Martedì 27 gennaio 2015 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Milan-Lazio 0-1 27 gennaio 2015 - Coppa Italia, quarti di finale - inizio ore 20.45
MILAN: Abbiati, Abate, Alex, Rami, Albertazzi (81' Suso), Poli (79' Van Ginkel), Montolivo, Muntari (51' Honda), Cerci, Pazzini, Menez. A disposizione: Diego Lopez, Gori, Essien, Armero, Zaccardo, Calabria, De Santis, Mastour. Allenatore: Inzaghi.
LAZIO: Berisha, Konko (83' Pereirinha), Mauricio (55' Basta), Cana, Radu, Onazi, Biglia, Parolo, Cataldi (46' Novaretti), Klose, Keita. A disposizione: Marchetti, Strakosha, Mauri, Ederson, A. Gonzalez, Ledesma, Prce, Palombi, Candreva. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Rocchi (Firenze) - Assistenti Sigg. Preti e Meli - Quarto uomo Sig. Massa.
Marcatori: 38' Biglia (rig).
Note: espulso al 44' Cana per doppia ammonizione (entrambe per gioco scorretto). Ammonito Rami per proteste, Keita e Pereirinha per comportamento non regolamentare. Angoli: 7-5. Recuperi: 0' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 9.672 per un incasso di 128.683,40 euro.
La Gazzetta dello Sport titola: "Milan eliminato Inzaghi invece no. Menez egoista, Pazzini solo, Abate che smarca... Klose. La Lazio resta in 10 ma non si vede: passa col rigore di Biglia. Per i rossoneri l'obiettivo principale del 2015 è già fallito: c'è la sensazione che un'epoca d'oro sia ormai tramontata".
Continua la "rosea": Da Van Basten a Van Ginkel. Il Milan esce dalla Coppa Italia, umiliato dalla Lazio ridotta in dieci per un tempo, davanti alla miseria di 9.672 spettatori paganti, e netta è la sensazione che un'epoca sia tramontata. Un'era gloriosa, costellata di Champions, scudetti e fuoriclasse, ma la fine di ogni impero è malinconica, mette tristezza. "Panta rei", tutto scorre, dicevano gli antichi greci. L'epopea del grande Milan berlusconiano, club più titolato al mondo, è passata, ora siamo ai parametri zero, ai titoli di coda. Nel momento in cui scriviamo Berlusconi via telefono ha confermato Pippo Inzaghi, e la cosa in po' sconcerta, perché ci sono tecnici che sono stati esonerati per tanto di meno. Il Milan non è più una squadra, è un'accozzaglia di giocatori buttati lì, senza la minima idea di che cosa fare con e senza palla. Che il Milan avesse tendenze suicide lo si era capito in fretta, in avvio di primo tempo. Due retropassaggi sciagurati di Abate e Menez, a innescare ripartenze laziali. Giocare palla all'indietro è un brutto sintomo, vuol dire che non hai la minima idea di che cosa fare del pallone, non possiedi soluzioni e tempi di uscita. Solito 4-3-3, con tridente Cerci- Pazzini-Menez. Tre giocatori con caratteristiche precise: Menez e Cerci sanno crossare e "assistere", Pazzini è forte di testa, senza contare che a destra c'era un terzino spingente e crossante come Abate. Bene, per l'intero primo tempo il "Pazzo" non ha goduto dello straccio di un traversone. Qui non si tratta di giocare a calcio come le squadre di Guardiola, ma di recitare l'alfabeto, ABC e quel che segue. Ecco, oggi come oggi il Milan soffre di analfabetismo calcistico di ritorno. Il primo cross Pazzini l'ha ricevuto da Abate al 12' della ripresa e l'attaccante non ci è arrivato per poco. Il secondo, a spiovere, poco dopo, e l'ha trasformato in un gran gol con palla all'incrocio, rete però correttamente annullata per un "mani" ad aggiustarsi il pallone. Vogliamo dire che nei periodi difficili bisogna aggrapparsi alla semplicità, e il Milan attuale neppure questo riesce più a fare.
Per il Milan, però, la cosa più umiliante è un'altra. Allo scadere del primo tempo la Lazio, andata in vantaggio con Biglia su rigore giustamente concesso per bracciata di Albertazzi, si è ritrovata in dieci perché Cana, sciagurato nei suoi interventi, è stato espulso per doppio giallo. Bene, per tutta la ripresa la superiorità numerica del Milan non si è notata. Anzi, è stata la Lazio ad andare più vicina al gol. Se al 33' della ripresa il diagonale di Keita non si fosse infranto sul palo, saremmo qui a commentare un imbarazzante 0-2. Nel secondo tempo si sono viste tutte le macro-differenze tra una squadra (Lazio) e un'armata Brancaleone (il Milan). Nonostante l'uomo in meno, il giropalla laziale era fluido, seguiva un filo logico. Quello milanista era affidato al caso, con Menez come al solito emblematico dell'attuale status quo rossonero: il francese ha dato il peggio di sé, ha fatto l'"egoiste", il "veneziano", teneva palla uno contro tutti. Si sono anche colti dei limiti caratteriali, si è avvertita l'assenza di un leader, di qualcuno che scrollasse il terrore dalle spalle dei compagni. La qualificazione della Lazio alle semifinali di Coppa Italia, dove i biancocelesti incontreranno la vincente di Napoli-Inter, non fa una piega e il Milan non può neppure aggrapparsi all'alibi dell'arbitro. Rocchi ha azzeccato ogni decisione, compreso l'annullamento della rete di Cerci allo scadere (il fuorigioco c'era). Mai qualificazione fu più meritata. Pioli si è dimostrato allenatore maturo, lucido nei passaggi più difficili. All'intervallo ha inserito Novaretti per rafforzare la fase difensiva, ma non ha stravolto l'assetto, si è limitato a togliere il trequartista (Cataldi) e ad accorciare ancora di più le linee. La malasorte, sotto forma dell'infortunio di Mauricio, gli ha bruciato un cambio, ma la Lazio ha resistito lo stesso. Inzaghi è passato al 4-2-3-1 con Honda, Menez e Cerci dietro Pazzini, però non basta ammucchiare giocatori offensivi, bisogna scrivere una trama. Non è sufficiente essere stati grandi centravanti per diventare subito grandi allenatori. Lo stesso Van Basten, del quale si diceva all'inizio, non del resto è riuscito nell'impresa.
Il Corriere dello Sport titola: "Volo Lazio, Inzaghi sprofonda".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Cuore, orgoglio e tanta, tantissima classe, sorretta dall'organizzazione di gioco firmata da Pioli. La Lazio vola. E' uno squadrone per la capacità di tenere il campo, palleggiare e trovare la profondità. Sa anche soffrire e ieri sera a San Siro ha portato a termine una vera impresa, battendo di nuovo il Milan e resistendo per l'intero secondo tempo in inferiorità numerica a causa dell'espulsione di Cana. Un rigore di Biglia proietta la squadra biancoceleste alle semifinali di Coppa Italia dove troverà la vincente tra Inter e Napoli. Lo scarto, per come è andata la partita, poteva essere superiore. Sta andando a picco il Milan, abbandonato dai suoi tifosi e contestato dalla Curva Sud, che chiede l'immediata rimozione di Galliani e la conferma di Inzaghi, per adesso difeso da Berlusconi e domani chissà. Poca personalità a centrocampo, difensori scarsi, zero gioco. Anche con un organico modesto, si potrebbe fare meglio. Oggi il Milan non è più una squadra, ma un'accozzaglia di fantasisti allo sbaraglio. Se ne sono accorti persino i tifosi, appena undicimila nel gelo di San Siro. Spaventato, sfiduciato il Milan. Padrona del campo la Lazio, abilissima nel fraseggio, nel trovarsi a memoria, alternando alla ragnatela di passaggi corti improvvisi cambi di fronte. Pioli ne aveva cambiati cinque rispetto all'Olimpico e persino l'assetto, riproponendo il centrocampo a rombo con Cataldi nel ruolo di trequartista a ridosso di Keita e Klose come negli ottavi a Torino. Pippo Inzaghi ha messo subito dentro Cerci e ha appesantito l'attacco con un centravanti di ruolo (Pazzini) chiedendo a Menez di spostarsi sulla fascia sinistra. Ci si aspettava un avvio furioso del Milan, in realtà l'impatto sulla partita si è esaurito in una breve serie di calci piazzati dentro l'area su cui quasi sempre svettavano il brasiliano Mauricio (al debutto) e Cana.
La Lazio avrebbe potuto trovare presto il gol. Un retropassaggio di Abate ha lanciato a rete Klose. Lo stesso tipo di errore commesso all'Olimpico da Montolivo, ma questa volta il tedesco dopo aver superato Abbiati non è riuscito a inquadrare lo specchio. Konko di testa, Onazi dal limite e Keita in percussione sono andati vicini al gol. Il Milan? Poca roba. Solo un tiro centrale di Menez parato senza difficoltà da Berisha. Inzaghi ha provato a ritoccare l'assetto, allargando Muntari sulla fascia sinistra e passando al 4-2-3-1 con Poli e Montolivo in mediana. Una mossa suggerita dalla necessità di riportare Menez in posizione centrale e più vicino all'area, a ridosso di Pazzini. La svolta tattica, per qualche minuto, sembrava aver dato maggiore vivacità ai rossoneri, che hanno preso il gol nel momento migliore. Punizione a due, cross di Radu rimpallato da Albertazzi con il braccio sinistro largo. Rigore ineccepibile, trasformato da Biglia. La partita era nel totale controllo della Lazio, ma è stata riequilibrata prima dell'intervallo dall'espulsione di Cana. E' sembrato molto, troppo fiscale, Rocchi. L'albanese ha tamponato al quarantesimo Cerci e ha preso il primo cartellino giallo e dopo altri cinque minuti con un intervento analogo (deciso ma non cattivo) su Menez. Rocchi non ha esitato a estrarre un altro cartellino e lo ha cacciato dal campo, sollevando le veementi proteste di Pioli che al rientro negli spogliatoi lo ha avvicinato per farsi sentire.
In inferiorità numerica, il tecnico della Lazio è stato costretto a inserire Novaretti, ma ha sostituito Cataldi, lasciando le due punte (Keita e Klose). Segnali di coraggio, non di paura. Non c'è partita in cui la sfortuna non si accanisca sui biancocelesti, così s'è fatto male anche Mauricio, travolto da Berisha e portato via in barella. Pioli ha messo Basta e spostato Konko a sinistra davanti a Honda, sganciato da Inzaghi per aggiungere soluzioni offensive e dare ampiezza alla manovra. Il Milan ha accentuato la pressione senza trovare occasioni, a parte qualche azione casuale. Rocchi ha visto giusto, annullando un bel gol di Pazzini che si era aggiustato la palla con la mano (il fischio è arrivato prima del tiro), Novaretti ha salvato su Abate. La Lazio, sorretta dalla grande organizzazione di gioco data da Pioli, non ha mai rinunciato a ripartire, creando i presupposti per il raddoppio, e ha risposto colpo sul colpo. Keita ha colpito il palo a capo di un contropiede nato da un tocco sapiente di Klose e Onazi, in pieno recupero, s'è divorato un gol quasi fatto prima che Rocchi annullasse giustamente per fuorigioco il pareggio di Cerci. Non poteva non vincere questa grandissima Lazio.
Il Messaggero titola: "La Lazio non si ferma più".
Prosegue il quotidiano romano: Non sono bastati tre giorni per cambiare musica e storia. Il Milan ha confermato di essere proprio un povero Diavolo e la Lazio ha conquistato, con pieno merito, la semifinale di Coppa Italia con un rigore di Biglia. Filippo Inzaghi è così arrivato al bivio di una stagione che potrebbe già essere finita. Il tecnico ha cambiato modulo e inserito il centravanti Pazzini, con a fianco Cerci e Menez ma il risultato è stato troppo deludente: sconfitta, eliminazione e crisi nera. Ha ridisegnato l'assetto tattico anche Pioli, attuando il 4-3-2-1, senza Candreva e Mauri, con Cataldi collocato alle spalle della coppia Klose-Keita. Il Milan, però, è stata sempre la stessa squadra imbarazzante, evanescente, incapace di costruire gioco, che ha ruminato calcio prevedibile, i difensori che hanno litigato con il pallone, dimostrando una preoccupante insicurezza e sbagliando disimpegni come frilli. I problemi per Inzaghi sono emersi soprattutto a centrocampo, dove è mancata un minimo di qualità e di movimento e dove gli avversari sono sempre apparsi in superiorità. La squadra, senza elementi in grado di dettare il passaggio, è stata costretta ad affidarsi agli spunti di Cerci e Menez, ma la manovra ha latitato per lunghi tratti. La Lazio, invece, ha dimostrato di essere formazione collaudata, che ha fatto girare palla con intelligenza e rapidità, tutti svelti nell'attaccare gli spazi. Un'azione corale e costante che partiva dalla difesa per trovare sbocchi sul fronte offensivo, perché il portatore di palla ha sempre trovato il compagno libero. La Lazio è piaciuta, il Milan ha latitato, sofferto e continuato a regalare palloni agli avversari con Abate che ha lanciato Klose ma il tedesco non ha inquadrato la porta. L'unico pericolo vero per Berisha è arrivato da Cerci, uno dei pochi a tenere il campo con personalità ma non è bastato per organizzare qualcosa di davvero incisivo.
I biancocelesti sono passati su calcio di rigore, trasformato da Biglia, concesso per un mani del greve Albertazzi. Sembrava tutto facile per la formazione più forte che dominava l'incontro ma, sul finale del tempo, arrivava l'espulsione di Cana. L'albanese, ammonito 5 minuti prima, ha rimediato il secondo giallo, per un fallo su Menez, vedendosi sventolare il rosso. Una decisione magari eccessiva, però Cana dovrebbe evitare entrate da dietro sempre al limite. Nell'occasione si è trattato di un fallo sulla trequarti, del tutto inutile, con l'attaccante molto lontano dalla porta. Pioli, dopo aver inserito Novaretti per Cataldi e passato al 4-3-2, è stato chiamato a rivoluzionare l'assetto difensivo dall'infortunio occorso a Mauricio: è entrato Basta a destra, Konko è passato a sinistra e Radu ha affiancato Novaretti come secondo centrale. Inzaghi ha spostato Cerci a sinistra e mandato in campo Honda, per dare maggior impulso all'attacco e per sfruttare l'uomo in più. Il Milan ha preso in mano l'iniziativa, però ha insistito nell'affidarsi agli spunti dei singoli che non hanno prodotto costrutto. La Lazio si è difesa con ordine, compattandosi a centrocampo e con il sacrificio di Klose e Keita, lasciando ai rossoneri il pallino del gioco ma pochi spazi per affondare i colpi. Una conclusione fuori di Alex e un salvataggio di Novaretti su Abate sono state situazioni più interessanti della ripresa. La migliore occasione si è presentata a Keita che, dopo aver seminato il panico tra le maglie rossonere, ha colpito il palo con un bel diagonale. Il giovane spagnolo, grazie alla velocità e al dribbling, ha tenuto in apprensione i difensori, lavorando diversi palloni con eleganza e senso tattico. La sua crescita può diventare importante in questa fase della stagione nella quale l'allenatore deve rinunciare ad Anderson. I biancocelesti hanno giocato con intelligenza, amministrando la situazione difficile, per l'inferiorità numerica, con sagacia e personalità. E per il Milan la notte è diventata piena di fantasmi.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Eroica e infinita Lazio, capace di resistere in dieci per un tempo, lottando su ogni pallone, cercando e sfiorando più volte il raddoppio. Si diverte la squadra biancoceleste, ha giocato meglio del Milan anche in dieci. Sudore e orgoglio, l'umiltà dei campioni come Klose, che nella ripresa si è messo a fare il mediano. La corsa di Keita, che si è infuriato e ha cominciato a tirare fuori il meglio nel finale, coinvolto da quei segnali che arrivavano dalla difesa. Già, perché dopo l'infortunio di Mauricio, assai positivo al debutto, ha impressionato l'impatto di Novaretti, finalmente deciso e determinante. Un protagonista assoluto nell'ultima mezz'ora, quando i giocatori del Milan sbucavano da ogni angolo e si rischiava di prendere gol in contropiede. Pioli era contentissimo. Ha abbracciato tutti i suoi giocatori quando era ancora in campo. "E' stata una partita piena di sacrificio e di coraggio, in dieci diventa difficile, ma quando c'è da soffrire questa Lazio riesce a dare tanto. Merito ai giocatori, hanno portato a casa una vittoria importante, interpretando bene la partita". Pioli ha cercato di sostenere Inzaghi. "I momenti difficili si superano solo con il sostegno della società. Sono contento che rimanga al Milan. Non ho visto una squadra in crisi, ci avevano creato difficoltà anche sabato, ci sono giocatori importanti". La Lazio ha centrato la doppietta. "Significa tanto vincere due volte in quattro giorni, farlo giocando a San Siro. Ho cambiato qualche giocatore, qualche posizione. La nostra filosofia ci porta a essere sempre brillanti, volevo schierare una squadra competitiva".
"E' stata un'impresa. Ho usato proprio questo termine nell'intervallo per motivare i ragazzi dopo l'espulsione di Cana. Ho detto a tutti che potevamo centrare l'impresa. Eravamo in partita, l'espulsione ha cambiato tutto. Ci abbiamo messo cuore, orgoglio, mentalità. Possiamo provare solo soddisfazione a passare così il turno. Questa mentalità deve essere la base per il nostro futuro". La nuova maglia ha contribuito. "Abbiamo parlato di certi valori, di sensazioni che riportano al passato, ma questo spirito alla squadra non è mai mancato, sta lavorando con attenzione e giocando con orgoglio, mette in campo tutto quello che ha. I ragazzi meritano queste gratificazioni. Dopo la partita, ho semplicemente detto di stare attenti. Non dobbiamo mollare, tenendo il pedale sull'acceleratore. Non abbiamo fatto ancora niente. Ora stiamo bene. Non sempre potremo essere su questi livelli di prestazione". Si è arrabbiato e ha protestato con Rocchi alla fine del primo tempo per l'espulsione di Cana. "Tutti avete visto... Secondo me, non era da ammonizione neppure il primo fallo. Ci ha complicato la partita". Ottimo l'esordio di Mauricio, finito all'ospedale. "L'ho visto bene, non era facile, s'è ritrovato subito in campo. E' tosto, duro, il difensore che avevamo visto. Speriamo bene per il suo infortunio". Grandissimo Novaretti. "Ha qualità, sta lavorando bene dall'inizio dell'anno, so quanto può dare e fare bene. E' un grande difensore". Nella semifinale di Coppa Italia troverà Inter o Napoli. "Possiamo tornare in Europa entrando tra le prime cinque in campionato o vincendo la Coppa Italia. Bergessio? Non lo so, chiedetelo alla società. Dedichiamo la vittoria a Djordjevic, è un ottimo giocatore. Gli facciamo gli auguri. Tornerà più forte di prima". E Pazzini? "Abbiamo Perea e credo possieda le caratteristiche giuste. Vedremo gli sviluppi. Sono soddisfatto dei giocatori a disposizione". E' una Lazio bellissima.
Il diavolo biondo è Lucas Biglia: "Un grande Biglia? No, una grande Lazio". Tutti grandi, Biglia e la Lazio. Tutti diavoli, i biancocelesti, ma non ci vogliono stare all'inferno, puntano alla Champions, puntano un'altra Coppa Italia, vogliono tutto: "L'importante è che la squadra abbia dimostrato di essere forte anche in inferiorità numerica. Abbiamo imboccato la strada giusta, dobbiamo continuare così". Avanti così, guida Biglia. Avanti tutta. Due vittorie contro il Milan, due vittorie nel giro di pochi giorni. E' la grandezza di questa Lazio fatto di campioni che sanno fare i gregari, di riserve che sanno fare i titolari, di ragazzi che giocano a calcio e lo fanno col cuore. Biglia l'ha detto in tv, il suo urlo l'hanno sentito tutti: "Siamo grandi". Le luci a S.Siro le ha accese e spente lui ieri sera, l'argentino coi piedi che cuciono e che cantano. E' la regia, è uno dei leader, s'è caricato la Lazio sulle spalle, lo fa sempre. Qualità e quantità, va dove lo porta il radar. Lucas Biglia illumina anche nelle serate più fredde, più complicate, anche quando c'è da lottare più che da inventare. Ci ha pensato lui, s'è presentato sul dischetto e ha fatto centro. Ci ha pensato lui, ha regalato il gol-vittoria, il gol-qualificazione, il gol che ha proiettato la Lazio in semifinale e l'ha avvicinata ad un traguardo che rievoca il 26 maggio 2013. Biglia qualche golletto lo regala di stagione in stagione, è a quota quattro con la maglia biancoceleste (il primo in Coppa Italia).
Una Lazio argentina a S.Siro, hanno ballato Biglia e Novaretti. Il centrale difensivo ha fatto la sorpresa a tutti, ha giocato la partita migliore da quando è arrivato. Non s'era mai espresso a questi livelli: "La squadra sta andando alla grande e penso che il mister stia facendo benissimo. I complimenti? Ringrazio tutti. Ho ricevuto quelli più importanti, ossia un messaggio da mia moglie e da mio figlio". Ha bisogno di fiducia e di giocare, davanti a lui sfilano centrali di ogni tipo dall'anno scorso ed altri vengono adattati: "Da quando sono arrivato ci sono tante cose che sono cambiate, l'ambientamento procede bene, comincio a capire meglio il calcio italiano. Questa partita è una risposta per me, non per la società. Lavoro ogni giorno per migliorarmi, possiamo arrivare al terzo posto e anche più in alto". Il suo futuro? Era in bilico: "Non lo so, questo lo dovete chiedere alla società. Penso che la squadra abbia lottato per vincere, anche in dieci. Il mister ha cercato di fare il meglio, siamo stati perfetti. Il segreto è Pioli, sta facendo grandi cose per noi. Ogni tanto chi non gioca è scontento, ma stiamo dando tutto e si è visto. Andiamo a Cesena per vincere. La nostra squadra lotta insieme, lo fanno titolari e riserve". Novaretti non s'è mai imposto, ha alternato luci e ombre (più ombre). Non ha trovato un posto fisso nonostante le emergenze. L'ha penalizzato anche un ginocchio scricchiolante, ieri stava benissimo. E' sul mercato da tempo, forse un'altra chance la meriterebbe: "Un altro centrale? La concorrenza non mi spaventa e non mi fa male sapere che la Lazio lo sta cercando. E' bello avere una squadra che lotta per posti importanti in campionato, sta a noi convincere Pioli in settimana". Novaretti se l'è vista contro tutti, non s'è fatto superare da nessuno a S.Siro: "Pazzini? Come avversario è un calciatore fastidioso, come compagno non l'ho avuto ancora... Qualcuno mi ha paragonato a Nesta e Stam? No, no. Loro sono grandi, io non sono niente. Sono arrivato qui solo lo scorso anno". La risposta è arrivata dopo i tweet inviati da alcuni tifosi in tv e indirizzati a Novaretti. Nesta e Stam no, ma un Novaretti nuovo di zecca sì. Un altro Novaretti, forse il vero?