5 febbraio 2018 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXIII giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Strakosha, Caceres, de Vrij, Radu, Marusic (70' Felipe Anderson), Parolo, Leiva, Murgia (70' Nani), Lukaku (83' Patric), Luis Alberto, Immobile. A disposizione: Guerrieri, Vargic, Luiz Felipe, Bastos, Basta, Miceli, Neto, Caicedo. Allenatore: S. Inzaghi.
GENOA: Perin, Biraschi, Rossettini, Zukanovic, Pereira (84' Lazovic), Rigoni (65' Medeiros), Bertolacci, Hiljemark, Laxalt, Galabinov, Pandev (87' Bessa). A disposizione: Lamanna, Zima, Gentiletti, Migliore, Cofie, Omeonga, Lapadula. Allenatore: Ballardini.
Arbitro: Sig Maresca (Napoli) - Assistenti Sigg. Di Vuolo e Mondin - Quarto uomo Sig. Di Paolo - V.A.R. Sig. Guida - A.V.A.R. Sig. Valeriani.
Marcatori: 55' Pandev, 59' Parolo, 90'+2 Laxalt.
Note: ammonito al 94' Lazovic per gioco scorretto. Angoli 8-1. Recuperi: 0' p.t., 4' s.t.
La Gazzetta dello Sport titola: "Laxalt più forte della Var. Il Genoa apre la crisi Lazio. Parolo riprende Pandev, poi nel finale tra le polemiche gol annullato all’uruguaiano, che nel recupero fa 2-1. Inzaghi ancora k.o.: l’Inter gode".
Continua la "rosea": E sul più bello la Lazio si fermò. Come spesso le è accaduto nella sua storia recente si blocca nel momento esatto in cui ci sarebbero tutte le condizioni per spiccare il volo. Perde, meritatamente, contro un Genoa tatticamente perfetto e spietato nel punire i suoi errori. E così, pur conservando il terzo posto, vede assottigliarsi il vantaggio sull’Inter e sulla Roma, che nelle ultime due partite le hanno rosicchiato due e tre punti. Nulla di compromesso, il sogno Champions League resta vivo, ma il k.o. interno con una squadra di bassa classifica, che fa seguito a quello col Milan (prima filotto di 2 sconfitte consecutive) è un bruttissimo segnale per le aspirazioni della Inzaghi band, attesa sabato a Napoli. Lazio che esce dall’Olimpico tra gli applausi dei suoi sostenitori, ma senza alcuna attenuante. Sconfitta meritata perché la formazione di casa manda in scena la peggiore prestazione della sua stagione, non riesce a mettere mai in difficoltà il Genoa e non sfrutta neppure alcune circostanze positive che sembra volerle concedere il fato. Il pari di Parolo (esterno sinistro sul cross di Caceres) arriva dal nulla (è la prima palla-gol laziale della partita) appena quattro minuti dopo l’1-0 di Pandev. E non fa tesoro, la Lazio, neppure del gol giustamente annullato – sull’1-1 – dalla Var (tocco di mano di Laxalt prima del tiro vincente), perché la squadra di casa continua a sbilanciarsi e, in pieno recupero, viene punita dallo stesso Laxalt.
Tanto lenta, impacciata e senza idee sullo 0-0 (le assenze di Milinkovic e Lulic, per quanto gravi, non possono giustificare) quanto scriteriatamente e inutilmente arrembante nel finale. Quando Inzaghi getta in campo sia Nani sia Felipe Anderson lasciando in campo Immobile e Luis Alberto. Col risultato di spezzare la squadra in due tronconi e renderla totalmente vulnerabile. Poco assennate pure le scelte iniziali dell’allenatore. Che preferisce sostituire Milinkovic con Murgia anziché arretrare Luis Alberto e spendere dall’inizio uno tra Nani e Anderson. Ma sulla prestazione da dimenticare dei laziali pesa, tantissimo, la prova da applausi di un Genoa che dimostra di meritare un classifica migliore di quella che ha. Ballardini, ex avvelenato (alla Lazio vinse una Supercoppa, ma poi fu cacciato) azzecca tutto nonostante assenze numerose e pesanti (a Spolli, Izzo, Taarabt, Rossi e Veloso si aggiunge Rosi nel riscaldamento). Tattica scontata, con una doppia linea a spezzare le trame dei laziali. Ma efficacissima nell’interpretazione. Grazie anche al movimento e alla determinazione di un altro ex avvelenato. Quel Pandev che apre le marcature e continua a suonare la carica fino alla fine. Vittoria tanto meritata quanto preziosa. Forse il punto di ripartenza.
Il Corriere dello Sport titola: "Pazza Lazio. Che frenata. Segna Pandev, pareggia Parolo, il Var annulla il 2-1 di Laxalt. I biancocelesti vanno all’attacco e subiscono al 92’ il colpo del ko. Dopo la sconfitta con il Milan, Inzaghi perde una grande occasione per staccare i nerazzurri. Arriva un clamoroso ko contro l’ex Ballardini".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Niente decollo, la Lazio è franata sul più bello, perdendo la seconda partita di fila dopo San Siro con il Milan e l’occasione giusta per staccare Inter e Roma. Resta terza e in piena corsa Champions, ma si tratta di una botta durissima da assorbire e qualche interrogativo bisogna porselo, anche perché il Genoa, alla lunga, ha vinto con merito. Ballardini, come si sapeva, avrebbe concesso pochissimo e ha giocato la partita che doveva, cercando e trovando il gol del raddoppio con Laxalt a tempo scaduto. Il Var aveva appena annullato un gol all’uruguaiano, ma ogni azione del Genoa rischiava di trasformarsi in un contropiede. La Lazio era sbilanciatissima. Cercando di vincere, Inzaghi aveva aggiunto Nani e Felipe, perdendo qualsiasi equilibrio tattico. Il brasiliano è entrato in modo irritante, così come Patric, anticipato di testa da Laxalt. Il modulo va benissimo, ha prodotto terzo posto e risultati, ma non si capisce perché Simone (che nella passata stagione cambiava ad ogni partita) non abbia ancora trovato un piano B alternativo e buono almeno nell’ultima mezz’ora, soprattutto ora che dispone di cinque attaccanti. E’ inutile aggiungere fantasisti se devono giocare fuori ruolo e con il muso lungo. Un bel chiarimento servirà all’interno dello spogliatoio.
Conta l’interesse collettivo della Lazio, non la vetrina personale e di questo devono rispondere certi giocatori, da cui è lecito aspettarsi altre prestazioni. Mancavano tra le linee la fisicità e i colpi di Milinkovic, si è visto subito. La squadra era ordinata ma piatta e monotona. Inzaghi ha scelto Murgia per sostituirlo, non voleva indebolire il centrocampo e ha fatto bene, come poi ha dimostrato lo sviluppo della partita. La Lazio, dal punto di vista del controllo, non aveva deluso nel primo tempo. Recuperava palla, non concedeva ripartenze, cercava l’aggiramento con pazienza sulle corsie esterne. Il bunker di Ballardini funzionava. Quasi una difesa a cinque con Laxalt e Pereira sulla linea dei difensori. Marusic sbatteva sull’uruguaiano, sul versante opposto Lukaku ha indovinato in avvio due cross ma poi non è quasi mai riuscito a trovare l’allungo. Il Genoa non concedeva campo. Mancavano gli acuti di Luis Alberto e Immobile, imbottigliati dal traffico rossoblù. Bertolacci ha interpretato con lucidità e ardore la partita, non aveva riguardi nei contrasti neppure di suo cognato Murgia. La Lazio ha prodotto sino all’intervallo una superiorità sterile, 61% nel possesso palla ma niente occasioni vere e un solo angolo a favore. L’Olimpico fischiava Pandev, con il veleno in corpo quando ritrova Lotito. Il macedone ha innescato l’unica vera ripartenza del Genoa conclusa con un sinistro centrale da Laxalt. La Lazio dopo l’intervallo ha alzato ritmo e velocità di palleggio. Si è avventata sul Genoa, ha provato a prenderlo alla gola, sommando cinque angoli di fila ma nel suo momento migliore ha beccato gol.
La difesa era scoperta e una palla persa a centrocampo è stata letale. Rigoni si è inserito, il suo cross è stato sporcato da Galabinov, De Vrij era fuori posizione e Pandev ha castigato Strakosha. Sesto gol in carriera alla Lazio, capace di reagire e rialzarsi subito. In quattro minuti è arrivato il pareggio: cross lungo di Caceres e tap-in di Parolo. Inzaghi ha atteso il 25' e poi ha inserito Felipe e Nani al posto di Marusic e Murgia. Stesso assetto, ma non c’era più equilibrio. Il brasiliano non mordeva e non rincorreva. La mossa non ha prodotto benefici, la Lazio attaccava a testa bassa, ma era scollata. La prima volta, all’ottantesimo, è stata salvata dalle immagini televisive. Difesa scoperta sul rilancio di Perin, Caceres ha tentato un’improbabile rovesciata perdendo il contrasto con Laxalt. Gol in diagonale dell’uruguaiano annullato perché si era portato avanti la palla con la mano. La Lazio, però, non c’era più. Attaccava senza logica, solo sui nervi. In pieno recupero è arrivato il raddoppio del Genoa. Cross di Hiljemark, Laxalt ha colpito di testa e tutti a casa a chiedersi come e quando la Lazio maturerà davvero.
Il Messaggero titola: "Lazio, scivolone Champions. I biancocelesti, battuti all’Olimpico dal Genoa, mancano la fuga: gol di Pandev, pari di Parolo, poi la rete di Laxalt. Prova negativa sul piano della manovra, troppi uomini sotto tono e difesa poco attenta: una sconfitta che brucia".
Prosegue il quotidiano romano: I titoli di coda sono già partiti quando Laxalt ha firmato il sorprendente, ma meritato successo all’Olimpico. Altro che salto triplo in classifica! La Lazio ha perso sia l’incontro che l’occasione di fare il vuoto in zona Champions con Inter e Roma, alla vigilia della trasferta di Napoli. Una serata amara e difficile da smaltire. Senza Milinkovic, squalificato, Inzaghi ha rinunciato a Nani e Anderson preferendo schierare Murgia per meglio proteggere la difesa. Ma la scelta si è subito dimostrata errata perché la squadra ha maledettamente faticato a produrre gioco, a creare occasioni. Lenta e prevedibile nella circolazione della palla, Marusic e Lukaku facili da marcare per Laxalt e Pereira, perché non ricevevano mai palla sulla corsa bensì sui piedi, favorendo la gestione del territorio dei grifoni. Manovra ruminata e asfittica con Luis Alberto incapace di trovare il guizzo vincente e troppo lontano dall’area, con Immobile preda dei cerberi rossoblu. Una Lazio impacciata non impensieriva la difesa di un Genoa arroccato nella propria metà campo, votato al contropiede, con quasi tutti gli effettivi sotto la linea del pallone, in grado comunque di ripartire con rapidi e buoni fraseggi, almeno fino alla trequarti.
La partita scivolava via noiosa, avviluppata nel suo tatticismo, soprattutto perché i biancocelesti facevano poco movimento, nessuno in vena di dettare un passaggio profondo, di attaccare lo spazio, di vincere un duello, nell’uno contro uno, di creare superiorità numerica, di andare al tiro. Soltanto un paio di cross di Lukaku senza esito. Troppo poco per una formazione del lignaggio tecnico come la Lazio, abituata ad altri ritmi e ad altre prove di costrutto e personalità . Perin mai impegnato, qualche brivido per Strakosha. Nonostante la Lazio prenda al guinzaglio la partita in avvio di ripresa, sono gli ospiti a segnare, sfruttando una dormita della imbalsamata difesa di Inzaghi che regalava al fischiatissimo Pandev tempo e spazio per battere facilmente in gol. Bella e pronta la reazione dei biancocelesti che giocavano con altro passo rispetto al primo tempo: aggressivi nell’occupare gli spazi, determinati nei contrasti, cattivi nelle giocate. Così, dopo appena 4 minuti, arrivava al pareggio grazie a un tocco volante di Parolo che deviava nell’angolo basso un cross di Caceres.
A metà ripresa Inzaghi cambiava fisionomia alla squadra, inserendo contemporaneamente Nani e Anderson allo scopo di conferire maggiore fantasia e peso offensivo. Ma le continue amnesie difensive penalizzavano i buoni propositi e una grave incertezza di Caceres, su lungo rinvio di Perin, metteva Laxalt libero di battere Strakosha. Gol prima assegnato poi annullato per intervento del Var che evidenziava un tocco di mani del rossoblu. Ma Laxalt il gol valido lo realizzava nel recupero, con un colpo di testa che metteva in ginocchio una difesa frolla, imbarazzante e sempre in ambasce. Seconda sconfitta consecutiva: tutti dovranno ritrovare l’umiltà e tornare con i piedi per terra.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
La Lazio spocchiosa, irritante e piena di attaccanti ha meritato di perdere per il modo in cui sono stati giocati gli ultimi venti minuti. Proprio nel recupero è arrivato il raddoppio di Laxalt e Inzaghi s’è infuriato. A quel punto bisognava conservare il risultato. "Sarebbe stata una delusione lo stesso ma una squadra matura, una volta trovato il pareggio, non perde la partita". Il sogno Champions va conservato con umiltà , non distrutto con i malumori e i mal di pancia di chi si sente poco utilizzato. "Mi sono arrabbiato. Se vuoi ambire a certe posizioni non si possono prendere gol evitabili come quello del 2-1". Simone ha cercato di mescolare la rabbia lanciando messaggi positivi. "L’ho detto ai ragazzi. Testa alta e pedalare. C’è rammarico, ma dobbiamo continuare". E’ stata una partita complicata. Ballardini, come si sapeva, l’avrebbe sporcata. "Abbiamo avuto qualche difficoltà , il Genoa ha fatto la partita che doveva, si è difeso, non dava profondità , sarebbe servita più pazienza. Forse c'è stanchezza, niente scusanti: abbiamo perso. Analizzeremo con lucidità cosa non è andato, partite in cui non fai gol possono capitare, ma se non riesci a vincerle devi cercare di non perderle".
Inzaghi, almeno in pubblico, ha difeso i suoi giocatori. S’è messo davanti al gruppo. Irritante Felipe. Gioca come se volesse andare via. Non gradisce il ruolo di esterno nel 3-5-2. "Ora è inutile cercare colpevoli. Tutti potevano dare di più, anche lo staff tecnico. Felipe è entrato e ha fatto il quinto, come altri avrebbe potuto fare di più, ma non c'è un caso. E' stato fuori cinque mesi, ora sta cercando di mettersi in mostra e darci una mano". Con tanti attaccanti potrebbe servire un piano B alternativo al 3-5-2, soprattutto in casa e in certe partite. "Quando si perde è normale farsi delle domande. Felipe, Nani e Patric hanno cercato di aiutarci. Se una squadra ha determinati equilibri diventa difficile cambiarli. Ora bisogna essere lucidi, non cercare il colpevole. Si perde tutti quanti. Il primo colpevole sono io, avrei voluto di più, ma cercare un capro espiatorio alle sconfitte è troppo facile". Ha pesato l’atteggiamento finale, meno la tattica. E senza Murgia la Lazio ha perso equilibrio. "Alessandro ha giocato la partita che doveva. Avrei potuto inserire Caicedo per il gioco aereo, ma rifarei tutte le scelte e gli stessi cambi. Mi dispiace aver perso la seconda di fila, non era mai successo in questo campionato".
Era l’occasione giusta per staccarsi, invece Inter e Roma si sono riavvicinate prima del big-match a Napoli. "La corsa Champions a tre? Dopo una sconfitta è normale essere preoccupati, ma andremo al San Paolo per cercare un risultato positivo. Non ci condizionano i risultati di Inter e Roma. Dovevamo solo fare meglio questa partita. Vogliamo ripartire. Il traguardo possiamo ancora centrarlo, ma dovremo sacrificarci ed essere un gruppo. Ci vorrà l’aiuto di tutti". Anche di un comprimario come Patric, entrato nello stesso modo di Felipe, con poca voglia. Inzaghi è stato pungente e amaro. "L’ho inserito a destra dopo aver messo Felipe perché Laxalt stava bene e aveva preso ad attaccare, a volte scegli uno più difensivo e prendi gol lo stesso...".
Indebolito, inoffensivo, ingabbiato, anche lui: "Lì davanti non siamo stati i soliti, veloci e pimpanti. Abbiamo giocato ogni tre giorni, c’è stato un calo, queste sconfitte aiutano a ritrovare lo spirito". Ciro Immobile è stato disarmato, non segna dal 6 gennaio, dal poker di Ferrara. Poi si è fermato per l’infortunio muscolare, si è bloccato. E con lui la Lazio: "Non facciamo drammi, siamo ancora terzi in classifica. A Napoli abbiamo la chance di dimostrare che col Genoa è stato solo un passo falso. Dobbiamo riprendere ciò che stavamo facendo, dobbiamo sapere che bisogna dare sempre tutto per non uscire dal campo con le ossa rotte. Non vinciamo da tante partite e vogliamo andare avanti al meglio in campionato". Ha parlato Immobile per tutti. Non è stato casuale. Serviva una scossa, servivano parole illustri. Ciro non ha nascosto i limiti dimostrati ieri dalla Lazio e ha cercato di infondere ottimismo. Cadere può far bene, ha detto: "Ci fa bene questa partita col Napoli, dovremo ritrovarci subito altrimenti ci faremo del male. Dovremo dare più del 100% per portare nuovi risultati a casa. Non siamo stati corti e compatti, soprattutto, non siamo stati aggressivi, abbiamo pagato questo contro il Genoa". Ciro non ha accampato scuse e ha chiesto al gruppo di compattarsi di nuovo: "Vogliamo far divertire la gente, speriamo che questa sconfitta ci aiuti a ricompattarci di più. Ripeto, niente drammi. Siamo terzi".
C’è stato un calo, è evidente. L’ha ammesso anche Ciro: "Sicuramente non siamo stati brillanti, siamo stati l’unica squadra ad aver giocato ogni 3 giorni dall’inizio della sosta, il calo credo sia fisiologico". Perdere così fa male, soprattutto nella notte che avrebbe potuto sancire la fuga Champions: "Abbiamo perso una bella occasione, potevamo distanziare le inseguitrici, potevamo scappare. Dovevamo fare di più, vincendo ci saremmo messi in un’ottima posizione considerando che sabato andremo a Napoli. Non sarà facile al San Paolo, loro vorranno vincere a tutti i costi per mantenere la testa della classifica. Dobbiamo invertire il trend delle ultime partite". Ciro non è brillante, deve tornare al top: "Fisicamente sto migliorando, non è stato semplice giocare due partite di fila dopo l’infortunio, punto a dare di più. Non sono riuscito a fare ciò che volevo. Ero un po’ ingabbiato e la squadra è stata lenta". Anche Immobile, come Inzaghi, ha difeso Felipe: "I fischi? E’ un giocatore importante, ci serve. La gente deve capire che quello è il suo modo di giocare. Siamo con lui e lui è con noi. Rimaniamo uniti come lo siamo stati dall’inizio del campionato".