Domenica 26 aprile 2015 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Chievo VR 1-1 Campionato di Serie A - XXXII giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Marchetti, Basta, Novaretti, Mauricio, Radu, Onazi (85' Perea), Ledesma, Candreva, Felipe Anderson, Lulic (82' Ederson), Klose (59' Keita). A disposizione: Berisha, Strakosha, Ciani, Braafheid, Konko, Oikonomidis. Allenatore: Pioli.
CHIEVO VERONA: Bizzarri, Frey, Dainelli (65' Sardo), Cesar, Zukanovic (46' Botta), Schelotto, Izco, Radovanovic, Hetemaj, Pellissier (75' Fetfatzidis), Paloschi. A disposizione: Bardi, Seculin, Gamberini, Biraghi, Cofie, Christiansen, Vajushi, Pozzi. Allenatore: Maran.
Arbitro: Sig. Tommasi (Bassano del Grappa - VI) - Assistenti Sigg. Marzaloni e Stallone - Quarto uomo Sig. Posado - Assistenti di porta Sigg. Giacomelli e Baracani.
Marcatori: 46' Klose, 76' Paloschi.
Note: ammoniti Zukanovic, Radovanovic, Ledesma, Dainelli, Onazi, Cesar, Schelotto per gioco scorretto. Angoli: 8-2. Recuperi: 2' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 45.359 di cui 27.955 paganti e 17.404 abbonati. Incasso non comunicato.
La Gazzetta dello Sport titola: "Paloschi aggancia Klose. Lazio, è una fughetta. La squadra biancoceleste in vantaggio con il tedesco, il pareggio del Chievo gela Pioli: 2° posto solitario, ma sulla Roma è solo +1".
Continua la "rosea": E la Lazio rallentò sul più bello. Il secondo posto solitario arriva, ma l'allungo sulla Roma non è quello sperato dopo il k.o. dei giallorossi a San Siro. A bloccare la corsa della banda Pioli ecco arrivare la tagliola- Chievo. Una maledizione che non perdona (quasi) mai: solo 2 vittorie per i biancocelesti nelle 13 sfide giocate all'Olimpico con i veronesi. In realtà, a impedire all'aquila laziale di spiccare il volo (forse) decisivo sono soprattutto le assenze. Tante (cinque titolari fuori) e fondamentali. Perché senza de Vrij la difesa non è la stessa (dopo la Juve ne beneficia pure Paloschi, che peraltro s'inventa un gol bellissimo) e perché senza Biglia e Parolo manca il motore della squadra. Così quello che si vede stavolta è, parafrasando la Formula 1, un "muletto", non la macchina ufficiale. Onazi e Ledesma (poco utilizzati quest'anno, quindi subito a corto di fiato) fanno quel che possono, cioè poco. La Lazio pare la copia sbiadita di quella scintillante delle otto vittorie consecutive e della stessa sconfitta con la Juve, al netto degli errori difensivi. Il Chievo ha vita facile (ma anche meriti propri) nel controllare la gara. La formazione di Maran lo fa con un pressing asfissiante che impedisce alla squadra di casa di ragionare per lunghi tratti. E con continui raddoppi di marcatura, specie sullo spauracchio-Anderson, che infatti combina poco. Lo 0-0 sembra impossibile da schiodare. A meno che non ci pensi un fuoriclasse. Quello della Lazio si chiama Miro Klose. Il tedesco allo scadere della prima frazione ferma il tempo e torna indietro di una decina d'anni. Lo scatto con cui brucia Dainelli e Cesar e il tocco con cui beffa Bizzarri sono di un venticinquenne, non di un quasi trentasettenne.
Il portiere argentino s'inchina, ma avrà modo di rifarsi con gli interessi nella ripresa. Il pari del Chievo è soprattutto merito suo. Sì perché la Lazio, nonostante la giornata poco brillante ed una manovra che non scorre fluida, le sue occasioni le crea. Arrivano dopo che alla mezzora Pioli lascia il 4-2-3-1 per passare al 4-3-3. Alla fine saranno ben 23 le conclusioni verso la porta avversaria (7 tiri in porta, 11 fuori, 5 respinti). Ma su quelle più importanti Bizzarri sale in cattedra. Prima della prodezza di Klose nega il gol a Novaretti, poi a inizio ripresa si supera. Dicendo no a Candreva e poi soprattutto a Keita (subentrato nel frattempo all'acciaccato Klose). Il sogno della Lazio di salutare la Roma finisce qui, sui guantoni di quello che per quattro anni è stato il suo secondo portiere. Certo, le parate di Bizzarri da sole non bastano. Il pareggio (il primo quest'anno per la Lazio in casa) arriva perché Maran dopo aver spento il gioco della Lazio fino quasi all'intervallo, nella ripresa getta il cuore oltre l'ostacolo inserendo la terza punta, Botta, e alla mezzora un altro trequartista, Fetfatzidis (passa prima al 3-4-3, quindi al 4-3-1-2). Così dopo aver rischiato il 2-0, nei venti minuti finali la squadra veronese diventa padrona delle operazioni. Con la Lazio in debito d'ossigeno (a Pioli mancano i cambi per far rifiatare qualcuno a centrocampo) il Chievo deve solo aspettare l'occasione propizia. Che arriva poco dopo la mezzora quando l'intelligente apertura di Radovanovic viene trasformata dalla deviazione di Mauricio in un assist al bacio per Paloschi. Che annichilisce Marchetti con un'esecuzione bella e letale. La Lazio non ne ha più, gli ospiti "rischiano" addirittura di vincere (provvidenziale chiusura di Basta sullo stesso Paloschi), ma il pari (meritato) li soddisfa già ampiamente. Per la Lazio la maledizione Chievo continua. Ma anche il sogno Champions.
Il Corriere dello Sport titola: "La Lazio spreca la prima. In vantaggio con Klose, manca il raddoppio. Punita dal Chievo, ma è seconda da sola".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Festa strozzata per cinquantamila, tentativo di fuga fallito, soltanto un punto guadagnato sulla Roma. Rabbia Lazio. E' di nuovo sola al secondo posto, ma s'è fatta rimontare dal Chievo nel giorno in cui poteva scavare il vuoto e mettersi in volo verso la Champions. Il primo pareggio del campionato all'Olimpico equivale a una mezza sconfitta per la situazione favorevole che si era venuta a creare in classifica, dopo il ko della Roma a San Siro, e il gol-capolavoro firmato da Klose a un soffio dall'intervallo di una partita complicatissima e con tanti, troppi giocatori importanti fuori per infortunio. La strada era in discesa, bisognava chiudere il conto e gestire le energie sino al novantesimo. La Lazio non ce l'ha fatta perché è stata respinta da un super Bizzarri, per propri demeriti e per l'orgoglio del Chievo, risollevato dalle mosse di Maran. Dentro Botta e Fetfatzidis quando bisognava prendere per mano la partita e ultima mezz'ora dominando nel gioco. I rimpianti di Pioli sono superiori alla delusione. Tre volte con Candreva, altre due con Onazi e Keita, la squadra biancoceleste ha fallito il raddoppio, dilapidando occasioni colossali per scarsa lucidità e un eccesso di presunzione sotto porta. Il centrocampo era esploso, aveva smesso di gestire il pallone e si era rintanato davanti alla linea difensiva, troppo insicura quando manca de Vrij, un colosso impossibile da sostituire. Era finita la benzina, spia del serbatoio accesa: a un quarto d'ora dalla fine, inevitabile, è arrivato il diagonale al volo di Paloschi sotto l'incrocio. L'episodio è stato favorito da un colpo di testa non riuscito a Mauricio. Il brasiliano non ha staccato quanto serviva, ha solo sfiorato il pallone e toccandolo ha fatto fuori Radu, piazzato alle sue spalle, servendo senza volerlo Paloschi. L'ex attaccante del Milan ha caricato il destro e ha folgorato Marchetti, pareggiando al primo (e unico) tiro nello specchio del Chievo. Il resto lo aveva già fatto Bizzarri, ex portiere laziale, piazzando almeno tre interventi decisivi. Nel primo tempo si era superato su Candreva in uscita e sul missile di Novaretti, nella ripresa ha deviato in angolo la botta ravvicinata di Keita.
La Lazio si deve rimproverare molto, ma non sarebbe giusto trascurare la prova del Chievo. Non ha rubato, ha giocato la partita che doveva, ha creato non pochi imbarazzi ai biancocelesti. Alla fine la squadra di Maran si è presa un punto con sudore, impegno, determinazione e l'indiscutibile aiuto della buona sorte. Prima e dopo il pareggio, Botta, Schelotto e Paloschi sono andati vicini al gol. Maran ha tenuto testa al suo amico Pioli, dimostrando un'invidiabile organizzazione. Il Chievo non ti lascia giocare, si difende benissimo nonostante abbia una coppia di difensori centrali lenti, ma sa anche aggredire e togliere il respiro ai centrocampisti. Pioli ha perso Mauri nell'imminenza della partita e ha inserito Novaretti alzando la posizione di Lulic da terzino ad ala sinistra. Il 4-2-3-1 iniziale, con Felipe Anderson nell'inedita posizione di trequartista, ha funzionato poco. Dopo mezz'ora la correzione tattica, Pioli è tornato al 4-3-3 per dare sostegno sulla linea mediana e restituire libertà di movimento sulle corsie esterne al brasiliano. Maran, invece, dopo l'intervallo ha capovolto l'inerzia del gioco facendo entrare un trequartista (Botta davanti a Ledesma) e passando al 4-3-1-2 con Schelotto terzino destro.
Se la Lazio ha pareggiato non è solo perché Candreva, ieri l'unico a creare gioco, non ha finalizzato come doveva, ma anche perché l'ex gioiello del Santos, ora marcatissimo e in calo di condizione fisica, non fa più la differenza come prima. Ci può stare, è giovanissimo. Ieri hanno pesato le amnesie del tridente, sostenuto da quel vecchio fuoriclasse di Klose. Nel recupero del primo tempo, il tedesco aveva inventato il gol della Lazio con una percussione fantastica. Sprint da ventenne. Lancio in profondità di Radu, Klose ha lasciato sul posto Dainelli e ha puntato dritto verso Bizzarri. Era sulla sinistra, Cesar non è andato a chiudere (forse non pensava tirasse: errore grave) e Miro ha scavalcato Bizzarri con un pallonetto. Quello scatto gli deve essere costato la schiena. Quando Klose ha chiesto il cambio, fiaccato dalla lombalgia, Pioli ha inserito Keita e ha perso il riferimento offensivo. Era il quarto d'ora della ripresa. Lo spagnolo non è andato male, ma la Lazio si è votata solo al contropiede, non riusciva più a tenere palla sulla trequarti e si è lentamente eclissata, anche perché Lulic non correva più come nel primo tempo, Ledesma era sulle ginocchia e Onazi non è mai stato un palleggiatore. Quest'anno, dopo tanta panchina, sembra persino peggiorato. Dopo il pareggio, Paloschi ha anche sfiorato il raddoppio. Certe partite si possono perdere. Restano le preoccupazioni di Pioli e lo scarso tempo a disposizione per recuperare pedine fondamentali come Biglia e Parolo. La Champions, invece, è ancora lì, a portata di mano.
Il Messaggero titola: "Lazio sprecona, persi due punti. In vantaggio sul Chievo con Miro si fa raggiungere dal gol di Paloschi. Ora il secondo posto è in solitudine ma la Roma è ad un sola lunghezza".
Prosegue il quotidiano romano: L'amor che muove il sole e le altre stelle ha regalato all'Olimpico un bagno di pura lazialità, lo scenario della festa, il trasloco dei cuori biancocelesti, mai così numerosi e colorati quest'anno. Un delirio di sciarpe e bandiere, in un battito che diventava sempre più ritmato ed emozionante, per spingere la squadra verso la Champions e inseguire il sogno del secondo posto. L'obiettivo di staccare la Roma è stato centrato ma il pareggio ha lasciato delusione, amarezza, rimpianto. La Lazio ha gettato alle ortiche la più solare occasione per capitalizzare la prima delle 2 partite casalinghe consecutive, dopo aver chiuso in vantaggio il primo tempo e scialato occasioni con Candreva davanti all'ottimo ex Bizzarri. Un solo punto, per la quinta ics stagionale, che non luccica, riporta con i piedi per terra e anticipa un finale tutto da giocare e da vivere intensamente. Pioli ha dovuto rinunciare a numerosi titolari ma questo non può bastare a spiegare il mancato successo. Infatti, un fantastico vocalizzo tecnico di Klose, in chiusura di primo tempo, aveva scacciato le paure che cominciavano ad allignare sugli spalti. L'atteggiamento accidioso della formazione, che sprecava molto in fase realizzativa, lo scarso movimento senza palla, i rari inserimenti sulle fasce degli esterni bassi, l'inadeguatezza di Onazi a centrocampo, la giornata un po' opaca di Anderson. Non era la solita Lazio dell'Olimpico, che dominava e stritolava gli avversari, il pubblico lo aveva capito incitandola a gran voce. Ci ha pensato il tedesco, con una gemma di rara bellezza, a mandare tutti con il sorriso all'intervallo. Una volta fatto saltare il fortino difensivo scaligero, sembrava potesse arrivare la firma su una pratica ormai chiusa con i 3 punti.
Anche alla luce della nuova situazione tattica, che avrebbe caratterizzato la ripresa, con il Chievo costretto a lasciare invitanti spazi per le incursioni di Candreva e Anderson. Pioli cambiava volto all'attacco, togliendo prematuramente il brillantissimo Klose per Keita. La squadra perdeva il centravanti, il punto di riferimento nel vivo della retroguardia veneta, privilegiando punte di solo movimento, magari rapide, con il dribbling facile, ma non elementi da area. E così continuavano gli errori di mira davanti a Bizzarri, con il Chievo che non mollava una zolla di terreno. In giornate in cui ci sono assenze importanti e nelle quali alcuni dei protagonisti più attesi sono un po' sotto tono, si può anche vincere uno a zero. Però la Lazio, che ha limiti nella qualità dei suoi difensori, non è riuscita ad amministrare l'esiguo vantaggio e l'amnesia di Radu è stata pagata a caro prezzo. Paloschi, infatti, non si è lasciato scappare lìunica vera opportunità per pareggiare, con un destro a incrociare da applausi. La Lazio chiudeva con Keita, Perea e Candreva attaccanti ed Ederson e Anderson trequartisti ma era già deragliata nell'incidente di percorso. I tifosi ripiegavano le bandiere: amore e cuore, almeno stavolta, non sono bastati. Ma niente drammi.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Fa fatica a sorridere, non si era mai illuso, questa mattina riprenderà a lavorare con la stessa carica di prima. "Niente depressione, torniamo subito in campo, convinti di ripartire" ha spiegato Pioli, allontanando quel clima di delusione che si è subito impossessato del mondo laziale. Momento complicato. Non mancano i rimpianti, ma la Lazio è seconda e si gioca la Champions. Certo pensava di vincere. "Non è il risultato che volevamo. Per le occasioni costruite meritavamo di più, complimenti a Bizzarri. Il segreto è chiudere le partite. Abbiamo recuperato un punto, ma serve ancora migliorare. Questa è una tappa importante per capire, ho ragazzi intelligenti e miglioreremo. Sono due partite in casa che l'Olimpico ci sostiene. Vogliamo lottare sino alla fine. Stiamo facendo cose importanti ma non abbiamo ancora raggiunto alcun traguardo. Il campionato si deciderà il 31 maggio". Pioli non si è aggrappato agli infortuni. "Ero più soddisfatto quando potevo scegliere, ma abbiamo tirato 23 volte e costruito cinque o sei occasioni da gol. La squadra scesa in campo è stata competitiva e ha dimostrato di poterla vincere. Il nostro è un percorso da completare. Una grande squadra, con più cattiveria e attenzione, deve portarla in porto. Ecco cosa dobbiamo fare meglio". L'attacco è stato solo Klose. "Certe occasioni vanno sfruttate meglio. Se non chiudi la partita, squadre come il Chievo possono riprenderti. Neppure abbiamo avuto fortuna. Una deviazione ci ha condannato, peccato. Senza quell'episodio, ora saremmo qui a fare altri discorsi. Il traguardo non è per niente vicino e non ci siamo illusi di arrivare in alto senza soffrire".
Non è stata una scelta tecnica la sostituzione di Klose. "Era in dubbio per cominciare la partita, ha chiesto il cambio dopo dieci minuti della ripresa, anche senza Miro abbiamo avuto le occasioni per chiuderla. In mattinata zoppicava (mal di schiena, ndr). Niente di muscolare, dopo le cure è stato meglio e l'ho fatto giocare. Ma era a rischio". Pioli aveva perso per infortunio anche Mauri. "Ha avuto un fastidio nell'allenamento di venerdì, non sembra una cosa grave. Certo la partita con il Parma arriva presto, non ho certezze". La Lazio nella ripresa si è spenta, ha faticato a correre e ripartire. Pioli l'ha spiegata così. "Non è stato solo il centrocampo, si sono dilatate le distanze, non siamo stati bravi a essere compatti. Ma non possiamo azzerare gli avversari e dominare per 95 minuti le partite. Senza la deviazione di Mauricio, la palla sarebbe andata sulla testa di Radu. Potevamo vincerla. Ci vuole maggiore cattiveria in certe situazioni. Penso sia mancato solo di non riuscire a chiuderla". Ha tirato su l'ambiente. "La depressione non esiste. Ci manca ancora tanto così per raggiungere un livello top. Non siamo soddisfatti del risultato, ma è stato guadagnato un punto sulla Roma, non abbiamo permesso alla Juve di vincere il campionato. Ora siamo concentrati a recuperare energie. Pensiamo al Parma". Il suo amico Maran, con cui aveva condiviso il corso di Coverciano, lo ha imbavagliato come all'andata. "Il Chievo ha fatto la partita che ci aspettavamo. Squadra compatta, lotta, corre, ci ha creato difficoltà. Sono difficili da battere. Non era facile, lo sapevamo, ma potevamo vincere. Hanno avuto il merito di crederci sino alla fine e sono stati un pochino fortunati".
Da Il Tempo:
Un'occasione persa, due punti lasciati al modesto Chievo Verona in un Olimpico agghindato per la festa. Ma Stefano Pioli non si demoralizza affatto. Al contrario, l'allenatore emiliano è soddisfatto dalla prestazione della Lazio. "Volevamo tornare alla vittoria, è chiaro – ha spiegato l'allenatore biancoceleste – ma abbiamo disputato una buona partita tirando 23 volte verso la porta avversaria. Meritavamo i 3 punti, Bizzarri merita i complimenti per le parate". Pioli non ha dubbi, anche se la sfida dello stadio Olimpico ha mostrato una Lazio sottotono, complici anche le numerose assenze. Il tecnico emiliano non cerca alibi, ma un piccolo rimpianto c’è: "Sicuramente sono molto più contento quando posso scegliere la formazione – ha osservato Pioli – anche se adesso è inutile parlare degli assenti. È un momento particolare a livello di infortuni, ma la squadra ha fatto il proprio dovere creando molte occasioni. Volete sapere se la pressione del secondo posto ha fatto la differenza? Non credo perché siamo ambiziosi". Secondo Pioli, quindi, il passo falso contro il Chievo si spiega in due modi. "Innanzitutto avremmo dovuto chiudere la partita – ha spiegato l'allenatore della Lazio – Creare tanto e segnare solo un gol è un peccato, bisogna essere più determinati: le gare vanno chiuse perché basta una palla deviata per rimettere in gioco gli avversari. Dobbiamo imparare a vincere anche 1-0, bisogna lavorare su questo aspetto anche se in questa occasione siamo stati sfortunati perché Mauricio ha sfiorato quel pallone, altrimenti Radu l'avrebbe respinto e noi probabilmente avremmo vinto".
Imprecisione sotto porta e soprattutto sfortuna, dunque. Ma la comprensibile "amarezza per questo pareggio" non scalfisce l'ottimismo di Pioli: "In fondo il risultato è positivo e ci fa riprendere dopo la sconfitta subita a Torino – ha dichiarato l'allenatore emiliano a fine partita – Dobbiamo ancora migliorare, ma abbiamo guadagnato un punto e non abbiamo permesso alla Juventus di vincere il campionato. Siamo a un livello top e ci manca poco per competere al vertice". Prima di sognare, però, bisogna riprendere in fretta la corsa verso la Champions. Mercoledì all'Olimpico arriva il Parma fanalino di coda, una sfida da vincere a tutti i costi. E domenica la Lazio farà visita all'Atalanta dell'ex Reja, un'altra partita alla portata dei biancocelesti prima del ciclo finale contro Inter, Samp, Roma e Napoli: meglio mettere in cassaforte adesso i punti necessari per l'Europa. "Sarà una settimana importante – ha ammesso Pioli – dobbiamo riprendere la corsa. Questa partita è una tappa preziosa per crescere, ho ragazzi intelligenti, miglioreremo. Il traguardo non è per niente vicino, non ci siamo illusi, bisognerà soffrire. La serie A è difficile ma siamo competitivi: ora recuperiamo le energie per il Parma, perché il campionato si deciderà soltanto all'ultima giornata".