Home league match played on 20 November 2016.
Kicked off at 3:00 PM

20 novembre 2016 - Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XIII giornata - inizio ore 15.00

LAZIO: Strakosha, Basta, Wallace, Radu, Lulic, Parolo, Biglia (83' Murgia), Milinkovic (70' Cataldi), Felipe Anderson, Immobile, Keita (73' Patric). A disposizione: Vargic, Borrelli, Bastos, Hoedt, Vinicius, Leitner, Lombardi, Djordjevic, Kishna. Allenatore: S. Inzaghi.

GENOA: Perin, Izzo, Burdisso, Orban, Edenilson, Rincon, Veloso, Laxalt, L. Rigoni (46' Ninkovic), Pavoletti (60' Simeone), Ocampos (80' Pandev). A disposizione: Lamanna, Munoz, Gentiletti, Biraschi, Fiamozzi, Lazovic, Cofie, Ntcham, Gakpé. Allenatore: Juric.

Arbitro: sig. Di Bello (Brindisi) - Assistenti Sigg. Carbone e Valeriani - Quarto uomo Sig. Fiorito - Assistenti di porta Sigg. Giacomelli e Nasca.

Marcatori: 11' Felipe Anderson, 52' Ocampos, 57' Biglia (rig), 65' Wallace.

Note: prima della gara alcuni bambini delle giovanili della Lazio hanno disputato una partita con i pari età di una rappresentativa di Amatrice e Accumoli (RI). Espulso al 90' Orban. Ammonito al 60' Rincon, all'87' Veloso, all'88' Edenilson e Patric. Angoli: 3-5. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.

Spettatori: 23.000 circa.

La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, show da Europa. Juric ha perso il Genoa. Anderson ispira i biancocelesti, all'ottavo risultato utile di fila. Ocampos illude i rossoblù in crisi: un punto nelle ultime tre gare".

Continua la "rosea": Tenuta mentale e lampi di bel gioco. La Lazio non conosce soste. Ottavo risultato utile di fila, 26 gol in 13 giornate (per trovarne di più, 28, bisogna tornare a quella di Mancini, stagione 2002­-03) e una classifica che diventa sempre più interessante. Piace la squadra di Inzaghi perché, oltre a fare risultato, macina gioco che a tratti è spettacolo puro. Grazie soprattutto a quei due davanti. Perché Anderson e Keita, quando si accendono, sono immarcabili. E fanno la differenza anche contro una difesa come quella del Genoa che, fino a ieri, era la seconda migliore della Serie A. Se il senegalese era stato il grande protagonista delle prime vittorie della serie iniziata due mesi fa dopo il k.o. di San Siro col Milan, adesso è il "gemello diverso" Anderson a prendersi la scena. La squadra rossoblù lo esalta. Dopo il bel gol di un anno fa, ieri altra perla: tiro al volo di collo esterno dal limite dell'area che fredda Perin all'11'.

La rete è tanto più preziosa perché scompagina il piano tattico di Juric. Che si era intuito nei primi dieci minuti: pressing alto e squadra cortissima per impedire alla Lazio di arrivare dalle parti di Perin. Anche perché, prima di quello di Felipe, i gol della Lazio erano stati tutti realizzati dentro l'area. Era lì che bisognava impedire ai laziali di arrivare. Ma Juric non aveva fatto i conti con l'ispirazione di Anderson. Che torna utile alla Lazio anche dopo l'1­-1 di Ocampos in apertura di ripresa (bello l'assist di Veloso). Una punizione eccessiva per i padroni di casa (che nel primo tempo avevano sfiorato più volte il raddoppio), ma logica. Perché quando sprechi troppo alla fine paghi pegno. A scacciare i fantasmi provvede di nuovo Anderson che prima si procura il rigore che Biglia trasforma per il 2­-1 (fallo di Orban, che nel finale sarà espulso per una reazione su Immobile), quindi manda in tilt la difesa ospite e Ninkovic, per fermarlo, serve involontariamente Wallace ed è 3­-1.

Il play argentino e il difensore brasiliano portano a 13 il totale dei biancocelesti andati in gol in questo campionato. Non solo Anderson­-Immobile­-Keita, quindi. Questa Lazio sa colpire con qualsiasi giocatore. Con questo tris sono sette le reti subite dal Genoa nelle ultime tre partite (e un solo punto). Un'inversione di tendenza rispetto alle precedenti gare che è un brutto campanello d'allarme. Ma all'Olimpico, più che la fragilità difensiva, i rossoblù pagano l'incapacità di cambiare spartito a gara in corso. Juric ci prova inserendo Ninkovic per Rigoni, poi Simeone per Pavoletti, infine Pandev per Ocampos. Il gol di quest'ultimo pare cambiare le cose, ma è solo un'illusione. No, in trasferta non è lo stesso Genoa di Marassi.

Il Corriere dello Sport titola: "Tris al Genoa. Lazio da urlo. Inzaghi vola. Felipe-Biglia-Wallace: 5ª vittoria in casa nelle ultime 6. Biancocelesti a -1 dal secondo posto di Roma e Milan".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: Quando da Bergamo è rimbalzata la notizia del raddoppio di Kessié, l'Olimpico è esploso e ha fatto festa un'altra volta, la quarta dopo i tre gol segnati da Felipe, Biglia e Wallace per piegare il Genoa. Era il novantesimo, la Lazio stava vincendo, come non era mai successo dopo le precedenti soste di campionato, e in fondo a una serata dolcissima di fine autunno si stava riaprendo l'eterno duello con la Roma. Questa volta durerà due settimane, distanza dal secondo posto (condiviso dal Milan) ridotta a un punto e la trasferta di Palermo da superare prima di tuffarsi verso la sfida in calendario per il 4 dicembre. Tutti all'Olimpico ieri hanno pensato o sperato che Felipe, in diffida, prendesse un cartellino giallo per evitare l'incubo squalifica domenica al Barbera. Il brasiliano non è caduto in tentazione e ha fatto bene, alla Lazio servirà anche in Sicilia per arrivare lanciatissima al confronto con la Roma e continuare a sognare la Champions. Felipe irresistibile, quasi sui livelli toccati due anni fa, quando aveva trascinato Pioli a insidiare Garcia. Decisivo perché Inzaghi, dopo avergli chiesto una prova più difensiva al San Paolo, ieri lo ha riportato in una posizione avanzata e il brasiliano ha fatto la differenza. Un gol da manuale prima di guadagnare il rigore del raddoppio ed entrare nell'azione del tris di Wallace. Dentro la sua partita c'è stato tanto altro. Corse e tocchi geniali, la capacità di soffrire e tamponare su Laxalt, meno pause del solito: se imparerà anche a scattare senza palla dettando il passaggio in profondità (ieri lo ha fatto una volta) diventerà devastante.

Bella da vedere quando si distende in velocità, completa, solida in difesa. La Lazio ha vinto la quinta partita all'Olimpico nelle ultime sei e ha allungato a otto la serie dei risultati utili consecutivi, ma non è stato semplice battere il Genoa. Mezz'ora scintillante e poco concreta, perché Keita e Immobile avrebbero dovuto segnare il secondo dopo la magia di Felipe. Venti minuti di sofferenza e un'altra grande reazione dopo il pareggio di Ocampos. E' arrivato quasi subito il 2-1 firmato da Biglia su rigore e dopo meno di dieci minuti anche il terzo gol di Wallace, così la Lazio ha continuato a controllare la partita. Juric sino a ieri aveva la seconda miglior difesa del campionato. All'Olimpico ne ha presi tre. Strano il Genoa. E' organizzato bene, trova la profondità con i tagli degli esterni, ma ieri era monco, senza ala destra. Rigoni può dare sostanza al centrocampo, ma alla resa dei conti s'è rivelato un uomo regalato, perché l'opera di disturbo su Biglia era impalpabile e dalla sua parte i rossoblù non attaccavano. Edenilson ha subìto a lungo la pressione di Lulic e alle sue spalle si muoveva Keita. Inzaghi teneva altissimi Milinkovic e Parolo, con i tre attaccanti a pressare i tre difensori. La palla usciva solo sulla fascia sinistra. Perin innescava Laxalt, Ocampos lo aiutava. Basta e Felipe tenevano botta. Più equilibrio in mezzo, Veloso e Rincon erano aggressivi e la Lazio faticava a tenere palla, Biglia non aveva aiuto nel fraseggio.

Inzaghi possiede soluzioni offensive infinite. La squadra biancoceleste non segnava così tanto dal 2002/03. Ben 13 marcatori diversi per 26 gol. Ieri il primo da fuori area con una prodezza balistica di Felipe. Punizione di Biglia, Rigoni ha respinto di testa, l'ex Santos ha atteso il rimbalzo del pallone, si è piegato come un compasso per tenere bassa la traiettoria e ha stampato un destro al volo da urlo: tiro potente e pieno di effetto, ha scheggiato il palo prima di finire in rete. Una volta in vantaggio, la Lazio si è concessa qualche leziosismo. Burdisso ha salvato su Immobile, Milinkovic ha tirato invece di portarsi avanti il pallone (era solo in area), con maggiore concretezza e l'ultimo passaggio giusto altre azioni potevano essere concluse meglio. La Lazio aveva tenuto altissimo il ritmo, dopo la mezz'ora ha rifiatato, lasciando l'iniziativa al Genoa. I dati del possesso palla (a favore dei biancocelesti nell'intervallo) si sono ribaltati nella ripresa. Juric ha inserito Ninkovic, Inzaghi aveva poca benzina: Milinkovic spompato, Biglia si stava esaurendo. Sulla palla filtrante di Veloso, Ocampos è entrato bene verso l'area, Pavoletti ha portato via Radu, l'argentino ha saltato sulla corsa Wallace e ha battuto Strakosha: 1-1 e partita riaperta. La Lazio non s'è scoraggiata. Colpisce la maturità e la convinzione con cui cerca e trova il gol. Al San Paolo aveva subito rimontato dopo il guizzo di Hamsik, ieri è tornata di corsa in vantaggio. Ingenuità di Ocampos, Basta ha rubato palla e lanciato la ripartenza di Felipe, steso da Orban. Rigore trasformato da Biglia. Una reazione piena di rabbia, perché Parolo ha colpito il palo e poi è arrivato il terzo gol di Wallace, lanciato da un rimpallo casuale di Ninkovic al contrasto con Felipe. Juric aveva perso Pavoletti, sostituito da Simeone jr (acclamato dalla Nord) e poi ha sganciato Pandev. Troppo tardi per rimontare e alla fine persino il rosso di Orban per un colpo (con palla lontana) a Immobile. L'Olimpico era in festa, pensando al derby.

Il Messaggero titola: "Lazio forza Champions. Biancocelesti show all'Olimpico: travolgono il Genoa e in classifica salgono a quota 25, a un punto dalla Roma. Apre Anderson con il primo gol da fuori area, pari di Ocampos poi Biglia e Wallace firmano il successo".

Prosegue il quotidiano romano: Una domenica perfetta. Bestiale per dirla alla Fabio Concato. Perché al novantesimo mentre risuonavano le note di Lucio Battisti e dei suoi Giardini di Marzo, i tifosi avranno pensato che è proprio bello stare sotto a questo inedito sole caldo di novembre che scalda i cuori. La Lazio batte all'Olimpico il Genoa per 3-1 e centra l'ottavo risultato utile consecutivo. I punti in classifica sono 25, uno in meno della Roma accreditata come l'anti-Juventus. Il derby è già nell'aria e lo si capisce al boato che precede l'annuncio del tabellone luminoso che segnala il gol vittoria dell'Atalanta contro i giallorossi. Canta la curva Nord ed è bello quell'abbraccio immaginario che stringe la squadra ed il tecnico. Uniti si va lontani. Non potrebbero fare altrimenti i tifosi che nel pomeriggio dell'Olimpico si sono divertiti parecchio. Aveva parlato di testa Inzaghi alla vigilia della sfida contro i rossoblu. Quella ritrovata di Felipe Anderson, tornato il giocatore decisivo che aveva trascinato la squadra di Pioli in Champions. Apre con un gol da vedere e rivedere. Un esterno destro da fuori area che fa spellare le mani. Secondo centro in questo campionato, abbattuta la maledizione Genoa (come l'anno scorso) e ora anche il tabù dopo la sosta.

Libero da compiti difensivi, Felipe sciorina tutto il suo repertorio mandando al manicomio la difesa genoana e costringendo Burdisso a falciarlo in area. Un rigore che Biglia trasforma senza paura. Una botta centrale e via a festeggiare. Il brasiliano sveglia così la Lazio che ad inizio ripresa si era addormentata concedendo al Genoa il gol del pareggio. Una follia se si pensa alle tante occasioni del raddoppio sciupate nei primi 45 minuti. Un sonno che Inzaghi ha provato ad interrompere con continui urli dalla panchina. Niente paura, perché questa squadra ha carattere e non molla mai. Simone l'ha plasmata a sua immagine e somiglianza. Biglia, decisamente ritrovato, gestisce la manovra in modo perfetto. In questo modo Parolo ha più liberta d'inserimento e tirare. Solo il palo gli nega la gioia. Milinkovic si sbatte. Il serbo gioca una gara tutta di sacrificio. La gara, il tecnico biancoceleste, l'ha preparata in maniera perfetta. Quei tre lì davanti sono una delizia per gli occhi. Fermarli è quasi impossibile. Vanno via da ogni parte e si trovano a meraviglia. Peccato per Immobile che non trova la rete per la terza gara consecutiva. Ma poco importa perché questa Lazio è finalmente un gruppo che resta tutto dalla stessa parte, con una voglia matta di raggiungere l'Europa. Quella che conta.

E non manca nemmeno quel pizzico di fortuna che aiuta gli audaci. Meglio ancora se poi Fortuna è proprio il tuo nome. E così Wallace si ritrova tra i piedi una palla vagante che non esita a scaraventare alle spalle di Perin. E' il 3 a 1 definitivo. Il brasiliano corre sotto la curva che stravede per quel gigante dinoccolato. Lotito sorride in tribuna. Inzaghi abbraccia il figlioletto Lorenzo che gli è corso incontro. I tifosi cantano. I giocatori in campo si prendono l'applauso. La voglia di dimostrare a tutti che questa squadra è forte è tanta. Giusto così. Ma ora immediatamente testa al Palermo e poi al derby. Niente distrazioni. Per aspera ad astra dicevano i latini.

Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

La Lazio è diventata una macchina da gol. Undicesima vittoria della gestione Inzaghi, quinta nelle ultime sei all'Olimpico, la Roma nel mirino. Simone ieri ha cominciato a sorridere. "Ottima partita. Bene nel primo tempo, potevamo chiuderlo con il doppio vantaggio. Il Genoa corre, è una squadra rognosa, avevano battuto il Milan. Qualcosa si poteva concedere. Abbiamo preso un gol evitabile, è stata l'unica pecca. Applaudo e faccio i complimenti ai miei ragazzi. Dopo la sosta non era semplice, ci siamo organizzati bene in tre sedute. Vittoria meritata, esprimendo un ottimo calcio". Inzaghi ha creato un gruppo formidabile. La Lazio è bella da vedere, ma sa anche soffrire. E trova sempre soluzioni diverse. "Ho cercato di coinvolgere tutti dal primo giorno di lavoro. Ho tanti giocatori che mi mettono in difficoltà. Mancano de Vrij e Lukaku, quando rientreranno avrò ancora maggiore scelta". E' arrivato il primo gol da fuori area. "A volte è un caso. Ci sono diversi buoni tiratori. Con Parolo potevamo farne un altro, ma ha colpito il palo". Questa Lazio era nata a primavera. "Alcune certezze vengono dallo scorso anno, in 7 partite questa squadra ne aveva vinte 4. Avevo toccato con mano, sapevo il gruppo che trovavo, adesso non vogliamo fermarci. Sono passate solo 13 partite, dobbiamo continuare".

Si diverte a cambiare, questa Lazio è l'espressione del calcio moderno. "Ho giocatori intelligenti. Lulic l'ho impiegato mezz'ala, attaccante esterno, questa volta come terzino sinistro. Mi serviva corsa sulle fasce, il Genoa aveva Laxalt ed Edenilson, nel finale è entrato Patric ma tutti sapevamo cosa fare in campo e si è visto. Anche Basta può giocare più avanti o più indietro. Ho diversi profili camaleontici". Impossibile farlo sbilanciare sul traguardo Champions. Dove potrà arrivare la Lazio? "Prima di fare pronostici vogliamo arrivare a fine dicembre, ci sono altre cinque partite delicate. Proveremo a restare in alto. La squadra mi dà fiducia, siamo giovani, ci sono giocatori importanti fuori, possiamo crescere. Guarderò la classifica a Natale". Un solo punto dalla Roma. E la sfida con Spalletti tra due settimane. "Prima c'è il Palermo. Non è una frase fatta, so cosa è il derby, sono qui da aprile, ci penso da sette-otto mesi. Fa piacere la classifica accorciata. Se avessimo vinto con Bologna e Torino chissà... Ma la classifica è questa e la meritiamo. Lavoravamo per costruire una classifica importante, verrà anche il difficile, ma vogliamo rimanerci". Chi è Bielsa? Nessuno più lo ricorda. "Non ho rivincite da prendere, ma solo voglia di far bene e tirare fuori il massimo dalla Lazio. Ho tante frecce nel mio arco". E non ha mai giocato con la squadra al completo. "Marchetti e Luis Alberto sono da verificare, si sono fermati per un risentimento muscolare, faranno gli esami, con lo staff medico è stato deciso di non rischiare. de Vrij freme, vorremmo inserirlo in settimana, ma ci sono dei tempi tecnici sulle fratture da rispettare, Lukaku migliora, ma avverte ancora dolore alla caviglia lesionata, spero di averlo mercoledì nel gruppo".

La Lazio ieri è stata trascinata da Felipe, bravo nelle due fasi. Inzaghi lo ha esaltato. "Felipe attacca, difende, ha alleggerito il lavoro di Basta e Parolo su quella fascia. Laxalt e Ocampos formano una buona catena". In tanti speravano che venisse ammonito per cancellare l'incubo squalifica in coincidenza con il derby. Simone non farà calcoli. "Felipe deve stare attento a Palermo, so quanto è importante la partita contro la Roma, ma in Sicilia dobbiamo andare con la massima concentrazione anche visto l'orario strano". Tredici marcatori diversi, Simone ha costruito una cooperativa del gol, ieri si sono aggiunti Biglia e Wallace. "Vuol dire che ci credono tutti e ho tante opzioni a disposizione. Mi piace avere dei dubbi nelle scelte di formazione e nel fare i cambi. Complimenti ai ragazzi". La Lazio crescerà ancora. "Siamo in continuo progresso. Il campionato è lungo. Abbiamo tanti margini di miglioramento in virtù di punti fatti anche in emergenza. Sarà un cammino difficile ma sono molto fiducioso".

E' la voglia di non restare indietro che lo fa correre più di tutti, che l'ha fatto tornare davanti: "Inzaghi mi chiede sacrificio per la squadra e mi sacrifico volentieri, ma con la libertà che mi ha concesso in quest'ultima partita per gli avversari è più difficile affrontarmi, non gli diamo punti di riferimento". Davanti ha il futuro, davanti vede la porta, davanti segna, davanti vede la Champions e la Roma, è a un solo punticino, a quota 26 (anche il Milan). Felipe Anderson ha puntato il derby, è diffidato, non può permettersi un giallo a Palermo: "Domenica starò buono, starò attento per evitarlo". Davanti vuole giocare, dietro non vuole più tornare. Da attaccante, nel 4-3-3, si sente libero, cerca strade e percorsi sempre diversi, non si sente schiacciato in una corsia, schiavo della linea di fondo. Da attaccante ieri ha segnato, s'è procurato il rigore con una falcata irrefrenabile, ha procurato il rimpallo che ha lanciato in porta Wallace (3-1). Felipe non vuole giocare alla rovescia, finendo con il fare il terzino nel 3-5-2. E' tornato al gol appena è tornato a giocare in attacco, è stato Inzaghi ad assecondarlo dopo Napoli, ascoltando i suoi dubbi. E' solo alla seconda rete in campionato (in 12 presenze), è stata la prima segnata dalla Lazio da fuori area. Sacrificandosi, Felipe, s'era allontanato dalla porta. Quando ci ha giocato vicino ha avuto più possibilità di fare centro.

E' accaduto ieri, era accaduto contro il Cagliari all'Olimpico (4-1), anche quella volta s'era utilizzato il 4-3-3. Felipe preparava un'altra magia e l'ha regalata. Al Genoa, nel settembre 2015, aveva rifilato un gol capolavoro: palla a giro, sotto l'incrocio. Al Genoa ha rifilato un altro gioiello: destro al volo da 20-22 metri, palla nell'angolino basso alla sinistra di Perin, colpo di controbalzo. Sono gli altri che devono star dietro a Felipe e non ci riescono. Sono gli altri che devono rincorrerlo, che devono difendersi quando attacca, che devono mangiare la polvere: "Il gol? Ho avuto il tempo necessario per coordinarmi bene, ho seguito il pallone con lo sguardo, pensavo non entrasse e invece si è insaccato, sono felicissimo. Dopo la ribattuta sulla punizione di Biglia non volevo far ripartire il Genoa". Felipe ha ritrovato gol, gioia e sorriso. Ha ballato con Wallace per festeggiare e ha abbracciato il team manager Derkum per quant'era felice: "Derkum è un grande amico, mi incita sempre, in tutte le partite, perché crede in me. Sono andato in panchina per ringraziarlo. Da tempo io e Wallace volevamo fare quel balletto per i nostri amici in Brasile e ci siamo riusciti. Sono felice perché ha segnato anche lui. E' un difensore, ma ragiona pure da attaccante. Wallace, ogni volta, mi chiede di battere bene i corner perché lui è forte di testa e vuole fare gol. Noi brasiliani dobbiamo essere sempre allegri".

Il gol e poi finte, controfinte, un tunnel a Laxalt, uno stop volante strappapplausi e a dir la verità qualche palla di troppo persa, per una volta gli errori si sono confusi tra i giochi di prestigio. Felipe Anderson è un mago con la scatola dei trucchi sempre a portata di mano, promette sorprese: "Possiamo crescere ancora, ci sono tanti giovani e i compagni più esperti ci suggeriscono cosa fare. Tutti corriamo l'uno per l'altro, questa è la differenza della Lazio". Felipe non può correre dietro agli altri.

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