Mercoledì 26 marzo 2014 - Genova, stadio L. Ferraris - Genoa-Lazio 2-0 26 marzo 2014 - Campionato di Serie A - XXX giornata - inizio ore 20.45
GENOA: Bizzarri, Motta, Portanova, Marchese, Antonelli, Sturaro, Betolacci, Cofie (56' Fetfatzidis), Sculli (73' Cabral), Gilardino, De Ceglie (56' Centurion). A disposizione: Perin, Albertoni, Burdisso, Gamberini, Todisco, Gallotti, Konatè. Allenatore: Gasperini.
LAZIO: Berisha, Konko, Novaretti, Biava, Radu, A. Gonzalez (75' Felipe Anderson), Ledesma, Onazi, Candreva, Mauri (87' Perea), Keita (70' Postiga). A disposizione: Strakosha, Guerrieri, Dias, Cana, Crecco, Cavanda, Minala, Kakuta. Allenatore: Reja.
Arbitro: Sig. Peruzzo (Schio) - Assistenti Sigg. Vivenzi e Preti - Quarto uomo Sig. Musolino - Assistenti di porta Sigg. Tagliavento e Nasca.
Marcatori: 65' Gilardino, 83' Fetfatzidis.
Note: espulso Ledesma al 90' per doppia ammonizione, entrambe per proteste. Ammoniti Portanova, Sturaro, Novaretti. Angoli: 5-3. Recuperi: 0' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 18.000 circa con 1.144 paganti (incasso euro 20.576 e 16.731 abbonati (quota euro 165.379):
La Gazzetta dello Sport titola: "Genoa-Lazio 2-0, Gilardino non perdona. Si complica pesantemente la corsa all'Europa dei biancocelesti. Torna a sorridere Gasperini: verticalizzazione di Sculli e l'attaccante rossoblĂą beffa di punta Berisha per un successo preziosissimo. Nel finale Fetfatzidis festeggia il suo primo gol in serie A. Espulso Ledesma nel finale".
Continua la "rosea": Vince il Genoa, con forza e pazienza, dopo una partita impostata privilegiando il ritmo e la corsa. La Lazio regge un tempo e poco più, poi crolla miseramente di fronte ad un avversario decisamente più in palla fisicamente. L'avvio del Genoa sorprende la Lazio e dopo soli 50 secondi di gioco i rossoblù hanno la prima occasione: assist perfetto di Cofie per Sturaro che colpisce male di destro e manda a lato. Quattro minuti ed è Motta, su angolo calciato da Bertolacci, a sfuggire al controllo di Gonzalez e a colpire pericolosamente di testa. Berisha ribatte con un ottimo riflesso. Con lo scorrere del tempo, però, gli ospiti prendono le misure al gioco del Genoa, che Gasperini ha schierato con un sorprendente 4-3-3. La Lazio, che in avanti presenta un tridente particolare con Candreva e Keita a spalleggiare il centravanti Mauri. Proprio quest'ultimo è il primo a cercare la conclusione di destro ma manda alto sulla traversa. Ci provano poi Candreva, diagonale a lato, e soprattutto Keita, che scatta a sinistra, si accentra e conclude di destro, Motta devia in maniera decisa ma Bizzarri, con un riflesso prodigioso, riesce a mandare in angolo di piede. Il Genoa torna a farsi vivo nel finale dopo una fase ricca di errori e di gran pressing. Marchese da sinistra pesca bene Sturaro in area, sponda precisa per Gilardino che conclude al volo, forte ma centrale.
I rossoblù macinano il loro gioco con pazienza e Gasperini trova le mosse giuste per completare l'opera e superare la Lazio. Dopo 11 minuti del secondo tempo Fetfatzidis e Centurion rilevano Cofie e De Ceglie, con il Genoa che passa al 4-2-3-1. Poco dopo l'allenatore piazza Sculli centrale e Fetfatzidis a destra. Centurion rischia il rigore, per un tocco in area su Mauri, poi il Genoa imperversa. Al 20' la Lazio cede: lancio di Motta da destra, Sculli controlla, avanza e serve Gilardino, il centravanti si incunea tra Novaretti e Radu e batte Berisha. Lo stesso Gilardino sfiora il raddoppio quattro minuti dopo, su assist di Centurion, ma Berisha chiude lo specchio all'attaccante del Genoa. Entra anche Cabral ed è protagonista nell'azione del 2-0 al 38': è suo infatti l'assist per Fefatzidis sul filo del fuorigioco, che firma la sua prima rete in rossoblù.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, Europa più lontana. C’è un rigore su Mauri ma poi Gila e Fetfatzidis costruiscono il successo della squadra di Gasperini".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: L’Europa League se ne va, sempre più lontana e complicata da raggiungere. La Lazio è caduta anche a Marassi, bucata nella ripresa da Gilardino e dal greco Fetfatzidis, stessi marcatori e identico risultato della partita d’andata allo stadio Olimpico. Simile anche il copione. Ha vinto il Genoa perché ha un centravanti vero che permette di finalizzare il gioco di Gasperini. Reja non ce l’ha: le assenze di Klose sono una costante, Perea è acerbo, Helder Postiga (acquistato due mesi fa) ha debuttato solo ieri sera ed è sembrato un fantasma. La squadra biancoceleste ha giocato, ha spinto per un’ora buona, è crollata nel finale. E al ko ha contribuito l’arbitro Peruzzo, negando un rigore clamoroso a Mauri nel momento decisivo. Poi, non contento, ne ha tolto un altro a Gilardino. Aveva combinato disastri domenica scorsa a Udine e due settimane fa in Lazio-Atalanta all’Olimpico. Da fermare subito. Nel finale è arrivato anche il doppio giallo e l’espulsione di Ledesma per proteste. Per far perdere la testa all’argentino, ce ne vuole. Ma anche Cristian si deve interrogare: mancherà anche lui nel confronto diretto con il Parma.
Dopo aver pensato e provato la difesa a tre, Reja ha lasciato inalterato il sistema di gioco. Si è adattato Gasp, passando al 4-3-3, anche perché aveva perso Burdisso in mattinata. I principi di gioco erano gli stessi. Spinta furiosa con gli esterni (quattro terzini compreso Marchese, schierato in coppia con Portanova, più l’ex [[Sculli Giuseppe|Sculli]), inserimenti palla a terra alternati ai lanci e ai cambi di gioco per aggredire e infilare la Lazio sulla seconda palla. Così sono arrivate subito due occasioni per i padroni di casa: non erano passati cinquanta secondi quando Sturaro, pescato da un traversone di De Ceglie, ha toccato fuori da distanza ravvicinata. E al quarto minuto Motta ha colpito di testa trovando l’opposizione di Berisha. L’inizio da brividi ha svegliato la Lazio, che ha impiegato poco a prendere le contromisure e guadagnare campo. Gasperini, senza Matuzalem, aveva arretrato Bertolacci in regia. Ledesma si è spostato avanti di venti metri ed è andato a pressare l’ex romanista. Onazi e Gonzalez salivano a rimorchio e la squadra biancoceleste ha assunto il controllo della partita, favorita dal movimento intelligente di Mauri. Risucchiava Portanova dalla linea difensiva, agiva a intermittenza da punta centrale e da trequartista. La Lazio arrivava con facilità ai sedici metri e dava l’impressione di poter sbloccare il risultato. In quel momento, però, sono mancate le risposte di Keita, intimidito dal contatto fisico, ma soprattutto di Candreva, che aveva cominciato a giocare la solita partita dei suoi ultimi tempi. Partenza a testa bassa, un dribbling di troppo e pallone perso oppure tiro inutile da distanze siderali. Troppo difficile segnare senza entrare in area.
Non sono mancate, nel consueto confronto vibrante accompagnato dall’atmosfera di Marassi, le azioni pericolose. La Lazio è andata vicina al gol con un colpo di testa fuori misura di Gonzalez, un destro a sorvolare la traversa di Mauri, un tiraccio di Onazi e un sinistro di Keita, sporcato da Motta e respinto con i piedi da Bizzarri, l’altro grande ex. Il Genoa, con le ripartenze, era sempre pericoloso e si è rifatto sotto a un soffio dall’intervallo, quando Gilardino non ha avuto la forza per angolare il destro dal dischetto. La partita era in mano alla Lazio e allora Gasp ha provato a cambiarne l’inerzia, sostituendo Cofie con Fetfatzidis e De Ceglie con Centurion, nel tentativo di dare maggiore freschezza al centrocampo. Gli spazi si sono aperti, la svolta era vicina. Al quarto d’ora della ripresa Mauri è stato agganciato in area da Centurion ed è finito a terra. Rigore nettissimo e non concesso da Peruzzo, lo stesso arbitro che due settimane fa all’Olimpico, nella partita contro l’Atalanta, aveva negato un penalty a Keita e annullato un gol regolare a Gonzalez. Cinque minuti dopo, troppo sbilanciata e con la stanchezza nelle gambe, la Lazio s’è fatta sorprendere. Cambio di gioco, percussione di Sculli in campo aperto: Gilardino è stato abilissimo a infilarsi nel corridoio tra Novaretti e Radu e poi a battere Berisha in uscita. Gila, subito dopo, ha mancato il bis ed è stato steso a due metri dalla linea dal portiere albanese. Altro rigore non visto. Reja ha sganciato Helder Postiga e poi anche Felipe Anderson, ma la squadra era cotta. Con la difesa slabbrata, è arrivato il raddoppio, firmato da Fetfatzidis. Il greco, liberato da Cabral, ha avuto il tempo di mirare l’angolo alla sinistra di Berisha. Due azioni in verticale. E Lazio al tappeto. Un punto nelle ultime due partite. Impossibile sperare nella rimonta.
Il Messaggero titola: "Lazio, un’altra brutta figura".
Prosegue il quotidiano romano: Nella notte di Marassi la Lazio vede ancora i fantasmi rossoblu e, per la sesta volta consecutiva, viene sconfitto dal Genoa dell’ex velenoso Sculli. Un 2-0 con poche attenuanti, solo il rigore non concesso a Mauri e niente altro, una prova decisamente deludente che mortifica speranze e illusioni. Reja rinuncia all’esordio da titolare di Postiga: gli preferisce Mauri, nell’inedito ruolo di centravanti, e conferma la difesa a quattro. Il Genoa agita subito la gara con un paio di folate offensive: la prima con Sturaro, l’altra con Motta che impegna il portiere. La Lazio ci mette un quarto d’ora a entrare nel cuore della sfida, piano piano conquista metri e centrocampo con la presenza di Ledesma, la corsa di Onazi, le incursioni di Gonzalez, molto bravo a interpretare le due fasi della manovra. Il primo tiro è di Mauri, che alza sulla traversa, poi la sfida si attesta su una situazione di equilibrio con il Genoa che fatica a costruire gioco, affidandosi spesso a lanci lunghi per Gilardino. La Lazio è superiore sul piano del palleggio, della circolazione della palla e sfrutta meglio le corsie esterne. Keita tiene in apprensione Motta, più chiamato a difendere che ad attaccare, però il giovanotto biancoceleste è troppo innamorato del dribbling, anche quando dovrebbe tirare. Da una sua iniziativa scaturisce l’azione più pericolosa, grazie a una deviazione di un difensore sulla quale Bizzarri è pronto a rimediare.
Gasperini, non soddisfatto della manovra, cambia due elementi e riesce a dare una scossa alla squadra, che appare subito più spigliata e incisiva. Al 14’ un episodio che farà discutere: Mauri viene toccato netto in area da Centurion, appena entrato, un fallo da rigore ma Peruzzo lascia correre. Nella Lazio si nota nettamente la mancanza di un centravanti e lo sviluppo della manovra, buona fino alla trequarti, non viene mai finalizzata. Solo tiri da fuori, che non arrivano mai puliti verso la porta dell’esperto Bizzarri. Il Genoa, quando può ripartire in velocità crea problemi alla macchinosa difesa biancoceleste che viene presa d’infilata al 20’, al culmine dell’azione più bella della serata, confezionata da Sculli e finalizzata da Gilardino, che sfugge al controllo di Novaretti. Per l’attaccante rossoblu si tratta della rete numero 172 in serie A. Reja decide di far esordire Postiga e toglie Keita, che prende male la sostituzione, palesando un nervosismo fuori luogo. E rispolvera anche Anderson, passa al 4-2-3-1 e arretra la posizione di Mauri. Ma la reazione non arriva, anzi è Gilardino a sfiorare il raddoppio. La Lazio sconta la serata poco brillante di Candreva e la poca qualità tecnica in mezzo al campo dove bisogna organizzare il gioco.
La Lazio non crea pericoli, per tutta la ripresa non tira praticamente mai e l’esordiente Postiga appare un fantasma. Pur non facendo cose importanti, la formazione di Gasperini, appare comunque concreta e micidiale nelle ripartenze. Così al 38’ Fetfatzidis realizza di sinistro il gol della sicurezza, quello che manda in archivio il risultato. Una bella manovra ma anche una dormita della retroguardia laziale, che non appare mai all’altezza della situazione. Come il resto della squadra, incapace di costruire azioni pericolose in una serata insulsa che, ancora una volta, mette in evidenza i limiti strutturali e quelli caratteriali. Ogni volta che c’è da sfruttare una posssibilità , la Lazio fallisce con la precisione di un orologio al quarzo. Una sconfitta che forse manda in soffitta anche le ultime speranze di Europa League.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Una furia Reja. Nero con l’arbitro Peruzzo, messo sotto accusa. Agrodolce con la Lazio, punita in contropiede da Gilardino, troppo fiacca sulle fasce con Keita e Candreva per andare a prendersi una partita tenuta in pugno settanta minuti. Il friulano ha difeso le proprie scelte, anche perché non ne aveva altre e Mauri, finto centravanti, ha funzionato. Non è colpa sua se si è ritrovato nella settimana decisiva per l’Europa League senza Klose e convincenti alternative. "La partita è stata decisa da un episodio. Il gol di Gilardino è arrivato su un angolo a nostro favore. Ero molto soddisfatto, la partita l’abbiamo fatta e controllata, nonostante il Genoa giocasse su ritmi alti, ma abbiamo ribattuto palla su palla. Purtroppo è andato tutto storto" ha raccontato Edy prima di prendersela con Peruzzo. E’ stato l’arbitro l’obiettivo principale nel mirino. "Era rigore su Mauri. Forse andavamo in vantaggio, a quel punto non so se avremmo perso la partita. Mi dispiace, era molto importante per la classifica". Reja ha attaccato ancora. "Con Peruzzo non siamo fortunati, già con l’Atalanta non aveva visto un rigore su Keita. Non capisco perché ogni volta nascano discussioni con lui...". A partita finita, anche il rosso che costerà la squalifica di Ledesma. "Era punizione, la palla doveva essere piazzata fuori dall’area di rigore. Ledesma ha calciato in movimento per la fretta e l’arbitro l’ha fatta ripetere, Cristian l’ha data per giocarla e lui ha fermato l’azione. C’è stato un attimo di nervosismo, qualcosa da dire. Si può comprendere. Mi dispiace perché ora dovrà saltare il Parma. Parlerò con il giocatore, voglio capire meglio cos’è successo. Peruzzo poteva lasciar correre. Farsi cacciare sul 2-0, a partita finita, non è giusto. Ha sbagliato Ledesma. Ma ha sbagliato dopo l’arbitro".
Pesante la distrazione collettiva sul gol di Gilardino. "Abbiamo fatto bene sino a quel momento, non dovevamo prendere quel tipo di ripartenza. Ci credevo, ho visto una buona Lazio, lottare palla su palla. Mi dicono che non abbiamo tirato in porta. Non sono d’accordo. E poi mi sembra che anche il Genoa lo abbiamo chiuso molto bene, non concedendo occasioni. Ora cercheremo di recuperare, abbiamo il dovere di continuare a lottare sino in fondo". Ha inciso la mossa di Gasp. "Con l’ingresso di Fetfatzidis, il Genoa è passato al 4-2-3-1. Ha messo il trequartista, era chiaro che potesse creare qualche problema. Il Genoa ha vinto, ora è facile dirlo, in realtà ha rischiato e s’è sbilanciato di più, credevo di poter trarre vantaggio da quel cambiamento. Se veniva concesso il rigore a Mauri, potevamo andare in vantaggio e non credo che la Lazio avrebbe perso la partita. L’episodio pesa". Rimonta sempre più difficile. "Ogni volta, se non fai dei punti, l’obiettivo si allontana. Noi eravamo già distanti, se resti fermo in classifica e le altre si muovono, diventa complicato. Però sino alla fine cercheremo di riaprire la corsa. Con il Parma può essere l’ultima possibilità . Con il Milan non ce l’abbiamo fatta a vincere, con il Genoa volevamo almeno un punto, ora bisogna cercare di battere il Parma per avvicinarci. Ci sono altri 24 punti a disposizione. Le opportunità bisogna coglierle. Vedremo di fare bene domenica". Si discute molto dell’attacco. Klose a casa, Helder Postiga in ritardo di forma, Perea bocciato, Mauri finto centravanti. "Non siamo arrivati a concludere in modo efficace, abbiamo avuto delle opportunità , ma la palla va buttata in rete per vincere le partite... Il centravanti? Postiga lo avete visto, non è in condizione, non gioca da due mesi, non potevo impiegarlo dal primo minuto. Mauri ha giocato un’ottima partita tra le linee. E’ stata una mossa buona, sulle ripartenze c’eravamo, ma lateralmente non abbiamo fatto bene". Keita assolto perché è un ragazzo. Nel mirino Candreva, sempre più individualista.
E’ una denuncia dettagliatissima, è una prova lampante: "Mi ha toccato, ho sentito il suo piede sul mio, me l’ha schiacciato, avevo la palla, sono caduto, penso fosse rigore". Non l’ha solo toccato, non è stata una carezza. Centurion ha pestato il piede a Mauri, gliel’ha piantato nel terreno. Il rigore era grosso quanto una casa. La denuncia è di Mauri, il fischio mancato è del signor Peruzzo (ancora lui dopo Lazio-Atalanta), ha condizionato il secondo tempo e la partita. Il capitano s’è dovuto mettere l’anima in pace, ma che amarezza, che rabbia e che dolore al piede: "Il rigore non l’ha dato, ormai è andata. Più che guardare a questo dobbiamo guardare a noi stessi, agli errori che commettiamo. Siamo stati un po’ polli, abbiamo preso gol su una ripartenza, dopo un calcio d’angolo a favore. Ci capita spesso, non deve accadere più". La denuncia è doppia. La prima contro l’arbitro, la seconda contro tutta la Lazio. Mauri non accampa scuse, l’errore di Peruzzo è stato macroscopico, ma gli errori della squadra non sono stati da meno: "A volte becchiamo reti su ripartenze, dopo corner a favore oppure su rimesse laterali offensive, bisogna lavorare su questo aspetto, dobbiamo migliorare nella difesa preventiva tenendo sempre d’occhio gli avversari, anche quando siamo in avanti". La rabbia per il rigore mancato, la delusione per una nuova sconfitta in una notte verità . Mauri, da capitano, non ha alzato bandiera bianca: "Ci crediamo, continuiamo a sperare nell’Europa, ma dobbiamo cambiare ritmo, così non andiamo da nessuna parte. Vincere e perdere non ci porta da nessuna parte, dobbiamo centrare una serie di risultati consecutivi". E’ stato netto nell’analisi della partita, della direzione arbitrale, della prestazione laziale e nel modo in cui s’è proiettato nel futuro: "La sconfitta è pesante, non c’è dubbio. Ma avevamo iniziato bene, siamo stati poco cattivi nell’ultimo passaggio, nella fase finale dell’azione. Nel secondo tempo ho visto buoni segnali, ma abbiamo preso gol". Genova va in archivio, la prossima tappa è il Parma, lo scontro diretto sarà direttissimo.
Un altro errore costerà carissimo, metterà la parola fine alle ultime speranze europee (sempre che siano ancora vive...): "Pensiamo al Parma, domenica affronteremo uno scontro diretto. E’ vero, loro hanno una partita da recuperare, ma intanto dobbiamo fermarli all’Olimpico. Dobbiamo essere più bravi, dobbiamo sfruttare le occasioni perché davanti spesso rallentano, è un peccato non approfittarne". Alla Lazio è mancato un attaccante alla Gilardino, non se ne trovano tanti in giro, è vero. Ma non si può neppure sperare di bucare le porte senza i bomber di razza: "Gilardino è un grande attaccante, difende palla, fa salire la squadra e poi fa gol, i numeri parlano chiaramente. Ma la Lazio dev’essere più esperta, a volte serve anche commettere il fallo tattico per spezzare l’azione". Mauri torna sempre sul punto principale, non riesce a non pensare all’azione regalata al Genoa. Eppure lui ha cercato in tutti i modi di mascherare l’assenza di Klose o di chi per lui giocando da falso nove, arretrando per fare gioco, facendo la boa, favorendo gli inserimenti degli esterni: "Mi sento molto bene e mi sono trovato bene in questo ruolo, cercavo di scendere a centrocampo per dare una mano ai compagni, per fare gioco". Il ritorno di Mauri a buoni livelli vale come speranza futura, è uno dei pochi appigli rimasti, è una delle poche soluzioni che può sfruttare Reja in questo finale di stagione: "Non guardiamo gli altri, guardiamoci dentro, pensiamo al nostro cammino, ci servono i tre punti col Parma. La classifica non è cambiata molto, ma bisogna accorciare le distanze se vogliamo sperare concretamente nell’Europa". E’ una parola...