Domenica 1 marzo 2015 - Reggio Emilia, Mapei Stadium-Città del Tricolore - Sassuolo-Lazio 0-3 Campionato di Serie A - XXV giornata - inizio ore 15.15
SASSUOLO: Consigli, Gazzola, Bianco (62' Brighi), Acerbi, Biondini, Taider (80' Floccari), Missiroli, Longhi, Berardi, Zaza, Sansone (74' Lazarevic). A disposizione: Polito, Pomini, Lodesani, Chibsah, Donis. Allenatore: Di Francesco.
LAZIO: Marchetti, Cavanda, de Vrij, Mauricio, Radu, Cataldi, Biglia (80' Ledesma), Parolo, Felipe Anderson, Mauri (66' Klose), Keita (74' Candreva). A disposizione: Berisha, Strakosha, Braafheid, Basta, Novaretti, Onazi, Perea, Ederson. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Russo (Nola - NA) - Assistenti Sigg. Paganessi e Cariolato - Quarto uomo Sig. Di Liberatore - Assistenti di porta Sigg. Mazzoleni e Merchiori.
Marcatori: 45' Felipe Anderson, 70' Klose, 77' Parolo.
Note: la gara, originariamente programmata per le ore 15.00, è iniziata - come tutto il turno di Serie A - con 15 minuti di ritardo per solidarietà nei confronti dei calciatori del Parma la cui società versa in condizioni finanziarie gravi. Ammoniti: Gazzola, Parolo, Bianco, Longhi e Taider per gioco scorretto, Keita per comportamento non regolamentare. Angoli: 0-3. Recuperi: 2' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 10.000 circa con 4.010 paganti per un incasso di euro 50.078,00 e 7.747 abbonati per una quota di euro 91.530,00.
La Gazzetta dello Sport titola: "Il brasiliano s'inventa il vantaggio e poi ispira Klose per il raddoppio. Parolo fa 3-0: terza vittoria di fila. Zaza si mangia una rete clamorosa".
Continua la "rosea": Quando si accende Felipe Anderson si spegne il Sassuolo: i 45' di dignitosa resistenza dei neroverdi finiscono col destro dai venti metri scoccato dal giovane brasiliano. Traiettoria forte, angolata e liftata, imprendibile per il pur bravo (come dicevano i radiocronisti) portiere Consigli. Il secondo tempo è un dominio della Lazio che potrebbe dilagare: sono più le reti fallite di quelle realizzate. E molte delle azioni clou vengono rifinite dall'assist sapiente di Anderson. Che ne deve sfornare tre, ma davvero al bacio, affinché Klose faccia centro di testa, in piena area, senza alcun ostacolo da superare. Il tedesco non ne aveva, in verità, nemmeno pochi minuti prima allorché si era divorato per due volte il gol di piede da tre metri, col portiere fuori causa. Vabbé, alla fine gli è andata di lusso: quarantesimo centro in Serie A, sesto stagionale come Anderson e Parolo. Se la Lazio ha maramaldeggiato lo si deve certamente all'ispirazione del suo impareggiabile propulsore Anderson e alla buona prestazione collettiva di una squadra in forma (terza vittoria consecutiva) che se ci sta con la testa può battere chiunque. Ma le gravi assenze nel Sassuolo hanno agevolato il compito ai biancocelesti, perché tutte concentrate nel reparto arretrato (il club ha dovuto ingaggiare lo svincolato Natali, che ieri però non era arruolabile). Così Di Francesco si è giocato questo suo derby personale azzardando un 3-4-3 che Pioli ha attaccato con tre punte larghe e mobili che arrivavano lanciate contro i tre difensori centrali mantenutisi belli stretti. Per ovviare all'inconveniente, ecco che l'allenatore del Sassuolo chiedeva ai due laterali, Biondini e Longhi, di arretrare spesso sulla linea di difesa in maniera da impedire l'aggiramento sulle fasce, ma allora Pioli mandava all'assalto Radu e Parolo assicurandosi nel contempo un agevole controllo del centrocampo con il marpione Biglia e il giovane Cataldi.
Dovendo recuperare la rete di Anderson, Di Francesco ha poi pensato di tornare al modulo che la sua squadra conosce meglio: il 4-3-3. Solo che lo ha fatto togliendo Bianco, cioè uno dei due stopper su cui poteva contare (l'altro è Acerbi) e adattando Gazzola al ruolo di secondo marcatore. Immediata replica di Pioli che chiama dalla panchina un centravanti puro e lo inserisce al posto del "falso 9" Mauri, in modo da sfruttare l'arma dei cross laddove la Lazio, fin lì, aveva cercato la manovra a terra sollecitando per tutto il primo tempo Keita, sempre incitato dalla curva. Messo il centravanti vero nel cuore della difesa neroverde, Anderson si è incaricato di rifornirlo. Portatasi sul 2-0, la Lazio ha giocato per divertirsi e divertire. In questo tiro al bersaglio ecco il terzo centro, di Parolo, ed ecco erroracci a ripetizione anche del subentrato (a Keita) Candreva. Ma può darsi che lui abbia sbagliato per evitare di rompersi il ginocchio nell'esultanza del post. A proposito di errori sotto rete. In un pomeriggio di generale depressione, può capitare che il tuo uomo migliore si inceppi davanti al portiere. Zaza ha avuto (8' del secondo tempo) un'occasione più agevole di un rigore in movimento, con la porta spalancata, nessuno intorno e la sfera sul sinistro, il suo piede. Beh, ha scaricato il tiro addosso a Marchetti. Bravo a tuffarsi all'ultimo, ma da lì se Zaza tira altre nove volte fa nove gol. Insomma, c'è pure questo nella mini crisi del Sassuolo (un punto nelle ultime 4 gare). Per fortuna la zona B resta lontana.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio un volo da show. Ritrova il passo da Champions: Sassuolo ko. Decisivo Felipe: rete, assist e ispira il tris".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Bella e irresistibile. Vola la Lazio, ha ripreso il passo da Champions, sorretta dall'organizzazione di gioco impressa da Pioli e accesa dai lampi dei suoi fuoriclasse. Ne trova uno diverso ad ogni partita. Dopo Candreva con il Palermo, ieri è stato decisivo Felipe Anderson per spedire al tappeto il Sassuolo: un gol pazzesco, un assist per Klose e da un suo tiro dal limite è nato il terzo realizzato da Parolo. Tre perle dentro novanta minuti di colpi geniali. Non ha incantato solo il brasiliano amico di Neymar, perché la Lazio ha riscoperto gli scatti letali di Keita, finalmente sganciato da Pioli, libero di attaccare la porta e ricamare calcio. Quarto posto consolidato, quinto colpo in trasferta, l'inseguimento alla Champions continua: ora è a 2 punti dal Napoli battuto dal Torino. Il Sassuolo, che pure ha avuto la sorte di resistere per almeno un'ora, è stato asfaltato. La forza devastante della Lazio, non solo le assenze pesantissime in difesa, hanno fatto diventare piccola la squadra di Di Francesco, mai dominata sul suo campo come ieri. Terza sconfitta consecutiva dopo i ko con Napoli e Fiorentina. Pesa l'emergenza. Per ottanta minuti su novanta, il pallone ha danzato davanti alla difesa del Sassuolo. Quel calcio sviluppato in profondità a beneficio del tridente non s'è mai visto. Senza il play Magnanelli e sei difensori, Di Francesco aveva una sola possibilità per spuntarla: mettersi a protezione, accorciare la squadra, puntare sulle ripartenze, chiedere tanto sacrificio agli esterni. Era una missione ai confini dell'impossibile. Così il 3-4-3 con Gazzola terzo centrale accanto a Bianco e Acerbi è diventato presto 5-4-1. Biondini e Longhi erano sulla linea dei difensori, veri e propri terzini, Sansone e Berardi scalavano sulla linea di centrocampo. Densità nel tentativo di ripartire, ma l'ammucchiata non ha prodotto difficoltà alla Lazio, a parte due lampi intorno al quarto d'ora. Su una palla persa, Zaza è ripartito e il suo sinistro è stato respinto di piede da Marchetti. Un minuto dopo Berardi ha girato in modo fiacco il cross di Sansone.
La partita s'era subito trasformata in un monologo della squadra biancoceleste, sicura nel fraseggio e pulita nel giro-palla. Cercavano lo spiraglio giusto, puntando sul movimento di Keita e Felipe Anderson, illuminati dai lanci di Mauri, schierato nel ruolo di falso centravanti, e di Cataldi. Pioli aveva iniziato con Candreva e Klose in panchina ed è stato proprio lo spagnolo, nel primo tempo, a trascinare la Lazio. Partiva largo a sinistra, si muoveva sul filo del fuorigioco, svariando sull'intero fronte d'attacco. E' stato a lungo il più pericoloso, ci ha provato da tutte le posizioni. Un destro volante sul lancio di Mauri, un sinistro sull'esterno della rete, un altro tiro respinto da Consigli dopo aver bruciato Bianco in velocità e infine un clamoroso rigore, sbilanciato dal portiere in uscita, non visto soltanto da Russo. L'arbitro, invece di concedere il penalty, ha ammonito Keita per simulazione. Furiosa la Lazio. Era il quarantaduesimo e ancora pareggiava, nonostante il dominio e almeno cinque o sei palle gol. Tornava alla mente la prova di Marassi con il Genoa all'alba del campionato. Questa volta, però, bisognava fare i conti con quel diavolo di Felipe Anderson, un asso straordinario, vent'anni di classe e accelerazioni. Keita, subito dopo il rigore negato, aveva di nuovo impegnato Consigli con un destro dal limite. Sul lancio del brasiliano, lo spagnolo si è girato su se stesso, ha saltato Gazzola e ha fatto partire un cross tagliatissimo verso il centro dell'area di rigore. Acerbi ha respinto di testa. Felipe era salito a rimorchio. Sentiva il gol. Ha stoppato, s'è sistemato il pallone sul destro e ha mirato l'incrocio dei pali, eludendo il recupero di Missiroli. Tiro fantastico a girare dai 22 metri e Lazio in vantaggio all'intervallo. Un'altra prodezza, la sesta del suo campionato: non segnava dalla doppietta nel derby con la Roma, quando si era interrotta la magìa.
Al nono della ripresa è stata fondamentale la prodezza di Marchetti per evitare il pareggio. Zaza era penetrato da solo in area su un contropiede un po' casuale di Biondini e sfruttando la sponda di Sansone. La Lazio era padrona del campo. Gol annullato per fuorigioco a Keita, un sinistro da urlo di Cataldi e intorno al ventesimo si è chiusa la partita. Di Francesco aveva tolto Bianco e inserito Brighi passando al 4-3-3, Klose era entrato per Mauri. Per due volte di fila in poco meno di un minuto, innescato dell'imprendibile Felipe Anderson, il tedesco ha sbagliato il gol del raddoppio a porta vuota. Al terzo tentativo, ancora con un pallone scodellato al bacio dal brasiliano, Miro ha indovinato la capocciata vincente, firmando il gol numero 299 della sua carriera da professionista. Sette minuti più tardi, è arrivato il terzo gol. Punizione calciata da Biglia, sinistro di Felipe rimpallato da Mauricio, Parolo (in posizione di leggero fuorigioco) ha raccolto e ha battuto Consigli. Piccola consolazione per l'ex mezzala del Parma, che dovrà saltare per squalifica la Fiorentina.
Il Messaggero titola: "Lazio, uno spettacolo".
Prosegue il quotidiano romano: Quando si conosce lo spartito a memoria, non basta una nota a cambiare la musica. La Lazio ha un gioco collaudato e concreto che, pur senza un paio di solisti straordinari, è riuscita a stordire il Sassuolo con una prova di alti contenuti, mai in discussione, che ha sfiorato la mattanza. Il 3-0, infatti, è fin troppo generoso nei confronti della spaesata formazione emiliana, sempre in difficoltà contro un avversario di ben altro lignaggio che ha potuto rinunciare senza problemi a Klose e Candreva. I biancocelesti hanno vinto la sfida soprattutto a centrocampo dove Biglia è tornato su buoni livelli, Cataldi si è confermato ragazzo di personalità e Parolo ha saputo garantire corsa, inserimenti e un altro gol per arricchire il suo già sostanzioso score. Non c'è mai stata partita, troppo netta la superiorità tecnico-tattico della Lazio che ha scialato tanto nella prima frazione per poi mettere in ghiacciaia il risultato nella ripresa. Felipe Anderson è stato il protagonista assoluto del pomeriggio reggiano grazie a una serie di giocate di assoluto valore tecnico. Un ballerino capace di danzare con il pallone, di sbloccare il punteggio con una rete spettacolare, una vera gemma di rara lucentezza, e di confezionare assist a ripetizione per mandare il gol Klose. Il tedesco ci è riuscito al terzo tentativo dopo aver fallito, da frillo, i primi due. Anche i campioni possono sbagliare però il segno lo lasciano comunque nel tabellino. Anderson ha svariato su tutto il fronte d'attacco, cambiandosi di ruolo sia con Keita che con Mauri. E dopo un avvio in sordina ha sciorinato azioni da fuoriclasse, una costante spina nel fianco della retroguardia neroverde: un brillio di luci ed emozioni. Preso in mano la manovra sulle corsie esterne la Lazio ha costretto l'avversario nella propria metà campo, concedendogli solo qualche sporadica occasione. Nell'unico vero pericolo, quello che avrebbe potuto portare sul momentaneo uno pari, Marchetti si è dimostrato reattivo sulla conclusione ravvicinata di Zaza.
Di Francesco ha impostato una gara di contenimento, schierando una difesa a 5, con il centrocampista Biondini chiamato a incrociare le piste di Keita e Anderson che hanno un passo diverso e che l'hanno saltato tante volte. L'allenatore emiliano, inoltre, sull'1-0 ha tolto un centrale inserendo il centrocampista Brighi: un azzardo che ha pagato caro. La difesa ha infatti concesso troppi spazi agli avanti laziali e Pioli ha mandato in campo il centravanti vero Klose, al posto di quello "finto" Mauri, nella speranza di finalizzare in modo più incisivo l'immenso volume di gioco prodotto. Il Sassuolo si è arreso ed sparito dal radar di un incontro a senso unico che ha ribadito l'ottimo momento dei biancocelesti, alla terza vittoria consecutiva. Un 3-0 limpido destinato a rinfrancare le speranze europee, un chiaro segnale al Napoli sia in vista della Coppa Italia, che in chiave Champions League. Con un il marziano Anderson sceso sulla terra, ogni risultato appare possibile. Anche i sogni.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Non si ferma la Lazio. E Pioli non fa calcoli. Europa o Champions? Ecco la risposta. "Noi vogliamo tornare in Europa, è il nostro obiettivo, giochiamo una partita alla volta, ne restano tredici, ci sono 39 punti a disposizione, cercheremo di prenderne il più possibile. E l'altra strada per arrivarci è la Coppa Italia, ci proveremo". Contento, ma non troppo. "Abbiamo giocato bene e meritato di vincere, creando tante occasioni. La perfezione non esiste. Si poteva stare più attenti e concederne meno al Sassuolo. Abbiamo rischiato di riaprire una partita che poteva essere già chiusa nel primo tempo". Il ritorno di Felipe e la prova di Keita fanno pensare siano maturi i tempi per sposare il 4-2-3-1. Pioli ha frenato. "Mai pensato che un sistema possa fare la differenza. Abbiamo già giocato con tre trequartisti a ridosso della punta, ma l'equilibrio con tre centrocampisti è maggiore e ci dà spesso il controllo e la gestione della partita. L'importante è mantenere questo atteggiamento, questo spirito, questa corsa". Quando gli hanno chiesto cosa serve per arrivare a lottare con Roma e Juve, Pioli ha indicato il tempo. "Credo servano programmazione e continuità. Siamo soddisfatti del lavoro. Giusto gratificare i giocatori, i complimenti sono giusti. La cosa importante è gettare basi solide. Qui ho trovato spirito, professionalità, è un piacere allenare questo gruppo. Siamo solo all'inizio del percorso. Ora dobbiamo centrare l'obiettivo in campionato o in Coppa Italia. Non sarà facile giocarsela con Inter, Napoli, Fiorentina e Samp". A Pioli piace come gioca e si allena la Lazio. "La soddisfazione più importante è vedere il lavoro settimanale messo in pratica la domenica e l'atteggiamento della squadra. Sono tutti attivi, sempre in movimento. E' il calcio che vogliamo interpretare. A Sassuolo era importante per il salto di qualità, dovevamo vincere questa partita, lo avevo ricordato alla squadra".
Nessuno come lui in Italia. Nessuno, escludendo le punizioni dirette, ha segnato più di lui da fuori area: tre bolidi siderali per i suoi ultimi tre gol. Nessuno, tra i calciatori con cinque o più assist in campionato, ne realizza uno ogni 165 minuti, è la sua media. E i regali li confeziona doppi. Lui sì, lui può. Lui è il calcio sognato che diventa realtà, lui è la fantasia, lui è la potenza, lui è Felipe Anderson: "Questo è il mio gol più bello. Avevo detto che sarei tornato più forte di prima. Sapevo di non dover mollare, volevo tornare ai livelli che mi competono. Ringrazio i tifosi che mi hanno sempre sostenuto, questa prestazione la dedico a loro". Lui sarà ancora più forte, l'ha detto: "Devo migliorare, ad esempio non posso sbagliare gol come ho fatto nel finale del match col Sassuolo. Ancora faccio qualche errore, posso crescere. Siamo forti, giochiamo bene, questo deve essere lo spirito. Ora subito testa al Napoli perché la semifinale di Coppa Italia è importantissima". Felipe Anderson e Keita, una super Lazio. Sono amici, sono devastanti se stanno bene e sentono fiducia: "Keita ha iniziato bene – ha detto Felipe – le sue giocate iniziali ci hanno aiutato. E' bello avere questa amicizia anche fuori dal campo, ci aiutiamo a vicenda nei momenti difficili e cresciamo insieme. Ci troviamo a meraviglia, le difese avversarie soffrono la nostra velocità". E Keita s'è unito al coro scrivendo su Twitter: "Grande vittoria. Insieme siamo più forti". Felipe è tornato ancora più forte, è tornato per la Champions: "Sapevamo che sarebbe stata una partita difficile, siamo scesi in campo con l'atteggiamento giusto, con la voglia di imporre il nostro gioco. Questa è la Lazio, una squadra forte, ora dobbiamo continuare così". Ci crede nel terzo posto, è il nuovo profeta: "Certo, ci credo. Sappiamo che dobbiamo pensare ad un impegno per volta, dobbiamo giocare ancora con chi ci precede e possiamo arrivare lì in alto. La Champions dipende da noi, siamo un grande gruppo, continuando così si può centrare il bersaglio". E' una sfida totale, è una sfida per tutti: "Stiamo dimostrando di poter competere con qualsiasi squadra. All'inizio del campionato sapevamo di essere forti, abbiamo una rosa di qualità, ci toglieremo diverse soddisfazioni". La dedica del golazo è stata rivolta ai tifosi ed anche alla sua famiglia: "Per la mia famiglia è un momento particolare, ma Dio ci sta dando una mano, sono fiducioso".
Felipe per tutti. Ha regalato a Klose tre assist d'oro, solo uno s'è trasformato in gol: "Voglio essere decisivo, voglio aiutare la squadra. Sono contento di essere tornato in un momento importante del campionato. Miro incoraggia anche quando sbaglia, mi dice sempre di dargli il pallone che segnerà. E' un grande. In ogni allenamento parla con noi giovani, ci dà consigli, ci dice come muoverci. Allenandoci sempre insieme possiamo solo crescere". Felipe Anderson non ha segreti, ecco perché è un fenomeno: "Ho sempre lavorato sul mio fisico, per prendere palla e puntare l'avversario bisogna avere tanto fiato, il mio modo di giocare stanca. A destra posso giocare la palla con il piede forte, ma questo è un lavoro che facciamo anche con il mister, dobbiamo muoverci per tutto il campo e non dare punti di riferimento. Possiamo giocare in qualsiasi zona". Si sente benissimo, l'hanno fermato solo un infortunio e una squalifica, nessun altro: "Quest'anno sono partito al meglio e anche fisicamente mi sento bene". Il gioco di Pioli lo fa brillare: "Se giochiamo alti magari la palla non entra come accaduto nel primo tempo, ma è l'atteggiamento che vuole l'allenatore, contro il Sassuolo abbiamo pressato e abbiamo fatto buona partita. Lo ripeto, adesso pensiamo al Napoli, vogliamo un ottimo risultato in casa". Come vuole lui...