10 aprile 2016 - Campionato di Serie A - XXXII giornata - inizio ore 20.45
PALERMO: Sorrentino, Vitiello, Gonzalez, Andelkovic, Pezzella, Morganella (52' La Gumina), Jajalo, Hiljemark, Lazaar (37' Brugman), Quaison (74' Trajkovski), Gilardino. A disposizione: Posavec, Alastra, Rispoli, Cionek, Chochev, Balogh, Maresca. Allenatore: Novellino.
LAZIO: Marchetti, Patric, Bisevac, Gentiletti, Lulic (76' Mauricio), Onazi, Biglia, Parolo, Candreva, Klose (78' Djordjevic), Keita (69' Felipe Anderson). A disposizione: Guerrieri, Matosevic, Matri, Milinkovic, Cataldi, Mattia, Murgia, Germoni. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Gervasoni (Mantova) - Assistenti Sigg. Manganelli e Paganessi - Quarto uomo Sig. Fiorito - Assistenti di porta Sigg. Guida e Nasca.
Marcatori: 10' Klose, 15' Klose, 72' Felipe Anderson.
Note: interrotta la gara in due occasioni per lanci di fumogeni e petardi in campo. Ammoniti Quaison, Jajalo, Parolo, Gentiletti e Mauricio tutti per gioco scorretto. Angoli: 5-7. Recuperi: 5' p.t, 7' s.t.
Spettatori: 22.531 di cui 12.508 paganti 10.023 abbonati. Incasso e quota abbonati non comunicati.
La Gazzetta dello Sport titola: "Inzaghi comincia da tre. Un Palermo da piangere. Anche per i lacrimogeni. La Lazio del debuttante Simone travolge i rosanero con Klose (due gol) e Anderson. Torna Ballardini? Partita interrotta per lanci dalle curve".
Continua la "rosea": Tutti gli errori e la confusione di una stagione disgraziata si concentrano in una notte di frastuono e botti e contestazione. Il Palermo crolla in casa come era successo solo contro la Juve, in una partita che sa tanto di resa contro la Lazio rivitalizzata da Simone Inzaghi (ma aspettiamo test meno "inquinati" da ambiente e avversario per un giudizio più significativo). Novellino ne prende altri tre, incassa la terza sconfitta in quattro partite - con un solo inutile gol segnato, contro il Chievo - e a questo punto non è fantascienza (come potrebbe esserlo con Zamparini), anzi è concreta ipotesi, il ritorno di Ballardini sulla panchina rosanero. Per quel che servirà, visto che alla prossima c'è l'inarrestabile Juventus. Anche per questo, ma non solo per questo, il Palermo sembra condannato. La classifica lo dà ancora alla pari con il Carpi e un punto più su del Frosinone, ma in confronto alle altre due contendenti per la salvezza non ha anima né gioco, e ora pure il pubblico contro. Il tifo del Renzo Barbera condiziona ancora di più in negativo la serata. Già prima del via partono i cori "se non vinciamo vi massacriamo". Durante, l'arbitro Gervasoni è costretto per due volte a sospendere la partita per il lancio di bombe carta, una delle quali sfiora Candreva. I cori contro Zamparini e i giocatori si sprecano.
Poi nell'intervallo le frange più calde svuotano il loro settore e l'ultima parte di gara si gioca in un silenzio balordo. Interrotto dai fischi finali e, fuori dallo stadio, a fine partita, dalla reiterata contestazione. Nella disperata lotta per la salvezza, tutto questo non aiuta. In campo, il Palermo è il frutto di una confusione lunga mesi. I continui cambi tecnici hanno evidentemente tolto certezze a una rosa di qualità non elevata (e ieri pure priva dello squalificato Franco Vazquez), fino ad approdare a un 4-4-2 troppo scolastico e troppo rigido che la Lazio affetta nel giro di un quarto d'ora. I rimedi provati da Novellino servono a poco: prima il 4-1-4-1 con l'uscita precoce di Lazaar e l'ingresso di Brugman, poi il 4-3-1-2 con l'innesto di La Gumina, piccolo prodigio del "Viareggio" ma ancora acerbo. Anche perché tra interruzioni e contestazioni, la partita propriamente detta finisce al primo lancio di petardi, al 24' del primo tempo. In tutto questo, comincia in gloria la carriera di Inzaghino. Simone, il più piccolo, ha sempre dovuto fare i conti, suo malgrado, con Filippo, il più grande. Prima nello stesso ruolo di centravanti, adesso nella stessa parabola da allenatore: dalla Primavera alla prima squadra. Filippo debuttò con un 3-1 proprio contro la Lazio, col vantaggio di due mesi di lavoro alle spalle. A Simone, che si è dovuto buttare in acqua all'improvviso, senza rodaggio, va anche meglio. Lo aiuta la pochezza del Palermo, non squadra da amichevole estiva ma comunque avversario morbido, che permette alla Lazio di giocare, provare giocate, ritrovarsi.
Non che in una settimana di lavoro si possa rivoluzionare la squadra. L'impressione però è che, rispetto all'ultima Lazio di Pioli, questa sia un po' più raccolta e corta, con un Onazi in più a centrocampo che aggiunge dinamismo, e che abbia recuperato la fiducia nei suoi uomini migliori. L'appello di Inzaghi ai senatori risulta particolarmente centrato. Candreva sembra il vero Candreva, non la versione quasi svogliata vista ultimamente sotto Pioli: sono suoi gli strappi che aprono le prime voragini nella difesa rosanero. Klose è il braccio armato: altra doppietta, come venti giorni fa all'Atalanta, da quel vecchio predatore d'area che è sempre stato. Ma anche Keita fa la sua parte - i suoi affondi sulla sinistra sono un altro fattore determinante - e il gol di Felipe Anderson appena tre minuti dopo aver messo piede in campo (interrotto un digiuno di quasi due mesi) è un altro segnale importante. Per Inzaghino, un gran bel modo di cominciare.
Sempre dal quotidiano sportivo milanese, un articolo inerente gli scontri tra tifosi prima della partita e sulla sospensione della gara in due momenti di gioco:
Giornata di follia a Palermo. Scontri in centro fra ultrà nel pomeriggio e partita sospesa due volte per lanci di esplosivo e fumogeni. Al Barbera la rivolta scatta dopo il doppio vantaggio della Lazio: scoppi di bombe carta fumogeni in campo che hanno costretto l'arbitro a interrompere la gara per due volte: una nel primo tempo e una nella ripresa. Il Palermo adesso rischia dall'ammenda economica (fino a 50 mila euro) alla squalifica del campo. Ma per quanto accaduto, potrebbe essere più probabile che il giudice, sulla base del referto arbitrale e dei collaboratori federali, opti per la chiusura del settore da cui sono partite le bombe carte o dello stadio: per un turno o più. All'inizio della ripresa anche due pezzi del tifo organizzato della curva Nord hanno abbandonato gli spalti per radunarsi sul piazzale del Barbera e continuare la protesta nel post gara, andata avanti sino a tarda ora. È stato il culmine di una giornata cominciata con i tafferugli in città tra un gruppo di tifosi palermitani e supporter laziali. Mezz'ora di paura in pieno centro. Intorno alle 16 è scoppiata una rissa furiosa in via Mazzini, sedata con tempismo dalle forze dell'ordine.
Secondo una prima ricostruzione, una trentina di tifosi laziali che erano seduti ai tavoli di un bar di via Mazzini sono stati sorpresi da un gruppo di ultrà palermitani e in pochi minuti è scoppiato il caos: calci, pugni, colpi di spranga, con sedie e tavolini per aria. Le immagini della rissa hanno fatto il giro dei social attraverso video ripresi con i telefonini. Scene dure: c'è anche un tifoso accasciato per terra, preso a calci in testa. Il ragazzo, un palermitano, si trova al pronto soccorso con trauma cranico e un grosso ematoma alla testa. La Digos sta visionando i video per risalire ai responsabili. Alla base della rissa un probabile regolamento di conti, dopo alcuni scontri avvenuti in occasione della gara di andata tra Lazio e Palermo dove vennero coinvolte anche delle famiglie. Il bilancio parla di alcuni feriti portati al pronto soccorso. La polizia ha fermato 5 palermitani (altri 3 sono ancora ricercati) e altrettanti laziali. I fermati locali sarebbero legati al movimento "Anomalia ex carcere", si tratterebbe di persone già note agli investigatori e finite sotto inchiesta nei mesi scorsi.
Il Corriere dello Sport titola: "Inzaghi libera la Lazio. Palermo, caduta libera. Debutto facile per Simone: una doppietta di Klose nei primi 15'...".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Tre gol per rialzarsi nella notte del debutto di Simone Inzaghi in panchina, provare a cancellare il derby e darsi lo slancio per il finale di campionato. Meno quattro dal Milan. la Lazio può ancora correre e tentare la rimonta per l'Europa League. Partita interrotta due volte, Gervasoni è stato bravo a gestirla, si rischiava la sospensione. Lancio di fumogeni e di oggetti, scoppio di petardi. Al Barbera non ci sono le barriere, ma ieri sera lanciavano le bombe. Violenta contestazione a Zamparini, invitato ad andarsene. Momento davvero buio per il club rosanero. Già nel pomeriggio, in pieno centro, una banda di teppisti aveva rovinato l'attesa della partita. Il Palermo non c'è più e la rabbia degli ultras rosanero è esplosa. Notte di paura con i tifosi inferociti fuori dallo stadio. La B è dietro l'angolo. Un punto in quattro partite per Novellino, settimo allenatore della stagione, undicesima giornata di fila senza vincere. Simone Inzaghi, subentrato a Pioli, ha svoltato subito. Il cambio in panchina e il ritiro a Norcia hanno prodotto la reazione. Calcio efficace, sviluppato in verticale. Scelte illuminate. Bene Onazi e Keita, ritrovato Candreva. Ha deciso la doppietta di Klose ed è andato a segno Felipe, entrato nel finale. Marchetti imbattuto, ma serviranno altri impegni per misurare il reparto più fragile della Lazio: la difesa non è mai stata sono pressione.
La partita vera è durata un quarto d'ora, il piano di Novellino si è sgretolato subito. Senza Vazquez, aveva puntato sul 4-4-2 e cercato di bloccare le fasce con quattro terzini. Morganella davanti a Vitiello e Lazaar a copertura di Pezzella. Corsa, aggressività e contrasto. La Lazio, però, sulle corsie ha dimostrato di essere subito irresistibile. Ecco la prima differenza tra Pioli e Inzaghi. Verticalizzare subito con palla lunga. Candreva e Keita erano larghissimi, l'ordine era di cambiare campo e gioco con i terzini per muovere la linea difensiva del Palermo. Con una ?ammata di cinque minuti la Lazio ha indirizzato la partita. Pioli, chissà perché, prendeva gol con regolarità nei primi quindici minuti. Inzaghi si è avventato sul Palermo. Diverso l'approccio, un altro tipo di convinzione hanno sfoggiato i giocatori. E poi gli episodi favorevoli, quelli che ti fanno svoltare. Al decimo la Lazio è passata in vantaggio sfruttando un angolo. Altra rarità. Klose si era sistemato dietro al solito trenino, quello che per due anni aveva prodotto pochissimi gol. Biglia ha calciato lungo, il tedesco si è sfilato dalla marcatura e la difesa del Palermo lo ha lasciato solo. Miro ha preso la... mira e ha bucato di collo destro Sorrentino. Quel gol ha acceso la Lazio. Keita, con un tiro a giro, è andato subito vicino al raddoppio, sull'angolo successivo è stato annullato un gol a Bisevac per un fallo del senegalese su Morganella, Sorrentino in uscita ha respinto il tiro di Candreva e al quindicesimo ecco il raddoppio. Altra combinazione a destra, Keita ha bruciato Andelkovic sullo scatto, Sorrentino ha deviato il suo tiro, Klose ha anticipato Vitiello e sulla linea di testa è riuscito ad appoggiare in rete.
Così è esplosa la rabbia degli ultras del Palermo. Gervasoni ha interrotto per due minuti la partita a causa dello scoppio di alcuni petardi. Il Palermo era in ginocchio, la Lazio ha rallentato e ha cominciato a far girare palla. Non voleva infierire. Novellino, nel tentativo di contenere meglio quel palleggio, ha tolto Lazaar e ha inserito Brigman arretrando Jajalo: 4-1-4-1 con Quaison a sinistra. Poi 4-3-l-2 con l'ingresso di La Gumina. Niente Palermo, neppure un vero tiro, perché Gilardino ha segnato in fuori gioco. Pezzella, sulla linea, ha respinto il tiro di Keita destinato in porta, il primo-tempo si è chiuso tra i fischi e il lancio di fumogeni dei tifosi rosanero. Non c'era più partita e così è stato anche nella ripresa. Altra sospensione al 22' st per lancio di fumogeni. Gervasoni ha fatto riprendere dopo quattro minuti ed è arrivato il terzo gol, firmato da Felipe. Lancio di Marchetti, assist di testa di Klose, destro del brasiliano. La Lazio c'è ancora, questo Palermo tiene in vita le speranze di Carpi e Frosinone.
Il Messaggero titola: "La Lazio cala il tris nel caos. Doppietta di Klose in un quarto d'ora. Palermo inesistente. Inzaghi esordio ok. Felipe entra e firma la terza rete, gara sospesa due volte per lancio di petardi".
Prosegue il quotidiano romano: Buona la prima. Inzaghi supera l'esame a pieni voti contro il maestro Novellino. La Lazio batte per 3-0 il Palermo sempre più in picchiata per verso la serie B. La serata però è rovinata dagli ultras rosanero che costringono il direttore di gara, Gervasoni, a sospendere la partita per due volte per lancio di petardi in campo. Uno sfiora addirittura Candreva. Se questo è calcio verrebbe da dire. Scene che non si dovrebbero mai vedere in uno stadio. I 22 in campo ostaggio dei tifosi che bruciano e lanciano seggiolini verso il terreno di gioco, dopo gli scontri avvenuti nel pomeriggio in città. ll calcio scrive così la sua ennesima pagina triste. Sorride, o almeno ci prova, Inzaghi che ottiene le risposte che cercava. I biancocelesti tornano così all'ottavo posto scavalcando di nuovo il Chievo. Una vittoria agevolata dalla prova incolore di un Palermo ormai arresosi ad una situazione difficilmente migliorabile. La Lazio risorge, almeno per il momento, dalle sue ceneri. Crolla invece il Palermo sempre più invischiato nella lotta per non retrocedere. Terzultimo posto in coabitazione con il Frosinone. Prima del fischio d'inizio i tifosi rosanero avevano esposto uno striscione con una scritta "La vittoria, unica pretesa. Nessuna resa", un avvertimento per gli uomini in campo che però non hanno recepito. E così dalla curva nord, cuore del tifo caldo, sono piovute una serie di bombe carta sul terreno di gioco che hanno costretto l'arbitro a fermare l'incontro e lo speaker dello stadio a minacciare la sospensione del match. Lo zoccolo duro del tifo abbandona lo stadio dando fuoco ad alcuni seggiolini.
Stesso copione nella ripresa con il direttore di gara che sospende nuovamente. Forte la contestazione a Zamparini reo dello sfacelo tecnico tattico di questa stagione. E' una Lazio decisamente diversa per quel che si è potuto vedere ieri al Barbera. Gli undici in campo hanno corso in lungo e in largo sbagliando pochissimo e aggredendo il pallone come se fosse una finale. In questa stagione non si era mai vista tanta voglia e rabbia di portare a casa il risultato. Brilla la stella di Keita che incendia la fascia sinistra creando scompiglio nella difesa rosanero. In campo tutti si parlano e si cercano quasi come se prima d'ora fossero stati prigionieri di qualcosa. Che Inzaghi abbia qualche filtro magico? Difficile, più semplicemente lo spogliatoio aveva abbandonato Pioli mesi fa e il suo esonero ha fatto scoccare la scintilla. La vittoria porta la firma di Klose. Il Kaiser biancoceleste si è caricato il peso dell'attacco sulle spalle e con una doppietta ha schiantato un Palermo apparso decisamente poca cosa. Un gol di giustezza e un tap-in di testa per il tedesco che firma così la sua seconda doppietta stagionale dopo quella all'Atalanta. Quinto gol quest'anno per Miro che la prossima stagione potrebbe emigrare negli Stati Uniti. Un'annata difficile per Klose coinvolto in un ballo delle prime punte che non gli ha certo giovato. Avrebbe avuto bisogno di più continuità e fiducia, quella che gli ha immediatamente dato Inzaghi affidando a lui la maglia da titolare. Non ha avuto dubbi Simone, da bomber a bomber è subito scoppiato il giusto feeling. Miro come leader e chioccia.
Lui lo ha ripagato con una doppietta, dato statistico sono i primi gol in trasferta segnati da un attaccante centrale. Corre come un bambino in campo, un entusiasmo che ha contagiato anche i suoi compagni, tanto che anche Anderson entra e segna. Più nero che rosa il futuro del Palermo che oltre a fare i conti con una classi?ca che fa paura dovrà vedersela anche con la rabbia degli ultras. Umore opposto invece in casa laziale. Inzaghi promosso al primo esame ora punta già la gara di domenica contro l'Empoli, vuole a tutti i costi giocarsi la chance per la riconferma. Impresa quasi impossibile ma la sfida è appena partita. Ventuno punti. Ventuno come il numero di maglia con cui giocava.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Un debutto coi fiocchi, degno dei predestinati, degli uomini che, al di là delle capacità, hanno dentro di sé una sorta di magia che gli consente di superare sempre e comunque gli ostacoli che si trovano di fronte. Simone Inzaghi fa parte di questa categoria. E i tifosi della Lazio, ma non solo quelli, lo sanno bene. Il club biancoceleste ha avuto nella sua storia tanti grandi centravanti, ma è stato lui, dopo Chinaglia, a regalare il sapore di uno scudetto. Ed è stato sempre lui a mietere record di gol in Europa con la maglia biancoceleste (tuttora è il laziale che ha segnato più gol nelle coppe continentali). Un predestinato da giocatore e, a giudicare dalla prima sulla panchina della "sua" squadra, un predestinato anche come tecnico. Un indizio in tal senso era arrivato anche da quanto era riuscito a combinare con la Primavera: tre trofei e altri due sfiorati in due anni. E pensare che l'occasione attesa da una vita (parole sue) era arrivata nel momento sbagliato. Il 4-1 nel derby, che aveva portato all'esonero di Pioli e alla sua promozione in prima squadra, ha segnato il punto più basso di una stagione tutta da dimenticare per i colori biancocelesti.
Tutta da dimenticare o forse no. Perché, potere della magia portata da Simone, i tre punti di Palermo non solo fanno uscire la Lazio dal tunnel della crisi post-derby, ma la rilanciano anche nella corsa europea. Il sesto posto del Milan ora dista 4 punti, distacco ancora sensibile, ma non incolmabile. Specie se la Lazio continuerà a giocare come ha fatto a Palermo. Una squadra rigenerata da Inzaghi che ha ricalcato il copione tattico caro a Pioli (dimostrando pragmatismo e intelligenza, perché a sette giornate dalla fine non si inseguono stravolgimenti tattici), trasmettendo ai giocatori una carica e una concentrazione che non si vedevano da tempo. Squadra corta, reattiva e impermeabile. Con i senatori (che ha voluto tutti in campo) a guidarla per mano. E siccome, quando ci si mette il destino, le ciambelle riescono sempre con il buco, a completare l'opera è arrivata la doppietta di Klose. La scelta di puntare sul tedesco è stata una delle prime mosse di Simone. E Re Miro lo ha ripagato con una doppietta degna dei suoi giorni migliori. Una gioia nella gioia. Come quella del gol di Anderson che Inzaghi ha inizialmente tenuto in panchina, ma poi ha messo in campo al momento giusto e il brasiliano ha chiuso i conti alla prima palla giocata. Meglio di così Simone non poteva immaginare il debutto sulla panchina sognata da una vita. "Il merito è tutto dei ragazzi. Hanno giocato alla grande e meritato la vittoria. Dobbiamo continuare così. Ora ci aspettano altre sei finali, poi tireremo le somme". E aggiunge: "Questa squadra può battere tutti. Spero di allenare la Lazio in questo fine stagione e anche nella prossima. Ho sentito Pippo, sì, ci siamo confrontati: ma lo facciamo sempre".
Ma è sicuro che quel numero 11 sta per compiere 38 anni? Miro Klose è rinato, Miro Klose è tornato, Miro Klose non è mai andato via. Certo, il fatto di avere adesso come allenatore uno che da giocatore ha sempre dato del tu al gol, come lui, può averlo aiutato a riattaccare quella spina che, seppur solo in parte, pareva essersi staccata nel corso di una stagione tutta in salita. Forse è bastato ritrovargli, più che un allenatore-centravanti, un allenatore che lo rimettesse al centro del progetto. E lui lo ha ripagato con una doppietta (la seconda nel giro di un mese, dopo quella all'Atalanta) realizzata in appena un quarto d'ora. "Abbiamo giocato bene e meritato di vincere - dice alla fine senza scomporsi più di tanto il tedesco -. Ci serviva una partita così e una vittoria così larga. Sono contento per i miei gol, ma a me interessa solo che la squadra vinca e giochi bene. Ed è quello che è accaduto". Secondo Klose il cambio della guardia sulla panchina laziale conta fino a un certo punto sulla rinascita della Lazio. "Inzaghi ha cambiato poco rispetto a Pioli, più o meno hanno giocato gli stessi uomini. A Norcia abbiamo parlato tanto, questo sicuramente è servito. La cosa più importante è la testa, stare alcuni giorni in ritiro ci ha decisamente fatto bene. Ora dobbiamo continuare così. Siamo ovviamente contenti per Inzaghi. E' all'inizio, lo conosco poco, vediamo dove potrà arrivare come allenatore. Per ora sta andando sicuramente bene".
E siccome non si smentisce mai nella sua teutonica abnegazione, anche in una serata perfetta Klose riesce a trovare l'ago nel pagliaio: "Quando sono uscito (ha lasciato il posto a Djordjevic nel finale, ndr) ero un po' arrabbiato. Perché? Perché potevamo e dovevamo fare il quarto gol. L'Europa League? Pensiamo a una partita alla volta. A Palermo è andata bene, ora pensiamo all'Empoli". Soddisfatto senza esagerare Klose, soddisfatti tutti i biancocelesti. In particolare quelli che ultimamente avevano giocato poco. Come Santiago Gentiletti. "Ci siamo messi a disposizione del nuovo tecnico e lui a nostra disposizione - dice l'argentino - e alla fine i risultati si sono visti. Dopo aver trascorso tanti mesi senza giocare sono felice di aver disputato tutti i 90 minuti. Con Bisevac mi sono trovato molto bene, comunicavamo ottimamente tra noi. Importante la vittoria. Dopo il derby ci voleva una serata così. Adesso andiamo avanti, poi alla fine vedremo dove saremo capaci di arrivare".