Domenica 1 febbraio 2015 - Cesena, Orogel Stadium-Dino Manuzzi - Cesena-Lazio 2-1 Campionato di Serie A - XXI giornata - inizio ore 15.00
CESENA: Leali, Perico, Capelli, Kranjc, Renzetti, Giorgi (81' Cazzola), De Feudis, Pulzetti (86' Cascione), Brienza, Defrel, Djuric (70' A. Rodriguez). A disposizione: Agliardi, Bressan, Nica, Lucchini, Carbonero, Volta, Magnusson, Moncini, Ze Eduardo. Allenatore: Di Carlo.
LAZIO: Marchetti, Basta, Mauricio, Cana, Pereirinha (64' Cavanda), Cataldi, Ledesma (56' Keita), Parolo, Candreva, Klose, Mauri (81' Perea). A disposizione: Berisha, Strakosha, Konko, Novaretti, Onazi, Ederson, Oikonomidis. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Peruzzo (Schio - VI) - Assistenti Sigg. Crispo e Nicoletti - Quarto uomo Sig. Di Liberatore - Assistenti di porta Sigg. Massa e Pairetto.
Marcatori: 60' Defrel, 77' Cataldi (aut), 87' Klose.
Note: espulso all'87' il tecnico cesenate Di Carlo per proteste. Ammoniti: Parolo e Mauricio per gioco scorretto, Marchetti e Capelli per proteste. Calci d'angolo: 2-5. Recuperi: 2' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 2.510 paganti per un incasso di 37.690 euro, 12.308 abbonati per una quota di 113.872,75 euro.
La Gazzetta dello Sport titola: "Cesena-Lazio 2-1: gol di Defrel, autorete di Cataldi e rete di Klose. Biancocelesti irriconoscibili, solo le parate di Marchetti limitano il passivo. E il terzo posto si allontana. I romagnoli vedono la salvezza a quattro punti".
Continua la "rosea": Il Cesena è tornato e adesso comincia a vedere una salvezza che fino a un paio di settimane fa sembrava pura utopia. Dopo il successo di Parma la squadra romagnola supera con lo stesso punteggio, 2-1, anche la Lazio di Pioli, una delle squadre del momento. Successo meritato e preziosissimo quello degli uomini di Di Carlo. Che - come auspicava il tecnico alla vigilia - fanno la partita della vita e strappano tre punti insperati che potrebbero avere un peso notevole sugli sviluppi della loro stagione. Male, anzi malissimo la Lazio. I troppi elogi (ma anche troppe assenze, ben sei) frenano la squadra di Pioli. Sconfitta pesantissima perché il Napoli, vittorioso a Verona, ha ora cinque punti di vantaggio: il terzo posto si fa sempre più lontano. Il primo tempo scivola via senza troppe emozioni. La Lazio, priva di dieci uomini, sei dei quali titolari, appare molto al di sotto del suo standard abituale. Il merito è soprattutto di un Cesena che, rivitalizzato dal successo di Parma, tira fuori una prestazione tutta grinta e orgoglio. I giocatori di Di Carlo raddoppiano e triplicano sui portatori di palla avversari, impedendo loro di sviluppare le consuete trame di gioco. E infatti la Lazio si fa viva solo con tiri da fuori (un paio di Candreva, uno di Parolo, un altro di Cataldi). Il Cesena, dal canto suo, non si limita a controllare, ma prova anche a pungere. Lo fa col movimento di Brienza e Defrel che girano (con successo) attorno al pivot Djuric. Col passare dei minuti i romagnoli acquistano fiducia e si propongono con sempre maggiore insistenza nella metà campo ospite. Al 27' i padroni di casa reclamano pure un rigore per un contatto Cana-Defrel (il contatto è lieve, ma c'è).
La ripresa comincia con un Cesena ancora più convinto e una Lazio ancora più in balìa dell'avversario. Padrona del centrocampo, la squadra di casa si butta nell'area avversaria con maggiore determinazione. Marchetti fa due miracoli, prima su Defrel lanciato a rete, quindi su una punizione di Brienza dal limite. Ma deve arrendersi al 15' sul missile terra-aria di Defrel che da 25 metri indovina l'angolo alto alla sinistra del portiere. Il Cesena non si ferma e trova anche il raddoppio alla mezzora. E' ancora Defrel a propiziarlo: il suo traversone basso supera Marchetti ma trova sulla linea di porta Cataldi che incespica e butta la palla nella sua porta. La Lazio non c'è. Nonostante Pioli metta dentro altre due punte, prima Keita, poi Perea, la squadra romana non si rende mai pericolosa. Ha un solo sussulto a tre minuti dal 90' con Klose che dal limite fulmina Leali. Ma la partita non si riapre neppure lì.
Il Corriere dello Sport titola: "La Lazio sbatte su Defrel. Il francese e un'autorete di Cataldi spianano la strada al Cesena. Klose accende la speranza, ma non basta".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Un francese delle banlieu di Parigi, precisamente 92° (il suo numero di maglia) arrondissement di Nanterre, talentuoso ma semisconosciuto – come testimonia l'ingaggio di 100.000 euro – ieri ha smontato la Lazio di Pioli, come fanno i bambini con i lego, lasciando a fine giornata i pezzi sparsi sul pavimento. Si chiama Gregoire Defrel, ha 23 anni, il suo cartellino è in comproprietà tra Cesena e Parma e ieri ha giocato la sua miglior partita da quando è in Italia, cioè dal 2010: Parma, Foggia e Cesena le tappe della sua carriera. Ha segnato l'1-0 con un bolide di sinistro da oltre venti metri: roba da togliere il fiato. E ha provocato il 2-0 inserendosi nella difesa della Lazio come una biscia ostinata, andando a creare il gol dal niente, complice un Cataldi impacciato che ha spinto il pallone nella propria porta. Oltre a entrare negli episodi decisivi, Defrel ha esaltato la praticità di un Cesena consapevole dei suoi limiti, e proprio per questo di nuovo in corsa per la salvezza. A occhio, sentiremo ancora parlare di lui. La Lazio esce da Cesena ridimensionata. Ha peccato di maturità. Non ha trovato la personalità per il salto di qualità che le si chiedeva in prospettiva Champions League. Il Napoli ora è a +5. Le tante assenze di Pioli non devono costituire un alibi, così come il fatto che quella di ieri sia stata la terza partita in una settimana. L'unico sussulto dopo una gara piatta e giocata senza ritmo, è arrivato nel finale, quando Klose ha segnato il 299° gol in carriera. Ma la partita era già al tramonto. Il Cesena ha vinto perché ha tolto l'aria al lento Ledesma, che nelle intenzioni avrebbe dovuto sostituire Biglia. Mauri, Parolo e Candreva, i centrocampisti che con i loro inserimenti offensivi fin qui erano stati il valore aggiunto della Lazio, sono rimasti intrappolati nella tela tessuta da Di Carlo. La tattica del Cesena – palla a superare il centrocampo e a cercare Djuric – ha funzionato. Quasi tutte le seconde palle erano dei romagnoli, la Lazio faticava a ripartire (irriconoscibile Candreva).
L'equilibrio si spezza quando (15'st) Defrel, ricevuto il pallone all'altezza dei venti metri, alza la testa e – praticamente da fermo – si esibisce in un tiro all'incrocio dei pali che in altri tempi si sarebbe definito al fulmicotone, in questi diciamo da playstation. Un attimo prima Marchetti e il palo avevano negato il gol a Brienza, un attimo dopo sempre il portiere della Lazio si era tuffato per respingere un tiro a girare ancora una volta dell'indiavolato Defrel. Da segnalare che prima del vantaggio, Pioli aveva tolto Ledesma inserendo Keita, passando dal 4-3-2-1 al 4-2-3-1: la scelta non ha pagato. Al 32'st Defrel supera Mauricio e Basta, va sul fondo e mette in mezzo. Il pallone danza sulla linea, Cataldi si impappina e lo spedisce in porta. L'azione, però, è viziata da un fallo di Rodriguez (per giunta in fuorigioco) su Mauricio. Prima Peruzzo non aveva visto (bontà sua) due rigori: Cana su Defrel e Capelli su Klose. Nel finale l'arbitro sbaglierà anche sul 2-1 di Klose: c'è un fallo di Perea su Krajnc. Allegria. Al netto degli errori arbitrali, però, la vittoria del Cesena è stata meritatissima. Complimenti a Mimmo Di Carlo, dunque. Il Cesena è vivo e lotta insieme a lui. La squadra ha limiti evidenti (poca qualità in mezzo, difesa perforabile, attacco a intermittenza); ma ha una tigna ammirevole, sostenuta peraltro da una condizione atletica sbalorditiva (il merito va riconosciuto a Bisoli che questa squadra l'ha preparata in estate): la Lazio ne è uscita surclassata. I romagnoli – dati ormai per spacciati – con la seconda vittoria consecutiva (Parma e Lazio), ora fanno la corsa su Chievo (attualmente a +3) e Cagliari (+4). Il fatto che gli scontri diretti siano entrambi all'Orogel Manuzzi gioca a favore della squadra di Di Carlo.
Il Messaggero titola: "Lazio, che mazzata".
Prosegue il quotidiano romano: I vaticinii erano tutti per la Lazio, il campo è stato tutto per il Cesena. Una sconfitta, netta e meritata, che ha riportato i biancocelesti a una realtà che sembrava ingiallita dal tempo e dai successi. La caduta del Manuzzi ha molte analogie con quella di Empoli, dove i biancocelesti erano attesi al primo salto di qualità della stagione. Forse hanno fatto male gli applausi e gli elogi per la doppia vittoria sul Milan e per l'investitura a prima candidata al terzo posto. Ora la distanza dalla zona Champions è salita a 5 punti e questo passaggio a vuoto, che ha del clamoroso, dovrà aprire qualche interrogativo. Il Cesena, in tutto il girone d'andata, aveva vinto una sola volta in casa, raccogliendo la miseria di 7 punti. Però la formazione di Di Carlo ha giocato con fame, cuore, feroce applicazione tattica, furore agonistico. Il pressing famelico, portato per tutta la gara su ogni zolla di terreno, ha finito per mettere in difficoltà gli avversari, incapaci di organizzare una manovra degna di tale nome. Non si possono concedere, nemmeno al modesto Cesena, elementi come de Vrij, Lulic, Anderson, Biglia, Radu perché le alternative, nonostante le dichiarazioni, non sono all'altezza. La coppia Cana-Mauricio non è proponibile a certi livelli, Cataldi è giovane e non può avere la personalità di Biglia. Ma hanno tradito anche calciatori navigati, di assoluto valore, come Candreva e Mauri, mai entrati nel cuore della sfida, enucleati da una manovra spesso portata avanti con passaggi improbabili. Il Cesena si è difeso in blocco, chiamando anche tutti gli effettivi sottopalla, ha avuto spesso l'uomo sulla linea del passaggio preferendo sempre il lancio lungo per l'ariete Djuric. Palla lunga a scavalcare il centrocampo, un tema tattico monocorde che, però, ha disorientato i rivali.
Decisivo è risultato il cambio tattico di Pioli che, sullo zero a zero, ha tolto Ledesma inserendo Keita. In questo modo ha privato il centrocampo di un incontrista che teneva botta in una squadra che stentava molto a produrre azioni. In certe situazioni di difficoltà bisogna anche sapersi accontentare. Il tecnico ha rischiato concedendo troppo spazio ai romagnoli che, dal quel momento, hanno preso in pugno la partita agitandola con alcuni spunti pericolosi. Un palo di Brienza, un gran gol di Defrel, l'autogol di Cataldi, al cospetto una Lazio che è rimasta soltanto a guardare, incredula per la piega che stava prendendo l'incontro. E' apparsa lenta, sottoritmo, senza l'uomo pronto a dettare il passaggio, incapace di sfruttare le fasce, per la cattiva giornata anche degli esterni, commettendo errori banali di gestione della palla. A differenza di quanto fatto nelle ultime partite, questa volta, non ha giocato da squadra e ha pagato dazio anche sotto l'aspetto della condizione fisica. Possibile una metamorfosi negativa in così poco tempo? Pioli dovrà capire in fretta i motivi della debacle senza alibi e non dire che la rosa va bene così. In attacco l'unica certezza è Klose, mentre Perea è solo un'anonima alternativa.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Non era la sua Lazio, non ha parlato il solito Pioli. E' rimasto di stucco: "Sono deluso, non abbiamo giocato da Lazio. Volevo un altro tipo di prestazione e di risultato. Non ho visto una squadra compatta. E' una brutta sconfitta, la partita doveva essere interpretata diversamente. E' un passo indietro, abbiamo fatto fatica. Venivamo da due ottime gare, per finire bene la settimana serviva ben altro, lo sapevamo". Non si può perdere così, non è più possibile. La Lazio ricasca nei soliti errori, crolla in fase di decollo, perde contro le piccole rimpicciolendosi. In questo modo non si diventerà mai grandi: "Non so se sia stata la peggiore Lazio, sicuramente è stata una brutta Lazio. Questa prestazione fa parte della nostra crescita, dobbiamo imparare a fare risultato anche quando non siamo nella giornata migliore. Una squadra è veramente forte quando in giornate non brillanti porta a casa un risultato positivo. E' un passaggio che merita attenzione se vogliamo puntare ad un campionato importante ed è questo che vogliamo". Il gong scatterà alle 23. Pioli aspetta rinforzi, ma solo quelli interni. E Ledesma dovrebbe restare: "Per noi è fondamentale recuperare i giocatori infortunati, saranno questi gli innesti più importanti. Non vedo l'ora che il mercato finisca, è troppo lungo. Ledesma all'Inter? Non so nulla, non sono stato informato. E' un professionista valido, non ho notizie al riguardo e non credo ci sia questa possibilità". L'analisi di Pioli è stata spietata, s'è sbagliato tutto a Cesena: "Siamo stati meno aggressivi, conoscevamo le difficoltà della gara, erano dovute agli avversari e al campo. Abbiamo faticato nel recuperare i palloni perché eravamo lunghi, non abbiamo giocato alla nostra altezza e non è colpa dell'impegno settimanale col Milan". Una Lazio così arrendevole è irriconoscibile: "Ci è mancata la giusta determinazione, non è neppure un discorso di uomini, la squadra era competitiva. Ho inserito Keita per mettere sotto pressione i loro difensori, abbiamo sofferto molto sulle seconde palle. L'augurio è avere già con il Genoa qualche giocatore in più, vogliamo ripartire. E' mancata la spinta sulle fasce, dovevamo puntare di più gli avversari".
Non c'è stato nulla da salvare, serve un atto di coscienza: "Dobbiamo analizzare bene questa situazione, non siamo stati in grado di giocare come sappiamo, non possiamo dire "archiviamo e basta". Ma sono sicuro che ripartiremo, le qualità le abbiamo per fare bene, si è visto". Niente alibi, la Coppa Italia non c'entra nulla: "La Lazio stava bene, era competitiva e pronta, non è riuscita a interpretare nel modo giusto la partita. Non siamo abituati a questo tipo di gioco lento. Conoscevamo bene le caratteristiche del Cesena, sapevamo che sarebbe stato difficile impedirgli di effettuare i lanci lunghi perché è difficile pressare gli avversari quando scavalcano sempre il centrocampo e non costruiscono da dietro. Il problema non è stato non vincere i duelli aerei con Djuric, è mancata l'attenzione sugli inserimenti. Avevamo preparato tutto, non è servito. Il calcio italiano è così, se non giochi al 100% perdi". Troppi elogi? Pioli non crede che abbiano fatto male: "Mi auguro proprio di no, abbiamo lavorato tanto in settimana su queste situazioni. Non abbiamo sottovalutato l'importanza del match e le difficoltà che ci avrebbe creato l'avversario. Non siamo riusciti a giocare da Lazio. Lo ripeto, abbiamo giocato soprattutto sotto ritmo, abbiamo mosso poco e male la palla, abbiamo avuto poche soluzioni in fase offensiva. Il fatto che il Cesena scavalcava il centrocampo non ci ha permesso di essere più aggressivi nelle zone alte, questo ci ha impedito di sviluppare il nostro gioco offensivo". Si sono persi prima di perdere.
Dalla Gazzetta dello Sport:
Una doccia gelata. Arrivata proprio nel momento in cui la Lazio sembrava pronta a spiccare il volo dopo essersi messa alle spalle il gennaio terribile. E invece ancora una volta, come già accaduto spesso nel recente passato, alla squadra biancoceleste è stato fatale l'incrocio con una piccola. Il k.o. di Cesena riporta con i piedi per terra la truppa di Pioli; allontana, almeno per un po', i sogni di terzo posto, ora distante cinque punti; pone interrogativi seri sulla consistenza dei ricambi che stavolta hanno deluso. "Non ha funzionato nulla – dice alla fine uno sconsolato Pioli –. Non so cosa sia successo, lo analizzeremo con calma. Sicuramente è stata una delle Lazio più brutte della stagione, se non la peggiore in assoluto". Troppe assenze (dieci giocatori fuori causa, sei dei quali titolari), ma anche troppi elogi hanno rallentato la corsa Champions. Pioli, però, rifiuta alibi: "Con le assenze siamo ormai abituati a convivere da tempo. In quanto ai troppi elogi non credo abbiano influito. Anche perché la partita è stata preparata come al solito. Non abbiamo sottovalutato l'avversario, non siano scesi in campo rilassati. Il problema è che abbiamo completamente sbagliato l'interpretazione della partita. Ci è mancato il ritmo, ci siamo allungati poco. Abbiamo temporeggiato troppo, siamo quasi sempre arrivati secondi sulla palla". Il tecnico rifiuta anche l'attenuante delle tre partite in una settimana: "Venivano da un doppio confronto, quello col Milan, molto dispendioso, ma alcune pedine erano diverse, è un discorso che non regge. La verità è che abbiamo sbagliato partita".
Si potrebbe parlare della classica sconfitta salutare se non fossimo già oltre la metà del campionato e, soprattutto, se non fosse che il Napoli, con la vittoria sul Chievo, ha portato a + 5 il vantaggio su Lazio e Samp: un allungo che potrebbe risultare decisivo. "Una giornata storta non può cambiare il giudizio su una squadra – prova a voltare pagina il tecnico –. Noi andiamo avanti senza guardare la classifica. Abbiamo tutte le carte in regola per ripartire e penso che lo faremo". Anche Dusan Basta cerca di guardare avanti: "Il Napoli è scappato, ma possiamo riprenderlo. A patto però di non perdere più partite come questa. Non si possono lasciare per strada punti contro squadre come il Cesena. Che senso ha battere le grandi se poi perdi con le piccole? La vera Lazio è quella vista contro il Milan, a Cesena siamo stati irriconoscibili. Non era la giornata giusta, ma non dovevamo perdere. Siamo una grande squadra, ma dobbiamo dimostrarlo sempre". Lazio brutta e irriconoscibile, quindi, ma Pioli evita di metterla sotto torchio. Il tecnico aveva fissato due giorni di riposo dopo il match di Cesena e non ha cambiato programma. La squadra tornerà dunque ad allenarsi mercoledì in vista del match di lunedì sera col Genoa. Rientreranno Biglia e Radu, ieri assenti per squalifica e, forse, anche De Vrij e Felipe Anderson, il cui quadro clinico è in miglioramento.