26 febbraio 2019 – Roma, stadio Olimpico - Coppa Italia, Semifinale di andata - inizio ore 21.00
LAZIO: Strakosha, Patric, Acerbi, Bastos, Romulo (90' Marusic), Milinkovic, Leiva, Parolo (73' Luis Alberto), Lulic, Correa, Immobile (81' Caicedo). A disposizione: Proto, Guerrieri, Luiz Felipe, Durmisi, Badelj, Cataldi, Jordao, Pedro Neto. Allenatore: S. Inzaghi.
MILAN: Donnarumma G., Calabria, Musacchio, Romagnoli, Laxalt, Kessié (29' Calhanoglu), Bakayoko, Paquetà (85' Biglia), Suso (73' Castillejo), Piatek, Borini. A disposizione: Reina, Donnarumma A., Abate, Conti, Strinic, Rodriguez, Bertolacci, Montolivo, Cutrone. Allenatore: Gattuso.
Arbitro: Sig. Orsato (Schio - VI) - Assistenti Sigg. Manganelli e Ranghetti - Quarto uomo Sig. Pairetto - V.A.R. Sig. Calvarese - A.V.A.R. Sig. Vuoto.
Note: ammonito al 34' Parolo, al 44' Romagnoli, al 78' Patric, al 78' Calabria tutti per gioco falloso, all'81' Donnarumma G. per proteste. Angoli 4-0. Recuperi: 2' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 32.000 circa.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Un Milan firmato Gattuso. Grinta e carattere: un muro in difesa. La Lazio non sfonda. E ora tutto in 90’. Meglio i romani che creano solo con tiri da fuori. Immobile è impalpabile, Piatek troppo solo in avanti".
Continua la "rosea": Il bivio del Milan era questo: coprirsi e ragionare comunque nella logica dei 180’ oppure attaccare una Lazio trasfigurata da assenze e convalescenze e cercare di ipotecare subito la finale? Gattuso ha scelto la prima strada. Il Milan ha chiuso con un solo tiro in porta (una carezza di Suso) e senza neppure un calcio d’angolo. Piatek, lasciato a corto di pallottole, ha sparato un colpo solo, in aria, al 44’ della ripresa. Solo tra due mesi a San Siro, dopo la partita di ritorno, sapremo se la scelta romana di Rino pagherà e o se genererà rimpianti, perché a fine aprile la Lazio potrebbe essere tutta un’altra cosa e, se recupererà tutta la sua qualità offensiva, lo 0-0 esterno che oggi sembra buono, potrebbe anche rivelarsi gracile, vulnerabile a un semplice 1-1. La sfida tra le due squadre che hanno conteso le due ultime Coppe Italia alla Juventus resta apertissima. La Lazio ha cercato di più la vittoria e ha costruito di più: il bilancio dei tiri (11-3) e dei corner (4-0) rende l’idea, ma in realtà Donnarumma non ha mai dovuto fare una parata vera. Il possesso non ha fruttato per l’opaca condizione del suo primo terminale (Immobile) e degli altri attaccanti, ma anche per l’ormai certificata solidità difensiva del Milan. Piatek sarà anche un gran pistolero, ma là dietro c’è una bella banda di sceriffi: 3 gol subiti in tutto il 2019, 4 nelle ultime 12 gare. Numeri che bucano come pallottole.
Simone Inzaghi sceglie la difesa a 3 e Milinkovic dietro a Correa e Immobile (3-4-1-2), con due idee in testa: affondare in fascia dove il Milan può scoprirsi se gli esterni offensivi non rientrano e quelli della mediana non scivolano bene; allargare le maglie del centrocampo rossonero per consentire a Milinkovic di mirare la porta. Il piano tutto sommato riesce e consegna alla Lazio una leggera supremazia nel primo tempo. Il serbo, come nei piani, arriva pericolosamente al tiro dal limite (38’) e, ancora più pericolosamente calcia e spreca dal cuore dell’area Immobile la sola vera palla-gol della prima metà (27’). Il Milan centra lo specchio per la prima e unica volta al 41’ con un rasoterra di burro di Suso. Per il resto, neppure un tiro fuori e neppure un angolo. Il Diavolo è rimasto rintanato un po’ per scelta, un po’ per difficoltà . Con Laxalt al posto di Rodriguez e Borini al posto di Calhanoglu, più portati alla corsa che alla manovra, Paquetà ha perso due preziosi interlocutori e infatti a sinistra non si compone il solito cenacolo di pensatori che è stato l’anima della rinascita. Sull’altra sponda, Suso viene cercato poco e quando lo trovano non mostra la gamba dei giorni belli. Così il Milan vive di lunghe attese, con i terzini bassi, e di palle lunghe sparate a Piatek che ne addomestica bene un paio, ma non può ricavarci troppo perché la squadra è troppo lontana. Bene Bakayoko e Paquetà , quasi l’unico che riesce a rialzare la palla. Salva pure provvidenzialmente su Correa, rischiando il calcio di rigore (31’).
L’infortunio di Kessie, che al 29’ lascia il posto a Calhanoglu, potrebbe anche giovare al palleggio, ma il turco parte diesel e soffre la lontananza dal suo socio Paquetà . Il brasiliano lascia la sinistra a Calha ed emigra a destra. Lazio con il pallone tra i piedi anche nella ripresa, in percussione soprattutto a sinistra perché Suso non ha nell’anima i sacrifici difensivi che Borini assicura sull’altra banda e il prato è più sgombro. L’ingresso di Castillejo al 29’ è il giudizio di Gattuso sulla pallida prova dello spagnolo: male in entrambe le fasi. Simone Inzaghi appuntisce la Lazio con il convalescente Luis Alberto per Parolo e nel finale ci prova anche con Caicedo che entra al posto di Immobile, lontano dal top: solo un palo in fuorigioco. Ma il muro di Gattuso regge e le pulsazioni di Donnarumma non salgono mai. Al 44’, su rovesciata di Borini, Piatek sale in cielo e gira alto di testa. Però almeno può dire di aver fatto un tiro verso la porta e di non essere venuto a Roma senza vedere il Papa. Certo che Simone e Rino, in Coppa Italia, sembrano quei pallettari da terra rossa che giocano, giocano e non fanno mai punto. Due 0-0 nelle semifinali della scorsa edizione, 0-0 anche ieri: terzo di fila. In generale, partita brutta, a corto di gioco e di emozioni. I soli 3’ di recupero finali sono parsi un regalo dell’arbitro Orsato.
? Il Corriere dello Sport titola: "Soltanto la Lazio era lì per vincere. Un Milan accorto riesce a uscire indenne dall’Olimpico. Poche occasioni ma Correa e Immobile tengono sotto pressione la difesa rossonera. Prima semifinale senza reti, Gattuso ha scelto di puntare sul ritorno".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Sul f?ilo dell’equilibrio o, se preferite, del vecchio catenaccio alla Rocco. Inzaghi e Gattuso hanno confezionato un altro 0—0, il terzo consecutivo nelle semif?inali di Coppa Italia. E come era successo nella stagione passata si è difeso solo il Milan. Se ne riparlerà tra due mesi, tutto rinviato alla f?ine di aprile, ma nella partita di ritorno a San Siro i rossoneri dovranno provare almeno ad attaccare per regalarsi un’altra finale all’Olimpico. Questa volta la Lazio avrà il piccolo vantaggio di giocare in trasferta e le basterà un gol per garantirsi la qualif?icazione in caso di pareggio. Certo i rimpianti sono di Inzaghi: per le condizioni in cui si era presentato e per quanto ha costruito la sua squadra, soprattutto nel primo tempo, il pareggio gli sta stretto. Con il miglior Immobile sarebbe riuscito almeno a scavare la differenza, ma di più non si poteva pretendere, considerando lo stato emergenziale. La difesa ha funzionato e concesso quasi niente a Piatek. Male il Milan. Il Pistolero è rimasto a secco: è la prima volta partendo da titolare in rossonero. Senza rifornimenti. Mai visto Suso, cancellato da Bastos. Mai pericoloso Borini. Gattuso ha sganciato troppo tardi Castillejo. Non si ricorda, come dice Inzaghi, una parata di Strakosha e neppure un’occasione pulita in 90 minuti per i rossoneri. Inzaghi, con il recupero in extremis di Bastos, ha confermato l’assetto a tre.
L'angolano si è incollato a Suso, Acerbi ha preso in consegna Piatek e Patric doveva controllare Borini. La Lazio ha iniziato con prudenza, i due esterni (Romulo e Lulic) erano quasi sulla stessa linea dei tre centrali, Correa e Immobile si scambiavano la marcatura di Bakayoko nella fase di non possesso, Milinkovic incrociava Kessie, Parolo seguiva Paquetà . Primo quarto d’ora rossonero, ma il giropalla era lentissimo e funzionavano le coperture studiate da Inzaghi. Difesa schierata, mai scoperta. Anche Leiva restava a guardia, una gabbia virtuale era stata costruita intorno al temutissimo Piatek, quasi sempre isolato. Avrà toccato si e no 4-5 palloni sino all’intervallo, un colpo di testa quasi a fine partita e niente altro. Dentro la manovra piatta del Milan, spiccava Paquetà . Tecnica brasiliana, grandissima personalità e il cambio di passo giusto (abbinato alla struttura fisica) per venire fuori con la palla dai contrasti. E’ durato mezz’ora, quando è stato costretto a scivolare dalla parte di Milinkovic. Gattuso ha perso per infortunio Kessie, sostituito da Calhanoglu. Due interni di costruzione e un solo mediano (Bakayoko), ma zero idee. Il primo tiro nello specchio, con il turco-tedesco a un soff?io dall’intervallo, era uno straccio. La Lazio è venuta fuori piano piano, ma guadagnando metro dopo metro, sempre con maggiore convinzione. Gioco verticale, Immobile e Correa si infilavano a turno nel corridoio tra Musacchio e Calabria, i raddoppi degli esterni e gli inserimenti di Parolo e Milinkovic servivano per creare le superiorità . A destra ancora meglio perché Patric dava sostegno a Romulo.
Belle combinazioni in cui diverse volte è mancato l’ultimo passaggio, ma tre-quattro occasioni sono fioccate. Immobile non ha inquadrato la porta dopo la respinta di Romagnoli, Milinkovic ci ha provato da fuori. La Lazio ha protestato con Orsato per un contrasto tra Romagnoli e Correa. E’ sembrata da rigore la gomitata di Musacchio a Milinkovic. Dopo l’intervallo i rossoneri hanno alzato il baricentro e aumentato il possesso—palla senza creare pericoli. La Lazio si era ritirata indietro, cercava di non scoprirsi e di chiudere ogni linea di passaggio, stava respirando in attesa di dare gas nell’ultimo quarto d’ora. Suso mai nelle condizioni di andare via nell’uno contro uno. Paquetà , dopo i bagliori del primo tempo, si era spento, perdendo lucidità nei passaggi. Superato il settantesimo le prime mosse. Gattuso ha cambiato Suso con Castillejo, Inzaghi ha tolto Parolo (ammonito) e inserito Luis Alberto prima di sostituire Immobile con Caicedo. Il f?inale, arrembante, pieno di slanci e di vigore, è stato ancora della Lazio. Rino ha sganciato anche Biglia, fischiatissimo dall’Olimpico, ed è riuscito ad arrivare in fondo. Il pari gli sta largo, ma non potrà bastare a San Siro. E per come sta volando in campionato, dal Milan ci si aspettava molto di più.
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Un urlo di soddisfazione: "Sono felice per la prestazione, avremmo meritato la vittoria". Inzaghi è sollevato. Questa Lazio gli permette di sognare: "Ci è mancato solo il gol, con questa voglia possiamo andare in finale, con questa convinzione e con questa tenacia faremo un buon derby! Ora testa alla Roma, la affronteremo col piglio giusto. Recuperiamo energie per fare una grande partita". La testa è al derby, al Milan si penserà il 24 aprile: "Loro, al ritorno, avranno il vantaggio del fattore campo. Noi non abbiamo preso gol ed è importante. Percentuali per la finale? Si vedrà come arriveremo tra due mesi, speriamo di star bene. Sicuramente avremo Milinkovic, Luis e Ciro in altre condizioni. Avremo, spero, più uomini". C’è poco tempo per il derby, deve bastare: "Siamo orgogliosi di aver giocato questa semifinale anche se abbiamo meno tempo rispetto alla Roma per preparare la partita. Il calendario ha voluto che loro giocassero di sabato e noi di martedì in Coppa, cercheremo di prepararci nel migliore dei modi". Poche polemiche sui rigori mancati, uno in particolare, quello su Milinkovic: "C’è stato un contrasto. Milinkovic ha le braccia larghe, Musacchio gli va addosso. Quattro-cinque anni fa non avrebbero mai fischiato questi falli, ultimamente li ho visti fischiare. Il fallo su Correa? Non è rigore, il pallone cambia direzione".
Inzaghi ha dispensato elogi, in particolare a Bastos: "Bastos ha giocato facendo mezzo allenamento. Ho parlato con lui prima della partita, era convinto di giocare. Altri non avrebbero giocato". Elogi per tutti: "I ragazzi hanno fatto un’ottima gara, di sostanza, stando sempre molto attenti. Giocavamo contro la squadra più in forma della A, non abbiamo concesso nulla. E’ di buon auspicio. Ma c’è rammarico, in una partita così almeno un gol si doveva fare. Meglio sia finita 0-0 che 1-1". La difesa, in emergenza, ha funzionato: "Acerbi sta facendo grandissime cose, anche Patric e Bastos meritano elogi così come i due "quinti". Abbiamo limitato Piatek e gli altri. Abbiamo giocato come volevamo. E’ mancata la ciliegina del gol. Giocando così, recuperando i giocatori che mancano, potremo toglierci soddisfazioni". Mancano i gol, questo è un problema: "Mischie, pali, fuorigioco. Si vede che il pallone adesso non deve entrare". Inzaghi non vuole parlare di moduli: "A Roma si parla tanto di moduli ma conta l’interpretazione. Siamo stati il primo attacco d’Italia l’anno scorso, tra i primi in Europa. Giochiamo allo stesso modo, le annate non sono uguali, qualche giocatore è cambiato, abbiamo qualità per segnare in ogni partita. Andremo avanti interpretando così le partite. Conta la voglia dei ragazzi, i moduli lasciano il tempo che trovano".