitro: Sig. Rocchi (Firenze) - Assistenti Sigg. Tegoni e Tolfo - Quarto uomo Sig. Manganiello - V.A.R. Sig. Guida - A.V.A.R. Sig. Carbone.
Marcatori: 23' Muriel, 28' Muriel, 37' Gomez, 69' Immobile (rig), 70' Correa, 90'+3' Immobile (rig).
Note: ammonito al 27’ Marusic, al 33’ Parolo, al 49' Lulic, al 60' Toloi ed al 70' Milinkovic tutti per gioco falloso, al 58' Gollini ed al 90'+3' Immobile per comportamento non regolamentare. Angoli 3-1. Recuperi: 1' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 30.000 circa, incasso non comunicato.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Pareggio e bufera. Atalanta bellissima per metà partita ma la Lazio resta viva rimontando tre gol. Muriel con una doppietta e Gomez certificano la superiorità del gioco bergamasco, poi i padroni di casa reagiscono con due rigori di Immobile e Correa".
Continua la "rosea": Da qualunque parte lo si guardi, si può dire che è stato un meraviglioso pareggio che assomiglia ad altro. Forse ad una sconfitta, per l’Atalanta: in vantaggio di tre gol e ripresa come fa lei di solito, dopo aver perso un sacco di cose quasi senza accorgersene. Il dominio assoluto della partita nel giro di 42 secondi, per un "uno-due" micidiale (rigore di Immobile e 2-3 di Correa) che ha ridato ossigeno ad una Lazio già dall’inizio della ripresa più viva, ma ancora persa nei suoi affanni. La chance di rimettersela in tasca con il 4-2 per tre volte nella stessa azione, ma senza più la forza di segnarlo. Il vantaggio di poter risparmiare energie in vista della "mission impossible" di martedì in casa del City. La prospettiva di salutare una concorrente Champions scappando a +8. E però: i cinque punti di vantaggio che la Dea ha tuttora sono la certificazione di un’attuale superiorità che la partita di ieri ha confermato e il pareggio non può svalutare. Superiorità di gioco, anzitutto: addirittura paradisiaco nel primo tempo, ma ancora non abbastanza garantito dall’impermeabilità a certe disattenzioni difensive e a certi cali improvvisi di energie.
I dubbi di Inzaghi. Ma è anche un pareggio che può assomigliare ad una vittoria, per la Lazio: che non si è arresa all’evidenza di limiti che avevano moltiplicato i meriti dell’avversaria, riuscendo a smascherarne poi i pochi punti deboli. Aver recuperato tre gol in 25’ è anche una risposta alle randellate smazzate in settimana da Lotito, e però: quel primo tempo inquietante ha sollevato altri dubbi ed è rimasto non cancellato il più importante, ovvero che la rimonta sia stata figlia più di una reazione nervosa che di un calcio scorrevole come ai bei tempi. Se non per sprazzi dei suoi uomini di qualità e l’argento che è sempre più vivo addosso al capocannoniere Immobile. Sospetti e rimpianti. L’Atalanta se n’è andata dall’Olimpico con addosso nuove consapevolezze, ma anche il veleno dei sospetti e dei rimpianti. I sospetti: come dopo la finale di Coppa Italia di maggio, Gasp si è sentito colpito da torti arbitrali. Nella fattispecie due rigori - guadagnati e segnati da Immobile - che sono sembrati però, soprattutto il secondo, molto più ingenui che inesistenti. Di sicuro il primo azzardo, di Palomino su Immobile, è stato il principale spartiacque della partita, il padre di tutti i rimpianti: per quel black out lampo, senza neanche il tempo di riordinare le idee dopo l’1-3. Per l’assenza di Zapata che aveva costretto Gasperini a togliere Muriel e a schierare Ilicic punta centrale. Per l’incapacità di uccidere la partita con il 4-2, a porta della Lazio scoperta: Gomez murato da Strakosha e Malinovskyi e Toloi ricacciati indietro da Luiz Felipe.
Ma il primo tempo dell’Atalanta resta un quadro di arte calcistica, un luccicante luna park del pallone. Gasp ha ridisegnato per l’ennesima volta la squadra: Malinovsky e Pasalic alti alle spalle di Muriel, per "attirare" Radu e Luiz Felipe, con Gomez in partenza sulla stessa linea di Freuler ma galleggiante a ridosso dell’area in alternanza con il croato. Piano perfetto. Una specie di 3-3-3-1, combinato con il solito pressing forsennato, che ha annebbiato la vista della Lazio e l’ha costretta a correre a vuoto, a rintanarsi aspettando che passasse la bufera segnalata dagli straordinari di Strakosha e dai fischi del suo stadio: senza il radar di Parolo schermato dal Papu; con le luci di Milinkovic e Luis Alberto regolarmente spente dagli interruttori di Masiello e Freuler; spaccata dall’isolamento di Correa e Immobile. Un piano perfetto per esaltare Muriel e Gomez, che la Lazio ha scardinato solo quando un temporaneo calo di intensità dell’avversaria le ha consentito di giocare di più sui suoi uomini di qualità, soprattutto Milinkovic, e di infilarsi nelle pieghe delle rughe dell’Atalanta. Che Gollini ha nascosto due volte, ma non la terza sul rigore di Immobile: quando in tanti in campo stavano pagando il conto ai crampi e chi c’era all’Olimpico stava comunque ringraziando, perché partite così da noi non se ne vedono spesso.
? Il Corriere dello Sport titola: "Pazza Lazio. All'inferno e ritorno. L’Atalanta dilaga con Muriel (doppietta) e Gomez, poi sparisce. E Immobile guida la rimonta: due rigori (ora è a 9 gol) più Correa. Un tempo nerazzurro e una ripresa biancoceleste. All’Olimpico è pari show".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Dalla mattanza alla rimonta da romanzo. L’ha buttata l’Atalanta, per una volta arrogante e presuntuosa: da 3-0 a 3-3, suona come una sconfitta per il modo in cui ha gettato nel cestino due punti e una partita già vinta. L’ha riacciuffata la Lazio, pazzesca e trascinata da Immobile, scossa dai fischi e dalla contestazione dell’Olimpico, orgogliosa e piena di carattere come Lotito vorrebbe sempre vederla. Dentro il black-out del primo tempo deve forse mettere anche il suo intervento, perché ha generato più nervosismo che motivazioni. Si è visto bene dopo il primo gol di Muriel: la Lazio è sparita dal campo, schiacciata dalla tensione, dalle difficoltà e dalle proprie insicurezze. Dentro la ripresa a petto in fuori ci può essere lo spirito di Alfieri ("volli fortissimamente volli") evocato dal presidente, ma soprattutto ci sono l’anima di Immobile e la reazione di una squadra che non aveva più niente da perdere, se non la faccia, perché così brutta nessuno l’aveva mai vista da quando Inzaghi siede in panchina. Tre gol al passivo, ma potevano essere cinque o sei all’intervallo. Come cinque o sei poteva segnarne la Lazio nella ripresa.
Testa. Pareggio all’ultimo respiro e giusto, perché l’Atalanta ha smesso di giocare e la Lazio è tornata in campo dopo l’intervallo con un altro atteggiamento. Indovinato il doppio cambio di Simone: non ha perso tempo a togliere Parolo e Marusic (ammoniti) per inserire Cataldi e Patric evitando il rischio di restare in 10 e immaginando almeno di salvare l’onore alzando l’aggressività. Decisive in negativo le sostituzioni di Gasperini, convinto di aver già vinto. Ha tolto Pasalic, chiave del pressing. Sul 2-3 ha sostituito Masiello e non Gomez, che chiedeva di uscire per crampi. Il risultato? Ha finito con un uomo in meno. Il Papu si è fermato, ha fallito l’occasione che avrebbe chiuso il conto a un soffio dal rigore del 3-3, provocato da De Roon, primo cambio deciso pensando al City. L’Atalanta sta facendo vedere un calcio bellissimo, il migliore d’Italia. Gasp sbaglia a prendersela con l’arbitro Rocchi. Prima del rigore contestato a Immobile, la Lazio aveva avuto tre palle gol limpide per riaprirla.
Capolavoro. Il vero Leicester italiano abita a Bergamo e per 45 minuti aveva fatto pensare all’idea di un inserimento nella scia di Inter e Juve. Palleggio, duelli individuali, dominio sulle fasce, modulo non classificabile e fluttuante tra il 5-1-3-1 e il 3-4-1-2 con Gomez su Parolo, Freuler vertice basso, Malinovskyi su Radu e Pasalic davanti a Luiz Felipe per formare una linea di tre assistenti a ridosso di Muriel. Esaltante l’elastico del Papu, un po’ regista e un po’ trequartista. La Lazio non costruiva. Con l’esuberanza di Gosens e Hateboer, l’Atalanta entrava come e dove voleva. Lezione autentica di calcio. E nessuno si è ricordato dell’infortunio di Zapata. Muriel da opportunista sul primo gol. Il colombiano è poi andato a segno su punizione, favorito dalla mischia e da Strakosha. Il terzo lo ha messo dentro Gomez, ma la Lazio non c’era più: è bastato l’anticipo di Toloi per mandare in porta l’argentino. Rimonta. Il motore della Ferrari lo hanno riacceso due big, su tutti Immobile, il più rabbioso dentro un primo tempo in cui si era salvato solo Milinkovic. Tre gol per rimontare negli ultimi 20 minuti. Ciro di forza si è conquistato e ha trasformato il rigore che ha riportato in corsa la Lazio. Sono passati 42 secondi e ha servito l’assist a Correa. Un destro all’incrocio ha risvegliato il Tucu. Gol della svolta. Inzaghi, a quel punto, ha sganciato Caicedo per Radu, ordinando la difesa a due. Gli schemi erano saltati. Troppo morbida l’Atalanta e senza Gomez. Tecnica e anima ci ha messo la Lazio. Palla inventata da Milinkovic, rigore pesantissimo scaraventato in rete da Immobile.
? Il Messaggero titola: "Lazio, reazione da Champions. Primo tempo choc, biancocelesti assenti e dominio Atalanta che va al riposo sul 3-0. Ripresa show: due rigori di Immobile e Correa tengono viva la corsa al 4° posto".
Prosegue il quotidiano romano: Aggrappati a Immobile. Alla sua voglia, alla sua rabbia, al suo carattere. E perché no anche alla sua scaltrezza. Ciro uber alles. Nel momento più buio della Lazio è lui ad accendere quella f?iammella che diventa fuoco ardente. E' lui che trasforma i fischi assordanti di fine primo tempo in applausi scroscianti. Da mercenari a beniamini. Anche i cori contro il presidente Lotito svaniscono nell’euforia di un pareggio che sa di vittoria. Una rimonta pazzesca. Di quelle a cui è abituato il vecchio cuore biancoceleste. Da 0-3 a 3-3. E stavolta il dischetto è benedetto: "Ma non fatemi più tirare i rigori al 90‘" scherza Immobile. Tra l’altro il secondo non lo calcia proprio alla perfezione. L'esecuzione ricorda molto una di Rocchi in un derby. Da un primo tempo pessimo e senza anima ad una ripresa di rabbia e grinta. E soprattutto con il cuore in gola. E al triplice f?ischio di Rocchi poco importa che la classif?ica abbia fatto un piccolo passetto in avanti perché è il carattere ad averne guadagnato. Serviva una reazione importante dopo le parole di Lotito e così è stato. Certo, di pecche ce ne sono state tante a cominciare dai primi 45 minuti in cui la Lazio e Inzaghi sbagliano tutto quello che possono sbagliare. Regalano terreno all'Atalanta e soprattutto non chiudono mai le linee. Il tecnico ci mette del suo scegliendo un Parolo da mani nei capelli in mezzo al campo. Anche un po' sfortunato visto che Lazzari si sente male nel riscaldamento e non gioca.
"45 minuti inaccettabili". Muriel e Gomez nel primo tempo annichiliscono i biancocelesti. 3 gol nello spazio di 36 minuti. Atalanta da applausi. L’ochestra di Gasperini suona musica sublime mentre la Lazio sta a guardare. "Primo tempo inaccettabili, abbiamo fatto pena" rimarca con forza Ciro. All'intervallo nello spogliatoio biancoceleste succede di tutto. Inzaghi è una furia e urla contro tutti. Chiede carattere e rabbia. Stavolta è lui a fare il "macello". La scossa arriva complici i cambi. Dentro Cataldi (l’uomo della svolta tattica) e Patric. La Lazio prende coraggio anche se la mira non è certo delle migliori. Immobile si divora un gol clamoroso. "Lotito ha ragione, perché abbinato alla tecnica ci deve essere il carattere. E' una cosa che non si allena, deve venire dai più vecchietti" sottolinea Ciro. E proprio lui prende tutti per mano. Doppietta numero 17 in campionato, la ventesima in biancoceleste. E vetta della classifica cannonieri con nove centri. Altri due gol per sottolineare quanto sia importante lì davanti. Segna, lotta e trascina tutti. I compagni si aggrappano a lui nel momento più buio. In mezzo c’è anche spazio per un grandissimo gol di Correa.
L’argentino si fa perdonare del penalty sbagliato a Bologna. Controllo di tacco e bomba di destro sotto la traversa. L’Atalanta crolla fisicamente e psicologicamente. Anche loro evidenziano grossi limiti caratteriali. Decisivi anche gli errori di Gosens e Malinovskyi che avrebbero chiuso la partita. Calo di zuccheri per Simone. Quando tutto sembrava perso ecco uscire il carattere della Lazio. Proprio quello che troppe volte è mancato. L'inferno diventa Paradiso. Botta d'adrenalina pazzesca. Soprattutto per Inzaghi che a fine gara, complice il calo di tensione, ha un mancamento. E’ bastato un po’ di acqua e zucchero per farlo riprendere. Non c’è tempo di fermarsi. La corsa riparte giovedì in Europa League in casa del Celtic e domenica sera altra sf?ida per la Champions a Firenze. Servirà ancora carattere. Tanto.
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
È vero, Immobile si tuffa. Sotto la Nord, dopo i gol. Ieri l’ha fatto dopo il terzo, mettendo il piede in fallo, rotolando per terra, finendo dentro alla sua maglia. E’ stato un tuffo di gioia, rocambolesco, la migliore risposta all’attacco di Gasperini: "I due rigori? Sono furbate", ha insinuato. Ciro Immobile, il bomber che tutto può, che fa cambiare la musica in campo, è il salvatore-esaltatore della Lazio. A te pare di avere acchiappato la gloria, lui invece te la sfila al fotofinish. Ha chiuso la remuntada con una preghiera, era ancora fresco il 3-3: "Vi prego, non fatemi più tirare rigori al novantesimo e oltre (risata, ndr), sto perdendo anni di vita. Questo segnato all’Atalanta era davvero pesante, meritavamo il pareggio". Tutto in un attimo, senza replica. È la vita del centravanti-rigorista. Sul dischetto, a qualsiasi minuto della partita, è destinato a provare il dolore rapido dell’esistenza. Per Ciro Immobile tutto è relativo, anche la disperazione. Tutto tranne i gol. S’è messo alla guida della rimonta, l’ha conquistata prendendosi due rigori, segnandoli tutti e due, lanciando in porta Correa. L’ha provocata con le sgasate, la rimonta. Ciro Immobile è uno da western alla Sergio Leone, perfetto per uno di quei film e di quei ruoli dove le anime "fumano" per i bollori. Di anima aveva parlato Lotito, con l’anima si è riacciuffata una partita che pareva persa: "Sì, è vero. Alla tecnica ci deve essere abbinato il carattere. Ma è una cosa che non si allena, puoi stare anche dieci ore in campo. Il carattere, lo spirito da combattimento, dev’essere trasmesso dai più vecchietti ai più giovani, deve venire da dentro di noi, è l’unico modo che abbiamo per alzare l’asticella. Va messa in campo la cattiveria del secondo tempo, giocando così la partita non la perdi".
Ciro Immobile dà le scosse che rianimano e che paralizzano. Ha rilanciato la Lazio, ha ridimensionato l’Atalanta: "Se questo pareggio vale come una vittoria? Sì, ci prendiamo il secondo tempo e la reazione, ma il primo è stato inaccettabile: l’approccio è stato totalmente sbagliato, abbiamo fatto pena! Dobbiamo giocare sempre come accaduto dopo l’intervallo". Ciro Immobile, nome e cognome di ultrabomber, ha rifatto l’abbonamento ai gol: ha partecipato attivamente a 12 reti (nove centri in 8 partite, tre doppiette, tre assist): "Recuperare tre gol ti dà una scintilla in più. Che cosa è successo nello spogliatoio nell’intervallo? Ci sono state poche parole, c’è stato tanto silenzio, ci siamo guardati negli occhi, eravamo frastornati dal risultato. Non c’era da abbassare la testa, ma da alzarla. Nel secondo tempo siamo entrati in campo più motivati, più forti. E’ stato bravo Inzaghi a tenerci tranquilli senza alzare la voce. Questo risultato, questa rimonta di tre reti, vale come una vittoria per il morale". Ginocchia alte e via verso il traguardo. Ciro ieri è arrivato a quota 96 gol con la Lazio, per ognuno ha dato l’anima e lo stesso farà per i prossimi.
Estratto da un articolo della Gazzetta dello Sport:
La replica di Inzaghi alle lamentele di Gasperini non si fa attendere: "Stimo tantissimo l’allenatore dell’Atalanta, però non può dire certe cose. I due rigori erano solari entrambi, non capisco perché non lo ammetta. E poi quelle parole su Immobile le trovo davvero brutte. I tocchi sono evidenti". A Inzaghi non va giù neppure che Gasperini tiri di nuovo in ballo la finale di Coppa Italia e la mancata concessione del rigore per il mani di Bastos. "Dovrebbe riconoscere che in quella partita abbiamo ampiamente meritato di vincere noi, così come loro avevano meritatamente vinto la gara di campionato. E se poi parla ancora di Bastos allora ricordo anch’io che Masiello, già ammonito, andava espulso per il fallo su Correa". Per censurare le parole di Gasperini scende in campo pure il club romano attraverso un comunicato con cui si contestano le dichiarazioni dell’allenatore dei bergamaschi. "Le affermazioni di Gasperini non hanno alcuna giustificazione alla luce della piena e riconosciuta fondatezza dei rigori provocati dalla sua squadra - si legge nella nota -. Esse rappresentano anche una inaccettabile offesa alla professionalità ed alla correttezza di un giocatore come Ciro Immobile". A fine giornata arriva la controreplica dell’Atalanta, che si schiera col suo allenatore: "Nessuna tesi fantasiosa, solo legittimo diritto di critica". Polemiche con Gasperini a parte, Inzaghi commenta così la prova della sua Lazio. "Nel primo tempo abbiamo sbagliato tutto, l’Atalanta ci ha dominato in lungo e in largo. Ma poi nella ripresa siamo stati noi padroni in lungo e in largo. Il pareggio è il risultato più giusto. Cosa ho detto nell’intervallo? Solo che stavamo facendo l’esatto contrario rispetto a quello che avevamo preparato". Il pareggio muove poco la classifica, ma per come è arrivato è una grande iniezione di fiducia per la Lazio: "Adesso dovremmo cercare di migliorarci perché vogliamo di più".