25 agosto 2018 - Torino, Allianz Stadium (Juventus Stadium) - Campionato di Serie A, II giornata - inizio ore 18.00
JUVENTUS: Szczesny, Cancelo, Bonucci, Chiellini, Alex Sandro, Khedira (84' Bentancur), Pjanic (69' Can), Matuidi, Bernardeschi (60' Douglas Costa), Mandzukic, C. Ronaldo. A disposizione: Perin, Pinsoglio, Rugani, Barzagli, Benatia, Cuadrado, Dybala. Allenatore: Allegri.
LAZIO: Strakosha, Wallace, Acerbi, Radu, Marusic, Parolo (64' Badelj), Leiva, Milinkovic-Savic (79' Durmisi), Lulic, Luis Alberto (64' Correa), Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Bastos, Caceres, Basta, Cataldi, Murgia, Caicedo, Rossi. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Irrati (Pistoia) - Assistenti Sigg. Tegoni e Peretti - Quarto uomo Sig. Mariani - V.A.R. Sig.Guida - A.V.A.R. Sig. Carbone.
Marcatori: 30' Pjanic, 75' Mandzukic.
Note: esordio in serie A e in una competizione ufficiale con la maglia della Lazio per Durmisi. Ammonito al 45'+1' Alex Sandro, al 52' Parolo, all'81' Douglas Costa, all'87' Can tutti per gioco scorretto, al 66' Milinkovic-Savic per comportamento non regolamentare. Angoli 6-2. Recuperi: 2' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 40.173 di cui 14.923 paganti per un incasso di Euro 1.362.940, abbonati 25.250 per una quota di Euro 1.341.192.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Ronaldo è in rodaggio. La Juventus no. Cristiano a secco. Ma Pjanic-show e Mandzukic stendono la Lazio. Un gol per tempo e i campioni d’Italia volano. Il portoghese regala comunque un paio di lampi".
Continua la "rosea": La Juve non è ancora il Real Madrid, non è neanche la Juve dell'anno scorso, ma sembra così più forte degli avversari che può permettersi di aspettare Ronaldo, correre in classifica a punteggio pieno e liquidare una Lazio che nell’ultima stagione le aveva assestato due botte niente male. Tanto c’è Mandzukic irriducibile, c’è l’indispensabile Pjanic che ritrova il gol nel momento giusto, c’è una panchina da cui spuntano Douglas Costa, Emre Can e Bentancur e dove resta seduto addirittura Dybala. Ci sono mille soluzioni tecniche e tattiche da far girare la testa, forse troppe, e Allegri dovrà prima o poi tirare la riga sulla lavagna e decidere fin dove spingersi. Ma non sono problemi questi, sono particolari importanti di una stagione che CR7 ha reso diversa da tutte le altre. Non è incantevole la Juve, non è ancora dentro la manovra Ronaldo, ma vince lo stesso abbastanza facile, 2-0. Un gol per tempo. E rispetto al debutto col Chievo non dà mai la sensazione di andare sotto. Ma quando i tasselli andranno tutti, più o meno, a posto? Oltre a essere più forte la Juve probabilmente fa paura, o comunque mette in soggezione. Non è che la Lazio potesse pretendere di giocare alla pari, a viso aperto, ma più che l’atteggiamento tattico è sembrato sbagliato quello mentale.
Un po’ arrendevole la squadra di Inzaghi, in partita soltanto quando la Juve lo ha concesso. E il punto è questo. Ogni tanto la Juve "concede" o, come dice Allegri, ha momenti irresistibili e poi si ferma. Comprensibile il 25 agosto, ma il tecnico dovrà inventarsi forse qualcosa. Perché i gol sono arrivati nelle rare situazioni in cui la Juve è ripartita, ha avuto spazi, s’è infilata in velocità sorprendendo la Lazio. Primo gol su collo pieno da fuori di Pjanic, raddoppio con botta di Mandzukic dopo errore – quale sorpresa – del divino CR7. Ma altra storia quando la difesa era piazzata. La Juve fatica ad "aprire" la Lazio. Con la ricchezza che si ritrova dovrebbe entrare più facilmente nei sedici metri, palla al piede s’intende, e riempire l’area piccola di cross bassi e tesi. Non succede. Per un tempo Ronaldo si sposta a sinistra del 4-3-3, anche se poi la tendenza ad accentrarsi è inevitabile: ma sembra fuori dalla manovra e i giochetti gli riescono soltanto lontano da Strakosha, gran tiro escluso. Nella ripresa si alterna con Mandzukic in mezzo ed è più pericoloso. Ma i protagonisti sono altri. Il croato, appunto, che riprende la guerra personale contro tutto e tutti. Chiellini, insuperabile dietro. Pjanic che, nel giorno in cui manca Dybala, potrebbe giocare più avanti nel 4-3-3: anche il gol è un segnale.
L’impressione è che Allegri ci stia lavorando, visto anche che quando il bosniaco (affaticato) è uscito al suo posto s’è piazzato Can. Così come Modric è coperto da Kroos e Casemiro. Per avvicinarsi al [[Real Madrid] la Juve dovrebbe sviluppare un gioco più fluido e verticale. Non per fare gli incontentabili, ma un po’ è mancato Dybala che è quello che collega i reparti e sposta il baricentro, pur avendo perso la freschezza (incoscienza?) delle prime due stagioni. Tocca a lui svegliarsi e riprendersi il posto che, se al top, nessuno gli toglierà mai, perché parla la stessa lingua di Ronaldo. Serve di nuovo un vocabolario, invece, ad Alex Sandro, confuso e impreciso come in passato, mentre è doveroso insistere con Cancelo terzino. Almeno contro avversari di un paio di categorie sotto com’è apparsa la Lazio. Lazio che è ancora a zero. Napoli e Juve non sono alibi, ma una giustificazione pesante. Ma le due sconfitte non vanno trascurate. Questione di condizione fisica precaria, del vero Milinkovic che manca terribilmente (soltanto condizione?), di Immobile che non può reggere da solo l’attacco, di Luis Alberto che non è ancora il fuoriquota visto l’anno scorso. Per tirarsi su, non dovrebbe esserci meglio del Frosinone domenica prossima: fallire la terza di fila sarebbe problematico. Terza molto attesa da CR7, ancora a secco. Ma in zona gol, al momento, non mancano alternative.
? Il Corriere dello Sport titola: "Sala d'attesa per CR7 e la Lazio. La Juve è a punteggio pieno. Apre Pjanic, i biancocelesti restano in gara.Poi Mandzukic mette il sigillo. Ronaldo e Inzaghi ancora a secco".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: La notizia è che in 180' italiani Ronaldo non ha ancora segnato, mentre i suoi nuovi compagni ne hanno fatti 4, più un autogol. La non notizia è che la squadra di Ronaldo in quei 180' ha infilato due vittorie e con 6 punti è già in testa al campionato. La forza della Juve è scontata e, come faceva negli anni scorsi, non ha bisogno di esagerare col gioco per vincere. Se n'è accorta anche la Lazio, che l'anno scorso strappò ai bianconeri l'imbattibilità nel loro stadio. Ha retto bene l'impatto con la Juve di Ronaldo al debutto nello stadio della rovesciata, dell'applauso e dell'inchino, costringendo per tutto il primo tempo i campioni d'Italia a una lenta e prevedibile circolazione di palla e controllando con ordine, disciplina e attenzione quasi tutti i settori del campo. Ma alla terza seria occasione, la Juve è passata. Così, con naturalezza, come fosse un atto dovuto. Come lo è stato per sette anni di fila. Il vero problema di Inzaghi, nella fase difensiva, nasceva sulla fascia sinistra, nella zona dove Lulic avrebbe dovuto affiancare Radu con più forza e frequenza per ostacolare la verve di Bernardeschi, lo juventino più in forma insieme a Matuidi. La crescita dell'ex viola continua a stupire. Col suo lavoro tattico, tecnico e atletico, Allegri garantiva alla Juve la copertura quando era senza palla e idee, spunti e conclusioni quando invece ne era in possesso.
E' stato Bernardeschi l'autore della giocata più bella del primo tempo. Non solo, da quel settore sono partite anche l'azione della rete di Pjanic e del raddoppio di Mandzukic. E' bastato che la Lazio concedesse, per la prima volta, qualche metro di spazio per incassare il primo gol. La squadra di Inzaghi aveva avuto la prima occasione della gara, poco prima che la Juve con Khedira centrasse il palo, e per un'ora buona non ha mai smesso di ribattere i colpi dei bianconeri tant'è vero che al 45' il conto dei tiri era in parità : 7 ciascuno. Leiva, come al solito, dava ordine alla manovra che si arricchiva della qualità di Milinkovic ma non di quella di Luis Alberto, in ritardo di condizione. Nel secondo tempo la Lazio è partita forte e per riportarla un po' più indietro Allegri ha messi Douglas Costa al posto di Bernardeschi che, un po' per stanchezza e un po' per generosità , cominciava a schiacciarsi sulla destra. La risposta di Inzaghi è stata convincente con Correa per Luis Alberto, meno con Badelj per Parolo. Il cambio ha portato a un doppio play, Leiva con Badelj, e l'avanzamento di Milinkovic dietro a Immobile e Correa. La squadra non ha ancora il ritmo e la forza per reggere un assetto del genere. Magari in futuro...
La Juve ha fatto il 2-0 sfondando di nuovo a destra, stavolta con Cancelo favorito da tocco con spostamento al centro di Douglas Costa: Badelj, Lulic e Radu non ce l'hanno fatta a chiudere sul cross del portoghese, girato in porta da Mandzukic dopo che Ronaldo si era... impappinato. E questo è il punto centrale della Juve attuale, una Juve che si sta ancora cercando: Ronaldo va servito in modo diverso, va sostenuto, appoggiato, cercato di continuo. Non c'era riuscito Dybala a Verona, non c'è riuscita tutta la squadra ieri, almeno nel primo tempo. Un po' meglio nel secondo. Poteva segnare sul cross di Cancelo, ma Strakosha gli ha toccato la palla per fargliela carambolare sui piedi e nemmeno un mago del pallone come lui è riuscito a controllarla. Il senso finale è che se la Juve vince "senza" CR7, cosa accadrà quando anche il fenomeno comincerà a segnare?
? Il Messaggero titola: "Ronaldo a secco, ma non basta. La Lazio ferma CR7, la Juventus vince con i gol di Pjanic e Mandzukic. Biancocelesti ancora battuti però la prestazione non è tutta da buttare".
Prosegue il quotidiano romano: Il debutto, tanto atteso, di Cristiano Ronaldo così come la prima della Juventus all’Allianz Stadium non è come l’Italia calcistica se l’era immaginati. Sì, d’accordo, i bianconeri vincono, battendo una Lazio (2-0) sufficiente, e si portano a casa altri 3 punti fondamentali per lo scudetto, ma alla fine uscendo dallo stadio resta la sensazione di aspettative tradite. Presto per giudicare, sarebbe scorretto di fronte a un fenomeno che ha vinto tutto in Europa e a una squadra che domina in Italia da 7 anni di fila. Ma le parole di Allegri alla vigilia qualche campanello lo avevano acceso. Il fatto di essere considerata l’unica accreditata per campionato e Champions alla fine è più un male che un bene. Avere due squadre aiuta soprattutto quando si gira al minimo. La Lazio fa il suo, tiene botta e gioca una gara ordinata: ci prova pure a far male alla Vecchia Signora, ma alla fine i diversi livelli escono allo scoperto. Forse serviva un pizzico di sfrontatezza in più. Buona la reazione dopo una settimana di fuoco che avrebbe messo al tappeto praticamente chiunque. Dicevamo di Ronaldo, solo il nome fa paura. In campo è l’osservato speciale. CR7 parte al centro nel tridente disegnato da Allegri ma poi svaria su tutto il versante offensivo. Le sue sterzate improvvise bruciano il prato dell’Allianz e mandano al manicomio gli avversari.
Nei primi minuti i suoi compagni lo cercano molto ma lui produce poco. Sembra il fratello di quello che incantava a Madrid. Alla fine il figurone lo fa Wallace che lo marca a uomo. Forse deve ancora prendere le misure con l’Italia. Ma basta un suo tiro a giro deviato sopra la traversa a far esplodere i tifosi bianconeri. Sfortunato in occasione del raddoppio di Mandzukic, inciampa sul pallone a porta vuota ma alla fine ne viene fuori un assist per il croato. In realtà è tutta la Juve a dare l’idea di giocare con un pizzico di sufficienza. Qualche errore di troppo in fase d’impostazione fa infuriare Allegri in panchina. Il primo pericolo vero lo crea la Lazio con un destro di Lulic dal limite, bravo a sfruttare l’ennesima palla persa dai bianconeri. Inzaghi disegna un 3-5-2 leggermente diverso dal solito: Luis Alberto gioca più schiacciato sulla linea dei centrocampisti e Milinkovic leggermente più avanzato. I due si scambiano spesso facendo saltare le marcature disposte dal tecnico bianconero. Ti aspetti magie dal numero 7 ma ad essere indemoniato è il numero 33: Bernardeschi. Prima, da scudiero prova a servire la palla per sir Cristiano, poi però fa un recupero mostruoso, salta tre uomini e con un tiro a giro costringe Strakosha al mezzo miracolo. La Lazio si difende bene cercando di chiudere tutti gli spazi. Compito non facile perché la Juve s’inserisce con tutti i suoi effettivi.
Basta una piccola distrazione. Wallace migliore in campo fino a quel momento rinvia per vie centrali: Pjanic calcia facendola rimbalzare e per il portiere laziale non c’è scampo. Qualche dubbio sulla regolarità visto che c’erano quattro giocatori oltre la linea dei difensori e Ronaldo, sulla linea del tiro, si scansa. Nella ripresa Inzaghi ridisegna la Lazio togliendo un Parolo spaesato e un Luis Alberto evanescente e passando così alla doppia regia a centrocampo con Leiva e Badelj. Correa a supporto di Immobile produce poco e niente. Ciro corre in lungo e in largo ma senza mai essere servito a dovere dai suoi compagni. A tradire Simone è ancora la difesa con una lettura errata di Radu che libera Cancelo al cross. Ronaldo non segna ma è fortunato a produrre comunque un assist per Mandzukic. Quando sei il figlio degli Dei del calcio succede anche questo. La Lazio ha il merito di non disunirsi regalando campo ai rivali. Certo la condizione non è delle migliori e si vede. Diversi calciatori biancocelesti sono ancora fuori forma. In particolar modo Milinkovic e Luis Alberto, due che nello scacchiere di Inzaghi fanno la differenza. Biancocelesti rimandati a settembre quando ci sarà il Frosinone all’Olimpico. La Juve vince ma non convince, la sensazione è che per Allegri non sarà così facile come pensano.
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
La Curva Nord si è schierata con Inzaghi. Quando mancavano tre o quattro minuti alla fine dal settore ospiti dell’Allianz Stadium si è sollevato il solito coro dedicato al tecnico della Lazio, finito nel vortice in settimana per il confronto con Lotito "rubato" e messo in piazza da uno smart-phone galeotto. Simone ha ringraziato, si è presentato per ultimo sotto lo spicchio che ospitava i mille tifosi biancocelesti saliti a Torino. Ha indugiato qualche istante per salutarli. Vive un periodo complicato, di sicuro il più difficile da quando guida la Lazio e arriva in fondo a un’estate dura, sofferta. Piena di lamenti. Ieri Simone se l’è presa con i giocatori, è uscito per le interviste con un bel ritardo, deve essersi fermato a lungo negli spogliatoi. Non era contento. E’ stato chiaro: "Non posso essere soddisfatto, abbiamo il dovere di fare di più, non bastano prestazioni discrete con Napoli e Juve. Siamo stati troppo leggeri, sbagliando passaggi semplici. I bianconeri sono passati in vantaggio con un eurogol di Pjanic, ma lo sappiamo bene, c’è l’obbligo di fare di più" ha spiegato Simone, sconsolato ma sincero.
Partenza lenta, quasi malinconica, senza lampi e impeto, inesorabile la discesa nell’ultima mezz’ora. Il segnale di una stagione delicata e già arrivata al primo bivio, perché domenica dovrà battere il Frosinone per schiodare la classifica e allontanarsi dall’ultimo posto. Curioso che all’Allianz Stadium proprio ieri, insieme a Mancini, si siano ripresentati gli altri due ex ct azzurri, Conte e Ventura, forse vogliosi di tornare a occupare una panchina di Serie A e di rimettersi in discussione, non solo per applaudire o vedere da vicino il debutto di Ronaldo. Simone dovrà in fretta risollevare la Lazio, attesa dopo la sosta dall’Europa League e dal derby con la Roma a fine settembre. "Dobbiamo salire tutti di condizione, sarebbe superfluo parlare solo di Milinkovic. Dopo la sosta scatterà il tour de force, ci sarà bisogno di tutti, ora bisogna muovere la classifica. Una partenza così non ce l’aspettavamo, dopo essere arrivati quinti avremmo pensato e voluto un calendario diverso. Siamo stati discreti, ma serve altro per Napoli e Juve. Per 30 minuti siamo stati bene in campo, concedendo pochissimo, il gol di Pjanic ha cambiato la partita. Nel secondo tempo c’è stato un buon possesso palla, ma abbiamo creato molto poco". Spietato il confronto con l’impresa del 14 ottobre 2017. "Non ci siamo limitati a punzecchiare lo scorso anno. Abbiamo fatto gol e azioni. Quest’anno invece non è andata così".
Simone per la prima volta ha aperto al possibile cambio di modulo, ma senza troppa convinzione. E’ sembrata una risposta diplomatica. "Il primo anno siamo andati bene alternando il modulo, nel secondo abbiamo fatto due punti in più con una altro modulo. Si possono fare correzioni, ci saranno delle valutazioni, io dico che bisogna credere di più in quello che si fa. Ci penserò, vedremo. Di sicuro il compitino non basta". Si aspettava un altro furore dalla Lazio. "Bisogna alzare tutto, anche le motivazioni, prima della sosta dovremo muovere la classifica. La squadra non è dispiaciuta, ma non basta. Serve più determinazione. Juve e Napoli non hanno fatto molto più di noi, ma hanno vinto meritando e corrono per scudetto e Champions. Se vogliamo restare a certi livelli bisogna dare di più". Calendario traditore e una condizione fisica generale scadente. "Volevamo due impegni diversi a inizio di campionato per trovare la forma. Partire un po’ prima non avrebbe cambiato nulla, sapevamo che alcuni giocatori sarebbero arrivati dopo e che Luis Alberto veniva da un infortunio importante. Erano le prime partite anche per gli altri, ma la Juve in panchina aveva grandissimi campioni come Dybala, Douglas Costa, Cuadrado. Ci sta di perdere partite così".