Domenica 11 gennaio 2015 - Roma, stadio Olimpico - Roma-Lazio 2-2 Campionato di Serie A - XVIII giornata - inizio ore 15.00
ROMA: De Sanctis, Maicon, Manolas, Astori, Holebas, Pjanic, De Rossi, Nainggolan (46' Strootman), Florenzi (46' Ljajic), Totti, Iturbe (81' Destro). A disposizione: Skorupski, Lobont, Yanga-Mbiwa, Somma, Torosidis, Cole, Emanuelson, Paredes, Borriello, Verde. Allenatore: Garcia.
LAZIO: Marchetti, Basta, de Vrij (76' Cavanda), Cana, Radu, Biglia, Parolo, Candreva, Mauri, Felipe Anderson (65' Onazi), Djordjevic (65' Klose). A disposizione: Berisha, Strakosha, Novaretti, Pereirinha, Konko, Ledesma, Cataldi, Keita. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Orsato (Schio - VI) - Assistenti Sigg. Tonolini e Manganelli - Quarto uomo Sig. Nicoletti - Assistenti di porta Sigg. Banti e Gervasoni.
Marcatori: 25' Mauri, 29' Felipe Anderson, 47' Totti, 64' Totti.
Note: la Lazio è scesa in campo con la scritta "Je suis Charlie" sulla maglia in ricordo delle vittime degli attacchi terroristici di Parigi dei giorni scorsi (al giornale "Charlie Hebdo", a Montrouge e in un supermercato) e con il lutto al braccio in memoria di Uber Gradella deceduto il 6 gennaio. Ammoniti: Felipe Anderson, Cana, Nainggolan e De Rossi per gioco scorretto, Mauri, Marchetti e Iturbe per comportamento non regolamentare, Pjanic per proteste. Angoli: 3-5. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 51.200 circa con 23.826 paganti per un incasso di euro 1.292.891 e 27.426 abbonati per una quota di euro 599.255.
La Gazzetta dello Sport titola: "Roma-Lazio 2-2, Totti risponde a Felipe Anderson, e aspetta la Juve. Bellissima partita all'Olimpico: la squadra di Pioli va sul 2-0 con Mauri e Felipe Anderson, poi si scatena il capitano giallorosso che segna una fantastica doppietta. Giallorossi a pari punti con la Juve, in attesa del posticipo".
Continua la "rosea": Un tempo per uno, con un fenomeno per parte. Il primo con la Lazio spinta in paradiso dalle accelerazioni e gli spunti di Felipe Anderson, il secondo con la Roma griffata Francesco Totti, capace di rialzare i giallorossi con due colpi da biliardo. Alla fine ne viene fuori un pareggio giusto, anche se poi entrambe le squadre hanno più di un motivo per rammaricarsi: quella di Pioli perché dopo 45' sembrava aver in mano la partita senza mollarla più, quella di Garcia perché sul 2-2 aveva le forze per chiuderla, senza esserci riuscita. Più in generale la Lazio si conferma squadra che può ambire al terzo posto (leggi Champions) fino alla fine, la Roma aspetta con ansia la sfida di Napoli (con la Juve) e si gode (almeno per un po') il primo posto, in coabitazione con i bianconeri. Pioli rispolvera Candreva e punta tutto sulla qualità dei suoi esterni alti (Candreva e Felipe Anderson), ribaltandoli di continuo a partita in corsa senza dare mai punti di riferimento alla difesa giallorossa. Garcia invece stavolta i suoi esterni li tiene quasi fissi, perché Florenzi a destra deve coprire le falle continue di Maicon. Ed infatti la Lazio la partita la fa sulle fasce e soprattutto a sinistra, dove il terzino brasiliano non tiene mai né Candreva, né Felipe Anderson, che a turno lo sfidano. Anche se poi i primi minuti di gioco lasciano intravedere un certo equilibrio, con Candreva subito pericoloso, Iturbe che sembra promettere bene ed un sombrero di Holebas su Felipe che strappa applausi. Ma il 4-2-3-1 di Pioli è diabolico e si trasforma in 4-4-1-1 in fase difensiva e 4-2-4 in quella offensiva, con Mauri che va a giocare da punta centrale al fianco di Djordjevic.
Sembra la mossa vincente, perché costringe i centrali giallorossi ad un superlavoro e ad una scarsa assistenza agli esterni (in particolare a Maicon), spesso costretti a subire gli uno contro uno di Candreva e Felipe. Così la Roma fatica proprio tra le due linee (centrocampo e difesa) e a spaccare la partita è lo stesso Felipe Anderson: palla rubata a Nainggolan a centrocampo, 40 metri di corsa e assist (scodellato) al bacio per Mauri, sul cui inserimento centrale la difesa della Roma è sbilanciata. Neanche il tempo di metabolizzare il colpo che il brasiliano fa 2-0, con un sinistro da 20 metri che brucia De Sanctis, in netto ritardo sul suo palo. La ripresa si apre con il primo tiro in porta della Roma, che però vale tutta la speranza del mondo: Strootman (appena entrato) taglia la difesa con un pallone chirurgico che trova sul palo opposto Totti, bravo ad insaccare la rete che rianima i giallorossi. E' tutta un'altra gara, la Roma spinge sull'acceleratore, Iturbe impegna da fuori Marchetti, Pjanic non trova il tempo giusto, anche se poi a sfiorare il gol (14') è la Lazio, con il palo di Mauri. Adesso però gli spazi per giocare sono tanti, in campo c'è meno tattica e molto cuore. E al 19' la Roma trova anche il pari: traversone di Holebas, magia di Totti in acrobazia sul palo opposto, festeggiata dal capitano giallorosso con un selfie (telefonino offertogli dal preparatore dei portieri Guido Nanni) sotto la curva. Il pareggio regala ovviamente energie pazzesche ai giallorossi e taglia le gambe ai biancocelesti (Pioli corre ai ripari con Klose per Djordjevic e Onazi per un 4-5-1 più difensivo), che al 31' perdono per infortunio de Vrij. Nel finale l'ennesimo errore di Maicon libera però il contropiede della Lazio, con De Sanctis che si riscatta sulla conclusione ravvicinata di Klose. Finisce così, per un 2-2 giusto ed equilibrato.
Il Corriere dello Sport titola: "E' il derby più bello che c'è. Felipe Anderson lo illumina nel primo tempo, Totti lo abbaglia nella ripresa: come uno show".
Continua il quotidiano sportivo romano: Questi sono i derby, queste sono le grandi partite. Due a due alla fine, siamo usciti dall'Olimpico con la pancia piena e con la mente che ancora rincorreva e rivedeva le emozioni di una sfida che non ha mai stancato, senza una pausa, con un ritmo tale da provocare anche qualche errore. E' stato il derby dei capitani, di Mauri e Totti, e del ragazzino che sta esplodendo in questi mesi, Felipe Anderson, giocatore di un altro mondo, di un'altra epoca, quando ha la palla al piede. Mauri ha lasciato a questa partita un gol, un assist, un palo e una corsa continua che alla sua età (35 anni) non è anagraficamente spiegabile; Totti, che di anni ne ha tre in più, ha fatto qualcosa di diverso, ha ripreso la squadra per i capelli, prima l'ha riportata dentro la partita e poi l'ha rimessa in vita con il gol del 2-2. In mezzo ai due vecchi, ancora Felipe, la cui velocità ha messo a soqquadro la difesa della Roma sul primo gol, l'ha proprio ribaltata, e poi ha piazzato nell'angolino la palla del 2-0. Assist scucchiaiato col destro, gol di sinistro. Un fenomeno. Pioli ha qualche rimpianto in più, avrebbe meritato di portarsi a casa la vittoria per la quantità e la qualità delle occasioni da gol create. I due tempi della Lazio hanno ricordato quelli di San Siro contro l'Inter. Anche allora era arrivata all'intervallo sul 2-0 e si era fatta riprendere subendo il ritorno dell'Inter: prima cattiva, dopo tenera. E se poi dei 21 gol subiti 16 sono arrivati nella ripresa, qualche riflessione andrà fatta: o è un problema di personalità, o di superficialità o di pessima amministrazione delle energie fisiche. Nel suo primo tempo aggressivo e dal pressing sempre molto alto, la Lazio ha dimostrato di avere più brillantezza della Roma, costretta a girare a vuoto e tenuta sempre a distanza dall'area di Marchetti, tanto da arrivare solo tre volte al tiro e mai nello specchio. Nella ripresa, la Lazio ha rallentato, anche se in certi momenti è riapparsa in partita e quelli sono stati i momenti in cui poteva vincerla. La squadra di Pioli, prima dei due gol, si era già avvicinata a De Sanctis con Candreva, era più esatta nelle uscite palla al piede e sempre pronta a ripartire. Biglia controllava facilmente Pjanic, fuori dal gioco per 45', Parolo aveva un passo superiore a quello di Nainggolan e Djordjevic copriva De Rossi quando la Roma riprendeva palla. Un congegno molto efficace.
Poi si sono scatenati il vecchio e il bambino e per la Roma lenta, molle e confusa, è stato buio pesto. Nell'azione del primo gol, Felipe Anderson ha strappato la palla a Nainggolan a centrocampo, ha puntato la porta e al limite dell'area, quando Manolas ha tremato all'idea di affrontarlo e ha rinculato ancora, il paulista ha piazzato l'assist per Mauri. Quattro minuti dopo, il 2-0, con un tacco di Mauri al limite dell'area per il sinistro di Felipe Anderson. Favore ricambiato grazie anche alla difesa della Roma, messa malissimo (De Rossi, Astori e Manolas, tutti in verticale, di fronte al tiro del brasiliano), e di De Sanctis che non si è dato sulle gambe la spinta sufficiente per arrivare sul palo. Se escludiamo il Bayern, così passiva la Roma era stata solo nel primo tempo di Napoli. Allora Garcia era intervenuto in ritardo con i cambi, stavolta invece non ha perso tempo e dallo spogliatoio è riemersa un'altra squadra. Intuito e disperazione hanno accompagnato le mosse del francese. Strootman e Ljajic, che hanno preso il posto di Nainggolan e Florenzi, hanno portato una carica che nel primo tempo non c'era proprio, inoltre con Pjanic più avanti di qualche metro Garcia ha cambiato anche il modulo, ora giocava col 4-2-3-1. Dopo 3' Totti ha accorciato (dormita di Radu), dopo 19' ha pareggiato (errore di Cana e solo in parte di Radu). In mezzo ai due gol, però, la Lazio ha centrato un palo con Mauri. Avrebbe potuto spezzare sul nascere la rimonta della Roma, così come Klose avrebbe potuto segnare all'ultimo istante il gol della vittoria (tiro centrale, parata decisiva di De Sanctis). Sul 2-2, Pioli ha tolto Djordjevic per far entrare Klose senza portare alcun miglioramento alla squadra. E' stato invece costretto a sostituire Felipe Anderson (toccato duro da Astori) e ha messo Onazi per coprirsi un po' di più in mezzo al campo: l'avanzata di Pjanic aveva indebolito il piano tattico della Lazio, che ora cercava di gestire e contenere. Forse ci sbagliamo, ma questa squadra sembra di natura opposta, nata solo per attaccare.
Il Messaggero titola: "La Lazio sogna, Totti fa felice la Roma. Finisce pari un derby di altissimo livello, che avvalora le ambizioni delle due squadre capitoline. I biancocelesti gelano i giallorossi: vanno in vantaggio con Mauri e raddoppiano con Anderson. Nella ripresa è un'altra partita: Francesco accorcia le distanze dopo 3 minuti. La formazione di Garcia spinge fino a trovare il pari col capolavoro del capitano".
Prosegue il quotidiano romano: Adesso sono le parole a sostituire le emozioni. Finisce il derby dell'Olimpico, inizia il dibattito sul risultato. Perché, se restano i 9 punti di distacco tra la seconda e la terza, è la classifica di entrambe a cambiare: la Roma perde terreno dalla Juve e, in serata, finisce di nuovo a meno 3; la Lazio allunga sul Napoli, più 1, e resta in solitudine. Il pari dell'Olimpico genera comunque rimpianti. Il 2 a 2, con i giallorossi capaci di rimontare 2 reti ai biancocelesti, conferma l'equilibrio del duello di alta classifica e al tempo stesso apre la discussione su quanto accaduto nei due tempi. Limitarsi, però, a indicare come colpevoli Garcia (prima) e Pioli (poi) sull'atteggiamento iniziale e in corsa delle due squadre o sulla formazione schierata in partenza e sulle sostituzioni fatte, seguendo il botta e risposta tra la terza e la seconda del campionato, sarebbe superficiale. Perché, per lo spettacolo e il pathos, la sfida dell'Olimpico è stata davvero entusiasmante e intrigante. Più dei dubbi su scelte e gaffe, rimangono le occasioni da rete, i gol, i protagonisti annunciati, gli errori dei portieri e anche dei loro compagni. Al punteggio pensano il vecchio, il recordman Totti, e il bambino, il talento Felipe Anderson. Che sia il capitano (38 anni) a rincorrere il brasiliano (21) rende il racconto del pomeriggio ancora più affascinante. E va pure oltre le scenografie romantiche delle due curve.
La Roma, lenta e distratta, fa cilecca nella prima parte. Tiri in porta: zero. Approccio (e non solo) che costerà il terzo pari casalingo di fila, mai successo con Garcia, dopo quelli con il Sassuolo e il Milan. Il 4-3-3 fa acqua in tutti settori. Maicon a destra non tiene la posizione e fa perdere la sua a Manolas. Astori al centro resta solo e fragile. Dietro solo Holebas non trema. Pjanic si vede per l'inutile pressing nel 4-2-3-1 sbilenco. De Rossi si abbassa troppo e Nainggolan fa solo confusione. Non pervenuto il tridente: Iturbe non si accende, Florenzi entra già spento e Totti galleggia a centrocampo. La Lazio, invece, dà il meglio. Si abbassa compatta, con il 4-2-3-1 che si trasforma nel prudente 4-4-1-1 con Candreva e Felipe Anderson sulla linea di Biglia e Parolo e con Mauri e Djordjevic in pressione sulla linea arretrata giallorossa. Basta spinge più di Radu, anche perché a sinistra bastano e avanzano, a turno, Felipe Anderson e Candreva. Tanto lì Maicon non c'è mai. La differenza è nelle palle perse, con Nainggolan primatista di quelle fatali. Anche gli altri non scherzano. Il gol di Mauri è il frutto dell'azione migliore della gara, dopo il regalo del belga. Splendida la pennellata lieve di Felipe Anderson e ottima la girata volante del capitano davanti a De Sanctis. Che imiterà Nainggolan, consegnando il 2 a 0 alla Lazio: tacco di Mauri e sinistro di Felipe Anderson da fuori area: il portiere giallorosso si distende con grave ritardo e fuori sincronia, prendendo le sue prime reti in un derby. Il brasiliano della Lazio è fin qui il man of the match. Compare negli ultimi 11 gol biancocelesti: 5 assist e 5 reti in 5 partite. Da quasi 31 anni (febbraio '84) la Roma non si ritrovava sotto di due reti contro la Lazio dopo un tempo.
Il derby, dopo l'intervallo, diventa Totti contro tutti. Il capitano festeggia con tanto di selfie sotto la Sud la prima doppietta stagionale (ultima, ottobre 2013, a San Siro contro l'Inter) e ritrova il gol all'Olimpico (digiuno che durava qui dal 2 aprile). In questo campionato aveva fatto centro solo su rigore (2) e, su azione, torna a segnare alla Lazio dopo quasi 10 anni (ottobre 2005). In mezzo alle sue 2 reti (sono 239), il palo di Mauri per il possibile 3 a 1. Ma le mosse di Garcia incidono nella ripresa. Strootman, dentro per Nainggolan, verticalizza con continuità e trascina i compagni all'assalto. Lo assiste Holebas, si fanno coinvolgere Iturbe e Ljaijc, in campo per Florenzi. La prima rete di Totti, con dormita di Radu, intimidisce la Lazio. Che arretra. La seconda prodezza addirittura rischia di essere letale. Perché terrorizza pure Pioli. Che, dopo aver tardato a cambiare, fa uscire insieme Djordjevic e Felipe Anderson. Sul centravanti, spazio a Klose, niente da dire: il tedesco avrà nel finale anche la chance del successo, sventata da De Sanctis che almeno si fa perdonare. Ma togliere il ragazzino, dentro Onazi per tornare al 4-3-3, è sembrata più presunzione che altro. Ha voluto stupire e gli è andata bene. Perché la Roma, di questi tempi, fatica ad alzare il ritmo. Ecco solo il tiretto da fuori di Strootman davanti ai biancocelesti intimoriti. Si fa male de Vrij. Tocca a Cavanda, con Radu, il peggiore del pomeriggio, slittato al centro. Iturbe chiede il cambio a Garcia proprio mentre sta partendo la standing ovation per Totti. Si rivede Destro. Anzi, nessuno lo vede.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
E' orgoglioso della Lazio. Fatica a contenere i rimpianti. Il palo colpito da Mauri, Felipe Anderson sostituito per un intervento durissimo ignorato da Orsato, le distrazioni della difesa, il primo gol di Totti con un'azione viziata in partenza da un fallo non concesso a Djordjevic, l'occasione fallita da Klose al novantesimo. Dura da digerire la rimonta giallorossa. Pioli ha cercato di tirarsi su con l'analisi. La Lazio è stata più bella, la Lazio è stata meglio della Roma, la Lazio avrebbe meritato di vincere. "Resta l'ottima prestazione. Il risultato è questo. La Roma da due anni lotta per lo scudetto, eppure abbiamo giocato alla pari, anzi credo meglio di un avversario molto forte, mettendo sul campo qualità, idee, generosità. Ci siamo trovati con un doppio vantaggio dopo un tempo. A quel punto, è chiaro, vuoi portare a casa la vittoria, ma non pensavamo all'intervallo che fosse chiusa. Avevamo vissuto una situazione simile a San Siro con l'Inter". Il derby è cambiato a inizio ripresa. Ecco dove nascono i rimpianti di Pioli. "Rivedendo i due gol della Roma dico: la Lazio è una squadra con tanti pregi e con qualche difetto da eliminare. Siamo più attenti, aggressivi e intensi quando la palla è nell'altra metà campo, lo siamo meno quando la palla è nella nostra. Un aspetto da correggere se vogliamo competere per le posizioni alte della classifica". La Roma ha preso coraggio, la Lazio si è abbassata. Pioli ha protestato garbatamente con Orsato. "L'aspetto mentale è determinante. Il primo gol di Totti in apertura ha dato entusiasmo alla Roma, ma in quell'azione non sono stati fischiati due falli su Parolo e Djordjevic. Eravamo in uscita". Il tecnico emiliano ha perso Felipe Anderson per infortunio, toccato duro da Astori. A parte approfondiamo le proteste della Lazio. Sul campo, è uscito l'uomo più pericoloso e in grado di volare in contropiede. La squadra ha perso profondità sulla corsia sinistra, trascinata sulla fascia opposta da Candreva. E si è avvicinata lo stesso al terzo gol. "La Lazio ha giocato novanta minuti per vincere, la mentalità mi è piaciuta molto. Episodi decisivi. Con un briciolo maggiore di fortuna avremmo vinto. Penso al palo colpito da Mauri, sarebbero bastati due centimetri perché quel pallone entrasse. Sul 3-1 a metà ripresa, non ci avrebbero più ripresi. E avremmo vinto se De Sanctis non avesse fatto una grande parata su Klose".
Ha impressionato la Lazio fantasia con il 4-2-3-1. Pioli aveva cominciato a pensarci tra Natale e Capodanno. "L'idea è nata perché ho esterni offensivi di qualità. Più ne metti in campo, meglio è. Questione di disponibilità e di atteggiamento, sinora l'ho trovata dai miei giocatori. Bisogna correre e rincorrere. Avevo provato durante la sosta anche quando era disponibile Lulic, che può essere impiegato da terzino. Non è un problema di modulo, conta l'atteggiamento. Avevamo giocato benissimo con la Samp applicando il 4-3-3. L'importante è che la squadra si muova, il lavoro dei giocatori offensivi può permettercelo. Ora dobbiamo insistere. Mi dispiace come sono arrivati i due gol della Roma. Pur abbassandoci, e ci può stare di trovarsi più bassi, eravamo in superiorità o parità numerica in difesa. Dovevamo essere più attenti. Se prendi due gol su altrettanti traversoni devi provare a fare meglio". Bravo Garcia ad avanzare Pjanic dopo l'intervallo. Nei primi venti minuti della ripresa sono arrivati i due gol della Roma, che aveva trovato la superiorità numerica a centrocampo. Biglia era in calo, Onazi è entrato forse in ritardo. "La Roma aveva cambiato disposizione. Pjanic è salito, si è avvicinato a Biglia. Lucas aveva meno tempo per giocare, era un pochino preoccupato. Ci dovevamo muovere meglio con gli altri centrocampisti. Parolo e Mauri si dovevano avvicinare. Forse Biglia ha avuto un leggero calo nel secondo tempo, ricordiamoci che veniva da un infortunio, ma è un centrocampista troppo importante per intelligenza tattica e visione di gioco" ha spiegato Pioli prima di spiegare perché non ha inserito Keita per Felipe Anderson. "Keita sarebbe entrato se non ci fosse stato l'infortunio di de Vrij a dodici-tredici minuti dalla fine. Non in quella situazione, perché dovevo rinforzare il centrocampo, la Roma aveva troppo palleggio". Dal punto di vista tattico, è stato un lusso il cambio tra Djordjevic e Klose, che nel finale s'è trovato sul destro il pallone della vita. "La partita è stata preparata e interpretata bene" ha ripetuto Pioli.
Sola al terzo posto, la Lazio ha staccato di un punto il Napoli (domenica all'Olimpico) e crede alla Champions. "Abbiamo fatto tanto per arrivarci, vogliamo rimanere al terzo posto. La concorrenza è feroce. Benitez parla di scudetto. Inzaghi, Montella e Mancini parlano di terzo posto. Ne parliamo anche noi. Anzi, noi speriamo di parlarne meno e di arrivarci. La Lazio non si tirerà indietro". Negli spogliatoi ha salutato Totti. Niente polemiche per il selfie. "Accetto tutte le esultanze, se fatte con rispetto per gli avversari. Quando l'ho visto, sono rimasto sorpreso anche io. Non so come hanno festeggiato i nostri. Le mie sono più contenute, ma non è stato un problema. Il problema è stato non fare un gol in più della Roma". Giusto.
Lazio furiosa con Orsato. Le proteste sono state contenute sul campo, il capitano Mauri era già ammonito (come Cana, Felipe Anderson e Marchetti) e nessuno voleva rischiare il rosso per proteste, ma negli spogliatoi dell'Olimpico hanno tenuto banco le accuse all'arbitro. Due episodi hanno fatto montare la rabbia della squadra biancoceleste. L'azione del primo gol di Totti viziata in partenza da una spinta di Astori su Djordjevic, tamponato e finito a terra. Orsato non ha interrotto il gioco, la Roma è ripartita e ha segnato, riaprendo la partita. Felipe Anderson si era ormai eclissato, non riusciva più a scattare, limitato da una stecca dell'ex difensore del Cagliari verso la fine del primo tempo. Astori non ha preso il cartellino giallo. Pioli s'è lamentato molto sul campo e anche dopo la partita. Il brasiliano aveva sdraiato la Roma per mezz'ora, è uscito di scena dopo l'intervallo. A guidare la protesta della Lazio ha pensato Marco Parolo. Perché la distrazione della linea difensiva s'è consumata quindici secondi dopo il fallo non sanzionato a Djordjevic. La Lazio stava provando ad azionare il contropiede. "Sì, c'è stato un clamoroso fallo su Djordjevic. Purtroppo non ce l'hanno fischiato. Brava la Roma a far gol. Ma Filip è stato travolto. Quell'azione ci avrebbe permesso di risalire ma non ci è stata concessa la punizione". Il capitano biancoceleste ha sottolineato una diversa misura arbitrale di Orsato. Mauri ha parlato di Lazio danneggiata. "Non è vero che non protestiamo mai, per esempio in occasione del giallo su Cana lo abbiamo fatto. In quella situazione, quando Iturbe ha messo le mani addosso, ho beccato un giallo anch'io. Nelle indecisioni tra l'ammonizione o non tirare fuori il cartellino, l'arbitro ci ha un pochino danneggiato. Ma va bene così, sbagliano tutti in campo, può farlo anche lui. Certo ha pesato e ci ha fatto male prendere gol all'inizio del secondo tempo perché c'era un fallo netto su Djordjevic".
Il gol di Totti ha riaperto il derby in avvio di ripresa. "In quell'azione non sono stati fischiati due falli su Parolo e Djordjevic. Eravamo in uscita. Quell'episodio è da rivedere, ci sono stati due falli a nostro favore non sanzionati, la Roma è ripartita e ha segnato, prendere quel gol ha dato coraggio ai giallorossi". L'episodio ha portato Pioli a protestare. I risultati a volte sono decisi dai dettagli, dalle sfumature. "La palla era nostra, stavamo cercando di uscire. Se il gioco fosse stato interrotto, avremmo potuto gestire meglio. Sono episodi che succedono, possono essere determinanti". E' stato soprattutto l'intervento di Astori su Felipe Anderson, dal punto di vista degli equilibri, a dare la svolta alla partita. Il brasiliano è stato costretto a uscire al ventesimo della ripresa (appena incassato il 2-2), il difensore della Roma neppure ha preso il giallo. Doveva essere destino, è stato proprio l'ex del Cagliari, soffiato in extremis da Sabatini a Lotito, a mettere fine alle magìe dell'ex gioiello del Santos, imprendibile per tutti. Solo così poteva essere fermato. "Felipe Anderson è uscito per infortunio. E' stato colpito duro, ci poteva stare il cartellino giallo. E' stato un cambio forzato, non l'ho tolto per mia scelta" ha raccontato Pioli, aggiungendo dei particolari fondamentali. "Felipe sono stato costretto a sostituirlo per un trauma contusivo. Si è fatto male verso la fine del primo tempo, già nell'intervallo eravamo preoccupati, ma lui pensava di farcela, era giusto provare. A volte, scaldando il muscolo, riesci a giocare sopra le contusioni. Invece così non è stato. Quando abbiamo capito che non riusciva più a scattare, l'abbiamo sostituito". E' facile immaginare come la Lazio sarebbe potuta ripartire con Felipe Anderson al top nella ripresa. "Le sue caratteristiche sarebbero stati importanti" ha sospirato Pioli. Rabbia e rimpianti.