Domenica 27 ottobre 2013 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Cagliari 2-0 27 ottobre 2013 - Campionato di Serie A - IX giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Marchetti, Pereirinha, Novaretti (46' Ciani), Cana, Radu, Onazi, Biglia, Ederson (46' Klose), Candreva, Perea, Felipe Anderson (87' Cavanda). A disposizione: Berisha, Strakosha, Elez, Ledesma, Hernanes, A. Gonzalez, Keita, Floccari, Tounkara. Allenatore: Petkovic.
CAGLIARI: Agazzi, Perico (44' Pisano), Rossettini, Astori, Murru, Dessena, Conti, Nainggolan, Cabrera (70' Cossu), Sau, Ibarbo. A disposizione: Avramov, Ariaudo, Eriksson, Pinilla, Nenè. Allenatore: Lopez.
Arbitro: Sig. Massa (Imperia) - Assistenti Sigg. Bianchi e Paganessi - Quarto uomo Sig. De Luca - Assistenti di porta Sigg. Rizzoli e Pinzani.
Marcatori: 53' Klose, 55' Candreva (rig).
Note: ammonito Ciani per gioco falloso, Pisano per comportamento non regolamentare. Angoli 4-5. Recuperi: 2' p.t., 2' s.t.
Spettatori: 35.000.
La Gazzetta dello Sport titola: "Klose + Candreva. La Lazio riparte, Petkovic respira".
Continua la "rosea": Sarà pure un’aquila cui pesano gli anni, 35, gli acciacchi e magari pure i reumatismi. Ma quando si tratta di volare non c’è che lui, Miroslav Klose, il cui processo di identificazione con l’aquila biancoceleste è assoluto. Entra e in due minuti un altro 0-0 da galleria degli orrori come quello di Cipro diventa per la Lazio una vittoria netta e tanto necessaria. Buona per scacciare la contestazione, che s’era fatta viva all’intervallo, e per ridare alla classifica, col settimo posto, una certa dignità. Quel che ci vuole in vista della trasferta di mercoledì a San Siro col Milan, dove a ballare in panchina, a questo punto e per ora, resta il solo Allegri. A fare le spese di questa piccola resurrezione un Cagliari ordinato e fin troppo composto, quasi a non voler disturbare più di tanto.
Petkovic butta dentro Klose all’inizio della ripresa, mossa quanto mai necessaria vista la sterilità offensiva della squadra fin lì sospinta solo dalle folate di Candreva, dove i baby Perea, che coglierà un palo nella ripresa, e Felipe Anderson non decollano ed Ederson fa scena quasi muta. Al suo posto Klose risolve tutto in tre minuti, prima schiacciando in rete di testa il cross di Candreva deviato (col braccio) da Murru, e poi guadagnando il chiaro rigore sull’ingenuo Pisano, che Candreva trasforma, chiudendo la pratica con 35 minuti di anticipo. Si ha quasi l’impressione che la presenza del tedesco, fin qui un solo inutile gol stagionale con la Juventus (1-4) e tanta infermeria, restituisca alla Lazio l’autostima perduta, prima ancora che la qualità di un gioco che sembra essersi smarrito tra i troppi doppioni del cervellotico calciomercato di Lotito (contestato dalla curva che nel primo tempo si è distinta anche per qualche buuu a Ibarbo).
Linea verde Lazio. Petkovic aveva provato con quella. Klose in panchina e insieme a lui Hernanes e Ledesma. Dentro, tutti insieme, Perea, Felipe Anderson e Onazi, sessant’anni in tre, per cercare di dare un po’ di nerbo e vitalità a una squadra apparentemente rassegnatasi all’anonimato. Un cospicuo turnover rispetto al giovedì di Cipro e alla domenica di Bergamo, ma la sensazione è più che altro quella di avere poche idee e per di più confuse. Non si capisce bene quanto delegittimato da Lotito, Petkovic sembra avere smarrito parte del suo fascino. E con esso il carisma necessario per ridestare la bella addormentata. Quasi che i fluidi magici siano finiti tutti sull’altra sponda del Tevere, chez Rudi Garcia. Poi, il ritorno all’antico. Un usato sicuro che non tradisce e che tiene la Lazio in linea di galleggiamento. Complice un Cagliari che osa troppo poco e nel quale Lopez insiste chissà perché con l’inconsistente Cabrera alle spalle di Ibarbo e Sau (poi Pinilla). Con un po’ più di spregiudicatezza, il primo tempo poteva pure prendere un’altra piega.
Il Corriere dello Sport titola: "Entra Klose torna la Lazio".
Continua il quotidiano sportivo romano: La Lazio ritrova Klose e con lui, dopo un mese, la vittoria. Perché il tedesco non solo ha segnato e propiziato un rigore, ma ha messo in fuga i fantasmi di una crisi che rischiavano di ipotecare una stagione intera. Un tempo del tedesco, anzi tre minuti sono stati sufficienti per trasformare una squadra inguardabile nel primo tempo in una cinica macchina da calcio (non di spettacolo). Due gol, un palo (di Perea) e, soprattutto, una ripresa che ha regalato qualche conforto ai tifosi che dai primi quarantacinque minuti avevano tratto foschi presagi. Il Cagliari per un tempo ha retto bene ma poi quei tre minuti fra il 7’ e il 9’ (della ripresa) hanno prodotto un contraccolpo psicologico pesantissimo da cui i sardi non si sono più ripresi (modesta la reazione, povera di gioco e di orgoglio). Se c’è una squadra che non aiuta certo a farti uscire da una crisi, questa squadra è il Cagliari. Diego Lopez i suoi ragazzi li mette molto bene in campo, soprattutto dal punto di vista difensivo: concede pochissimi spazi e gli avversari per crearli devono far correre molto la palla e le proprie gambe, cosa che la Lazio per tutto il primo tempo non è riuscita a fare, per giunta preoccupata di non lasciare troppo campo a Ibarbo che una volta ha potuto liberare la sua corsa e per fortuna di Marchetti si è fermato su un recupero prodigioso di Novaretti (che ha immediatamente denunciato un problema muscolare). Alla logica cagliaritana si contrapponeva l’illogicità laziale.
Preoccupata la squadra, sinceramente confuso il suo tecnico che ha ancora una volta aggiornato il suo modulo con uno strano 4-3-3 che in realtà prevedeva un Biglia a protezione della difesa e Candreva che spesso andava ad allinearsi con Onazi ed Ederson. Ma la Lazio appariva troppo statica, con Candreva che provava a sfondare sulle corsie esterne ma non avendo sovrapposizioni finiva per essere facilissima preda di Murru, un giovane veramente di belle speranze. Senza inserimenti dei centrocampisti, poi, il Cagliari, solidamente schierato, finiva per avere vita agevole limitando al minimo i problemi per Agazzi. Manca a Petkovic il miglior Gonzalez perché Onazi è decisamente meno abile del collega a trovare l’inserimento. Il tecnico bosniaco ha deciso che Biglia è l’uomo giusto per fare girare la squadra ma sincerimente l’argentino da un lato non garantisce un salto di qualità particolare rispetto a Ledesma, fatica a cucire il gioco e a guidare il centrocampo. Risultato: mentre il Cagliari gestiva con crescente sicurezza la gara, i tifosi laziali smarrivano la pazienza e poco dopo la mezz’ora cominciavano a contestare, peraltro non senza ragione.
Gli infortuni (Pisano per Perico e Ciani per Novaretti) hanno evidentemente condizionato le scelte dei tecnici. Ma poi contano gli uomini e uno come Klose, seppur a mezzo servizio, in una partita come questa in cui le grandi strategie tattiche potevano incidere in misura molto limitata (sebbene dopo l’ingresso del tedesco la Lazio si sia risistemata in maniera da occupare meglio il campo con una sorta di 4-2-3-1), può serenamente fare la differenza. E l’ha fatta nel giro di tre minuti, dal 7’ al 9’, prima trasformando in gol un cross di Candreva ("sporcato" da un tocco di spalla di Murru, con Rossettini che non contrapponeva alcuna resistenza all’elevazione dell’avversario) e poi stendendo con un dribbling secco in area Pisano che completava l’opera accarezzando la sfera e obbligando Massa alla concessione del rigore. Con Klose in campo la Lazio è cambiata ritrovando il suo punto di riferimento. All’appuntamento con il gol il tedesco mancava dal 31 agosto e quella di ieri è stata la prima rete all’Olimpico di questa stagione. Ma soprattutto il tedesco è una sorta di coperta di Linus che consente a tutti di giocare meglio. In più il tedesco con quei tre minuti ha rasserenato una situazione ambientale che rischiava di aggiungere condizionamenti a condizionamenti. La vittoria, comunque, sana la crisi di risultati ma non ancora quella di gioco e di identità. Petkovic non ha ancora ritrovato la Lazio dello scorso anno e non deve trarre in inganno l’arrendevolezza cagliaritana conseguente al terribile uno-due in avvio di ripresa. Perché la distanza tra i reparti è ancora eccessiva e le squadre lunghe a volte pagano pegno.
Il Messaggero titola: "Klose si riprende la Lazio".
Continua il quotidiano romano: Tocca a Miroslav Klose salvare la panchina di Petkovic e risollevare le sorti della Lazio. È lui la cometa della serata, il calciatore di classe superiore che si prende sulle spalle la squadra e la trascina fuori dalla secche di un primo tempo decisamente mediocre, a tratti inguardabile. Le prodezze dell’attaccante garantiscono punti pesanti in classifica ma non risolvono i problemi di gioco della Lazio, confermatisi puntuali anche contro il Cagliari, come i limiti di personalità dei giovani schierati. Ad ogni modo, il successo è corroborante e riporta un po’ di serenità a Formello in vista della trasferta di Milano. La rivoluzione copernicana, attuata da Petkovic (ma solo da lui?) consente quindi di ritrovare quella vittoria che manca da 5 partite. La Lazio del primo tempo non è una squadra ma un gruppo di calciatori senza identità, senza gioco e senza attributi, quasi sempre in balìa di un avversario che si muove seguendo uno spartito preciso e idee di calcio concrete. Petkovic rinuncia a Ledesma, Gonzalez, Klose, Floccari, rispolvera Pereirinha nel ruolo di esterno basso e rilancia dall’inizio Felipe Anderson, l’elemento che dovrebbe prendere in mano la manovra o almeno darle un’impronta di classe e fantasia. Invece il brasiliano si defila spesso sulla sinistra, come un bandolero stanco. Mai che si assumala responsabilità di dettare un passaggio, di comandare l’azione, di entrare nel cuore della sfida. E’ Perea che, invece di attaccare la profondità, arretra a prendere palla nel tentativo di creare qualche situazione pericolosa. Ederson dimostra di avere un pizzico di personalità, però è troppo innamorato del dribbling e non incide mai. L’unica conclusione arriva da Perea, che gira alto un cross di Candreva, anche lui senza lo smalto delle serate migliori.
Il Cagliari di Lopez non rinuncia a giocare, anzi. Si presenta con due attaccanti (Ibarbo e Sau) e Cabrera trequartista. Si chiude con ordine, è solido a centrocampo, in Nainggolan e Conti, Ibarbo bravo a galleggiare tra le linee ed è sempre pronto a ripartire. Non lanciando palloni ma giocandoli con sagacia e attenzione, grazie all’uomo libero e alla capacità di aggredire gli spazi. Ed è Marchetti a correre i rischi maggiori, su Cabrera e Astori. Il Cagliari evidenzia quella organizzazione di manovra che manca ai biancocelesti. Il fatto che sia Onazi a impostare spesso il gioco evidenzia chiaramente come qualcosa non funzioni, in quanto il nigeriano non ha le qualità tecniche per rivestire questo ruolo. Un primo tempo davvero modesto, che si chiude sotto una meritata bordata di fischi. In avvio di ripresa Petkovic toglie Ederson per Klose ed è la mossa che cambia gli equilibri in campo. Il panzer, infatti, decide il match nello spazio di 2 minuti, in virtù della classe sopraffina e di una voglia di riscatto che mostra al primo impatto. Gli bastano due giocate per mutare il destino di una serata grigia, facendola diventare limpida. Prima gira di testa un cross di Candreva, lievitato nettamente di rendimento, anticipando l’imbalsamato Rossettini, quindi induce al fallo di mano Pisano, superato in dribbling. Rigore trasformato dallo stesso Candreva. Vocalizzi tecnici da campione, quelli del tedesco, che scacciano gli spettri che allignano sugli spalti e che restituiscono alla squadra sicurezza e tranquillità per gestire l’incontro. L’iniziale 4-3-3 finisce spesso per diventare un 4-2-4, con Klose chiamato a sacrificarsi in qualche ripiegamento sulla trequarti per dare sostegno a Onazi e Biglia. Anche Felipe Anderson prova a dare una mano, però non è quello che si chiede a un talento come lui. Il Cagliari ormai è al tappeto e non riesce più a ragionare, come nella prima parte della gara, annichillito dall’uno-due ravvicinato. Prova a reagire, sfiora il gol con una deviazione di Astori, su punizione di Cossu, ma non dimostra più lucidità e padronanza di palleggio per comandare il centrocampo. La formazione biancoceleste, liberatasi dalla paure, può amministrare con agio il 2-0 e ripartire negli spazi che gli isolani devono inevitabilmente concedere. Alla fine i fischi diventano applausi e sanciscono la pace. Ora serve la conferma contro il Milan in piena crisi di risultati.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Non era contento, ma neppure aveva ancora deciso di cacciarlo. Lotito aveva rinviato il toto-allenatore, non voleva pensare alla sostituzione di Petkovic. "Porta sfiga" erano state le sue parole confidate venerdì pomeriggio, il giorno dopo la rabbia per il pareggio a Cipro in Europa League e il confronto durissimo con la squadra, che si stava prendendo degli alibi. Il successo contro il Cagliari lo ha risollevato. "Nessun problema di allenatore, c’è stato un problema della squadra che spesso ha sbagliato atteggiamento. Questa volta è andata in modo diverso, c’è stato impegno, determinazione. E il risultato è arrivato. Nel secondo tempo abbiamo cambiato modulo, l’attacco è stato valorizzato e la squadra ha fatto una grande prestazione. Ci sono tanti giocatori in rosa. Bisogna aspettare per valutare la qualità della squadra". Lotito crede fortemente nei valori della Lazio. "La classifica? E’ presto per i pronostici, il tempo giudicherà. Anche le squadre partite a mille dovranno fare i conti con il turnover e altre situazioni. La Lazio ha delle qualità che devono per forza uscire, ci sono tredici nazionali in rosa, non possono essere degli sconosciuti nel nostro campionato. Penso solo alla mia squadra, non alla Roma, a cui porto rispetto pur avendo in questo momento la fortuna dalla propria parte. Ognuno fa il suo campionato e noi con orgoglio partecipiamo all’Europa League". Lotito ha difeso le scelte di Petkovic. "La formazione? La fa il tecnico, non io. E ha messo i migliori".
Euforico il terzino romeno (Stefan Radu n.d.a.), che ha ripreso la fascia di capitano. "Abbiamo preso tanti gol sinora, ma dobbiamo guardare al fatto che ogni volta siamo stati costretti a cambiare difesa". Chissà se un giorno tornerà a muoversi da centrale. "Mi manca un pochino, ma devo giocare dove mi mette l’allenatore. Petkovic è il terzo che preferisce impiegarmi da terzino". Ha difeso il tecnico di Sarajevo. "Non so se l’allenatore ha rischiato, forse abbiamo rischiato noi, perché i risultati non sono quelli che tutti si aspettavano. Anche i nuovi acquisti hanno visto che alla Lazio se perdi una partita è una cosa brutta. Noi siamo con il mister. Basta con le voci che lo vogliono lontano dalla Lazio". Radu ha ripreso a guardare in avanti. "L’obiettivo è la Champions, ogni volta siamo sempre vicini e poi non ci arriviamo. Speriamo che quest’anno vada meglio". E’ stata una partita complicatissima. "Ci porta ossigeno per quello che era successo in settimana, per i tifosi che erano arrabbiati. Ma abbiamo dimostrato carattere. Dopo il primo tempo, abbiamo dato di più, vincendo la partita. E’ bastato il 20-30 per cento in più per portare a casa il risultato. Klose? Per tutti è fondamentale avere campioni in squadra, Noi abbiamo Miro".
Capitolo Novaretti. L’intervento in scivolata per salvare su Ibarbo, lanciato a rete, è costato un infortunio al difensore argentino, costretto a uscire nell’intervallo. "Non sappiamo se si tratta di crampi o di una contrattura, valuteremo nelle prossime ore" ha spiegato Petkovic, che aveva preferito l’argentino a Ciani. Questa mattina la ripresa a Formello. Hernanes e Klose si candidano per rientrare dal primo minuto mercoledì sera a San Siro contro il Milan. Il Profeta ieri sera ha sopportato la delusione di un’altra esclusione per scelta tecnica decisa da Petkovic. Il brasiliano era in diffida. Come l’albanese Cana, che è riuscito a evitare il cartellino giallo contro il Cagliari e potrà guidare la difesa biancoceleste anche a San Siro. Il tecnico bosniaco ha rilanciato Pereirinha e ha concesso riposo a Cavanda, apparso stanco e impreciso nelle ultime uscite. Il belga-angolano a San Siro dovrebbe riconquistare il posto da titolare. Mancherà ancora Konko, il cui recupero è previsto per la partita di domenica con il Genoa.
Klose è tornato Klose e la rinascita continuerà: "Voglio tornare in grande forma, tra due-tre partite sarò al massimo della condizione. Se non sono nella forma migliore sono un giocatore normale". Klose è tornato fenomeno, bomber disumano, vederlo in sembianze umane era troppo strano. Klose è tornato al gol e la Lazio è tornata a vincere e i tifosi son tornati ad abbracciarsi. Klose è tornato Klose in un paio di minuti, segnando e provocando il rigore del raddoppio, svegliando la Lazio, esultando rabbiosamente, tirando un calcione ai cartelloni, sfogandosi apertamente: "Quell’esultanza rabbiosa? Ci serviva una svolta, il mio gesto spero sia servito per dare la scossa alla squadra. A volte ci sono situazioni in cui bisogna svegliarsi, mi è venuta così". Questi sono i veri leader, questi sono i veri campioni. Se girano loro, è fatta. La sveglia l’ha suonata Klose, palla e lui e si vince, palla a lui e ci si abbraccia, è di nuovo tutto così. Il vero abbraccio ieri gliel’hanno dato i compagni, l’hanno trovolto dopo l’1-0. E gliel’ha dato la gente. E’ tornato Klose, una manna dal cielo per Petkovic: "Noi siamo con Petkovic", ha assicurato Miro a fine partita rinsaldando la sua panchina.
Klose e Vlado, ecco il retroscena, erano stati a colloquio in mattinata. All’Olimpico ieri s’era diffusa l’insoddisfazione di Miro, secondo le voci dei beninformati s’era stupito perché non avrebbe giocato. S’aspettava d’esserci dal primo minuto pur essendo reduce da una lombalgia, anche se il piede destro continua a provocargli qualche fastidio. Vlado aveva parlato con Klose a Formello, erano stati a colloquio per una ventina di minuti. Il tecnico gli aveva spiegato la scelta di farlo entrare in corsa. Alla fine s’è rivelata decisiva, ha addolcito il palato del tedesco, ha parlato di scelta condivisa. Mancava il miglior Klose, mancava troppo: "Sì, non solo questo. La squadra per me viene sempre prima di tutto, è al primo posto. Quando lavoriamo bene siamo una grande Lazio. Era importante tornare in gruppo e in forma come adesso. Avevo parlato molto con il mister, abbiamo deciso insieme. Questo è importante". La sintonia con Petkovic è comprovata, ora Miro ha un sogno, non vuole uscire più, non vuole fermarsi: "Ho lavorato bene in queste settimane, ho lavorato anche il doppio perché volevo tornare in grande forma. Mi mancano solo le partite, quando ne farò due o tre di fila ritroverò anche i novanta minuti". E’ la svolta? Miro dice "sì, per me sì. Tutte le partite partono dallo 0-0, dobbiamo lavorare per vincerle. Abbiamo grandi giocatori, ma non si vince mai facilmente. Dobbiamo lavorare al massimo, l’abbiamo fatto in allenamento e si è visto in partita".
Klose ha fame e freme: "Ora dovremo vincere le prossime gare, con il Milan sarà molto difficile perché anche loro stanno attraversando un momento di crisi. E quando si passano certi momenti c’è ancora più rabbia". La rabbia di Klose è scattata a molla, ha rivitalizzato la Lazio: "Abbiamo giocato bene, abbiamo vinto tanti duelli importanti, quando si lavora così il risultato arriva. Non sono ancora al 100%, ho giocato poche partite, devo riprendere il ritmo". Non ha mai perso la speranza: "Lazio in crisi? Io non l’ho vista in crisi, abbiamo sempre creato tante occasioni, ma non segnavamo e siamo anche stati sfortunati. Dobbiamo continuare così, dobbiamo dare il meglio di noi a partire da mercoledì, dal match di S. Siro contro i rossoneri". Finale con dedica, il re ha detto grazie al suo popolo: "Grazie ai tifosi, erano tantissimi". Grazie a Klose si sono riabbracciati.
Lo ha salvato Klose, un fuoriclasse mondiale che farebbe la fortuna di qualsiasi allenatore. E ha contribuito Candreva, l’unico della vecchia guardia mai entrato in discussione. Nella notte della verità, Petkovic è tornato a vincere e si è ripreso la Lazio. Ha puntato sulla freschezza dei ventenni e ha stimolato l’orgoglio dei suoi giocatori più forti, che non l’hanno abbandonato perché avrebbero tradito se stessi e la maglia biancoceleste prima ancora del tecnico, a cui ora toccherà il compito di restituire logica e serenità a tutta la squadra, garantendo continuità di rendimento e punti anche in trasferta. Vlado era teso alla fine della partita più complicata da quando guida la Lazio. "Se avessimo perso, sicuramente ora si farebbero altri discorsi. C’è positività per il risultato, siamo coscienti della pressione esterna. All’inizio della partita e nella ripresa, quando siamo stati tranquilli, ci abbiamo creduto, facendo le cose migliori". Il fuoriclasse tedesco lo ha fatto respirare. "Klose è un uomo, un giocatore importante, un leader. Ogni squadra ha bisogno di uno così. L’ha fatto vedere. Mi ha fatto piacere. Dopo aver ricevuto tante critiche, ha dimostrato un carattere forte. Ci voleva questo gol, ha liberato mentalmente i suoi compagni. Si è visto nel primo tempo, non avevamo iniziato male, ma poi è cresciuta la pressione nei confronti della squadra". Vlado non si era sentito in discussione e l’ha ripetuto. "Questo lo dite voi, non ho avuto neanche un segnale della società. Conto io e conta la società".
Ora la Lazio dovrà riacquistare continuità. "La cosa principale è recuperare tutti gli infortunati. Da due mesi e mezzo non siamo al completo. Ne mancano sei o sette. Non penso ci siano altre squadre in A che abbiano avuto questi problemi. Non ho mai cercato scuse. Credo in tutti i miei 28 giocatori, stanno rispondendo. E poi servono testa libera e serenità". E poi s’è concesso una battuta polemica. "Se vediamo la classifica, siamo sopra le aspettative rispetto a dove tutti ci collocavano prima dell’inizio del campionato. Dobbiamo continuare a lavorare, dimostrando carattere fuori casa. Ci manca qualche punto". Nella ripresa la Lazio ha verticalizzato la manovra. "Abbiamo giocato con due punte di ruolo. Era importante segnare. Dopo il gol si è vista una squadra che sa giocare, sa far girare palla ed essere aggressiva. Abbiamo perso il filo nel primo tempo perché, dopo qualche errore, sono arrivati i fischi e psicologicamente stavamo soffrendo. Nell’intervallo ho chiesto calma, fiducia, chiedendo ai giocatori di ricominciare a divertirsi. Hanno scelto questo mestiere perché si divertono con il pallone, bisogna avere il piacere di giocare". Lotito aspettava la reazione della squadra. "E’ un po’ colpa nostra, non abbiamo fatto i punti che servivano. Non ho mai visto una squadra che non voleva vincere, forse non poteva dare di più, perché era in difficoltà. I miei ragazzi sono sani, sono puliti e hanno voluto lottare. Complimenti alla squadra per il carattere dimostrato" ha spiegato Petkovic, tenero con la Nord. A fine partita è andato in scena il chiarimento con Marchetti. "Rispettiamo i tifosi e cerchiamo di avere rispetto. E’ stato un momento bello. Se ne può parlare apertamente, se ci sono cose da chiarire".