17 dicembre 2015 - Coppa Italia - Ottavi di finale - inizio ore 16.00
LAZIO: Berisha, Konko, Mauricio, Hoedt, Radu, Cataldi, Biglia, Milinkovic-Savic, Candreva, Matri (85' Djordjevic), Felipe Anderson (75' Mauri). A disposizione: Guerrieri, Matosevic, Patric, Prce, Braafheid, Seck, Morrison, Onazi, Oikonomidis, Klose. Allenatore: Pioli.
UDINESE: Meret, Danilo, Domizzi (20' Felipe), Pasquale, Widmer, Iturra, Guilherme (51' Kone), Marquinho, Ali Adnan, Evengelista (66' Aguirre), Perica. A disposizione: Romo, Perisan, Camigliano, Edenilson, Piris, Badu, Fernandes, Insua, Lodi. Allenatore: Colantuono.
Arbitro: Sig. Damato (Barletta - BAT) - Assistenti Sigg. De Pinto e Musolino - Quarto uomo Sig. Cervellera.
Marcatori: 67' Kone, 70' Matri, 79' Cataldi.
Note: ammonito al 58' Ali Adnan per gioco scorretto, al 79' Cataldi per comportamento non regolamentare. Angoli: 12-1. Recuperi: 3' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 2.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Pioli rientra in gioco con un gol in fuorigioco. Un capolavoro di Kone porta in vantaggio l'Udinese, poi la Lazio ribalta con Matri e Cataldi (irregolare). E adesso c'è la Juventus".
Continua la "rosea": Dalle lacrime di disperazione a quelle di gioia. Finisce con il match-winner Danilo Cataldi con gli occhi lucidi. Ma a differenza di quello dei suoi compagni lunedì al termine del match con la Samp, questo è un pianto di felicità. Per il centrocampista romano, predestinato al ruolo di leader e capitano, è il primo gol ufficiale con la Lazio. L'ultimo, anzi gli ultimi (due) segnati con addosso una maglia biancoceleste li realizzò nella finale del campionato Primavera del 2013. Quelli valsero uno scudetto. Questo con l'Udinese "solo" un accesso ai quarti di finale di Coppa Italia (avversaria la Juve, rivincita dell'ultima finale: ancora all'Olimpico). Ma, vista la situazione in casa laziale, questa qualificazione ha quasi lo stesso valore di un tricolore. Tragedia evitata. Eh sì, perché il gol del gioiellino romano (segnato peraltro in evidente fuorigioco, ma l'arbitro Damato e soprattutto il distratto assistente Musolino non se ne accorgono) consente ai biancocelesti di respirare, almeno per qualche ora. E consente soprattutto a Pioli di salvare la panchina, quanto meno fino a nuovo ordine. Un "happy end" che, a metà ripresa, sembrava l'ultima cosa che potesse accadere.
Nel deserto dell'Olimpico (solo 1.970 paganti: record negativo dell'era Lotito) si stava infatti consumando l'ennesimo psicodramma laziale di questa stagione maledetta. Senza fare sfracelli e giocando a ritmi non elevatissimi, la squadra di Pioli stava comunque facendo il suo ed aveva soprattutto creato almeno cinque nitide palle-gol. Ma un po' per la bravura di Meret (davvero interessante questo ragazzo), un po' per l'eccesso di foga dei suoi giocatori (inevitabile quando la tensione ti attanaglia), la squadra di casa non era riuscita a sbloccare il risultato, pur meritandolo. E come sempre accade quando tutto va a rotoli, ecco arrivare il gol dell'Udinese alla prima occasione creata dai friulani (ed alla seconda sortita nell'area avversaria). A portare in vantaggio la formazione di Colantuono a metà ripresa un gioco di prestigio di Kone, al rientro dopo l'infortunio e da poco subentrato a Guilherme: un'autentica prodezza, con Berisha però non impeccabile. Per l'Udinese, schierata da Colantuono con ampio turn over (sei i titolari assenti) sembrava il delitto perfetto. Dopo essersi limitata a controllare, rischiando parecchio, era riuscita a capovolgere il match nel momento giusto. Tutto perfetto, se non fosse stato per l'infortunio di Aguirre. Che sull'1-0 e neanche dieci minuti dopo aver preso il posto di Evangelista, si faceva male da solo (problema lombare) e lasciava la squadra in dieci (cambi esauriti).
Con l'uomo in più, ma anche con la forza della disperazione la Lazio riusciva a rimontare. Il gol del pareggio lo realizzava Matri (terzo gol nelle ultime tre gare) su assist di Cataldi, quello del sorpasso lo stesso centrocampista. Il tutto per la rabbia di Colantuono che a fine gara protestava per entrambi i gol laziali: a ragione per quello del 2-1 (in chiaro fuorigioco) un po' meno per quello dell'1-1 (presunta mancata restituzione della palla sull'infortunio di Aguirre). Sbollita la rabbia, il tecnico dell'Udinese avrà anche di che gioire. La sua squadra, pur convalescente, ha mostrato un discreto stato di salute, anche nelle seconde linee, che a questo punto possono diventare utili risorse in campionato. Ma a esultare è ancor di più Pioli. Ha salvato la panchina e soprattutto ha ritrovato un abbozzo di Lazio. Non a caso, tornando a schierarla con quel 4-3-3 che l'anno scorso l'aveva resa grande. La strada per uscire dalla crisi è ancora lunga, ma - forse - si è cominciato a risalire la china.
Il Corriere dello Sport titola: "La Lazio c'è. Nei quarti con rabbia. Sotto 0-1 (Kone), la squadra di Pioli recupera con Matri, poi Cataldi regala ai suoi la Juve".
Prosegue il quotidano sportivo romano: La Lazio ha bisogno solo di tranquillità e di due buoni difensori da trovare a gennaio, non certo di cambiare allenatore. Pioli si giocherà la panchina a San Siro, ma ieri ha compiuto il primo passo verso la conferma a cui ancora pensa Lotito, combattuto sul tema esonero e successione. Al tecnico ora servirà un'altra prestazione convincente con l'Inter, perché ieri il campo ha cominciato a dare i segnali attesi di risveglio. La squadra è con Pioli, compatta e unita come forse non era mai stata nei mesi scorsi, e ha ripreso a creare gioco pur essendo ancora fragile e insicura nella fase difensiva. Nell'Olimpico deserto come non era mai successo (Curva Nord chiusa, appena 1970 paganti) la Lazio ha reagito e rimontato l'Udinese, centrando l'ingresso ai quarti di Coppa Italia, dove troverà la Juve, dopo il gol pazzesco di Kone che poteva trasformarsi nella mazzata definitiva. Qualificazione sofferta, ma meritata. Lo dicono le statistiche: 22 tiri in porta a 7, 12 calci d'angolo a 1, almeno 10 occasioni da gol, il 69% di possesso palla. Ha attaccato solo la Lazio. Partita a senso unico, decisa dal guizzo di Matri e dal gol in fuorigioco di Cataldi. L'Udinese, con tre sosttuzioni già fatte, è rimasta in dieci nrgli ultimi venti minuti per lo stiramento di Aguirre, ma sino ad allora aveva combinato davvero poco, resistendo grazie alle prodezze del giovanissimo Meret. Pioli non poteva permettersi di snobbare l'appuntamento e ha messo in campo i titolari scegliendo il centrocampo a tre (Biglia vertice basso, Cataldi e Milinkovic interni) che nella passata stagione gli aveva garantito gli equilibri tattici migliori.
Colantuono, invece, aveva inserito qualche riserva e rinunciato ad alcuni big come Di Natale, Badu, Fernandes, Lodi e Thereau, perso per infortunio. La Lazio ha messo quasi subito i friulani sotto pressione, attaccando soprattutto a destra con Candreva. E' mancato invece Felipe Anderson, sempre più sfiduciato e intimidito, sembrava quello fischiato alla sua prima stagione laziale: zero iniziativa, palle perse, un labirinto di incertezze. I suoi compagni non avevano paura, ma erano accompagnati da un eccesso di frenesia. Tante, troppe occasioni fallite con l'ultimo passaggio fuori misura. E poi Meret bravissimo ad opporsi al destro di Candreva e al tap-in ravvicinato di Matri. La palla non voleva entrare, ogni azione della Lazio vanificata per un centimetro, un recupero miracoloso, un rimpallo sbagliato. Perica qualche imbarazzo lo procurava da solo a Mauricio e Hoedt, spesso infilati. La maledizione è sembrata concretizzarsi quando sul cross di Ali Adnan ha arpionato il pallone Kone, pupillo di Pioli al Bologna. Il greco ha stoppato e ha girato con un pallonetto a scavalcare Berisha. Era il ventiduesimo della ripresa, Udinese in vantaggio, sembrava l'inizio della fine. Invece no. Aguirre si è stirato, ma è rimasto in campo. Colantuono ha protestato per un pallone non restituito e forse gestito male dai suoi giocatori. La Lazio, questa volta, aveva la bava alla bocca e ha reagito. Non ci stava a perdere, s'è rovesciata in avanti, spinta dal sacro furore di Candreva, Radu e Cataldi. Dopo tre minuti è arrivato il pareggio. L'ex capitano della Primavera, quasi di forza e vincendo un contrasto, ha dato la palla a Matri, che di sinistro è riuscito a infilare Meret. Sesto gol stagionale per il centravanti arrivato dal Milan, terzo consecutivo dopo Saint Etienne e Samp.
E' il più pericoloso e Pioli finalmentelo ha promosso titolare. Aguirre non ce l'ha fatta a restare in campo ed è uscito, la Lazio ha continuato a spingere e al 34' ha trovato il raddoppio. Cross di Milinkovic, destro di Konko, respinta di Meret, colpo di testa di Cataldi, al suo primo gol in carriera con la Lazio dei grandi. Viziato da una posizione di fuorigioco, mai così atteso dopo mesi di panchina e di sofferenza, bellissimo perché forse diventerà quello della svolta.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Un sospiro di sollievo ma senza esaltarsi. Anzi evitando assolutamente di illudersi. Stefano Pioli scruta con soddisfazione il passaggio ai quarti, però il suo pensiero è già al campionato, alla sfida di domenica sera a San Siro contro l'Inter. Sa che la sua panchina attende ulteriori verifiche per superare i rischi scaturiti dalla crisi in campionato (2 punti nelle ultime 7 giornate). "La vittoria con l'Udinese è stata convincente, anche se una sola partita non può determinare una svolta o una crescita importante". La prova della Lazio contro i friulani ha fornito indicazioni positive. "Abbiamo fatto quello che dovevamo, pur sprecando troppo. C'è stata una grande reazione dopo esser andati in svantaggio e abbiamo ribaltato il risultato. Ora però c'è il campionato ed è lì che dobbiamo recuperare. Per fare molto meglio". La prestazione dei biancocelesti è stata anche una risposta sulla compattezza del gruppo al sostegno del proprio allenatore. Pioli spiega: "Conosco la mia squadra e certi suoi comportamenti. Non vendo fumo. I miei giocatori lavorano benissimo, siamo soddisfatti di essere ai quarti di Coppa Italia e vogliamo arrivare fino in fondo. Abbiamo superato il girone in Europa League. Ora bisogna dimostrare di essere una squadra viva in campionato. I risultati possono aiutarci per tornare a giocare come sappiamo. Adesso non importa essere belli ma fare punti". Rimbalza la polemica con Stefano Colantuono, intervenuto sull'episodio di Aguirre a terra prima di essere soccorso. "Solitamente quando uno mette la palla fuori, la dovresti restituire - nota il tecnico dell'Udinese -. Da quell'azione è giunto il pari. Il secondo gol laziale? In fuorigioco netto". La replica di Pioli sul pallone non restituito: "Potevano buttarlo fuori loro e non l'hanno fatto, perché avremmo dovuto farlo noi?". Identificato dalle Forze dell'Ordine un tifoso che in tribuna aveva contestato ripetutamente il presidente Lotito.
Un urlo liberatorio. Danilo Cataldi si è sfogato così. Il suo gol non solo ha permesso alla Lazio di tornare a vincere all'Olimpico (l'ultima volta il 26 novembre col Dnipro) e ottenere la qualificazione ai quarti di Coppa Italia, ma è anche la sua prima rete in biancoceleste. Atteso, aspettato, desiderato, esattamente come la vittoria della Lazio, anche questa accolta dai 1970 tifosi presenti con un urlo liberatorio al triplice fischio di Damato. "Contava solo passare il turno - ha spiegato Cataldi a fine gara -, spero sia la partita della svolta". C'è bisogno di ottimismo per gettarsi alle spalle un periodo così lungo di sconfitte e delusioni: "Venivamo da tante partite complicate, per questo oggi non era facile: dopo oggi guardiamo avanti con ottimismo". Cataldi, laziale com'è, sembra vivere le emozioni parallelamente a quelle dei tifosi: l'anno scorso un inizio stentato pieno di dubbi, poi l'esplosione, i grandi sogni, fino ad arrivare alla scorsa estate, quando lui, come i tifosi, sperava di poter vivere una stagione del tutto diversa: "In questi mesi ho sofferto perché sapevo che potevo dare di più - ammette -. A volte capita che le cose non vadano come si vorrebbe o che la forma fisica non sia delle migliori. Le cose per me non andavano bene, ma ho sofferto ancora di più nel vedere la squadra raccogliere meno punti di quello che meritava". Col gol Danilo si è tolto un peso dal cuore, anche se un piccolo rammarico c'è: "Dispiace solo non aver potuto esultare con la mia gente. Speriamo che si possa ripopolare lo stadio, questo gol è dedicato a tutti i tifosi della Lazio".
Ieri, però, è stata soprattutto la partita del riscatto, del ritorno alla vittoria. "Non meritavamo di andare in svantaggio - analizza il centrocampista -, anche se bisogna riconoscere che Kone ha fatto un gran bel gol. Noi però non ci siamo disuniti: ci siamo rimessi in partita e con la rabbia siamo riusciti a ribaltare il risultato. Speriamo che la rimonta sia un segnale. La Lazio c'è, è unita, e vuole uscire da questa situazione difficile". Un pensiero anche a Murelli, vice allenatore della Lazio con cui Cataldi aveva discusso durante Lazio-Palermo di qualche settimana fa. "Ringrazierò sempre sia lui sia Pioli. Mi hanno dato fiducia, mi hanno lanciato in A". E Pioli lo ha elogiato a fine partita: "Sono contento che abbia segnato. Si sono create molte aspettative su di lui che già da questa estate gli hanno dato difficoltà che sta superando. Questa rete può servirgli per aver ancor più convinzione nei propri mezzi, deve credere in se stesso e lavorare con umiltà". Cataldi e quella gioia finale condivisa con i compagni: "In quell'abbraccio erano racchiusi tutti i sacrifici che stiamo facendo e che finalmente sono stati ripagati".