15 aprile 2017 - Genova, stadio L. Ferraris - Campionato di Serie A, XXXII giornata - inizio ore 15.00
GENOA: Lamanna, Munoz, Burdisso, Gentiletti, Lazovic, Veloso (61' Pandev), Ntcham, Laxalt, Rigoni (73' Cataldi), Simeone (89' Hiljemark), Palladino. A disposizione: Zima, Faccioli, Orban, Biraschi, Brivio, Beghetto, Morosini, Ninkovic, Pellegri. Allenatore: Juric.
LAZIO: Strakosha, Basta, de Vrij, Hoedt, Radu (73' Lukaku), Parolo (80' Luis Alberto), Biglia, Milinkovic, Felipe Anderson (67' Lombardi), Immobile, Keita. A disposizione: Vargic, Adamonis, Patric, Bastos, Wallace, Crecco, Murgia, Lulic, Djordjevic. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Maresca (Napoli) - Assistenti Sigg. Carbone e Longo - Quarto uomo Sig. Alassio - Assistenti d'area Sigg. Celi e Minelli.
Marcatori: 10' Simeone, 45'+2' Biglia, 78' Pandev, 90'+1' Luis Alberto.
Note: espulsi entrambi i tecnici. Al 45'+2' Biglia fallisce un calcio di rigore ma realizza sulla ribattuta. Ammonito al 25' Parolo, al 30' Milinkovic, al 40' Palladino, al 44' Rigoni, al 45' Burdisso, al 54' Basta, al 93' Lombardi. Angoli 7-7. Recuperi 2' p.t., 7' s.t.
Spettatori: paganti 1.504 per un incasso di € 34.418, abbonati 18.041 per una quota di € 156.135.
La Gazzetta dello Sport titola: "Riecco il Genoa di Juric. Ma la Lazio si arrabbia. Con il ritorno del tecnico, i rossoblĂą fanno punti dopo 4 k.o. di fila. Inzaghi rimonta due volte e gli mancano due rigori: disastro Maresca".
Continua la "rosea": Il Genoa ritorna in sĂ©, spezza la catena delle quattro sconfitte consecutive e fa un passettino verso il mare della tranquillitĂ . La Lazio, complici i pareggi della concorrenza, resta quarta, posizione che vale l’Europa League diretta. Bella partita, atmosfera inglese. Se fossimo sulla Settimana Enigmistica, sarebbe di facile risoluzione il giochino "trova l’intruso": l’arbitro Maresca. All’appello mancano due rigori piuttosto netti per la Lazio: placcaggio di Keita da parte di Laxalt e abbattimento di Parolo davanti a Lamanna. Quello concesso, braccio un filo largo di Burdisso, appartiene alla sfera dell’interpretazione: Biglia l’ha sbagliato, ma è stato lesto a mettere in rete sulla respinta del portiere. Incomprensibili i 7 minuti di recupero finali. Il ritorno di Juric ha fatto riemergere il Genoa dall’abisso in cui era precipitato e oggi il +9 sul Crotone terz’ultimo fa meno paura di ieri. Rigori a parte, paritĂ alla voce rimpianti. La Lazio ha sciupato un’occasione clamorosa con Lombardi sull’1Â-1 e il Grifone con Pandev agli sgoccioli. Marassi avvelenato dalla solita contestazione al presidente genoano Enrico Preziosi.
Centinaia di cartoncini con la scritta "Vattene" in gradinata Nord. RossoblĂą disposti con un finto 3Â-4Â-3, in realtĂ un umile 5Â-3Â-1Â-1. Rigoni, annunciato sulla destra, si è appiccicato a Biglia nel ruolo di finto trequartista deputato a disturbare la mente pensante avversaria. Mossa riuscita a metĂ , Biglia è stato uno dei piĂą luccicanti. Difesa a cinque e Palladino – cruciale in B nel Crotone di Juric – è parso ringiovanito come esternoÂ-interno di raccordo. Il Genoa aveva due problemi: la regia di Biglia e le percussioni biancocelesti sulle fasce. Ha sofferto il similÂ-Pirlo d’Argentina e ha di molto attutito l’impatto delle ali laziali, Anderson e Keita Balde, grazie al super lavoro atletico di Lazovic e Laxalt. Anzi, il Genoa è riuscito a rovesciare la presunta inferioritĂ sulle corsie. I due gol genoani sono sgorgati dai lati. Il primo sull’asse PalladinoÂ-Simeone, il secondo sulla direttrice LazovicÂ-Pandev. E’ qui, nel ribaltamento "a latere", che il Grifone si è guadagnato il pari. Una volta di piĂą si è colta la BigliaÂ-dipendenza di cui soffre o gode la Lazio.
Contro il Napoli l’argentino non c’era ed era maturata una sconfitta rumorosa. A Marassi il "play" ha ripreso le briglie e ha telecomandato la Lazio verso un 2Â-2 in doppia rimonta. Quella biancoceleste è la squadra che in questo campionato ha guadagnato piĂą punti (10) da situazioni di svantaggio fuori casa, il che certifica tempra e tenacia. Una formazione da sbarco, che in trasferta non perde da sei turni di fila. I limiti vanno cercati dietro. Subiti due gol evitabili, per le non marcature di Hoedt su Simeone (1Â0) e di Basta su Pandev, col concorso di De Vrij (2Â1). Inzaghi ha azzeccato i cambi. Luis Alberto ha pescato il 2Â-2 con un tiro di alta chirurgia, Lukaku ha completato il miracolo di Strakosha su Pandev stoppando la ribattuta del macedone, autore del temporaneo 2Â-1 genoano. Pandev non aveva mai segnato nel Genoa in Serie A, dove non andava a bersaglio dal maggio 2014: quando si dice la legge dell’ex.
Il Corriere dello Sport titola: "Che brividi! E' una Lazio d’acciaio, doppia rimonta nei recuperi dei due tempi e Luis Alberto va in gol al secondo tiro in A".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: La partita fra Genoa e Lazio è stata così piena di errori (a cominciare da quelli di Maresca) che, come diretta conseguenza, è stata anche piena di gol (due per parte), di occasioni, di tiri, di emozioni, con un ribaltamento dietro l’altro, con gli allenatori che non hanno retto la tensione e sono stati espulsi (prima Inzaghi, poi Juric), con i gol della Lazio segnati nei minuti di recupero del primo e del secondo tempo (47’ e 46’), con i protagonisti finali, Pandev e Luis Alberto, entrati nella ripresa. In totale, 99 minuti (recuperi compresi) di grandissima intensità in campo e nelle tribune, con la contestazione a Preziosi. La Lazio ha concluso di più e ha avuto anche qualche nitida occasione in più, ma l’ultima clamorosa palla-gol è stata del Genoa, col velenosissimo ex Pandev. C’erano due rigori sicuri per la Lazio (Burdisso su Parolo e Burdisso su Keita nel primo tempo), un terzo molto probabile (Laxalt su Keita) nella ripresa, Maresca ha concesso ai laziali quello meno chiaro (tocco di mano di Burdisso su tiro da fuori area di Felipe Anderson). Con tanti dubbi anche per l’intervento di Lukaku su Simeone. In mezzo a questo scempio (a cui hanno collaborato i due arbitri d’area Minelli e Celi) anche una simulazione di Milinkovic che, se vista o valutata nel modo giusto, lo avrebbe portato al secondo giallo a metà ripresa.
Da aggiungere che in occasione del primo rigore non concesso, quello di Burdisso su Parolo, c’era pure il rosso per il difensore argentino. Insomma, non si può dire che ieri a Marassi ci siamo annoiati, anche se Inzaghi (ma in parte anche Juric...) avrebbe gradito un altro arbitraggio e non solo perché sono stati espulsi. Come detto, la Lazio ha tirato molto di più (21 a 13, dentro e fuori lo specchio) e ha fatto più gioco (58,3 per cento di possesso palla), ma ha sprecato troppo per colpa di chi avrebbe dovuto incidere con la qualità : Milinkovic, Keita e Felipe Anderson. Dovevano far saltare il piano preparato da Juric (il cui ritorno ha restituito al Genoa forza, convinzione e la solita rabbia agonistica), piano che prevedeva una difesa arcigna a cinque e le consuete marcature dirette a centrocampo, con Rigoni in posizione di trequartista ma con funzioni da mediano (era appiccicato a Biglia), con Ntcham su Milinkovic e Veloso su Parolo. Il gol dopo 10’ ha dato ancora più consistenza all’idea di Juric. Su quell’azione, la difesa della Lazio ha sbandato: Basta si è fatto saltare da Palladino, cross teso, palla che ha superato la testa di De Vrij, poi quella di Biglia, Hoedt ha perso il tempo e Simeone, Strakosha il tempo e la palla. La Lazio ha cominciato a spingere subito, ma senza trovare sbocchi.
Solo nel finale del primo tempo è diventata davvero pericolosa, con Keita e Immobile, e ha pareggiato con Biglia, che prima si è fatto parare il rigore da Lamanna e poi ha bruciato tutti sulla ribattuta. Poco prima di farsi espellere, Juric ha fatto un cambio che era un segnale: vogliamo vincerla. Dentro Pandev, fuori Veloso, Genoa col tridente Pandev-Simeone-Palladino. E l’ex laziale ha lasciato il segno girando di testa in rete un altro cross fatto bene, stavolta di Lazovic da destra, grazie anche alla mancata copertura di De Vrij e soprattutto di Basta. Era il 34’, il secondo tempo era già esploso con gli errori di Maresca, le espulsioni dei tecnici, ma soprattutto con gli spazi che si creavano davanti ai due portieri e riempiti da occasioni da rete. Dal sottopassaggio degli spogliatoi, dove stava seguendo il finale dopo l’espulsione, Inzaghi ha ordinato un cambio che ha sorpreso tutti: Luis Alberto al posto di Parolo. Chissà perché, ci siamo chiesti. Lo abbiamo capito poco dopo. Al suo secondo tiro non della partita, ma di tutta la sua carriera in Serie A, Luis Alberto ha trovato l’angolino. Due a due alla fine, una partita in meno per la salvezza del Genoa (che ha interrotto la striscia di 4 sconfitte consecutive) e per il 5º posto della Lazio, che ha confermato di avere anima e orgoglio: da situazioni di svantaggio ha recuperato 10 punti, nessun’altra squadra ha fatto meglio.
Il Messaggero titola: "Lazio, errori e rabbia. I biancocelesti non vanno oltre il pari in casa del Genoa. Biglia e Luis Alberto in extremis firmano la doppia rimonta. La squadra di Inzaghi sbaglia tanto, l’arbitro di Napoli fa peggio non concedendole due calci di rigore solari".
Prosegue il quotidiano romano: La strada che porta in Europa è un sentiero insidioso e dove tutti sono pronti a sgambettare. E così serve l’uomo che non ti aspetti per rovesciare un destino completamente contro. Luis Alberto, l’oggetto misterioso del mercato, nel primo dei 7 minuti di recupero, trova un angolino che vale un punto d’oro. A Marassi la Lazio pareggia per 2-2 una gara incredibile. I biancocelesti, mentre provano ad arrampicarsi in alto, vengono tirati giù a turno da Pandev e dall’arbitro Maresca. Il primo segna il gol del momentaneo 2-1, il secondo nega due rigori solari. Alla fine spunta lo spagnolo, che strappa un pareggio insperato. Resta invariata la classifica per la corsa all’Europa. I biancocelesti restano al quarto posto in classifica, con un punto di vantaggio sull’Atalanta, 3 sul Milan e 5 sull’Inter. Resta il rammarico per non aver approfittato dei risultati positivi arrivati dagli altri campi. Inzaghi si affida di nuovo al 4-3-3. La battuta di Lotito sul modulo usato contro il Napoli non c’entra nulla, Simone voleva cercare di sfondare sulle fasce, visto che il Genoa chiude tutte le linee di passaggio centrali. I rossoblù iniziano a mille spinti dalla rabbia della curva. E così passano appena 10 minuti che Basta si fa saltare due volte da Palladino, Hoedt si addormenta e Simeone di testa fa esplodere il Marassi. Nomen Omen verrebbe da dire. Fa sorridere che il Cholito abbia segnato i suoi 11 gol, tutti con Juric in panchina. Era rimasto a secco nelle nove di Mandorlini. Il tecnico del Genoa è tarantolato. Sprona i suoi e più volte entra in campo per urlare le indicazioni.
Nella Lazio è Biglia che si carica tutti sulle spalle, detta i movimenti e corre su ogni pallone. Quando i biancocelesti riescono a penetrare centralmente è Maresca a negare un rigore per fallo di Burdisso su Parolo. Un episodio che fa saltare i nervi ai ragazzi di Inzaghi. Lo stesso tecnico richiama a gran voce il direttore di gara interrompendo per qualche secondo la partita. La Lazio gioca con poca cattiveria e per il Genoa è facile approfittarne. Inoltre i rossoblù arrivano sempre prima sulle seconde palle. Fortuna per i biancocelesti che Biglia arrivi prima sul pallone che contava di più: quello respinto da Lamanna sul rigore calciato dallo stesso capitano della Lazio. Penalty concesso per un mani di Burdisso su tiro di Felipe Anderson. Nella ripresa i biancocelesti iniziano meglio. Maggiore grinta che permette di alzare il baricentro e portare più pericoli nell’area genoana. Ma il metro dell’arbitro Maresca è sempre starato e così non giudica falloso l’intervento in area di Laxalt su Keita. Esplode la furia della panchina della Lazio e Inzaghi viene allontanato. Juric si gioca tutto sulle ripartenze e Simeone mette spesso in difficoltà i centrali biancocelesti. Ma usano anche la provocazione come arma, visto che Biglia e compagni sono nervosissimi. Felipe Anderson manda a quel paese Farris, il tecnico in seconda, reo di averlo sostituito.
Lombardi si divora un gol fatto, Pandev invece segna ed esulta indicando polemicamente la dirigenza laziale. Quando tutto sembra accanirsi contro, ci mette una pezza Luis Alberto,che pesca il jolly e firma il definitivo 2-2. L’amaro in bocca resta, gli errori di Maresca pesano tantissimo. Detto questo, la Lazio deve recitare anche un grosso mea culpa per come ha approcciato la partita: per fare il salto di qualità serve una testa differente. La classifica è invariata e ora domenica c’è un’altra grande occasione con il Palermo per scavare un solco più ampio. Il Genoa interrompe la serie di sconfitte, che durava da quattro turni consecutivi. Un punto fondamentale per la salvezza.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Tre rigori non concessi e l’espulsione di Burdisso abbonata perché se fosse stato concesso il primo, al ventiquattresimo, per l’intervento in tackle su Parolo, la Lazio avrebbe giocato in superiorità numerica settanta minuti compreso recupero. L’arbitro ha stabilito un record e ha pure cacciato per proteste Simone Inzaghi, una furia nella pancia di Marassi. Terza espulsione nella sua carriera di allenatore in serie A dopo quelle con Atalanta e Inter. La classifica è invariata ma sono due punti persi nella corsa verso l’Europa. Dure le accuse del tecnico di Piacenza. "Sono tre gli episodi. Era rigore anche lo sgambetto di Burdisso a Keita nel primo tempo. Capita ai giocatori, agli allenatori e agli arbitri di avere una giornata storta. Qui a Marassi è successo a Maresca. Non ho capito il mio allontanamento, neanche ho protestato. Siamo stati molto danneggiati da ciò che è successo, non dobbiamo cercare alibi e guardare avanti. Ma la direzione arbitrale ha influenzato il risultato. Siamo stati penalizzati come non era mai successo quest’anno". Degli altri due episodi aveva già parlato in tv. "La Lazio è stata penalizzata enormemente. Su Parolo era rigore e ci stava l’espulsione di Burdisso, su Keita quando sono stato allontanato secondo me era rigore netto. Quello che ci hanno dato sul tiro di Felipe era nettissimo. Siamo stati penalizzati. Analizzo la partita, vado oltre gli episodi e dico: potevamo vincere lo stesso se avessimo avuto più cattiveria in zona gol". Se l’è presa con gli addizionali. "Sul primo Minelli e sul terzo episodio Celi non hanno aiutato Maresca. L’unico caso in cui non potevano aiutarlo era sullo sgambetto di Burdisso a Keita. Dispiace, perché sono due punti persi e bruciano. Meritavamo la vittoria".
Inzaghi ha assolto i suoi giocatori. "Sono contento della Lazio, non del risultato. E’ stata una buona partita contro un avversario non agevole. Il Genoa ha avuto cuore. Con la doppia rimonta si potrebbe essere contenti, ma non lo sono, abbiamo giocato un buon calcio". L’analisi è semplice. "Non cerco alibi. Tre settimane fa il pareggio a Cagliari era stato giusto, questa volta avremmo meritato la vittoria. Non cambia la classifica. Per quello che ha fatto la squadra e per le occasioni create, sono due punti persi. Dovevamo spuntarla. Sono stati sbagliati gol che ci avrebbero permesso di vincere". La faccia sorridente della Lazio è dello spagnolo sinora oggetto misterioso. "Luis Alberto ha pagato lo scotto del calcio italiano, da tre mesi mi sta mettendo in difficoltà , lavora benissimo durante la settimana, è stato importantissimo il suo ingresso. Può essere un valore aggiunto nel finale di stagione, ha grandissima qualità tecnica, spero ci aiuti nelle ultime sei partite" ha sospirato Inzaghi. La Lazio aveva poca lucidità . "Juric lo conosco, è bravo a preparare le partite, ci aspettavamo un bel Genoa. Ma ci siamo innervositi a causa della direzione arbitrale. Non ci è piaciuta affatto". Appena cinque punti nelle ultime quattro giornate. Inzaghi ha escluso la flessione atletica della Lazio. La difesa non è più invulnerabile. "Non siamo in calo. E’ vero, però, che ci capita di prendere gol al primo tiro in porta. La rete di Simeone ci ha creato difficoltà , poi ho visto una buona reazione. Penso alle occasioni di Lombardi, Milinkovic e Immobile".
Lombardi ha fallito il gol della svolta prima del raddoppio di Pandev. "Cristiano è in grande crescita, era entrato benissimo, ha sbagliato la scelta al momento del tiro, non doveva tirare di esterno destro, ma poteva scavalcare Lamanna o concludere di sinistro. Poteva essere determinante come con il Sassuolo". Il dolce è in fondo per il successo in famiglia. "Pippo ha fatto una grandissima impresa, non è mai semplice vincere il campionato di Lega Pro. Complimenti a mio fratello e ai suoi giocatori. Hanno raggiunto un traguardo importantissimo per la città di Venezia".
Dentro quel destro otto mesi di rabbia, attesa, frustrazioni, dubbi, voglia di scappare in Spagna e tornare al Deportivo La Coruna, come aveva confessato a dicembre. Il calcio è così. Un tiro può rovesciare una sentenza. Era stato bollato da flop. Luis Alberto ha stoppato la palla rinviata di testa da Burdisso, se l’è aggiustata e l’ha scaraventata nell’angolo alla destra di Lamanna dai 22 metri. Primo gol con la Lazio e nel campionato italiano. Quasi si potrebbe dire sia stato il suo primo tiro della stagione. In un attimo lo spagnolo s’è ritrovato sepolto dall’abbraccio di tutta la squadra, erano scattati in piedi anche dalla panchina per raggiungerlo. Tutti sotto il settore ospiti di Marassi, pieno di laziali in festa. Volevano vincere, ma in quel momento e con lo spettro di un’altra sconfitta anche il 2-2 andava bene. Un giorno di festa per Luis Alberto, comprato alla fine di agosto (4 milioni al Liverpool) per sostituire Candreva, molto più trequartista che attaccante esterno. "Il gol lo dedico alla mia famiglia, a mia moglie Patri e alla mia bambina, di nome Martina. Non posso neanche descrivere cosa ho provato, è stata un’emozione talmente forte. Mi sono ritrovato davanti ai nostri tifosi e con l’abbraccio della squadra. Una gioia indescrivibile" ha raccontato ai microfoni di Lazio Style Radio.
Dagli spogliatoi di Marassi aveva postato una foto con Immobile e il suo amico Patric sul proprio profilo Instagram. "Felice di aver aiutato la squadra a pareggiare, sarebbe stato meglio con la vittoria, ma va bene così. Pensiamo alla prossima". Inzaghi gli ha concesso poco spazio, aveva davanti Felipe e Keita, non era riuscito a sfruttare le occasioni, anche se questo da trequartista nel 4-2-3-1 è il suo vero ruolo. A Cagliari si era trovato a disagio sulla fascia. Questo gol potrebbe aiutarlo a cambiare la sua storia a Formello. "Non è mai facile entrare ed essere decisivi giocando poco. Il mio obiettivo ora dev’essere scendere in campo e dare il massimo, il 100 per cento. Da qui alla fine del campionato, se l’allenatore mi sceglierà , dovrò cercare di farmi trovare pronto". Delusione per il pareggio, ma la Lazio ha conservato il quarto posto. "Era importante far bene a Marassi, potevamo vincere questa partita. Ci dispiace, ma le distanze sono rimaste inalterate in classifica ed è passata un’altra giornata di campionato". Squadra pragmatica. Tutti alla fine hanno salutato il risultato con soddisfazione. "Ci prendiamo il pareggio, e si continua a lavorare per migliorare sempre" il tweet di Keita. Milinkovic ha pensato alle feste in arrivo: "Pareggio importante, auguri di buona Pasqua a tutti". Nota stonata il brasiliano nel giorno del suo ventiquattresimo compleanno. Inzaghi lo ha sostituito con Lombardi. Non ha preso bene il cambio, è uscito prendendo subito la direzione degli spogliatoi, poi si è girato con il pollice ha fatto cenno alla panchina che tutto andava bene. "Che regalo di compleanno voglio farmi? Quest'anno ho segnato poco, ma l'importante è che la squadra vinca" aveva raccontato nelle interviste pre-partita. "Grazie per gli auguri. E’ un giorno bello, anche e soprattutto perché gioco. La cosa che mi piace di più". Chissà se avrebbe detto le stesse cose due ore dopo.