16 ottobre 2016 - Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, VIII giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Marchetti, Patric, de Vrij (51' Cataldi), Hoedt, Radu (68' Wallace), Milinkovic (76' Luis Alberto), Parolo, Lulic, Felipe Anderson, Immobile, Keita. A disposizione: Strakosha, Vargic, Prce, Vinicius, Murgia, Leitner, Djordjevic, Lombardi. Allenatore: S. Inzaghi.
BOLOGNA: Da Costa, Mbaye, Helander (83' Oikonomou), Maietta, Masina, Donsah (67' Pulgar), Nagy, Taider, Verdi, Floccari (54' Sadiq), Di Francesco. A disposizione: Ravaglia, Gomis, Ferrari, Viviani, Rizzo, Mounier. Allentore: Donadoni.
Arbitro: sig. Di Bello (Brindisi) - Assistenti Sigg. Fiorito e Marzaloni - Quarto uomo Sig. La Rocca - Assistenti di porta Sigg. Mazzoleni e Manganiello.
Marcatori: 10' Helander, 90' + 6' Immobile (rig).
Note: ammonito al 37' Di Francesco, al 57' Masina, al 67' Radu, all'83' Felipe Anderson, all'87' Wallace, al 90' Immobile, al 96' Sadiq. Angoli: 18-0. Recuperi: 0' p.t. e 6' s.t.
Spettatori: 15.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Helander-Da Costa fortino del Bologna. La Lazio pareggia su rigore solo al 97'. Il centrale fa gol, il portiere para tutto: quando Donadoni accarezza l'impresa, Immobile trova un punto insperato (e generoso)".
Continua la "rosea": Tutti delusi. La Lazio evita in extremis la sconfitta grazie a un rigore che non c'è, ma manca la grande occasione di agganciare il secondo posto. Il Bologna, invece, dopo averlo accarezzato e inseguito stoicamente, vede sfumare sul traguardo il colpaccio che la proietterebbe nelle zone nobili della classifica. Tutti delusi, ma verdetto giusto. Perché il Bologna, per quanto ammirevole (a Donadoni manca mezza squadra) imposta tutta la partita sulla strenua difesa della rete segnata in apertura da Helander (secondo gol alla Lazio sui 3 totali dello svedese in A). E senza un Da Costa strepitoso cadrebbe anche prima. Troppo rinunciataria, insomma, la squadra di Donadoni (il cui 4-3-3 si trasforma spesso e volentieri in un abbottonatissimo 4-5-1) per rimpiangere una mancata vittoria che peraltro, è bene sottolinearlo, svanisce a una manciata di secondi dal termine su un rigore generoso (Wallace solo sfiorato da Masina e Oikonomou si lascia cadere ingannando l'arbitro Di Bello e l'assistente d'area Mazzoleni). Pure la Lazio però ha poco da recriminare per i due punti lasciati per strada nel momento più bello. Il passo falso è infatti figlio di una prestazione complessivamente sotto tono e dei troppi errori al tiro dei suoi giocatori.
I numeri, certo, sono tutti dalla parte dei biancocelesti ma raccontano di un dominio improduttivo: 68% di possesso palla, ben 25 conclusioni (compresi i tiri respinti) verso la porta avversaria, 18 angoli (a zero) calciati. E una decina di pallegol nitide. Sulle quali Da Costa si oppone da fuoriclasse: su Immobile in tre occasioni, altre due su Milinkovic e Anderson e poi anche sul fuoco amico del compagno di squadra Pulgar che per poco non lo beffa (palla che sembra dentro, ma la goal-line technology dice no). Eppure, nonostante questi numeri, quello della Lazio non dà mai l'impressione di essere un assedio destinato a far crollare il fortino rossoblù. Ritmi troppo bassi, giro-palla didascalico, squadra meno compatta rispetto a Udine. Il 4-1-4-1 escogitato da Inzaghi prima della sosta funziona poco. Anche perché uno spento Parolo stavolta paga dazio come play. Meglio la Lazio quando passa al 4-3-3 con Cataldi centrale e Lulic terzino (il romano rileva de Vrij dopo il brutto scontro aereo tra l'olandese e Floccari: controlli in ospedale per entrambi, fortunatamente nessun danno). Ecco spiegato perché, al di là della bravura di Da Costa e degli imperdonabili errori di Milinkovic (il serbo spreca due palle d'oro da principiante) la Lazio fallisce per l'ennesima volta nella sua storia recente il salto in alto definitivo.
Rimandato, invece, quello del Bologna. Che quando avrà smaltito la delusione per la beffa maturata sul gong, si renderà conto di essersi confermata squadra vera nell'occasione meno indicata (per le assenze). Certo, piccoli dettagli vanno migliorati. Il romanzo della partita avrebbe tutt'altro sviluppo se, subito dopo l'1-0 di Helander, Di Francesco la buttasse dentro anziché impappinarsi davanti alla porta vuota (Marchetti a terra dopo aver salvato su Donsah). E poi l'ingenuità finale: Oikonomou e Masina, perché non spazzare via la palla invece che coprire Wallace e, così facendo, indurre Di Bello all'errore?
Il Corriere dello Sport titola: "Lo stop. Lazio, pari e rimpianti. Bologna subito avanti, l'assedio si risolve su rigore al 96'. Niente secondo posto".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Un pareggio all'ultimo respiro firmato da Immobile su rigore. Donadoni grida, pochi altri secondi e il Bologna avrebbe sbancato l'Olimpico senza l'esitazione di Oikonomou e Masina, troppo molli su quel pallone arpionato da Wallace, e il penalty concesso dall'arbitro Di Bello, il peggiore in campo per la gestione dei novanta minuti al netto dell'episodio contestato. Simone Inzaghi sospira, è una rimonta gonfia di rimpianti perché la Lazio ha perso una grande occasione: vincendo sarebbe salita al secondo posto e avrebbe tenuto il passo della Roma. Si è dovuta accontentare di un punto e ha evitato la sconfitta, ma sarebbe stato strano perdere con il 68% di possesso palla, costruendo 18 angoli a zero, 25 tiri in porta, una dozzina di palle gol divorate, la traversa colpita da Immobile e il salvataggio sulla linea di Da Costa certificato dalla goal line tecnology. Ecco la sintesi. Le prodezze del portiere brasiliano del Bologna, titolare da qualche settimana per l'indisponibilità di Mirante, hanno tolto due punti alla Lazio. L'amnesia all'ultima azione della partita ha sgretolato il sogno di Donadoni: poteva tornare a vincere in trasferta dopo otto mesi. Gli infortuni hanno penalizzato tutti e due gli allenatori. Donadoni non aveva Gastaldello, Dzemaili e Destro, ma più di ogni altra assenza ha pesato la sostituzione di Helander, colpito dai crampi e che sino a quel momento con Maietta aveva tenuto incollata la difesa del Bologna. Inzaghi doveva fare a meno di Basta, Bastos e Biglia e in una domenica stregata è riuscito a perdere anche de Vrij e Radu.
Ma in panchina non aveva alternative o partner di livello per Immobile. L'ingresso di Wallace, un difensore, è stato alla resa dei conti decisivo per trovare il gol: rigore trasformato da Immobile al minuto 96, la partita era finita e il centravanti azzurro sarebbe finito sul banco degli imputati. Dopo la doppietta di Skopje, era andato in tilt davanti a Da Costa: due occasioni fallite in modo clamoroso dopo la traversa colpita con un destro formidabile alla mezz'ora. La partita della Lazio è iniziata in salita perché Donadoni ha indovinato la lettura giusta. Parolo non è un playmaker e Inzaghi (come a Udine) si affidava al palleggio dei suoi difensori per avviare l'azione. Donsah ha fatto un lavoro enorme, usciva a tamponare Radu. Stesso discorso per Taider che aiutava Floccari su de Vrij e Hoedt. Così il movimento di Verdi e Di Francesco nei primi minuti ha consentito al Bologna di giocare in scioltezza. Milinkovic e Lulic, troppo alti, venivano saltati con regolarità dai rossoblù, più veloci. La Lazio era lenta nei recuperi e non disturbava Nagy, libero di manovrare. Al decimo, dopo un fallo di Radu su Verdi, è arrivato il gol del Bologna. Punizione tagliata di Verdi, Mbaye ha spizzato di testa al contrasto con Parolo, la linea biancoceleste è stata tagliata fuori, Helander è sbucato tra de Vrij e Milinkovic mettendo in rete. Altro gol subìto su palla inattiva: un difetto da correggere. Marchetti al 16' ha evitato il raddoppio schiaffeggiando il diagonale di Donsah e la Lazio si è svegliata. La partita è cambiata perché Lulic e Milinkovic si sono abbassati sulla linea di Parolo e hanno alzato il ritmo. La squadra di Inzaghi finalmente controllava il gioco e cercava la sventagliata sulle corsie esterne. Più Keita di Felipe almeno sino all'intervallo, poi le parti si sono rovesciate.
Il senegalese ha prodotto una ventina di minuti ad altissima intensità. Scatti, dribbling, cross: gol fallito sotto porta da Milinkovic e salvataggio di Da Costa con il piede dopo la bordata ravvicinata di Immobile. Il portiere brasiliano aveva toccato sulla traversa il missile di Ciro, innescato da un lancio di Milinkovic. Dopo l'intervallo la Lazio ha aumentato la pressione, è diventata ancora più aggressiva ed è salito in cattedra Felipe. Il Bologna non riusciva più a ripartire. Perso de Vrij, Inzaghi ha inserito Cataldi e arretrato Lulic terzino. Al 23' s'è fatto male anche Radu, ha messo Wallace e poi anche Luis Alberto, finendo con il 4-2-3-1: voleva aggirare il Bologna. Si sono contate otto palle gol nitide per la Lazio (de Vrij di testa, due volte Milinkovic, Felipe al volo, quasi autogol di Pulgar, tre Immobile). Da Costa ha preso tutto, di piede e in volo. Si è arreso solo all'ultimo respiro e perché il centravanti della Lazio ha potuto prendere la mira, spiazzandolo dagli undici metri.
Il Messaggero titola: "Immobile un regalo sul gong. La Lazio su rigore molto generoso raggiunge il Bologna solo al 96' dopo aver costruito e fallito troppe occasioni".
Prosegue il quotidiano romano: Esultare per il punto guadagnato, avendone buttati due. E' questo il paradosso della domenica vissuta dalla Lazio. Il pareggio raggiunto contro il Bologna da Immobile, grazie al rigore guadagnato dal furbo Wallace e fischiato dal generoso Di Bello, sa quasi di vittoria. Eh sì perché a conti fatti questo punto regala ai ragazzi d'Inzaghi un piccolo sorriso evitando la mazzata che sarebbe seguita ad una eventuale sconfitta. Perché questa Lazio è fatta di ragazzi che devono maturare ancora tanto. Il lavoro che dovrà fare il tecnico biancoceleste è proprio su questo perché alla fine della fiera l'avversaria più pericolosa della Lazio è la Lazio stessa. Basta riguardare la gara contro i rossoblu per rendersene conto. Dopo il vantaggio di Helander il Bologna ha un paio di occasioni per raddoppiare ma sono i biancocelesti ad impossessarsi di tutto il campo facendo il bello ed il cattivo tempo. Keita si rivela la solita spina nel fianco della difesa avversaria creando scompiglio, ma i suoi compagni non arrivano quasi mai puntuali all'appuntamento con gli assist del senegalese. Si spegne un po' nel secondo tempo quando a crescere è il suo gemello Anderson. Felipe soffre un po' questo suo doversi sacrificare anche in fase di copertura. Quello che però è evidente è che la Lazio ha giocato con il piedino. Non ci si può mangiare tutte quelle occasioni da gol. Milinkovic ha peccato due volte di presunzione, nella prima è andato con il piatto facendo fare bella figura al portiere avversario e nella seconda è apparso spocchioso calciando con superficialità a due passi da Da Costa.
Così come Immobile che dopo aver scorpacciato in Nazionale, con la maglia biancoceleste è apparso sazio. Quando poi sembrava essergli tornato l'appetito ci ha pensato sempre il portiere di Donadoni a sparecchiare la tavola. Le statistiche parlano di 23 tiri effettuati nello specchio della porta e un solo gol su rigore. Un spreco. Perché se si costruisce tutta quella mole di gioco non si può essere poi così bulimici. Che poi quando la sfidi anche la sorte ti si mette contro: non viene convalidato per una questione di millimetri l'autogol che Pulgar stava per farsi. E' una questione di testa, come nell'impatto tra de Vrij e Floccari con l'olandese, tra i migliori in campo, costretto ad uscire. Da valutare le sue condizioni in vista della sfida di domenica a Torino. Ma la testa è anche quella che la Lazio deve trovare in queste partite, perché l'occasione buttata via ieri pomeriggio è enorme. Con una vittoria avrebbe potuto raggiungere la Roma al secondo posto piazzandosi in scia della Juventus. Ora invece viaggia a braccetto con il Napoli a quota 14 punti. Non certo un bottino da poco, ma questa costante di mancare l'appuntamento che il saldo doppio sta diventano stucchevole. I biancocelesti devono maturare ancora tanto ed in fretta se non vogliono chiudere la stagione con il rimpianto.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Un assalto durato novantasei minuti per riuscire a strappare il pareggio. S'era messa subito male, Simone Inzaghi ha cominciato a saltare davanti alla panchina alla prima prodezza di Da Costa di piede su Immobile nel primo tempo. "Non ricordo una partita così stregata neppure quando allenavo i ragazzi: 18 angoli a zero, 25 tiri in porta, e poi l'abbiamo riacciuffata al novantacinquesimo. E' il calcio, sono contento per la reazione nonostante il gol preso all'ottavo minuto. Il Bologna, abile con le ripartenze, ci poteva creare problemi. Ricordo solo una parata di Marchetti. C'è grande rammarico. Ho visto delusione nello spogliatoio nonostante il pareggio, perché sono stati due punti persi, avremmo meritato la vittoria. Peccato, con una vittoria saremmo saliti al secondo posto". La Lazio è stata colpita di nuovo su palla inattiva. "Si poteva evitare il gol, l'ho rivisto in tv, Mbaye allunga la palla davanti a Parolo, Helander arriva in spaccata, Masina dietro di lui era in furogioco. Si deve lavorare, non si può prendere quel gol all'ottavo minuto. Mi prendo di buono la reazione, ci sono state tante occasioni, quelle tre clamorose di Immobile, due di Milinkovic, il tiro al volo di Felipe, il pallone non voleva entrare. Ho dovuto fare qualche cambio. Per de Vrij non dovrebbe essere nulla di grave. Radu ha avuto un problema, lo valuteremo e da domani penseremo al Torino".
Felipe è cresciuto alla distanza mentre Keita stava calando. "Dobbiamo crescere e cercare di portarli tutti alla stessa condizione per novanta minuti. Keita ha giocato un gran primo tempo, ma è calato nel secondo. Felipe il contrario". Inzaghi ha difeso Immobile. "Ciro ha avuto tanta sfortuna, il pallone che sbatte sulla traversa e torna dentro, poi ci sono state due parate strepitose di Da Costa". Impreciso anche Milinkovic. "Sergej era esausto, altrimenti quei due gol li avrebbe fatti, ho dovuto toglierlo nonostante i suoi centimetri facciano sempre comodo" ha spiegato Inzaghi che nel finale ha inserito Luis Alberto (e non Djordjevic o Lombardi) per passare al 4-2-3-1. Lo spagnolo è sembrato un fantasma. Simone lo ha difeso. "Ha fatto buone cose, avevo Keita stanco e ho pensato che Luis fosse meglio di Djordjevic perché facevamo fatica a entrare centralmente. Lo spagnolo si sta adattando al calcio italiano, ha ampi margini di crescita". Il Bologna ha protestato con Di Bello. A velocità naturale è sembrato subito fallo su Wallace, i dubbi sono emersi alla moviola. Sentite Inzaghi. "Il rigore? Obiettivamente era difficile decidere, l'arbitro era coperto. Non ho visto le immagini, forse non c'era, così dicono in tv. Al di là dell'episodio, abbiamo meritato il pareggio". La reazione della Lazio ha inorgoglito Simone. "Siamo una squadra giovane con ampi margini di miglioramento. Io sono orgoglioso dei miei ragazzi, erano dispiaciuti perché sanno di aver perso un'occasione per arrivare al secondo posto, ma questo è il calcio".
Dal punto di vista del gioco ha visto dei progressi. "Secondo me abbiamo fatto meglio di Udine. Vediamo il bicchiere mezzo pieno. Da Costa ha parato l'imprendibile. Non era facile, meno di dieci minuti e già eravamo sotto. C'era il rischio di subire ripartenze. Merito alla squadra che non si è disunita quando poteva accadere". Male Luis Alberto, Wallace invece non ha avuto esitazioni. "E' entrato bene, questo fa piacere a un allenatore. Non si aspettava di entrare e ha fatto molto bene".
Un'incursione da attaccante ed è finito giù: "Sono felice, volevo giocare al massimo, spendendomi in fase difensiva e in fase offensiva. Bisogna andare avanti, nelle prossime sfide dovremo essere precisi". Alla fine è stato Wallace ad offrire l'azione della svolta, s'è procurato il rigore segnato da Immobile e l'ha fatto da difensore: "E' stata una partita complicata, ma sono felice di aver ricevuto tanti complimenti. Dedico questa gara ai compagni che mi hanno accolto benissimo e alla città di Roma, in cui mi trovo bene". Il brasiliano venerdì ha festeggiato il compleanno, ha spento 22 candeline, s'è fatto un bel regalo: "Alla festa c'era la mia famiglia, erano presenti anche gli altri brasiliani laziali. Ho fatto festa con tutti, pure all'interno dello spogliatoio". Dopo l'uscita di [Radu Stefan Daniel|Radu]] la fascia di capitano è toccata a Lulic: "Abbiamo creato molto, ma non siamo riusciti a vincere, questo ci ha fatto rimanere male. Immobile avrebbe potuto fare almeno tre gol, a volte capita di non segnare con facilità, non era in giornata di grazia. Ci abbiamo creduto sino alla fine, questo è positivo, almeno un punto siamo riusciti a portarlo a casa". Ecco il primo rimpianto: "Prendere un gol su calcio di punizione ti costringe a rincorrere per tutta la gara. Ciro si è accollato la responsabilità del calcio di rigore, significa che ha molto carattere. Si gioca sempre con il coltello fra i denti, non ci sono partite facili. Il gruppo lavora duramente durante la settimana e in partita tutti si fanno vedere e sentire. A Torino mancherà Radu, mancava anche a Udine, per noi non è una novità, siamo un bel gruppo e possiamo sostituirlo". Cresce lo spagnolo Patric: "Sono contento della mia continuità, sono cresciuto molto, ho lavorato tanto e Inzaghi mi ha dato fiducia. Il futuro di Keita? Siamo amici, non parliamo di questo, dice che va sempre bene, è un bravissimo giocatore". Patric si sta facendo trovare pronto, ecco cosa è cambiato: "Mi sono introdotto in un calcio differente. Ora sono felice, voglio crescere. A Barcellona giocavamo di più con la palla a terra, nella fase difensiva ho fatto progressi".