Lunedì 9 marzo 2015 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Fiorentina 4-0 Campionato di Serie A - XXVI giornata - inizio ore 19.00
LAZIO: Marchetti, Basta, de Vrij, Mauricio (49' Novaretti), Radu, Biglia, Cataldi, Candreva (76' Keita), Mauri (80' Onazi), Felipe Anderson, Klose. A disposizione: Berisha, Strakosha, Cana, Ciani, Cavanda, Braafheid, Ledesma, Ederson, Perea. Allenatore: Pioli.
FIORENTINA: Neto, Tomovic, Savic, Basanta, Pasqual, Kurtic, Badelj (76' Joaquin), Mati Fernandez, Diamanti (46' Pizarro), Salah, Ilicic (55' Gilardino). A disposizione: Rosati, Lezzerini, G. Rodriguez, Richards, Alonso, Rosi, Lazzari, Borja Valerio, Vargas. Allenatore: Montella.
Arbitro: Sig. Tagliavento (Terni) - Assistenti Sigg. De Luca e Stefani - Quarto uomo Sig. Fiorito - Assistenti di porta Sigg. Orsato e Guida.
Marcatori: 6' Biglia, 65' Candreva (rig), 75' Klose, 85' Klose.
Note: osservato un minuto di raccoglimento in memoria dell'arbitro di Lega Pro Sig. Luca Colosimo di Torino deceduto in un incidente stradale. Ammoniti Basanta, Mauricio, Kurtic e Tomovic per gioco scorretto, Candreva per comportamento non regolamentare. Angoli: 3-5. Recuperi: nessuno.
Spettatori: 30.000 circa con 15.647 paganti e 17.378 abbonati. Incasso e quota non comunicati.
La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, poker da Champions. Che lezione per Montella! Biglia, Candreva e due volte Klose: Fiorentina distrutta, i biancocelesti agganciano il Napoli al terzo posto".
Continua la "rosea": Lo spettacolo annunciato c'è stato, ma in un sola direzione. Bastano pochi minuti per capire quale squadra confermerà l'estetica del successo. Lazio super, Fiorentina non pervenuta. Missione aggancio al 3° posto riuscita per Pioli. Nel pacchetto, anche la soddisfazione di sorpassare il Napoli nella classifica dei migliori attacchi del campionato: ora la Lazio davanti ha solo la Juve. Montella travolto dalla velocità dei rivali, dalla miglior precisione e cattiveria. La Lazio si conferma un rivale indigesto, ma era molto difficile ipotizzare una superiorità così schiacciante. L'aeroplanino ha forse l'alibi di avere una squadra che ha speso più della Lazio negli ultimi tempi. Ma è un piccolo alibi. La verità è che in questa sfida ci ha capito poco o nulla. La Lazio invece vola davvero e fossimo nel Napoli, ma anche nella Roma a questo punto, cominceremmo a preoccuparci. Meglio per il campionato: almeno la rincorsa Champions sarà elettrizzante fino alla fine. Se la Lazio tiene questo ritmo e questo gioco, e l'impressione è che li terrà, avrà due match point nelle ultime due giornate: il derby e la sfida col Napoli al San Paolo. La Fiorentina ha ceduto centrocampo e fasce. Biglia è stato un marziano, Candreva e Felipe Anderson ai lati hanno asfaltato tutti. Gli uomini hanno fatto la differenza, ma anche la scelta di Pioli di tornare al 4-2-3-1. Repetita iuvant. Con questo sistema, utilizzato l'ultima volta in gennaio nel derby, aveva vinto a Firenze. All'Olimpico ha stravinto. Azzeccata la scelta di recuperare Mauri, che si alternava al centro dell'attacco con Klose. Klose che deve avere l'elisir dell'eterna giovinezza. Oltre alla doppietta, non ha mai smesso di correre, tener su la squadra e recuperare palloni. Il tedesco eterno è a quota 7 reti nel 2015, coppa Italia compresa. Ed è entrato nella top 10 dei cannonieri di tutti i tempi della Lazio in campionato. Chapeau.
L'assenza di Gonzalo Rodriguez si è sentita ma non giustifica la pessima prestazione della difesa viola che può solo lamentarsi della scarsa copertura. La sfida poteva già essere messa in archivio dopo mezzora. La Lazio è stata subito tempesta e impeto. Ha trovato il gol col tiro da fuori di Biglia e non si è fermata, anzi ha accelerato. Ha preso a pallate la Fiorentina e poteva fare almeno altri tre gol. Candreva avrà sfornato almeno 5-6 cross e inviti velenosi. Soltanto la super forma di Neto e l'imprecisione degli attaccanti (Felipe morbido sotto porta) ha fatto sì che la Fiorentina fosse ancora in partita nella ripresa. Neto che si è superato quando con un dito ha sfiorato quel tanto che basta la seconda sassata di Biglia per mandarla sul palo. Montella nel secondo round ha cercato di correre ai ripari spendendo subito Pizarro, per mettere cerotti a centrocampo. Solo che ha tolto Diamanti, uno dei più attivi, per alzare sulla linea dei trequartisti Mati Fernandez, che a centrocampo non è mai riuscito a stoppare Candreva e proteggere Pasqual. Per qualche minuto però sembrava che la Viola potesse reggere l'urto e provare a rimettersi in carreggiata. Invece è stata un'illusione. Una delle tante buone notizie per questa Lazio è il fatto che, come gli accade spesso, non si siede nel secondo round. E' stata meno ossessiva, ha lasciato un po' di iniziativa per sfruttare la velocità nelle ripartenze. Ed è stata micidiale. Felipe Anderson si è procurato il rigore ai danni dello sciagurato Tomovic. Poi Klose ha approfittato degli svenimenti della difesa per affibbiare i colpi del k.o. Il povero Neto ha provato a respingere gli assalti ma non c'è mai stato un compagno ad aiutarlo nelle deviazioni sui tiri prima di Candreva e poi di Keita, entrato nella ripresa proprio per l'azzurro. Alla fine il conto dei tiri in porta è stato 14-1. Impressionante. Questa viola appassita non può essere vera. Di certo la Lazio è la squadra più in forma del momento.
Il Corriere dello Sport titola: "Champions: Ecco la Lazio, Fiorentina sbriciolata. Biglia, Candreva (su rigore) e una doppietta di Klose: quarto successo di fila. Preso il Napoli, Roma a 4 punti".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Alla vigilia c'era un solo punto di distacco in classifica, ma ieri Lazio e Fiorentina sembravano appartenere a un campionato diverso, a uno sport diverso. Quattro gol, un palo, una mezza dozzina di occasioni per la Lazio, il buio assoluto dall'altra parte. E' stato un trionfo nel punteggio e nel gioco, la squadra di Pioli ha dato una ripassata storica a quella di Montella, l'ha cancellata dal campo nel primo tempo, l'ha sbriciolata nella ripresa. A Neto, un portiere che ha preso 4 gol, il voto in pagella è 7, il migliore in campo della Fiorentina: può bastare per capire cosa è successo in quei fantastici 90 minuti laziali. Non c'è stato un duello, una zolla di campo, un minuto di gioco in cui i laziali non siano stati decisamente superiori ai viola. Se Roma e Napoli sono quelle viste nelle ultime giornate, i sogni di questa squadra possono anche non fermarsi al terzo posto raggiunto di nuovo ieri sera. Gol di Biglia alla prima azione, dopo 6 minuti. Da quel momento, la partita, che già aveva assunto un chiaro marchio laziale, si è trasformata in un dominio della squadra di Pioli. Anzi, per 45 minuti è diventata Lazio-Neto, come avversario non una squadra, ma un portiere. Se per un tempo la Fiorentina è rimasta agganciata alla speranza del risultato (il gioco no, quello era solo laziale), è successo per le prodezze del brasiliano mischiate agli errori di leggerezza e di misura di Felipe Anderson (due volte solo davanti a Neto) e di Klose che, con un tocco di esterno, ha infilato Basanta con un tunnel in piena area e poi ha tentato il pallonetto sul portiere che gli ha agganciato la palla. Ma il gesto più bello di Neto è stato il volo con cui ha deviato sul palo un'altra labbrata di Biglia da fuori area.
La Lazio ha dominato la Fiorentina sotto tutti i punti di vista, tecnico, fisico, tattico e atletico. Era raccolta in venti, massimo trenta metri a cavallo della linea del centrocampo, non concedeva spazi ai viola grazie al rientro continuo di Candreva e Felipe Anderson sulle fasce e di Mauri al centro che ingrossavano il centrocampo e asfissiavano quello avversario. Ma il meglio era nel palleggio rapido di Biglia, Cataldi e Candreva, negli attacchi sparati di Felipe Anderson e in quelli continui di Basta che sulla destra apriva il fianco della difesa viola, sempre in difficoltà a contenere la furia dei laziali. La squadra di Pioli era uno spettacolo. La Fiorentina invece era stanca e sbagliata. Si vedeva nelle gambe di Badelj la quinta partita consecutiva e si vedeva soprattutto l'incapacità di una squadra di ripetere se stessa ai ritmi di quest'ultimo periodo. Rispetto alla partita con la Juve di giovedì scorso Montella aveva cambiato cinque giocatori, lasciando però intatto il centrocampo. Non era bastato. Ed era pure sbagliata perché non poteva reggere tre attaccanti, anche se uno di questi (Diamanti) è portato al lavoro duro. Il tecnico ha cercato di correggerla a inizio ripresa con Pizarro al posto di Diamanti, il cui primo tempo era stato una somma di errori. Poi ha tentato di dare più peso in attacco con Gilardino per Ilicic e questo mezzo ribaltone (con Salah arretrato alle linee) ha prodotto la prima e unica occasione da gol dei viola, sciupata da Badelj su assist di Salah.
Gli spazi che si aprivano davanti a Felipe Anderson erano come barattoli di Nutella per i bambini: quei due si leccavano i baffi al solo pensiero. Al primo assalto, Felipe Anderson ha costretto Tomovic ad abbatterlo in area, rigore di Candreva, gol, e partita chiusa dopo un'ora. Al secondo assalto, Candreva ha tagliato al centro e ha fatto partire un diagonale che Neto ha respinto a fatica, tuffo di testa di Klose e partita sepolta. Non bastava, altre due respinte miracolose di Neto su Keita e sul centravanti tedesco, ma al terzo tocco di Klose a due metri dalla porta ha alzato bandiera bianca. Il miglior viola in campo aveva preso 4 gol. Una serata terribile.
Il Messaggero titola: "La Lazio-show vede la Roma".
Prosegue il quotidiano romano: Il più grande spettacolo dopo il week end. La Lazio l'ha mandato in onda all'Olimpico in una serata di intensa luce, da consegnare agli archivi più reconditi e cari della memoria. Ha confezionato uno spot per il calcio, ha agganciato il Napoli al terzo posto a 4 punti dalla Roma, corroborando le aspirazioni Champions, al termine di una partita quasi perfetta per contenuti, intensità, applicazione tattica, giocate di qualità, stritolando un avversario scortato da credenziali eccellenti ma sparita in fretta dai radar, annientato nella prima frazione, ridicolizzato nella seconda. Un 4-0 persino troppo avaro per quanto espresso in campo dove non c'è mai stata gara: troppo forte, intensa, spigliata e forte la Lazio. In occasione dell'esame di maturità i biancocelesti hanno tirato fuori dal guardaroba il look più elegante lasciando, alla temuta truppa di Montella, soltanto le briciole e il compito di spegnere le luci dello stadio. Pioli ha ridisegnato l'assetto tattico optando per il 4-2-3-1, preferendo la tecnica di Cataldi alla fisicità di Onazi. Un chiaro segnale di atteggiamento propositivo che ha dato i frutti grazie ai ripiegamenti, continuo ed efficace, di Candreva e Anderson sempre pronti a coprire l'intera fascia di competenza. Un sacrificio che ha garantito alla manovra l'equilibrio necessario e che ha aperto interessanti spazi per veloci ripartenze, non sempre sfruttate a causa dell'incredibile scialo sotto porta, soprattutto di Klose e Anderson che non sono riusciti, anche per un eccesso di sussiego, a dare al punteggio numeri più rotondi già nel primo tempo. La Lazio ha comandato il centrocampo con Biglia tornato su livelli di eccellenza, per presenza e concretezza: uno splendido gol al volo e un palo colpito dopo una spettacolare parata di Neto. L'argentino ha dettato i tempi del gioco ed è stato protagonista assoluto, infondendo tranquillità e sicurezza ai compagni.
Lo sguardo corrucciato di Montella dava l'esatta dimensione di una Fiorentina impotente, senza cuore e senza gambe, incapace di una reazione importante al cospetto di una Lazio che copriva bene ogni zolla di terreno e continuava nel pressing sul portatore di palla viola. I tentativi del tecnico gigliato di dare più geometrie al centrocampo e maggiore peso all'attacco, con gli inserimenti di Pizarro e Gilardino, non sortivano effetti. Troppo applicata e determinata la Lazio e brava nel leggere le situazioni più delicate, anche quando era chiamata a compattarsi nella propria trequarti, dimostrando maturità tattica, spirito di squadra e personalità. Toccava ad Anderson mettere fine alle velleità degli ospiti, con un perentorio guizzo in area stroncato da Tomovic. Klose si prendeva la passerella mettendo un doppio suggello su un autentico trionfo che assumeva i contorni della mattanza. La Fiorentina, dopo 6 vittorie e 3 pari, conosceva la sconfitta più pesante della stagione. La Lazio, al quarto successo consecutivo, si prendeva cori e applausi. Dopo essersi presa già tutta la scena del teatro. Finiva sulle note dei "Giardini di marzo" di Lucio Battisti, ma le malinconie hanno lasciato spazio ai sogni.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
La partita che era stata indicata come pressoché decisiva è stata vinta con un trionfo. E allora... "Sognare in grande – dice Pioli a fine gara – significa approcciare le prossime partite per provare a vincerle tutte. La nostra mentalità dev'essere questa, fare più punti possibili da qui fine. Lo faremo e poi tireremo le somme alla fine". Le somme di oggi, però, già dicono che la Lazio viaggia forte: Napoli agganciato al secondo posto e seconda piazza a soli quattro punti: "Abbiamo grandi mezzi – racconta il tecnico biancoceleste – e grandi giocatori, dobbiamo assolutamente insistere". Pioli è stato di nuovo chiamato a gran voce dalla Curva Nord, segno che la gente ha capito che il suo lavoro è di ottimo livello. Ieri ha puntato di nuovo sul 4-2-3-1: "Con questo modulo abbiamo voluto mettere pressione alla Fiorentina e non concedere loro il possesso. Ma al di là della tattica il bello è che in questo gruppo tutti abbiamo ambizioni importanti e ci sacrifichiamo l'uno per l'altro. Non ci sono galli nel pollaio...". Certo che ieri sera la Lazio ha stupito per la qualità e la continuità del gioco. Pioli sa bene che il tutto è sempre frutto del lavoro: "Credo che la squadra abbia principi di gioco ben chiari e questo è molto importante. La Lazio prova sempre a fare la partita, costruendo da dietro e attraverso un movimento continuo. Il cambio di modulo non incide sui giocatori perché tutti sanno già come muoversi a seconda della novità tattica. Il 4-2-3-1 ci aveva dato già risultati positivi, penso al Palermo, al Sassuolo e al derby con la Roma. L'ho scelto anche perché mancavano due interni come Parolo e Lulic".
Da settimane il tecnico biancoceleste insiste sulle basi che la Lazio ha e sulle quali sarà facile costruire anche in futuro: "Anche sotto l'aspetto della mentalità queste basi sono state gettate, ora si tratta di migliorarle e insistere, anche perché le cose in cui possiamo fare meglio sono tante". Tipo il saper concretizzare le tante occasioni create: "In effetti – conferma l'allenatore – un solo gol di vantaggio nel primo tempo è stato troppo poco. Ma visto che il nostro modo di giocare è dispendioso ci sta che qualche volta gli attaccanti non siano particolarmente lucidi davanti alla porta... Però secondo me va sottolineato che non sono tante le squadre che hanno fatto quattro gol alla Fiorentina". Poi si arriva al centravanti tedesco e al fatto che si fosse lamentato di giocare poco. Sbagliava Klose a chiedere più spazio? "La verità sta nel mezzo – dice Pioli – perché quando non giocava non stava attraversando un periodo di grandissima condizione. Non aveva fatto la preparazione dopo il Mondiale e faceva fatica a recuperare lo smalto dei giorni migliori. E nel frattempo c'era Djordjevic che stava benissimo. Miro chiedeva spazio proprio per tornare in forma, ma quando parliamo tra di noi non si tratta mai solo di semplici parole, perché poi seguono sempre i fatti. Ora Klose sta dimostrando di essere un grande in tutti i sensi, anche se io lo sapevo pure quando non giocava. Per me è un piacere allenarlo, lui è sempre un esempio per tutti, sono felice per lui, è un grande uomo e un grande giocatore".
Quattro gol alla Fiorentina anche perché ci sono giocatori di livello assoluto. Presente Klose? Con la doppietta tocca quota 302 gol tra i professionisti: "Abbiamo giocato benissimo – conferma il tedesco – ci abbiamo messo tanta intensità e questo significa giocare a calcio. Non ho visto male la Fiorentina, hanno giocato bene ma la squadra che voleva di più la vittoria è stata la nostra. Secondo posto? Guardiamo partita dopo partita, non sarà facile ma ci proveremo". Per quel che riguarda Klose – 8º gol in campionato e 51º con la Lazio – bisogna rileggere ciò che potrà accadere alla fine della stagione. Il rinnovo per il 2015-2016 è già in tasca: "Sì, il mio contratto con la Lazio si è rinnovato automaticamente – ha detto poco prima di scendere in campo contro la Fiorentina – perché ho giocato la metà delle partite stagionali, ma la decisione dipenderà da molti fattori. Prima di tutto ne voglio discutere con la mia famiglia, poi ho bisogno di stare ancora in forma e sentire la fiducia dell'allenatore". Il club è convinto che Klose resterà, fa parte del progetto del prossimo anno: "Ma voglio finire questa stagione – dice ancora l'attaccante – e spero di stare bene, se sarà così la decisione che prenderò arriverà in maniera spontanea. Però ancora non lo so...".
Il tema – ovviamente – è caldissimo. Anche solo perché quando si parla di Klose si parla di uno che fa ancora la differenza e che può rappresentare un valore aggiunto anche l'anno prossimo. Sulle scelte di Pioli il tedesco sembra essere d'accordo: "Se sono stato arrabbiato quando ero in panchina per far giocare Djordjevic? In questo momento è giusto dire che il tecnico non sta sbagliando niente. Abbiamo parlato molto, dopo il Mondiale mi sentivo stanco non riuscivo a tornare in forma... Ma avevo solo bisogno di giocare due o tre partite di seguito. Desideravo giocare di più e ho parlato tanto con Pioli perché se gioco solo cinque minuti a partita è difficile raggiungere il top della condizione. Per essere pronto non basta solamente l'allenamento durante la settimana. Ho un grande rapporto con l'allenatore e sono felice di giocare e segnare. E poi la squadra conta più del singolo. Ringrazio i compagni che mi mettono nelle condizioni di segnare. Ora pensiamo a raggiungere l'obiettivo tutti insieme". Sulla prova super della Lazio ci sono anche le firme di Cataldi e Biglia, i due mediani del 4-2-3-1. Cataldi ha chiuso la partita da capitano: "Ringrazio Stefan – dice il giovane parlando di Radu – che mi ha dato questa possibilità. Inizialmente non volevo la fascia perché ci sono tanti campioni prima di me. Sono rimasto sorpreso ma Stefan ha insistito. Se non l'avessi presa credo che mi avrebbe menato... Sono felice per me, ma anche per la prestazione della squadra. Io e Biglia ci troviamo bene a lavorare insieme, abbiamo gestito alla grande, ma tutta la squadra ha dimostrato ancora una volta grande spirito di sacrificio. La Nazionale? Sarei contento, perché il sogno di tutti è quello di indossare la maglia dell'Italia. Ma sto con i piedi ben piantati a terra e per il momento penso all'Under 21 e all'Europeo di categoria". Poi ecco il collega di reparto: "Secondo posto...? – ragiona Biglia riguardando la classifica – L'obiettivo è l'Europa, come abbiamo sempre detto". Certo che ora è di nuovo terzo posto – agganciato il Napoli – e la Roma è appena quattro punti più su. "Sicuramente – conferma il regista argentino – se arriviamo secondi è meglio, però pensiamo soprattutto al ritorno in Europa. Il gol? Lavoro anche per questo – dice ancora il Principito, che ha segnato il suo secondo gol in campionato – per provare le conclusioni da fuori. A volte finiscono alle stelle, altre volte invece centrano l'obiettivo. Stavolta è andata bene".