1 dicembre 2019 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XIV giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Strakosha, Luiz Felipe, Acerbi, Radu, Lazzari, Milinkovic, Leiva (75' Cataldi), Luis Alberto (79' A. Anderson), Lulic (64' Jony), Correa, Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Vavro, Bastos, Jorge Silva, Parolo, Adekanye, Caicedo. Allenatore: S. Inzaghi.
UDINESE: Musso, Becao, Ekong, Nuytinck, Stryger Larsen, Madragora, Walace (76' Barak), De Paul (59' Fofana), Samir, Nestorovski, Okaka (81' Teodorczyk). A disposizione: Nicolas, Perisan, Sierralta, Opoku, Ter Avest, De Maio, Kubala, Lasagna, Pussetto. Allenatore: Gotti.
Arbitro: Sig. Di Bello (Brindisi) - Assistenti Sigg. De Meo e Affatato - Quarto uomo Sig. Camplone - V.A.R. Sig. Mazzoleni - A.V.A.R. Sig. Paganessi.
Marcatori: 9' Immobile, 36' Immobile (rig), 45'+1' Luis Alberto (rig).
Note: esordio in serie A e in una partita ufficiale con la maglia della Lazio per André Anderson. Ammonito al 35' Ekong per gioco falloso. Angoli 2-2. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 30.000 circa, incasso non comunicato.
? La Gazzetta dello Sport titola: "La nona di Ciro. Immobile? No immarcabile! La Lazio vola Udinese k.o. Sesta vittoria di fila per la squadra di Inzaghi. E il suo goleador va a segno per la nona giornata consecutiva".
Continua la "rosea": Tutto facile, tutto fin troppo bello. Bastano 45 minuti, i primi, alla Lazio per piegare un’Udinese impalpabile, infilare il sesto successo consecutivo in campionato e consolidare il terzo posto solitario in classifica. Che fa rima con quella Champions che da sogno impossibile che è stato nelle ultime stagioni sembra quest’anno potersi davvero trasformare in obiettivo concreto per la squadra di Inzaghi. Con quei quattro... Vola, la formazione biancoceleste, grazie alla solita "banda dei quattro". Immobile non smette di segnare e mietere record; Luis Alberto continua a inventare e torna pure al gol; Correa si prende due rigori e anche la ribalta con le sue serpentine; e infine Milinkovic decide che è tempo di uscire dal letargo e torna ad esprimersi da Sergej. Quando quei quattro girano tutti insieme è davvero difficile fermare la Lazio. L’Udinese lo capisce subito, sin dai primi minuti, nel corso dei quali la squadra di casa crea subito tre palle-gol e, alla quarta, sblocca con Immobile. Milinkovic vince il duello di forza con Becao e Stryger Larsen, quindi scodella per Ciro che non perdona. I friulani hanno solo un sussulto nei minuti immediatamente successivi all’1-0 (Nestorovski e Mandragora sfiorano il gol con due conclusioni che escono di poco), ma poi si eclissano subito. Incapaci fisicamente e ancor di più mentalmente di reggere l’urto dei padroni di casa.
Resa senza condizioni. Gotti, l’ex tecnico pro tempore, si presenta con un 3-5-2 che, in realtà , assomiglia molto di più a un 5-3-2, con i due laterali bassissimi e il pacchetto di centrocampo che agisce solo qualche metro più avanti. Chiaro il disegno tattico: creare densità in mezzo, fare muro per impedire alla Lazio di arrivare in area. Anche perché i gol dei biancocelesti si consumano tutti lì dentro (33 su 32, con quelli di ieri). Eppure, nonostante l’atteggiamento a dir poco prudente, i friulani non riescono ad opporre alcuna resistenza. Anzi, lo schieramento abbottonato finisce col deprimerli (vero De Paul?), con l’impedire loro anche solo di pensare ad una partita diversa. Come si evince chiaramente da un secondo tempo affrontato con l'unica idea di finirla il prima possibile. Se non ci fosse Musso, l’unico a meritare la sufficienza, il passivo sarebbe ancora più consistente. Molto peggio i compagni, specie i difensori. Troost-Ekong e Nuytinck sono quanto meno sprovveduti nel causare i due rigori (entrambi falciano Correa) che chiudono la pratica già prima dell’intervallo, rendendo il secondo tempo una lunga, ininfluente appendice ad una partita già andata in archivio. Ciro in orbita. Il primo penalty lo trasforma come da copione Immobile. Che poi, da uomo squadra, lascia l’altro a Luis Alberto, che non segnava da tre mesi e, visto che non si vive di soli assist (lo spagnolo ne ha già collezionati nove), smaniava per tornare al gol (tanto più che in tribuna c’erano i genitori, cui ha dedicato la marcatura). Immobile altruista, ma comunque capace di toccare quota 105 in biancoceleste e raggiungere Rocchi al quinto posto nella classifica all time dei marcatori laziali.
La sesta doppietta stagionale (Nazionale compresa) gli consente poi di andare in gol per la nona giornata consecutiva: il record di Batistuta (11) è vicino. E, sempre a proposito di altruismo, le sue reti contribuiscono a far realizzare alla Lazio intera un altro primato. Per la nona gara consecutiva di campionato (guarda caso le stesse in cui Ciro ha sempre marcato) la formazione di Inzaghi segna almeno due gol: non era mai accaduto nella storia della Lazio (e il precedente record, di otto, era vecchio di oltre ottant’anni). Ma quando quei quattro là davanti girano tutto è possibile. Specie poi se (come sta accadendo quest’anno) alla consueta prolificità offensiva si unisce pure una migliore tenuta difensiva. E qui entrano in gioco gli altri uomini di Inzaghi. La Lazio collaudata e sostanzialmente uguale a se stessa da parecchio tempo, è una macchina in cui tutto funziona alla perfezione, equilibri compresi. In passato è stata brava a farsi male da sola, quest’anno sembra avere finalmente trovato la maturità .
? Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, show e record. Uragano Champions. Altra doppietta di Ciro e sigillo di Luis Alberto. Correa provoca due rigori. Nona partita di fila con 2 o più gol. L’Olimpico applaude la squadra di Inzaghi. L’Udinese finisce al tappeto".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Sì, sognare si può. Canta l’Olimpico e applaude la Lazio nel segno di Immobile. Un’altra doppietta e il rigore concesso a Luis Alberto per schiantare l’Udinese e continuare la rincorsa Champions. Sesta vittoria consecutiva, terzo posto a quota 30 punti, l’idea di potersi divertire e misurare sabato di fronte ai campioni d’Italia della Juve. Ciro viaggia a ritmi da record d’altri tempi. Segna come Angelillo e Borel, è primo nella classifica della Scarpa d’Oro e ha persino scavalcato Lewandowski con 17 gol realizzati in 14 partite di Serie A. E’ una sentenza, perché va a segno da nove giornate di fila e non si è più fermato da quando, dopo l’esclusione clamorosa con l’Inter a San Siro, gli è stato restituito un posto da titolare. Sono le stesse in cui la Lazio ha segnato minimo due gol a partita come non è mai successo in 120 anni di storia, un altro primato raggiunto da Inzaghi, che ora contende a Gasperini il miglior attacco del campionato. Già , perché dietro a Immobile ci sono gli altri fantastici interpreti scelti da Tare e protetti da Lotito. Splende la stella di Luis Alberto, il mago spagnolo, regista sublime, il miglior numero 10 della Serie A dietro a Dybala, fabbricatore seriale di passaggi filtranti e di idee geniali. E’ irresistibile Correa, contropiedista nato e capace, nella giornata meno brillante, di guadagnare due rigori. Fa di nuovo la differenza Milinkovic, regale e statuario nei suoi movimenti, determinante con l’assist servito a Immobile e continuo per novanta minuti.
Aggressione. Non è un caso se i magnifici quattro della Lazio hanno griffato e prodotto la tripletta dell’Olimpico, ma sarebbe ingeneroso trascurare la sostanza e gli equilibri raggiunti dall’intero blocco dei titolari. Lo scudo di Leiva davanti alle certezze difensive di Acerbi e Radu, il rientro promettente di Luiz Felipe, la crescita esponenziale di Lazzari e la corsa senza fine di Lulic. Tutti hanno giocato bene, dando la sensazione di essere al top della forma e pieni d’entusiasmo. La Juve, per vincere sabato all’Olimpico, dovrà impegnarsi a fondo. L’Udinese all’intervallo aveva già perso. La partita vera è durata un tempo e la Lazio era riuscita a metterla subito in discesa. Aggressione feroce e baricentro altissimo. Lancio di Luiz Felipe, gioco di prestigio e tocco morbido di Milinkovic dopo essersi liberato (senza fallo) dalla marcatura di Becao e Stryger Larsen, sinistro di Immobile in rete. I biancocelesti si erano già divorati tre o quattro occasioni per sbloccarla. Musso super sulla punizione di Luis Alberto, Correa sprecone al tiro da fuori.
Dominio. Inzaghi lo avrebbe voluto più risoluto sotto porta, ma l’argentino è stato capace di provocare due rigori. Il primo per un intervento di Ekong concesso dopo il controllo al Var (tra le proteste ingiustificate dell’Udinese) e il secondo, a un sospiro dall’intervallo, per il fallo commesso da Nuytinck. Immobile, invece di cercare la tripletta, ha consegnato il penalty a Luis Alberto, a segno con dedica ai genitori. Modesta la reazione dell’Udinese, consumata nel sinistro alto di Nestorovski davanti a Strakosha e nel diagonale di Mandragora: 6 tiri (con un desolante 0 nello specchio) contro i 13 della Lazio all’intervallo. Gotti immaginava un altro tipo di impatto, invece l’Udinese ha cominciato a giocare quando era già andata sotto. Ha funzionato poco e solo nelle occasioni in cui Samir e Stryger Larsen si alzavano a sostegno. Spento De Paul, statico Walace. I difensori di Inzaghi erano feroci, in costante anticipo. La Lazio ha dominato. Uno show per 45 minuti, gestione totale nella ripresa.
? Il Messaggero titola: "Lazio e Ciro uno show da Campioni. Ai biancocelesti basta il primo tempo per travolgere l’Udinese 3-0. Doppietta di Immobile e gol di Luis Alberto: terzo posto e Juve a +6".
Prosegue il quotidiano romano: Le parole lasciano spazio agli applausi. Scroscianti. Meritati. Doverosi. La Lazio è una meraviglia per gli occhi. Basta un tempo per annichilire l'Udinese e sedersi sempre più comodamente al terzo posto. Fatece largo che passamo noi cantano i ragazzi di Inzaghi che vanno avanti spediti verso la Champions. Udinese ko per 3-0. Sesta vittoria di f?ila in campionato, eguagliato il primato stabilito due anni fa. Una corsa che non conosce ostacoli. Nona partita di f?ila in cui la Lazio segna almeno due reti, migliorata la striscia record della stagione 1936-37. Basta alzare lo sguardo per far venire le vertigini: -7 dall’Inter capolista e -6 dalla Juve Campione d'Italia. Sabato lo scontro diretto con i bianconeri che potrebbe aprire scenari impensabili ad inizio anno. Diciamolo francamente, è vero che l'Udinese è decisamente poca cosa ma i biancocelesti sono un’onda che travolge tutto e tutti. Un piacere per gli occhi vederli giocare. L'Italia pallonara s’inchina. Non potrebbe fare altro al cospetto di una squadra che ruba lo sguardo. Verticalizzazioni, scambi rapidi e una qualità che, dal centrocampo in su, fa spavento. Gioca in ripartenza e taglia in due gli avversari. Basti pensare che nei primi ll minuti crea 5 nitide palle gol. Sotto a chi tocca.
Da impazzire. Tutti in f?ila dietro a Ciro. Immobile è una macchina da gol. Doppietta, la numero 22 da quando è alla Lazio. Primato sempre più solido nella classif?ica cannonieri. Segna da nove partite di f?ila. Per la precisione ne ha realizzati 13. Accarezza la scarpa d'oro. Ha superato anche Lewandowski tra i bomber di tutta Europa. Luis Alberto è una delizia per palati sopraf?fini. E quasi impossibile cogliere tutte le sfumature delle sue giocate. Al festival del gol partecipa anche lui. Bello il gesto con cui porge a Re Immobile la palla in occasione del secondo penalty. Ciro glielo cede e lo spagnolo fa festa con tanto di maglia per i genitori ("Felicidades mama 66 papà 70"), per l’occasione in tribuna all’Olimpico. Due rigori fotocopia guadagnati da un Correa imprendibile. Non c'è un elemento che stona in questa orchestra che suona una dolce musica. Note della Champions. Lazzari sulla destra è diventato imprendibile. Da quando è stato spostato leggermente più in avanti brucia l’erba. Bellissimo il cross per il tuffo di testa di Immobile. In mediana Leiva, dopo qualche stonatura, ha ripreso in mano la bacchetta dirigendo alla grande. Il grande merito è di Inzaghi che ha sempre creduto nel gruppo. L'Europa League, divenuta un fardello, ora non pesa più. La mente è più libera. La strada è spianata. Chiaro che la differenza la faccia la testa. Più matura rispetto al passato. Non è più tempo di sperare. Questo è il tempo di continuare a vincere.
Sabato toccherà alla Juventus un test fondamentale per capire ancor di più dove potrà arrivare la Lazio. Al momento nessuno si pone limiti. In tribuna gongola il presidente Lotito. Una f?ila più in basso sorride soddisfatto anche il lazialissimo Paolo Barelli, numero uno della Federnuoto. Omaggio a Luca Sacchi. Un sorriso è comparso anche sul volto della famiglia di Luca Sacchi (tifoso laziale), il ragazzo ucciso da un colpo di pistola alla testa la sera del 23 ottobre in zona Appio Latino, presenti ieri allo stadio nei distinti nord-ovest. Mamma Tina e papà Alfonso avevano una maglia con il suo nome e un grande cuore celeste. Immobile li ha omaggiati con un mazzo di f?iori. Premiati abbonati storici. Prima del f?ischio d'inizio il presidente Lotito e suo f?iglio Enrico hanno premiato due storici tifosi della Lazio: da 50 anni hanno l’abbonamento nello stesso settore e nello stesso posto. Una iniziativa promossa dal responsabile della comunicazione De Martino e dal dipartimento sviluppo progetti. Ciro insieme a Parolo, Acerbi e Cataldi domenica 8 dicembre, invece, il giorno dopo la sf?ida contro la Juventus, saranno camerieri alla cena di benef?icenza organizzata dalla Sospe di Suor Paola.
? Tratte da Il Messaggero, alcune dichiarazioni post-gara:
Insaziabile. Sempre pronto a migliorarsi e a guardare in avanti. Finalmente col vento in poppa e con un gruppo vincente e maturo. Da quando Inzaghi siede sulla panchina della Lazio, la squadra e lo stesso allenatore non hanno fatto altro che crescere, anno dopo anno, partita dopo partita. Qualche scivolone importante c’è stato, come col Salisburgo e con l'Inter nel f?inale Champions di due stagioni fa, ma notando i risultati attuali, più naturalmente i due trofei conquistati, pare che sono stati assorbiti e soprattutto serviti come lezione. Con le sei vittorie consecutive ottenute in questo campionato, il tecnico biancoceleste ha emulato Antonio Conte. Gli unici allenatori in Italia ad arrivare ad una striscia così vincente e consecutiva. Per l’allenatore laziale un meritato confronto e un traguardo raggiunto con merito. Dietro di sé anche diversi record abbattuti e tabù sfatati, il più lungo di tutti quello di San Siro col Milan, dove illustri predecessori hanno fallito. Di primati, poi, ne ha raggiunti parecchi, ma forse il più signif?icativo, allo stato attuale, riguarda le otto migliori partenze della storia della Lazio dopo quattordici giornate, dove Inzaghi e la sua squadra f?igurano per ben tre volte. Adesso per il tecnico di Piacenza verrà il diff?icile. Non solo perché ora davanti ci sarà la Juve, ma perché continuare con questo trend e con questa pressione, rende le cose ancora più complicate.
Lui, Simone, ne è consapevole, ma non pare avere alcun timore anzi va ancora più dritto per la sua strada, sicuro che la Lazio ancora non ha fatto realmente vedere di cosa è capace. "Non era facile battere questa Udinese, ma l'abbiamo fatto meritatamente. Quando venivano criticati, nel momento più tosto, sapevo che saremo venuti fuori, ero tranquillo e adesso i risultati mi stanno dando ragione", il pensiero del Guru della panchina laziale. Potrebbe prendersi l’ennesima rivincita perché, in effetti, l’aveva sempre detto che era solo questione di tempo, ma si gode il momento e prosegue senza sosta verso il suo obiettivo, la Champions League. "Dobbiamo e possiamo restare in queste posizioni - spiega -, ma dobbiamo restare umili e continuare a giocare con questa intensità e voglia in ogni partita. Non dobbiamo accontentarci mai, senza porsi alcun limite. La Juve? Loro sono fortissimi, ma lo siamo anche noi e possiamo giocarcela". E se lo dice lui, allora sarà così. Pochi in estate avrebbero pensato che la Lazio dopo quindici giornate avrebbe avuto la possibilità di giocarsi il secondo posto con i bianconeri di Sarri e CR7. Inzaghi non era tra questi.
Dal Corriere dello Sport:
La Scarpa d’Oro e il gol hanno un nuovo padrone, è Ciro Immobile, bomber senz’interruzioni, re d’Europa. Ha staccato Lewandowski del Bayern nella classifica degli ultrabomber (17 gol contro 16, 34 punti contro 32). L’assatanato Ciro meglio dell’ossessionato del gol, così s’è definito giorni fa il gigante Robert. Applaudiamolo, acclamiamolo, incoroniamolo, santifichiamo ancora di più Immobile. Non è umanamente possibile quello che sta facendo. Miracoli, o quasi. Come fa? Solo lui lo sa. Ogni partita, uno o due colpi. Ogni colpo, un record. Ogni record, un romanzo. "E’ pericoloso", ha detto ieri Sarri, temendo per sabato. Sempre e comunque, Ciro Immobile. Non c’è niente più da fare, segna non-stop. Sta sorpassando i miti e i limiti. Non vuole tanto, vuole tutto: titolo di capocannoniere, Scarpa d’Oro, Champions, la luna. E allora, tutti in una volta, tutti d’un fiato, aggiorniamo i record di questo bomber sovrumano. Ciro "a segno" Immobile è l’antenato dei mostri sacri laziali. I due gol di ieri sono stati il 104º e il 105º con la Lazio, ora Immobile è il quinto goleador biancoceleste di sempre (ha acchiappato Tommaso Rocchi a 105), punta Giordano (108), Chinaglia (122), Signori (127), Piola (159). Sì, anche lui l’inarrivabile Silvio di questo passo. Continuando così, segnando incessantemente, Ciro batterà se stesso e i recordman del passato. Immobile nel 2017-18, alla 14ª giornata, vantava 15 gol, due in meno di oggi (chiuse a 29 in A, 41 totali, ma s’infortunò alla fine). Strasegnando con questo ritmo può immaginare di riscrivere il record assoluto di Higuain, arrivato a 36 gol in campionato nel 2015-16 (col Napoli).
Il Pipita, alla 14ª, era fermo a 12, Ciro è a più 5. Immobile ha una media di 1,21 gol a partita, moltiplicandola e proiettandola alla 38ª giornata, i gol sarebbero 46, una cifra inimmaginabile. A questi numeri sovrumani andrebbero aggiunti i rigori che Ciro ha fatto calciare, gentilmente, a Luis Alberto (ieri), a Caicedo e Correa: "Non potevo non lasciare il rigore a Luis Alberto - ha detto Ciro generosamente - merita per quello che ci dà e per l’impegno. Ne ho lasciato uno a Caicedo, uno al Tucu, toccava a lui. E’ importante che si sia sbloccato anche sotto porta". I gol di Immobile sono la marcia trionfale della Lazio: "E’ una grande Lazio, sono contento, abbiamo fatto un ottimo lavoro contro l’Udinese, non era semplice. Queste partite nascondono insidie, siamo stati bravi a mettere la sfida sui binari giusti fin da subito. Il percorso di crescita passa anche da queste partite, non perdere punti è fondamentale. Il pubblico se lo merita, è stato meraviglioso". Per tornare ai rigori concessi da Ciro ai suoi compari, registriamo la giustificazione di Inzaghi: "Dà ottimi segnali anche in questo. Ciro è un nostro leader, si sacrifica, non è egoista. Onore a lui che sta facendo molto bene così come ai suoi compagni. I rigori lasciati? C’è una gerarchia che va rispettata. Poi è successo che i ragazzi si siano messi d’accordo, come accaduto a Bologna. Ciro, Luis Alberto e Correa li sanno calciare tutti molto bene". Ma Ciro è Ciro.
Dalla Gazzetta dello Sport:
Inzaghi a fine partita si gode la sesta vittoria consecutiva della sua Lazio: "Siamo in un ottimo momento, giochiamo bene e vinciamo. Dobbiamo continuare così sapendo che il campionato è pieno di insidie. Sabato avremo una grande gara con la Juventus, ci vogliamo preparare al meglio. Temevo l’Udinese, venivamo dalle fatiche di Europa League di giovedì scorso, è stata una prova di maturità ". Ora la Juve, appunto: "Non dobbiamo guardarci indietro, ma avanti. L’obiettivo è migliorarci sempre, vincendo tutte le partite possibili e alzando l’asticella. Sappiamo che ci sono squadre che torneranno in alto in classifica, il campionato è lungo e difficile, noi dobbiamo ancora eliminare alcune ingenuità che a volte commettiamo". Nessuna ingenuità , invece, per l’Udinese. Nel senso che la differenza in campo è stata netta ed evidente. Tutto qui. "La Lazio domina contro tutti e noi non siamo riusciti a contrastarne la grande qualità , limitando il loro centrocampo – dice Luca Gotti, tecnico dell’Udinese –. Il 3-0 del primo tempo poteva farci abbassare la testa, invece nella ripresa abbiamo avuto l’atteggiamento giusto".