11 aprile 2021 – Verona, stadio M. Bentegodi - Campionato di Serie A, XXX giornata - inizio ore 15.00
HELLAS VERONA: Silvestri, Dawidowicz, Magnani, Dimarco (76' Ceccherini), Faraoni, Miguel Veloso (68' Ilic), Sturaro, Lazovic, Barak (85' Salcedo), Zaccagni (76' Bessa); Lasagna (85' Kalinic). A disposizione: Berardi, Pandur, Ruegg, Gunter, Udogie, Tameze, Colley. Allenatore: Juric (in panchina Paro)
LAZIO: Reina, Marusic, Acerbi, Radu, Akpa Akpro (83' Parolo), Milinkovic, Leiva (83' Escalante), Luis Alberto (75' Pereira), Fares (75' Lulic), Immobile, Caicedo (68' Muriqi). A disposizione: Strakosha, Alia, Armini, Hoedt, Musacchio, Patric, Cataldi. Allenatore: S. Inzaghi (in panchina Farris)
Arbitro: Sig. Chiffi (Padova) - Assistenti Sigg. Bresmes e Perrotti - Quarto uomo Sig. Di Martino - V.A.R. Sig. Orsato - A.V.A.R. Sig. Meli.
Marcatori: al 90'+2' Milinkovic.
Note: ammonito al 47' Caicedo, al 72' Luis Alberto. Angoli . Recuperi: 1' p.t., 4 s.t.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Milinkovic all’ultimo tuffo. Poi la dedica ad Inzaghi. Il tecnico è a casa in isolamento, Sergej decide al 92’: vittoria pesante nella corsa Champions. Verona steso".
Continua la "rosea": Qualsiasi tifoso laziale avrebbe voluto spiare nel salotto di Simone Inzaghi, quando un minuto e 19 secondi dopo l’inizio del recupero, Sergej Milinkovic ha depositato in rete un gol da tre punti. La baldoria che ne sarà seguita può essere simile a quella di una squadra che vedeva sempre più difficoltà ad agguantare un successo fondamentale, se si hanno ambizioni da grande Europa. Ovvio che poi i giocatori abbiano dedicato all’allenatore fermato dal Covid l’undicesimo successo nelle ultime 14 uscite. Anche senza il suo sempre braccio teso, senza la sua mano che schiaffeggia l’aria quando deve spingere i suoi da bordocampo, sono riusciti a prevalere in extremis, una vera zona Lazio, vedi anche la partita precedente e le tante occasioni del passato. "Nel nostro abbraccio si è vista la voglia di arrivare in Champions" ha detto poi Milinkovic. Le conseguenze. Nessuno fa sconti, in alto. Con la quarta vittoria consecutiva la Lazio resta lì, di rincorsa, dietro al mucchio che spinge sul canapo per il palio della Champions. La posizione arretrata diventerà definitiva soltanto dopo il recupero con il Torino, quindi al momento può anche non essere doloroso questo sesto posto con sguardo sulle battaglia davanti. La continuità incoraggia le certezze: anche vincere una partita del genere, collosa e orientata al pareggio, dà la misura della felicità .
I motivi. Lo 0-0 non sarebbe stato un esito sbagliato. Vero che la Lazio segna con l’unico tiro in porta, ma il Verona non ha nemmeno quel dato. Zero conclusioni nello specchio: era successo soltanto un’altra volta in questo campionato, contro l’Udinese, e l’Hellas aveva perso. E’ la terza sconfitta consecutiva interna per i gialloblù, che nel ritorno hanno registrato soltanto un successo al Bentegodi, due mesi fa contro il Parma. Tuttavia quella di Juric è una squadra in salute, ha già celebrato la salvezza con larghissimo anticipo, l’ottavo posto è un premio al lavoro dell’allenatore. Quindi non lascia campo e motivazioni ai rivali: resta a lungo dentro la partita, con marcature a pelle, spostamenti studiati. Reina diventa il regista, l’unico che può giocare palla senza avere addosso avversari; sale sulla trequarti, ha il numero di lanci più alto di tutti: 18. E 43 passaggi positivi. Altro esempio: Dimarco, centrale di sinistra, segue Milinkovic, che ha entrate da terza punta, dappertutto. Veloso arretra al suo posto per non lasciare il buco in difesa. Insomma è il solito Hellas scorbutico e astuto, che ha messo in difficoltà anche le big. Gli manca però la ripartenza in cui si esalti Lasagna, lo sfondamento laterale o il gioco corto per fare entrare i trequartisti Barak e Zaccagni. La Lazio non passa perché quando di rado riesce a scrollarsi di dosso i guardiani, o prova un passaggio di troppo (primo tempo) o si intestardisce in giocate personali (secondo). Le occasioni totali sono 1-3. Un inserimento di Lazovic che termina con un tiro-cross; la rete, il palo di Immobile e un destro fuori di Milinkovic. Più un gol di Caicedo annullato dal Var per una manata dell’attaccante. Povertà di emozioni, sì.
Il digiuno di Ciro. Ciro Immobile non segna da otto partite di campionato (un primato negativo per lui, in maglia Lazio) più una in coppa. E dire che il Bentegodi è uno stadio amico – tre gol anche lo scorso luglio – e il Verona gli portava bene, con 11 centri realizzatigli in carriera. Ma la Lazio riesce ad avanzare nonostante questa serie negativa. Nel salotto di Inzaghi, sarà cresciuta la soddisfazione anche per questo motivo: alcuni senatori non sono al massimo, vedi anche Luis Alberto; troppe partite sono sofferte, però il risultato arriva. Figurarsi quando tutti staranno meglio.