Giovedì 30 ottobre 2014 - Verona, stadio M. Bentegodi - Hellas Verona-Lazio 1-1 Campionato di Serie A - IX giornata - inizio ore 20.45
HELLAS VERONA: Rafael, Moras, Marquez, Martic (46' Sorensen), Agostini, Hallfredsson, Tachtsidis (78' Ionita), Campanharo, Nico Lopez, Toni, Jankovic (46' Gomez). A disposizione: Benussi, Gollini, Luna, Brivio, Gonzalez, Valoti, Lazaros, Saviola, Nenè. Allenatore: Mandorlini.
LAZIO: Marchetti, Cavanda, de Vrij, Ciani, Radu, Onazi (59' A. Gonzalez), Biglia, Parolo, Candreva, Djordjevic (87' Klose), Lulic (59' Felipe Anderson). A disposizione: Berisha, Strakosha, Novaretti, Braafheid, Ledesma, Pereirinha, Ederson. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Irrati (Pistoia) - Assistenti Sigg. Musolino e Fiorito - Quarto uomo Sig. Passeri - Assistenti di porta Sigg. Guida e Abbattista.
Marcatori: 43' Lulic, 69' Toni (rig).
Note: espulso al 68' Cavanda per doppia ammonizione. Ammoniti: Onazi, Biglia, Martic e Campanharo per gioco scorretto. Angoli: 3-2. Recuperi: 2' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 17.760 con 3.653 paganti per un incasso di euro 52.985 e 14.107 abbonati per una quota di euro 208.204,91. Incasso complessivo di euro 261.189,91.
La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio frena ma è terza. Verona, si sblocca Toni".
Continua la "rosea": Né sogno, né crisi, anche se per un po' Lazio e Verona l'hanno cullato e temuta. Né quinta vittoria consecutiva e dunque terzo posto solitario per la Lazio, che frena la sua corsa con il primo pareggio. Né quarta sconfitta nelle ultime cinque partite per il Verona, che se non altro ha medicato l'emorragia di gol presi (nove nelle ultime due precedenti partite). Di questi tempi sono così: la Lazio – stavolta meno frizzante rispetto all'ultimo mese – sa colpire e poi gestire, anche stringendo denti e linee in dieci per 25' (rosso a Cavanda); il Verona troppo spesso si distrae e rischia di pagare. E le due multinazionali del pallone (giocatori di otto Paesi in entrambe le formazioni iniziali) si sono annullate così: con gli errori fatali di due difensori, Moras e Cavanda, e mescolando, prima e dopo, un po' di paura di vincere e di perdere. Come si era capito quasi subito. Per quasi 45', a forza di specchiarsi nei loro 4-3-3, Verona e Lazio avevano finito per rimandare immagini di se stesse sfuocate, quasi pigre. Al limite dell'identico in certi particolari, tanto da far pensare a una scacchiera dove sfidarsi badando più a non farsi male che a provare a farne. Soprattutto il Verona, che con l'imbarcata presa a Napoli da dimenticare aveva badato finché possibile a mantenere tre linee molto strette e molto vicine, per intasare le linee di passaggio dell'ormai concentratissima ragnatela laziale. Dunque, quei particolari: le due fonti del gioco, Tachtsidis e Biglia, si erano guardati da lontano fra loro, senza che nessuno, neanche Djordjevic e Toni, li guardasse con particolare attenzione per spezzare sul nascere le loro idee; le catene di destra erano state azionate più spesso di quelle opposte, con i due esterni sinistri di centrocampo (più Jankovic di Lulic) chiamati a fare l'elastico per andare a sporcare le combinazioni – fra l'altro rare – Cavanda-Candreva e Martic-Nico Lopez.
In questo scenario da no contest, proprio l'uruguaiano, molto più di Candreva sull'altra fascia, aveva provato ad essere l'incognita che spariglia il mazzo come un jolly. Quasi un paradosso in agguato: disciplinato abbastanza da sposare il progetto di Mandorlini, ovvero come trasformare un trequartista/seconda punta in esterno offensivo; ma anarchico abbastanza da cercare anche guizzi meno coerenti ma per questo più inattesi. Troppo solo, però. E infatti l'unico tiro in porta del Verona sarebbe stato al 21' di Toni, ma in netto fuorigioco: gol annullato e nessun sentore di temporali in arrivo. Semmai la sensazione che solo un episodio avrebbe potuto scombinare quella logica. Un liscio clamoroso, per la precisione: di Moras, che ha trasformato un normale cross di Candreva in assist (il 6° personale in campionato), per il quale Lulic ha ringraziato con un guizzo da killer in agguato. Era il secondo tiro nello specchio della Lazio, che dunque non aveva brillato molto di più per coraggio, e a quel punto il Verona ha capito che era il caso se non altro di rischiare qualcosa di più. Tre occasioni una dietro l'altra per Toni fra il 5' e il 9' sono stati il messaggio dell'avanzamento delle truppe di una ventina di metri, un semplice spiovente in area al 23' la chance per trovare un tassello sballato nel puzzle di Pioli: doppia scivolata di Cavanda in area (ritardo nel prendere posizione e poi strattonata alla mano di Juanito Gomez: espulso) e Toni ha interrotto dal dischetto un digiuno di sei partite, purgando personalmente la Lazio per la nona volta in carriera. E confermando che il Verona fa molti più punti nella ripresa che nel primo tempo: qualcosa vorrà dire anche questo.
Il Corriere dello Sport titola: "La Lazio c'è ma quanti rimpianti".
Continua il quotidiano sportivo romano: Era una partita dura, spigolosa. Si giocava sugli episodi e la Lazio non ha avuto la forza e non ha trovato l'ultimo passaggio per chiuderla, facendosi rimontare da Toni su rigore a metà ripresa, quando stava cercando il raddoppio. E' il primo pareggio in campionato per Pioli, che esce dal Bentegodi con qualche rimpianto e la consapevolezza di allenare una grande squadra. Ha tenuto in pugno la partita e ha cercato di vincerla ancora con maggiore rabbia quando è rimasta in dieci per l'espulsione di Cavanda. Era l'occasione per balzare al terzo posto in solitudine e mettersi nella scia di Juventus e Roma. Ma è un punto buono, perché consente di agganciare Milan, Samp e Udinese a quota 16. Per come si era messa, la Lazio avrebbe potuto persino perdere. Merito del Verona, che ha lottato e combattuto per novanta minuti. Si doveva scrollare l'incubo della sconfitta pesantissima del San Paolo e ha aggredito dall'inizio. Difficile spuntarla e portare la sfida sul piano della qualità. Nove gol incassati con Milan e Napoli nelle due precedenti partite. Mandorlini, per invertire il trend, ha provato sorprendere Pioli sul suo terreno preferito. Grande aggressività, alternando i lanci lunghi dalla difesa per Toni e salendo a rimorchio, oppure palla a terra e verticalizzazione per favorire lo sprint degli esterni, l'ex romanista Nico Lopez più di Jankovic. La Lazio ha sofferto, forse è rimasta sorpresa da tanta veemenza, neppure si era calata in fretta nel clima della partita, e per venti minuti è rimasta chiusa. Radu soffriva gli spunti di Lopez, ma gli altri tre della linea difensiva hanno tenuto e spesso si sono rifugiati consegnando il pallone a Biglia, che non aveva la solita assistenza di Parolo e Onazi.
L'argentino stava giocando, unico tra tanti da centrocampo in su, sugli stessi livelli toccati domenica con il Torino. Ha avuto l'abilità di rallentare il ritmo, congelare il gioco, e ritirare su la squadra, godendo di una libertà eccessiva. Nessuno del Verona lo marcava o lo andava a disturbare nell'avvio dell'azione. Questo ha permesso alla Lazio di resistere e di non concedere occasioni, a parte l'unica (a palla scoperta, difetto da correggere) lasciata a Toni, imbeccato da un lancio di Halfredsson. L'ex azzurro è scattato in posizione di fuorigioco, stop e tiro in corsa. Gol annullato giustamente, il guardalinee aveva sbandierato ancora prima che segnasse. Lo spavento ha svegliato la Lazio. Onazi ha cominciato ad accompagnare l'azione offensiva, Candreva e Lulic sono entrati in partita e Biglia ha cominciato a far girare palla. Almeno dal punto di vista del possesso, la partita era stata riequilibrata. Mancava ancora quella pericolosità negli ultimi trenta metri che la squadra di Pioli ha ritrovato per incanto sul finire del primo tempo. Un break di Onazi ha avviato il contropiede a beneficio di Djordjevic. Il serbo, invece di concludere, ha scaricato su Candreva, il cui destro è stato salvato in spaccata da Agostini. Un minuto dopo, però, la Lazio è passata in vantaggio, sfruttando ancora una volta il cross dalla fascia destra dell'esterno azzurro (sesto assist in nove giornate). Moras ha bucato l'intervento. Lulic è stato rapidissimo a piombare sul pallone e ha depositato in rete. Doppio cambio di Mandorlini dopo l'intervallo. Fuori Jankovic e Martic, dentro Juanito Gomez e Sorensen. La partita si è aperta e il Verona ha avuto due buone occasioni per pareggiare con Toni. La prima, nata da un calcio piazzato, è stata sventata da Marchetti. La seconda, frutto di un pallone regalato da Ciani a Lopez, si è esaurita con un colpo di testa dell'ariete modenese a sfiorare l'incrocio dei pali. Pioli aveva bisogno di forze fresche e voleva chiuderla, così ha inserito Felipe Anderson per Lulic (in condizioni precarie) e Gonzalez (al debutto stagionale) per Onazi.
Quando la Lazio stava venendo fuori, è cambiata la partita. Marquez in scivolata ha arpionato il pallone del possibile raddoppio di Djordjevic e sul ribaltamento di fronte è nato il pareggio. Linea difensiva biancoceleste scoperta e scavalcata da un pallonetto. Cavanda ha trattenuto Gomez per il polso. Rigore trasformato da Toni (nono gol in carriera alla Lazio) ed espulsione del belga angolano per doppio giallo. In inferiorità numerica, Pioli ha arretrato Gonzalez sulla linea difensiva e abbassato Candreva e Felipe Anderson. Nel momento complicato la Lazio ha dimostrato personalità, si è messa a giocare meglio, approfittando della velocità e degli spunti di Felipe Anderson, molto più efficace e produttivo quando è lontano dall'Olimpico. Il Verona ripartiva e basta, tutto a difesa di Rafael. Tante volte il pallone ha ballato sul limite dell'area senza che la Lazio trovasse l'ultimo tocco per andare in porta. Così è finita in pareggio, portandosi via rimpianti e preoccupazioni.
Il Messaggero titola: "Lazio, un punto da Champions".
Continua il quotidiano romano: C'è profumo di Champions in casa Lazio, salita al terzo posto in coabitazione con Milan, Sampdoria e Udinese. Per una ventina di minuti ha persino cullato il sogno del quinto successo di fila, spezzato dal rigore causato da Cavanda, che ha consentito al Verona di riacciuffare il risultato. Non è stata una prova brillante, ma sicuramente valida per determinazione, concretezza e abnegazione che ha confermato la quadratura dell'impianto e legittimato le aspirazioni. La squadra ha giocato come doveva: corta, attenta, compatta, sfruttando l'unica vera occasione della serata. Il Verona, dopo 3 sconfitte consecutive, è uscito dal tunnel giocando soprattutto una buona ripresa. Nella prima frazione, invece, non ha inciso, perché Ciani e de Vrij hanno controllato bene Toni sul quale convergeva quasi tutta la manovra offensiva. Radu ha sofferto l'agilità di Nico Lopez però l'uruguaiano, dopo il primo dribbling, ha spesso finito per perdere palla. Gli scaligeri, ancora scioccati dalla goleada del San Paolo, hanno pressato molto a centrocampo mentre quello della Lazio ha giocato sotto ritmo: nessuno pronto a dettare il passaggio in velocità, tranne Lulic, così Biglia è stato costretto a cloroformizzare la manovra, dominando in fase di palleggio e garantendo un costante supporto in copertura. Partita scialba, avara di contenuti tecnici, con le difese che hanno sempre dominato sugli attacchi, piuttosto evanescenti. La squadra di Pioli, che aveva impostato una gara accorta, è stata brava a colpire nel finale del tempo. Candreva, dopo aver calciato sul portiere un prezioso assist di Djordjevic, ha scodellato il cross che Lulic ha finalizzato per il vantaggio biancoceleste.
Mandorlini, in avvio di ripresa, ha ridisegnato la formazione con 2 sostituzioni mentre Pioli ha tolto Onazi, in difficoltà sul colosso Hallfredsson affidandolo all'esperto Gonzalez. Il Verona ha agitato subito il match, conferendo maggiore velocità e aggressività alle azioni, così la sfida è lievitata nei ritmi. Gran lavoro per la difesa biancoceleste, messa sotto pressione e poi costretta a capitolare su rigore. E' stato l'episodio cruciale del secondo tempo quando (23') Cavanda, già ammonito, ha toccato il braccio di Gomez che si è lasciato cadere in area: secondo giallo e palla sul dischetto, da dove Toni ha firmato la nona rete contro la Lazio. In inferiorità numerica Pioli ha mandato Parolo sul biondo centrocampista islandese e arretrato la posizione di Gonzalez, come quarto difensore sulla fascia destra. La Lazio ha dovuto stringere i denti, raddoppiare gli sforzi a centrocampo, chiedere un supplemento di sacrificio a Candreva e Anderson per non rinunciare alla fase offensiva. Infatti, nonostante con l'uomo in meno, ha tenuto in apprensione il reparto arretrato dei veneti. Ha saputo soffrire, tenendo il campo con personalità anche nei momenti difficili, dimostrando una forza di gruppo ammirevole e meritando il pareggio. Un punto che non luccica ma importante, che serve per continuare la serie positiva e restare nella zona nobile della classifica.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Cinquina mancata, solo aggancio e niente sorpasso per il terzo posto in solitudine. Sono tanti i rimpianti della Lazio. Poteva volare nella scia di Roma e Juve, si è dovuta accontentare del pareggio. E' mancato il gol, ha cercato con forza il raddoppio, dopo l'espulsione di Cavanda, in inferiorità numerica. Pioli ha scansato la delusione per il risultato e ha sottolineato la prestazione, il coraggio e la personalità dimostrate dalla squadra biancoceleste. "E' stata una buona prestazione, potrà sembrare strano, ma abbiamo giocato meglio a Verona che domenica scorsa con il Torino. Peccato, nel secondo tempo eravamo padroni del campo. E' stata commessa un'ingenuità. Un errore, Qualcosa di diverso forse potevamo fare. In avvio il Verona ci aveva creato difficoltà, ma siamo rimasti molto compatti e solidi. Dovevamo avere un briciolo in più di determinazione per chiuderla" ha raccontato il tecnico emiliano, chiamato subito a esprimersi sul tema della classifica. Questa sì, era un'occasione per compiere un bel salto in avanti. "Il terzo posto? Non lo so, siamo in tanti, sappiamo qual è il nostro obiettivo, otto-nove squadre lotteranno per i primi cinque posti. La Lazio può essere una di queste. La squadra è in crescita e può ancora crescere. Non dobbiamo aspettare che succeda qualcosa, ma cercare di provocare. E' un'altra tappa della crescita, a Verona abbiamo giocato con personalità, è stata una buona partita e torniamo a casa con un risultato positivo".
Non ha vinto, ma neppure ha perso. Quinto risultato utile di fila. "Volevamo vincere. Dispiace aver preso il gol quando eravamo padroni del campo. Un'altra lezione. Un insegnamento da portare a casa. Dovevamo raddoppiare. Non possiamo essere soddisfatti al 100 per cento. Lo sono per la voglia dimostrata, un po' meno per il risultato". Non è un passo indietro. "E' mancato l'attacco alla profondità con attaccanti e centrocampisti, non è facile quando si mettono tutti sotto alla linea della palla, abbiamo scelto di non far spingere tanto i terzini. A volte devono servirci i duelli, l'uno contro uno, non ci siamo riusciti. Forse lo abbiamo fatto meno rispetto ad altre volte, abbiamo dato più punti di riferimento e non siamo stati tanto pericolosi. La voglia di stare sul campo c'è stata, anche in dieci abbiamo creato situazioni pericolose, dimostrando che possiamo essere più pericolosi per la mole di gioco che produciamo". Il punto va bene. "Una partita così abbiamo rischiato di metterla in discussione. Ora dobbiamo pensare al Cagliari". I rimpianti sono legati all'episodio del rigore. Fiscale Irrati. Ingenuo Cavanda. Poco reattiva la linea difensiva. "C'è più di una situazione che non andava bene, più di una posizione da prendere in anticipo. Era una palla libera, non può essere sempre coperta. Avevo visto bene dalla panchina. Bisognava dare più copertura, l'uomo da marcare non può ritrovarsi all'interno della porta, si poteva rimediare con lo scivolamento della linea difensiva. Non mi sembra che la trattenuta di Cavanda fosse così importante da far cadere Gomez. Ma noi dobbiamo pensare a migliorare la nostra fase difensiva". Bene Felipe Anderson. "Ha accelerazioni che pochi possiedono, non solo in Italia. Si sta impegnando molto. Ha bisogno delle scelte giuste nelle situazioni adatte. A volte può cambiare le partite. Deve trovare più concretezza e semplicità nelle giocate". Poi diventerà devastante.
Si è consolato così: "Ancora una volta abbiamo giocato bene, peccato aver preso il gol su rigore. Potevamo vincere, adesso chiudiamo questa pagina e pensiamo a lunedì. Dobbiamo giocare come abbiamo fatto finora, anzi meglio. Con più voglia, ancora più da squadra, segnando più gol". Ciani ha ritrovato posto e maglia, sta giocando con continuità. A Verona ha ballato un po' nel secondo tempo e la linea difensiva s'è fatta beffare nell'azione che ha portato al rigore: "Abbiamo preso due reti nelle ultime gare, lavoreremo su questo. Dobbiamo fare bene per arrivare pronti ai prossimi impegni". La Lazio si sente forte, ha accolto il pareggio, vede il bicchiere mezzo pieno. C'è stata un'inversione di tendenza dopo l'inizio difficile, ecco qual è il segreto: "L'atteggiamento che ha cambiato le nostre partite è questo. Sappiamo di essere forti e di saper gestire bene la palla così come abbiamo fatto nel secondo tempo di Verona. Sapevamo di poter vincere la gara nonostante l'inferiorità numerica". La volontà e le intenzioni non sono bastati, la Lazio ci ha provato sino alla fine. Ha rischiato, ha retto. Da oggi in poi si penserà al Cagliari e poi all'Empoli, due gare da centrare per arrivare alla sosta con gioia, con una classifica bella, magari strappando il terzo posto alle concorrenti che lo stanno occupando insieme ai biancocelesti. Ciani ha lottato e il duello con Toni l'ha infiammato: "A me piace giocare contro questi avversari, mi sento meglio quando ho di fronte attaccanti alti e forti, posso scontrarmi con più potenza". Prima del match aveva parlato anche Candreva, certe dichiarazioni (alla luce del sesto assist in campionato) sono attuali: "E' bello segnare ed è bello fare gli assist così come vincere. E' il mio lavoro e cerco di farlo al meglio". A Verona, l'anno scorso, quando la Lazio perse 4-1, il Bentegodi gli regalò un applauso, si salvò solo lui: "Ricordo sia la brutta sconfitta sia l'episodio al momento della sostituzione. Fu una bella emozione, non accade in tutti gli stadi. Se siamo da Europa? Ci sono tante concorrenti, ma possiamo esserlo se manteniamo questa mentalità di squadra". Sei assist, sarebbero sette considerando l'autorete di Alex (in Milan-Lazio, match di esordio stagionale). Candreva è sempre decisivo.