2 dicembre 2018 – Verona, stadio Marc'Antonio Bentegodi - Campionato di Serie A, XIV giornata - inizio ore 18.00
CHIEVO: Sorrentino, Depaoli, Bani, Rossettini, Barba, Obi (73' Kiyine), Radovanovic, Hetemaj, Birsa (71' Djordjevic), Pellissier, Meggiorini (60' Cacciatore). A disposizione: Semper, Caprile, Tanasijevic, Rigoni, Cesar, Burruchaga, Giaccherini, Leris, Stepinski. Allenatore: Di Carlo.
LAZIO: Strakosha, Wallace, Acerbi, Radu (46' Caicedo), Marusic (55' Patric), Parolo, Badelj (82' Berisha), Milinkovic, Lulic, Correa, Immobile. A disposizione: Proto, Bastos, Caceres, Luiz Felipe, Lukaku, Patric, Durmisi, Cataldi, Murgia, Rossi. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Maresca (Napoli) - Assistenti Sigg. Ranghetti e Pallardini - Quarto uomo Sig. Rapuano - V.A.R. Sig. Aureliano - A.V.A.R. Sig. Bindoni.
Marcatori: 25' Pellissier, 66' Immobile.
Note: ammonito al 22' Depaoli, al 29' Radu, al 60' Rossettini, al 90'+3' Correa, al 90'+4' Cacciatore tutti per gioco falloso, al 51' Radovanovic per proteste. Angoli 4-6. Recuperi: 1' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 10.000 circa, incasso non comunicato.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Immobile riprende Pellissier. Chievo vivo, Lazio svagata. I veronesi vicini all’impresa: vanno avanti, si fanno riprendere e lottano fino alla fine. I biancocelesti a sprazzi, irriconoscibili rispetto all’anno scorso: da domani in ritiro".
Continua la "rosea": Un punto alla volta, che è come svuotare il mare con un secchiello, pare che che nessuno a Verona si spaventi di fronte all’impresa. Rigenerato dalla cura Di Carlo, il Chievo ha cullato il sogno della prima vittoria in questa Serie A cominciata sott’acqua. Piano piano il gruppo si sta riportando in superficie e anche se la quota salvezza è ancora un miraggio i segnali sono buoni. Buoni come gli applausi che hanno accompagnato Pellissier e compagni negli spogliatoi, mentre la Lazio ha ricevuto fischi e cori inviperiti di quel migliaio dei tifosi che non ha gradito lo spettacolo offerto. La Lazio allegra dello scorso campionato non c’è più e il suo comandante Simone Inzaghi con la società ha deciso di mandare tutti in ritiro, da domani. Il turnover di Europa League non ha funzionato bene, a giudicare dall’energia sfoggiata dai laziali nel primo tempo. Si parte con la solita difesa a tre, indebolita da Wallace assai impreciso, ma anche dalla scarsa collaborazione di un centrocampo poco mobile. Il genio di Milinkovic è appannato, Correa ci prova ma va a corrente alternata. La Lazio tiene la palla più a lungo, ma non sa che cosa farne, e Birsa la colpisce dopo una ventina di minuti con un passaggio in verticale che trova pronto l’eterno Pellissier.
Ed è proprio Pellissier, anni 39, l’anima della squadra dall’inizio al finale convulso, quando dopo aver subito l’onda di ritorno della Lazio il Chievo si tuffa di nuovo avanti. Ma dal gol dell’1Â-0, al 25’, a quello dell’1Â-1, al 21’ della ripresa, passano molti minuti di calcio ad andamento lento da parte della Lazio, messa sotto dalla voglia del Chievo di mantenersi vivo. Gli uomini di Inzaghi ci provano anche nel primo tempo, però vanno a sprazzi: un tentativo di Correa e uno di Parolo, il piĂą continuo, intorno alla mezz’ora, Immobile che impegna Sorrentino (ma era in fuorigioco), mentre i veronesi tentano di approfittare dei molti errori laziali sulla trequarti. Il segnale buono per il risveglio lo dĂ Inzaghi con il passaggio al 4Â-3Â-1Â-2: il tecnico inserisce Caicedo e richiama Lulic a fare il terzino. Il Chievo perde la misura dei colpi, la Lazio cresce fino al pareggio che il duo Correa-Immobile ottiene al secondo tentativo. Subito dopo Immobile colpisce un palo, ma il Chievo è bravo a non andare k.o.: anzi, trova un finale spumeggiante che non produce successi ma applausi. Il Chievo non ha ancora vinto, ma è vivo. La Lazio avrĂ bisogno di una revisione.
? Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, un pari senza anima. La squadra di Inzaghi concede al Chievo 45’. Dopo la sconfitta di Cipro è mancata la voglia di riscatto. Biancocelesti quinti: terzo pareggio consecutivo".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Non è una mezza sconfitta. E’ una vergogna. Contano la testa, la voglia, lo spirito. Il gol di Immobile e la reazione provocata dalla contestazione dei tifosi e dal segnale di Inzaghi, entrato e uscito dopo un minuto dallo spogliatoio durante l’intervallo, non possono salvare la Lazio, mai così brutta e senz’anima negli ultimi tre anni. Ora è quinta: terzo pareggio consecutivo, sorpasso del Milan. Più della classifica ha sorpreso la prestazione, oscena per 45 minuti e appena decorosa, sul filo dei nervi, nella ripresa. Dopo Cipro, un’altra figuraccia. Inzaghi doveva vincere e ripartire, ma la spirale sta risucchiando tutti, dirigenza compresa. Lotito e Tare si interroghino. La carica (o il processo?) di sabato a Formello non ha provocato effetti positivi. Un palo di Immobile, il tiro di Badelj, altre occasioni fallite. Eppure il Chievo ha strameritato il pareggio e senza la palla respinta sulla linea da Patric, in pieno recupero, avrebbe trovato il raddoppio centrando il primo successo in campionato. Un esempio Pellissier, capitano vero, imprendibile a 39 anni suonati, ottavo gol in carriera ai biancocelesti e l’abbraccio con il suo bambino. E’ stato tra gli eversori di Ventura. Di Carlo gli ha restituito una centralità nel gruppo, si sta affidando al suo carisma per tentare una rimonta ai limiti del miracoloso.
Restano l’ultimo posto e l’handicap in classifica, ma dopo il pareggio di Napoli è stata fermata la Lazio. Forse l’impresa diventerà possibile. Ci sono due partite da raccontare, tra primo e secondo tempo, totalmente diverse. Sono bastati pochi secondi per capire la differenza di passo, di motivazioni, di aggressività . La Lazio camminava, lenta e prevedibile, ci metteva un’eternità a salire verso Immobile e quando perdeva palla si trovava subito in affanno, in costante ritardo. Una valanga di imprecisioni, di passaggi sbagliati o regalati. Lo scollamento totale. Il Chievo correva a velocità altissima. Difesa a quattro, costruzione a tre. Sulla fascia destra si "alzava" Depaoli e da quella parte lavorava Hetemaj. Lulic si è ritrovato presto soffocato. Anonimo Milinkovic. Mancava l’idea o l’imbucata di Luis Alberto e solo questo dovrebbe far comprendere l’errore strategico compiuto in estate: non prevedere un piano B rispetto al solito 3-5-2. La Lazio era inguardabile e dopo una mezz’ora deprimente è arrivato il gol di Pellissier. Solita ripartenza irresistibile. Obi bravissimo a smarcare Birsa. L’ex rossonero ha portato avanti la palla prima di servire un cioccolatino nel corridoio. Acerbi ha sbagliato posizione, concedendo l’invito verso il centro dell’area. Wallace non ha capito il movimento di Pellissier, velocissimo a infilarsi e fulminare Strakosha.
Alla reazione nervosa si legano le riflessioni del modulo. Non conterà , ma incide. Dopo l’intervallo Inzaghi ha tolto Radu (ammonito) e ha inserito Caicedo senza togliere Correa accanto a Immobile. Le posizioni erano logiche, aderenti alle caratteristiche: 4-3-1-2. Tre attaccanti finalmente. Caicedo, senza beccare palla, ha almeno consentito alla Lazio di salire e occupare l’area. Si è acceso Correa e da un doppio scambio è nato il gol del pareggio di Ciro con un destro dal limite. Acerbi era in difficoltà (unico big impiegato a Nicosia: perché?), ma Wallace a quattro funziona meglio e i terzini ci sono, non è vero il contrario. Buono l’impatto di Patric (subentrato a Marusic), anche Lulic partiva all’assalto. Il Chievo era alle corde, stava arretrando. Palo di Immobile, destro di Badelj. Di Carlo aveva tolto Meggiorini per Cacciatore, poi ha riequilibrato meglio la squadra inserendo Djordjevic per Birsa (3-5-2) e ritrovando lo sprint giusto per ripartire con Kiyine. L’ultimo cambio di Inzaghi (Berisha per Badelj) non ha invece pagato. Altre apprensioni nei cinque di recupero, quando Patric ha evitato di perdere la faccia e la partita. Un esame di coscienza, come ha spiegato Immobile, servirà .
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Lotito, questa, la fa pagare salata. Fileranno in castigo, tutti quanti. Per la Lazio domani si apriranno le porte del ritiro, f?inirà in clausuna a Formello. Niente riposo per oggi, è stato annullato. La squadra si ritroverà alle 10.30. Avrà mezza giornata di libertà . Da domani allenatori e giocatori saranno rinchiusi nel centro sportivo per lavorare, per preparare il match con la Samp. "L’anno scorso c’era un altro spirito, un altro atteggiamento. Penseremo ai nostri errori con calma, insieme alla società . Mi aspettavo un’altra voglia di vincere. E’ giusto analizzare questo brutto primo tempo, abbiamo sbagliato completamente l’approccio. Dovremo stare insieme e lavorare. Ci aspetta un calendario complicato, va affrontato nel migliore dei modi. Abbiamo avuto un bruttissimo approccio di cui sono il primo responsabile", ha detto Inzaghi incolpandosi. Dal sogno Champions al crollo, dal quarto posto al quinto. Un crollo di risultati, di spirito e di gioco: "Avrei voluto sostituirli tutti. E’ stato il primo tempo peggiore dei miei tre anni, non stiamo dimostrando di essere più forti dell’anno scorso! Non abbiamo mai giocato così male sotto la mia gestione! Il riposo europeo, ai titolari, ha fatto peggio! Mi prendo le mie responsabilità ! Abbiamo avuto un approccio pessimo, non va bene! Abbiamo f?inito il primo tempo sotto e peggio non potevamo fare. Con un primo tempo del genere è giusto non vincere le partite!".
Non si ricorda un Inzaghi così duro, obiettivo e netto nell’analisi. La sua desolazione rif?lette il momentaccio. Lazio passiva, permissiva. Il motore improvvisamente spento, la voglia annacquata. Inzaghi, ieri, non s'è potuto aggrappare a nessuna parola, a nessun aggettivo, a nessuna frase fatta per coprire colpe, errori, magagne e carenze. Non s’è potuto aggrappare a niente. Era sceso in campo Lotito, alla vigilia, per bacchettare e motivare la Lazio. Certi interventi, non si sa mai, se siano producenti o controproducenri (così è stato). Il presidente pretendeva una reazione, adesso è nelle condizioni di punire la Lazio. Inzaghi ha ammesso le gravi colpevolezze del gruppo: "Non non siamo f?luidi come l'anno scorso né spensierati. Avevamo meno pressioni. Siamo la Lazio e giustamente la gente mugugna se pareggiamo contro l’ultima in classîf?ica. Ci prendiamo i fischi". Inzaghi, per primo, ha aperto all’ipotesi ritiro: "Mi preoccupano i tre pareggi consemtivi, non vinciamo da tre partite in Serie A. Non siamo più al quarto posto. Sapevamo della vittoria del Milan, mi aspettavo di più. Dobbiamo prenderci le nostre responsabilità , abbiamo una settimana per ripartire. Dobbiamo lavorare meglio".
L'analisi delle mosse, quelle in corsa e quelle iniziali: "La difesa a 4? In questo momento è un’alternativa, poi vedremo di partita in partita. E’ andata bene con questo schieramento. Correa? Come tutti gli altri doveva far meglio nel primo tempo. Nel secondo, dietro Immobile e Caicedo, ha fatto meglio. Ho tolto Radu perché era ammonito". Inzaghi ha tirato le orecchie a tutti: "Bisogna scendere in campo con il piglio del secondo tempo. Facciamo meglio quando siamo sotto nel risultato, non è possibile. Nell’intervallo ho cambiato, avevo l'imbarazzo della scelta per farlo". Ha respinto cause f?isiche: "Non è un problema fisico. Avevamo lasciato a riposo diversi giocatori. In un altro momento i pali di Immobile sarebbero entrati, in questo momento non entrano. Con un approccio diverso, e con un piglio diverso, si sarebbero trasformati in gol. Il nostro obiettivo è arrivare tra le prime quattro, dobbiamo crescere e migliorare". Nell'intervallo è stato poco nello spogliatoio, è piombato di nuovo in campo: "Sono stato abbastanza duro. Ho comunicato che avremmo cambiato modulo. Siamo stati costruiti per ambire ai primi quattro posti. Ci teniamo stretta la reazione, dettata dall'amor proprio. Ora battiamo la Samp".