31 gennaio 2018 – Milano, stadio Giuseppe Meazza - Coppa Italia, Semifinale di andata - inizio ore 20.45
MILAN: Donnarumma G., Abate, Bonucci, Romagnoli, Borini, Kessié, Biglia, Locatelli (57' Calhanoglu), Suso, Kalinic (83' André Silva), Bonaventura (71' Cutrone). A disposizione: Donnarumma A., Guarnone, Antonelli, Bellanova, Calabria, Musacchio, Zapata, Mauri, Montolivo. Allenatore: Gattuso.
LAZIO: Strakosha, Caceres, Luiz Felipe, Radu, Basta, Parolo (76' Nani), Leiva, Milinkovic, Lukaku, Felipe Anderson (63' Luis Alberto), Immobile (83' Lulic). A disposizione: Guerrieri, Vargic, Patric, Wallace, Bastos, Marusic, Murgia, Jordao, Caicedo. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Guida (Torre Annunziata - NA) - Assistenti Sigg. Meli e Carbone - Quarto uomo Sig. Maresca - V.A.R. Sig. Mazzoleni - A.V.A.R. Sig. Di Fiore.
Note: esordio in una competizione ufficiale con la maglia della Lazio per Martin Caceres. Ammoniti: al 21' Borini, al 27' Radu entrambi per gioco falloso. Angoli: 4-8. Recuperi: 0' p.t., 4' s.t. .
Spettatori: 17.724 paganti per un incasso di euro 443.196,70.
? I calciatori convocati per la partita odierna
? La Gazzetta dello Sport titola: "Milan, niente bis. La Lazio gioca meglio ma non passa, rossoneri in crescita. L’imbattibilità di Gattuso sale a sei partite, con quattro vittorie e due sconfitte. I biancocelesti per la terza volta nella stagione restano a secco".
Continua la "rosea": Bruttino il "sequel" ravvicinato di Milan-Lazio. Partita in seconda visione, 0-0 abbastanza soporifero, niente a che spartire con l'adrenalinico match di domenica, finito 2-1 per i rossoneri. Intensità inversamente proporzionale: tanto le due formazioni avevano viaggiato a mille in campionato quanto hanno corso al risparmio in Coppa Italia. Forse i giocatori sono stati calcolatori. Semifinali con andata e ritorno: hanno deciso di giocarsela sul serio alla fine di febbraio all’Olimpico. Ad uscire rafforzato dal doppio Milan-Lazio in tre giorni è però il Milan. I "gattusiani" hanno portato a casa una vittoria e un pareggio e hanno concesso soltanto una rete in 180’ alla squadra che finora ha segnato di più in campionato (57 reti), la Lazio rivelazione. Non è poco, anzi è molto. Il Milan è stato prigioniero per mesi di un tunnel buio e freddo e questa tre giorni coi laziali ha certificato la riemersione alla luce del sole. Oggi la squadra c’è e tiene botta. Il Milan ha confermato sette degli undici titolari di domenica, la Lazio soltanto cinque. In complesso dieci giocatori "nuovi". Ne ha risentito di più il Milan: senza Calhanoglu il tasso tecnico si abbassa; senza Cutrone l’attacco perde voglia di vivere e affiora la malinconia di Kalinic. Borini adattato a terzino sinistro della difesa a quattro, causa malanno di Rodriguez: esperimento di fortuna, neppure andato male, ma di una toppa parliamo.
Lazio migliorata dal reinnesto di Immobile, perché l’azzurro garantisce profondità e Caicedo ancora no. Primo tempo sonnolento, emozioni minime. Un paio di tiri da fuori, da parte di Milinkovic e Immobile. Una botta sbilenca di Ciro il Grande sotto misura. Quasi nulla dalle parti di Strakosha. Il Milan ha ripreso a lanciare, nei primi 45’ ha perso il filo del bel giropalla rapido e teso alla verticalità di domenica. Cose che succedono se si rimescola troppo il mazzo di carte. Nella ripresa palpebre meno calanti, grazie ai primi cambi. Nel Milan dentro Calhanoglu e Cutrone, con sistema di gioco ridisegnato da 4-3-3 a 4-4-2. Nella Lazio via libera a Luis Alberto. Innesto di piedi buoni, automatiche migliorie al tocco e al fraseggio, anche se per contrappasso proprio Calhanoglu, il turco ritrovato, si è divorato un gol colossale. Testa di Cutrone, respinta di Strakosha sui piedi di "Calha" a pochi passi dalla porta spalancata: è finita con la palla in curva e coi fantasmi di Calloni e Blissett, storici mangiatori di gol rossoneri, a sghignazzare sugli anelli di San Siro. Qui però bisogna andare oltre l’episodio e dire una cosa fondamentale: bando alle incertezze, oggi il centravanti titolare del Milan deve essere il vitaminico Cutrone. Basta con la tristezza di Kalinic e con la mollezza di André Silva: "Vitamina C" merita il posto fisso, con lui in attacco il Milan acquista vivacità, voglia, valentia.
Anche la Lazio, quasi un quarto d’ora prima del gol fumato dal turco, si era costruita la propria grande occasione: cross di Lukaku da sinistra, testa di Immobile e mezzo miracolo di Donnarumma a sventare lo 0-1. Insomma, il pari è corretto e per la qualificazione alla finale si vedrà all’Olimpico. La Lazio per la terza volta in stagione non è riuscita a segnare un gol in partita ufficiale. Le era capitato soltanto in campionato, contro la Spal in casa e contro l’Inter a San Siro. Il fatto che il Milan sia riuscito a contenere l’esplosività laziale è un ottimo segnale. Gattuso ha gettato le fondamenta. L’imbattibilità sale a sei gare ufficiali, con bilancio di quattro vittorie e due sconfitte. Domenica Udinese-Milan e occhio al fuoco "amico" di Oddo, ex rossonero compagno di Gattuso al Mondiale 2006.
? Il Corriere dello Sport titola: "Più Lazio, ma non basta con il Milan. La squadra di Inzaghi ha creato molto ma non è riuscita a chiudere: tutto rinviato a fine febbraio all’Olimpico. La partita d’andata finisce senza vincitori: rispetto a quattro giorni fa i biancocelesti avrebbero meritato".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Per la qualificazione alla finale di Coppa Italia è tutto rinviato a fine febbraio, all’Olimpico. Lo 0-0 di San Siro darà un piccolo vantaggio alla Lazio solo se saprà sfruttarlo meglio di quanto ha fatto ieri con le occasioni create. Per come ha tenuto il campo, per come ha giocato e per la produzione offensiva, la Lazio avrebbe meritato di battere il Milan, ma alla fine ha perfino rischiato di perdere: la palla-gol più nitida e clamorosa della serata milanese è stata sbagliata da Çalhanoglu, a porta spalancata. Un’altra Lazio (in meglio), un altro Milan (in peggio). Rispetto alla sfida di campionato di appena quattro giorni fa, il primo tempo era capovolto. Ha giocato solo la Lazio, a cui è mancata cattiveria e concretezza negli ultimi 20-30 metri; il Milan ha assistito con un passo lento e una morbidezza che ne aveva caratterizzato la prima parte della stagione, non quest’ultima. Sempre rispetto a Milan-Lazio di domenica, c’erano 10 giocatori nuovi, 4 fra i rossoneri, 6 fra i biancocelesti (per la verità in tenuta blu elettrico). I nuovi del Milan hanno portato poco o niente, tolto Borini che nell’insolita posizione di terzino sinistro ha chiuso bene il proprio settore: lento Locatelli, assente Kalinic, preoccupato Abate (che comunque ha retto in difesa) dall’incombere di Lukaku sulla sua fascia.
Di là invece il miglioramento è apparso evidente, soprattutto nella presenza di Felipe Anderson che, a differenza di quanto aveva fatto Luis Alberto in campionato, ha creato pericoli alla difesa del Milan, partendo davanti a Leiva e alle spalle di Immobile. Questa era la vera differenza tecnica e tattica con la gara di campionato: allora Inzaghi aveva speso un attaccante fuori condizione (Caicedo) per controllare Biglia, stavolta ha scelto Felipe Anderson che lo controllava e ripartiva. Era un giocatore in più, almeno fino a quando le energie lo hanno assistito. Dopo un’ora, l’allenatore l’ha sostituito con Luis Alberto. Possesso palla e possibilità di segnare solo per la Lazio, nei primi 45 minuti Luiz Felipe, Leiva e Felipe Anderson si sono avvicinati al gol, anche se non quanto il rientrante Immobile che ha fatto tutto molto bene (dribbling secco in area su Romagnoli) tranne il tiro di sinistro completamente sballato. Il Milan, invece, non è mai stato pericoloso e per rimetterlo in partita Gattuso dopo un’ora ha tolto Locatelli, inserito Çalhanoglu in attacco e arretrato Bonaventura a centrocampo. I miglioramenti sono stati così poco significativi che Rino ha aumentato ancora il peso dell’attacco con Cutrone al posto di Bonaventura, sistemando la squadra col 4-2-4, e poi con André Silva per un irriconoscibile Kalinic.
Anche nel secondo tempo, la Lazio ha costruito altre occasioni, continuando a sbagliare le scelte finali e le conclusioni più ghiotte con Immobile e Milinkovic (due volte). Ma Cutrone ha dato davvero la scossa a tutto l’attacco: il più giovane era anche il più rabbioso, il più velenoso. Su un colpo di testa del ragazzino (di testa vera, stavolta, non di avambraccio), Strakosha ha fatto una prodezza che sarebbe stata inutile se Çalhanoglu, a porta vuota, sulla respinta del portiere laziale non avesse sbagliato un gol impossibile da sbagliare. Anche Inzaghi ha provato a migliorare l’attacco con Nani al posto di Parolo, per poi tornare sui suoi passi con Lulic per Immobile. L’unica penosa annotazione restava il coro contro la Lega partito dalla curva laziale durante il minuto di silenzio per Azeglio Vicini, un signore vero, al contrario di quelli che urlavano macchiando il raccoglimento di San Siro.
? Il Messaggero titola: "Lazio, deciderà l'Olimpico. I biancocelesti non vanno oltre il pareggio senza reti in casa del Milan: tutto rinviato alla semifinale di ritorno di Coppa Italia. La squadra di Inzaghi gioca bene soltanto a sprazzi, costruisce poche occasioni pericolose e rischia di subire gol da Calhanoglu".
Prosegue il quotidiano romano: Né Lazio né Milan. A San Siro finisce 0-0 l’andata delle semifinali di Coppa Italia. Non è stata una bella partita. Biancocelesti poco lucidi, rossoneri stanchi e senza troppe idee. Un piccolo vantaggio per gli uomini di Gattuso in vista della gara di ritorno a Roma il 28 febbraio. E proprio l’ottica dei 180 minuti che ha portato i due tecnici a giocare una partita più strategica che d’assalto. Soprattutto Inzaghi che deve dosare le forze con il bilancino in questo mese senza respiro. Alla Lazio è mancato il gol e nemmeno il ritorno di Immobile è servito allo scopo. I biancocelestici hanno provato di più ma la partita si è giocata a centrocampo dove c’era molta densità. Gattuso, rispetto a domenica, ha preferito arretrare i suoi e giocare di rimessa senza però riuscirci. Prima del fischio d’inizio (dopo il pensiero per Azeglio Vicini) Leiva e Biglia si stringono la mano a centrocampo. Un gesto che dà il via alle ostilità, sportivamente parlando. Fondamentali i due Lucas. Il brasiliano, vista l’assenza di de Vrij, gioca leggermente più a protezione dei tre di difesa. Fa un lavoro incredibile chiudendo e facendo ripartire l’azione. Quasi speculare la posizione di Biglia schiacciato sulla linea arretrata rossonera.
Avanza molto poco a differenza di domenica, tanto che Inzaghi gli aveva messo Caicedo come marcatore in prima battuta. Stavolta è l’argentino che copre su Anderson e Immobile. La mediana è trafficata e andare per vie centrali è complicato. Nelle prime fasi il più attivo è Lukaku che sulla sinistra spinge parecchio costringendo Abate agli straordinari. Appena un corridoio si libera la Lazio ci s’infila subito: bravo Leiva ad anticipare Kessie, peccato solo che Immobile non abbia trovato la porta. Ciro, reduce dal problema muscolare alla coscia, non si risparmia ma il problema è che non viene quasi mai servito sulla corsa. Entrambe le squadre pressano altissime tanto che si gioca in non più di venti metri. Milinkovic attira sempre su di sé il gioco imponente e agile allo stesso tempo, il serbo dà sempre l’impressione di creare pericoli quando ha la palla tra i piedi. Funziona poco, invece, l’intesa tra Immobile e Felipe Anderson. Il brasiliano fa un gara altalenante in cui spesso si sacrifica andando a recuperare sull’avversario. Ma è in avanti che dovrebbe fare la differenza. Nel secondo tempo Gattuso toglie uno spento Locatelli inserendo Calhanoglu per dare maggiore profondità all’azione rossonera.
Nell’immediato il Milan alza il baricentro schiacciando la Lazio nella sua trequarti. Inzaghi corre ai ripari inserendo Luis Alberto. Ok la mossa è giusta perché i biancocelesti riprendono vita e costringono il Milan a chiudersi in difesa. Immobile ha due ottime chance, Donnarumma si supera. Così come è strepitoso Strakosha su Cutrone, stavolta la prende davvero di testa. Sulla respinta Calhanoglu la tira in curva con la porta vuota. Nel finale la gara vive molto sui continui errori commessi da una parte e dall’altra. Gattuso è una furia in panchina. Inzaghi non è da meno. Ma le urla dei due non servono a cambiare l’inerzia della gara. Ai punti avrebbe meritato la Lazio ma nel calcio contano i gol. A fine gara secondo tempo del siparietto andato in scena domenica tra Cutrone e Inzaghi con l’attaccante a chiarire la sua buona fede. Sorrisi e pacche sulle spalle, reciproci.
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Se ne riparlerà tra un mese, la finale di Coppa Italia andrà costruita all’Olimpico. E’ mancato il gol alla Lazio, capace di dominare in larga parte la semifinale d’andata e concedere quasi niente ai rossoneri. Peccato, perché servirà un’attenzione feroce al ritorno: lo 0-0 è un risultato scomodo, concede un minimo vantaggio al Milan e alimenta i rimpianti di Inzaghi. "Dovevamo essere più lucidi sotto rete, ma sono molto contento della prestazione. Per 70 minuti la partita è stata dominata. Quando il Milan si è messo 4-4-2 con l’ingresso di Cutrone ci siamo un po’ abbassati e quella palla è rimasta in area, rischiando di perdere una partita che potevamo vincere. Ora ci giocheremo la finale in casa e davanti ai nostri tifosi. I rimpianti ci sono, siamo stati imprecisi, bravo Donnarumma. Al ritorno dovremo vincere, il pareggio non ci basterà e il Milan può colpire in qualsiasi momento, come ha dimostrato, stava per segnare nell’unica occasione costruita in 90 minuti". Alla fine della partita Simone ha abbracciato Cutrone, che lo aveva raggiunto per chiarire dopo il caso esploso per il gol irregolare di domenica. "Si è scusato, ma non ne aveva bisogno. Mi ha detto di essersene accorto soltanto dopo aver rivisto le immagini. Neppure noi ce ne eravamo accorti sul campo e non avevamo protestato per il suo gol. Gli ho fatto i complimenti, ha il futuro davanti, è molto bravo: con il suo ingresso, negli ultimi venti minuti il Milan qualche problema l’ha creato".
Prova super di Luiz Felipe, bene Caceres all’esordio. La difesa ha ballato meno del solito. "Sono stati bravi. Luiz Felipe è un ‘97 che l’anno scorso non giocava a Salerno, Tare era convinto che avrebbe potuto aiutarci, io non lo conoscevo tanto. Dal primo giorno si è allenato con serietà, ha sfornato una grande prova. Bene Caceres e Radu, anche Basta e Lukaku". Niente gol, come era successo con l’Inter a fine dicembre. "Qui a San Siro c’è un vetro davanti alla porta... Avrei voluto segnare in trasferta, lo avremmo meritato, ma per tutti è stato bello veder giocare la Lazio. Mi porto via la prestazione, sono un po’ meno contento del pareggio". Simone è preoccupato dall’impossibilità di allenarsi bene. "Veniamo da sei mesi straordinari, il difficile verrà adesso con un ciclo interminabile di partite. Dovremo essere bravissimi a gestire le forze, vogliamo andare avanti in Europa League e restare terzi in campionato". Ha accarezzato i suoi gioielli. "Milinkovic deve ancora compiere 23 anni, unisce qualità e quantità. Sarebbe pronto subito per una grande, ma spero possa rimanere un altro anno con noi, gli farebbe bene". Tutti attendono la firma di de Vrij. "Con Stefan parlo spesso, è un ragazzo intelligente, legato alla Lazio, c’è il desiderio possa arrivare il rinnovo. Con una clausola, è ovvio, sarà soggetto a trattative, ma il mio augurio è che possa rimanere anche l’anno prossimo. E’ una colonna portante della difesa. Stanno guardando e verificando le carte, aspettiamo la fumata bianca".