14 settembre 2014 - Campionato di Serie A - II giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Berisha, Basta, de Vrij, Gentiletti, Braafheid, Parolo, Biglia, Lulic (70' Mauri), Candreva, Djordjevic (60' Klose), Keita (87' Felipe Anderson). A disposizione: Strakosha, Guerrieri, Novaretti, Konko, Cana, Ledesma, Pereirinha, Tounkara. Allenatore: Pioli.
CESENA: Leali, Capelli, Lucchini, Volta, Renzetti (65' Giorgi), De Feudis (46' Mazzotta), Cascione, Coppola, Brienza, A. Rodriguez (46' Djuric), Marilungo. A disposizione: Agliardi, Bressan, Magnusson, Nica, Krajnc, Valzania, Perico, Carbonero, Ze' Eduardo, Garritano, Succi. Allenatore: Bisoli.
Arbitro: Sig. Irrati (Pistoia) - Assistenti Sigg. Stefani e Petrella - Quarto uomo Sig. Fiorito - Assistenti di porta Sigg. Rizzoli e Minelli.
Marcatori: 19' Candreva, 56' Parolo, 90' Mauri.
Note: ammoniti Lucchini e Parolo per comportamento non regolamentare, Biglia e Braafheid per gioco scorretto. Esordio in serie A per Santiago Gentiletti e Mazzotta. Angoli: 7-1. Prima della gara Miroslav Klose è stato premiato dal Presidente Claudio Lotito quale miglior cannoniere di tutti i Mondiali di calcio sinora giocati. Velia Donati, moglie del recentemente scomparso Aldo, ha cantato dal vivo l'inno alla Lazio, composto dal marito, "So' già du' ore". Recuperi: 2' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 31.200 di cui 17.100 paganti e 14.100 abbonati.
La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio ritrova tifo e vittoria, Candreva show. Ma il Cesena?"
Continua la "rosea": E riconciliazione fu. Nel giorno in cui i suoi tifosi tornano allo stadio dopo sette lunghi mesi, la Lazio riaccende i motori e regala al pubblico ritrovato un successo largo e convincente. Sarà il tempo a dare la giusta dimensione a questo 3-0 sul Cesena; a stabilire se è davvero l'inizio di una storia diversa rispetto agli ultimi campionati biancocelesti o solo un pomeriggio felice, ma fine a se stesso. Nel frattempo Pioli, partito col piede sbagliato a San Siro contro il Milan, può respirare e lavorare più serenamente. Il suo progetto tattico è ambizioso e difficile, ma se si realizza compiutamente può portare la Lazio molto lontano. Sì, perché l'idea di gioco che insegue l'allenatore è decisamente intrigante: la squadra viaggia a ritmi alti, pratica un gioco aggressivo e intenso, in avanti insegue trame mai banali. La differenza però la fanno sempre i singoli. Che poi, nel caso specifico, è sempre lui: Antonio Candreva. Il Cesena era l'unica tra le sue cinque ex squadre (Udinese, Juve, Parma e Livorno le altre) cui non aveva mai fatto gol. Una lacuna insopportabile a giudicare da come il romano aggredisce la partita. Inevitabile che sia lui a sbloccarla con un colpo al volo su cross di Braafheid al 19'. Ed è ancora lui a chiuderla a inizio ripresa mettendo sulla testa dell'altro ex Parolo la palla del 2-0. Allo scadere arriverà anche il terzo gol, confezionato dai tre subentrati: Anderson per Klose che assiste Mauri.
Ecco qui c'è la vera discontinuità di questa Lazio rispetto al recente passato: una panchina costituita da altri titolari. Cosa di cui i predecessori di Pioli non hanno mai beneficiato. L'ex tecnico del Bologna peraltro sta dando un'impronta precisa e accattivante alla sua squadra. Non lesinando scelte coraggiose, come quella di mettere in campo tutti e sei i nuovi acquisti (molto apprezzati i due debuttanti Gentiletti e Braafheid) e lasciare in panchina senatori del calibro di Klose, Mauri e Ledesma. L'orchestra biancoceleste, insomma, funziona già abbastanza bene. Fa scena muta invece, almeno in questa occasione, quella romagnola. Forse sorpreso dall'aggressività dei padroni di casa, il Cesena non entra mai in partita. Dopo il brillante successo sul Parma, ecco il primo passaggio a vuoto per Bisoli. Il tecnico a fine partita imputerà ai suoi una certa pigrizia. Giusto. Una squadra che deve salvarsi non può proprio permettersi di essere molle. Un black out che, se compreso, può essere salutare.
Il Corriere dello Sport titola: "Candreva, Parolo e Mauri. Pioli vince con gli italiani. La Lazio cresce, segna e diverte, schiacciando il Cesena".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Gli applausi dell'Olimpico, tre gol italiani per lanciare un segnale al campionato, il Cesena reso impotente per novanta minuti. C'è anche la Lazio per l'Europa e Pioli adesso potrà cominciare a lavorare con maggiore tranquillità, spinto dal sostegno dei tifosi tornati allo stadio e dalla qualità altissima di una panchina in cui potrà pescare ogni volta risorse decisive. Basta ricordare l'azione del terzo e ultimo gol per rendere l'idea. Felipe Anderson, subentrato a Keita, dalla fascia sinistra ha inventato un pallone in profondità. Klose, che aveva sostituito Djordjevic, si è allargato e ha rincorso nel corridoio il suo primo vero pallone dopo mezz'ora in cui era rimasto imbottigliato nel traffico. Il tedesco, applauditissimo dall'Olimpico e premiato dalla Lazio per il record di gol stabilito ai Mondiali in Brasile, ha saltato Lucchini e di piatto ha scodellato al limite dell'area. Mauri, sganciato per rimpiazzare Lulic, aveva seguito l'azione con la solita intelligenza e di sinistro ha colpito indovinando l'angolo per il 3-0. I tre cambi di Pioli hanno chiuso la partita e invece quindici giorni fa, alla prima di campionato, erano riusciti a riaprirla mettendo sotto assedio e spaventando il Milan. Ieri il risultato era al sicuro e la differenza, come era successo a San Siro, l'ha fatta Antonio Candreva, riscattato e non venduto da Lotito, che pure aveva ricevuto diverse offerte per l'esterno azzurro, su tutte quella dell'Atletico Madrid prima che Simeone dirottasse su Cerci. Ora dovrà essere abile a blindarlo e rinnovargli il contratto, perché Antonio dimostra sul campo di meritare un trattamento da top-player: un gol per sbloccare il risultato, l'assist a Parolo per il raddoppio, tante altre iniziative. Aveva mandato a segno anche Keita, ma il gol dello spagnolo-senegalese è stato annullato per fuorigioco. Senza Candreva non sarebbe la stessa Lazio.
Pioli può sorridere, ci sono altre buone notizie. La prima è relativa all'equilibrio tattico e alla crescita. Il Cesena non ha gli stessi valori del Milan, ma gli attaccanti di Bisoli non sono mai riusciti a liberarsi davanti a Berisha. In novanta minuti zero occasioni. Un dato positivo per la squadra biancoceleste, che a Milano come in diverse amichevoli estive aveva concesso molto agli avversari.Pioli ha mantenuto la linea difensiva alta, era scontato perché doveva attaccare, ma tutta la squadra è migliorata nel recupero del pallone e ha evitato le ripartenze ricorrendo spesso al fallo tattico (26 contro 10 nel totale). Bene, molto bene i due debuttanti. L'Olimpico ha applaudito Gentiletti. L'argentino si è fatto apprezzare per il senso dell'anticipo, la personalità e la cattiveria in marcatura. Può allestire una coppia solida accanto a De Vrij, meno esposto e più sicuro rispetto a San Siro. I due impostavano il gioco, anche più di Biglia. Una piacevole conferma Braafheid. L'olandese è stato reattivo nelle chiusure e ha spinto molto, disegnando di sinistro il cross che Candreva ha trasformato in gol con un destro al volo finito tra le gambe di Leali. Per venti minuti la Lazio aveva attaccato con intensità e schiacciato il Cesena nella propria area. Chiaro il tema tattico: Keita e Candreva tagliavano per linee interne cercando di favorire le discese di Basta e Braafheid. Sulla fascia sinistra l'olandese riusciva a sovrapporsi e ad assistere meglio la manovra offensiva, anche perché Basta era attento a non farsi sorprendere da Marilungo, molto largo e pronto a rincorrerlo. Candreva era stato pericoloso due volte prima del gol con una bomba su punizione (sventata da Leali) e con un destro dal limite.
La Lazio, rispetto a San Siro, era più corta e accorciava il gioco, tamponando i giocatori del Cesena appena entravano in possesso del pallone. Fondamentale, in questo senso, il dinamismo di Lulic, Parolo e Biglia, più staccato per controllare Brienza. Manca nei tre centrocampisti centrali la qualità, il lancio o l'invenzione per servire gli attaccanti, ma certamente possiedono il movimento richiesto da Pioli per sostenere il baricentro alto della squadra. Lo sviluppo del gioco è quasi completamente affidato agli esterni: sul fondo (almeno nel primo tempo) Keita e Candreva sono andati poco, questo è anche il motivo per cui Djordjevic non ha ricevuto rifornimenti. Il serbo, come è successo a Klose nell'ultima mezz'ora, è stato costretto a muoversi quasi sempre con le spalle alle porte. Ne aveva tre addosso e il Cesena stava rintanato, così non è riuscito a trovare la profondità che invece aveva portato a San Siro il 31 agosto. Poco campo per le progressioni di Lulic, chiamato dal nuovo sistema anche a impostare il gioco. Trovato il vantaggio, senza mai rischiare, la Lazio ha gestito troppo la partita e non ha spinto alla ricerca del raddoppio come avrebbe preferito Pioli. Il gol della sicurezza è però arrivato all'undicesimo della ripresa dopo l'occasione sprecata da Lulic. Bellissima l'azione partita a destra e rifinita a sinistra. Braafheid ha visto l'inserimento di Candreva, abilissimo a crossare dalla linea di fondo. Parolo si è inserito e ha colpito di testa, indovinando l'angolo e segnando ai suoi ex compagni del Cesena. Bisoli, dopo l'intervallo, era passato al 4-2-3-1 con il doppio cambio (Mazzotta per De Feudis e Djuric per Gonzalez) e spostando Marilungo a destra. Modesti, quasi insignificanti gli effetti, se non per favorire Keita e Candreva, a quel punto molto più incisivi nell'attaccare la profondità sulle corsie esterne con Basta e Braafheid bloccati sulla linea difensiva. La Lazio promette bene e farà divertire l'Olimpico.
Il Messaggero titola: "Gioco, gol e tifosi. La Lazio si ritrova".
Prosegue il quotidiano romano: C'è stato il tifo, c'è stata la Lazio, ci sono stati i 3 punti. Tutto il corollario per un pomeriggio di intensa lazialità, cominciato con le struggenti note dell'inno "So' già du' ore", cantata da Velia, la moglie di Aldo Donati, e conclusosi con il sigillo di Mauri il quale ha firmato il 3-0 a tempo ormai scaduto. Il pubblico ha così festeggiato la prima vittoria dei biancocelesti, contro un Cesena che non ha tirato mai in porta e che ha mostrato limiti preoccupanti in ogni reparto. L'Olimpico, dopo mesi di enormi vuoti sugli spalti, ha riacquistato il suo volto speciale, con la Curva Nord stipata e colorata, pronta a spingere la squadra in ogni frangente, anche se non sono mancati i cori contro il presidente Claudio Lotito. In campo non c'è stato match, perché i romagnoli di Bisoli non sono riusciti a organizzare una manovra degna di tale nome, sempre in sofferenza sul pressing a centrocampo, privi di velocità, incapaci di entrare nell'area di Berisha, ben presidiata dai nuovi Gentiletti e De Vrji. Solo difesa, spesso con affanno e fortuna, senza mai ripartire, costantemente avviluppati nelle loro vischiose situazioni di fondo che non portavano a sbocchi offensivi. Il modulo, con 2 punte e un trequartista, resta fine a se stesso, forse un lusso per una squadra che deve salvarsi. Una pochezza tecnica da rabbrividire e anche una mancanza di aggressività: nemmeno un'ammonizione, a testimonianza di come l'impegno sia stato affrontato con eccessivo sussiego. La Lazio ha capito subito di essere nettamente superiore, sul piano del palleggio e del gioco, e lo dimostrava ogni qualvolta entrava in possesso di palla. Ha impiegato una ventina di minuti a far saltare il dispositivo arretrato bianconero, che a volte diventava un fortino. Pioli ha chiesto alla squadra di attaccare soprattutto sulle fasce e sono stati proprio i tagli di Candreva a destra e Keita a sinistra a creare i problemi più seri alla difesa ospite.
Antonio, con l'argento vivo addosso, partiva da destra, si accentrava e poi svariava anche sulla sinistra. Un padrone dell'intero fronte offensivo, con grande facilità di tiro. Nel primo quarto d'ora, infatti, l'azzurro ha concluso 3 volte in porta costringendo il povero Renzetti, incapace di marcarlo, a un pomeriggio di continue ambasce. Candreva è stato il faro della partita e, grazie ai suoi spostamenti, è diventato l'elemento decisivo, l'artefice principale della vittoria biancoceleste. Un vero e proprio trascinatore. Candreva, di gran lunga il migliore in campo, ha fatto anche il lavoro sporco, andando a sacrificarsi in fase di copertura. Dalle sue azioni ha quasi sempre costruito situazioni pericolose, qualche volta ha magari esagerato nel cercare lo spunto personale. Però è apparso il più fresco, intraprendente e tonico, una spanna sopra tutti. Sua la rete che ha sbloccato l'incontro, suo lo splendido cross per il raddoppio di Parolo con dormita di Leali, che resta in porta invece di uscire sul pallone alto. Candreva e Parolo, 2 ex bravi a decidere le sorti di una partita a senso unico. Il Cesena, infatti, nemmeno dopo un paio di cambi effettuati da Bisoli in avvio di ripresa, è riuscito a rendersi pericoloso, al cospetto di una Lazio che mai ha mollato la preda, determinata a festeggiare il ritorno dei tifosi con una limpida vittoria.
La Lazio ha condotto a lungo la manovra, molto brava nel recuperare subito palla e poi cercare la profondità sulle corsie esterne che ha evidenziato, almeno nella prima frazione, il discreto apporto dell'olandese Braafheid. Quasi perfetta nella fase di non possesso, non lo è stata altrettanto in quella di possesso, perché ha concretizzato poco in rapporto al volume prodotto. In attacco Djordjevic è risultato impalpabile, non certo il bomber del quale la formazione avrebbe bisogno per scardinare le difese. E lo stesso Klose, che ha giocato l'ultima mezzora, non è mai entrato nel cuore del match. Senza i gol dei suoi attaccanti, la Lazio ha trovato le risorse balistiche necessarie sfruttando le qualità dei centrocampisti: Candreva, Parolo, Mauri, tutti con un discreto feeling con la porta. E stato il successo firmato dai centrocampisti, abili negli inserimenti e nelle conclusioni. Il problema offensivo potrebbe arrivare contro avversari di ben altro lignaggio. Allora servirà un apporto superiore sia da parte del serbo, che del tedesco. La Lazio, bella e vincente, aspetta quindi conferme per valutare al meglio la reale quotazione alla borsa del campionato.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Il gol dell'ex, il primo da papà. Lo zampino l'ha messo anche lui, Marco Parolo, non solo Candreva: "E' stata una settimana bellissima, dedico questo gol a mia moglie, ha fatto la fatica più grossa, e a mio figlio Dante". L'emozione è stata continua. Parolo entra in porta, segna, è fatto così. E fare il "bomber" da papà è ancora più bello: "E' stata un'emozione grande, ma anche una sofferenza. Mi sentivo impotente di fronte alla cosa grandissima che stava accadendo a mia moglie. Ringrazio tutti i compagni per la bella partita, siamo un bel gruppo, compatto, possiamo fare grandi cose". Parolo in gol, non è una novità. Può diventare una splendida abitudine anche a Roma: "Dovevamo riscattare la partita con il Milan e ci siamo riusciti. Sono contento per la prestazione e per la mentalità, abbiamo schiacciato il Cesena, non credo abbiano fatto tiri in porta. Abbiamo fatto un passo in avanti rispetto alla gara di San Siro. E sono felicissimo per i tifosi, è stato fantastico averli accanto". Un gol sotto la Nord, un gol da ex, quanti sogni avverati: "Segnare sotto la Curva Nord è stato bellissimo. Il Cesena? Quando ti fai conoscere per come sei lasci un bel ricordo, ringrazio per tutto ciò che mi ha lasciato il Cesena". Il gol l'ha prenotato Keita, arriverà: "Vediamo la prossima settimana. Contava la vittoria. Venivamo dalla sconfitta di Milano, avevamo la giusta mentalità, eravamo propositivi ed è andata bene. Siamo una grandissima squadra, abbiamo tanta qualità". Keita si sente bene, si sente a suo agio: "Io mi trovo bene con tutti, con Djordjevic, Biglia, Klose e Candreva. Mi sto allenando ogni giorno per migliorare. Dovevamo cercare di vincere anche per i nostri tifosi. E' una vittoria meritata, avevamo lavorato bene in settimana. Cerchiamo di giocare il pallone a terra, di fare possesso palla. Che mi chiede Pioli? Di giocare tra le linee, di lavorare con e senza palla. Cerco di fare tutto per il bene della squadra. Il futuro? Io lavoro in campo, le altre cose non spettano a me".
Esordio convincente per Gentiletti, è uscito con la testa "rotta", sono serviti cinque punti di sutura: "La testa va bene, è stato uno scontro brutto, ma adesso è tutto ok. L'esordio è stato tranquillo, era importante fare bene al debutto in campionato. Sono tre punti importanti, li abbiamo ottenuti contro una squadra come il Cesena che si è difesa molto. I tifosi ci hanno aiutato moltissimo nella "battaglia", i loro incoraggiamenti ci hanno dato una mano. Quando ho saputo che avrei giocato? L'ho saputo ieri (sabato, ndr), ho provato subito un grande entusiasmo, avevo tanta grinta da mettere in campo". Edson Braafheid felice: "C'era un grandissimo entusiasmo, c'era una bellissima atmosfera, i tifosi sono fantastici. L'importante era trovare i tre punti, ce l'abbiamo fatta. Abbiamo giocato da squadra, dobbiamo continuare così per trovare l'armonia in campo". Ha indossato la fascia di capitano, che emozione per Lulic: "E' stata una cosa bellissima, sono orgoglioso, è toccato a me, la fascia è importante. C'è uno spirito diverso, accade in ogni squadra quando si cambia allenatore, tutti vogliono dimostrare valore. Abbiamo fatto ottimi risultati anche quando arrivò Petkovic, speriamo di continuare a fare bene". L'Europa è possibile: "Se ripeteremo prestazioni di questo tipo sarà possibile conquistarla, è stato bellissimo giocare davanti ai nostri tifosi". Il futuro è un rebus, non è cambiato: "Nel calcio non si sa mai. Che devo dire? Alle solite domande seguono le solite risposte...". Alle 10 la ripresa a Formello, da verificare Djordjevic (contusione ad una coscia), è uscito claudicante.
La reazione c'è stata, il tifo c'è stato, va bene così: "La prestazione è stata positiva, dovevamo fare noi la gara, abbiamo creato tanto e rischiato poco. Ci sono alcune situazioni da migliorare e per le quali dobbiamo crescere". La reazione l'aveva chiesta Pioli dopo la caduta di Milano. Hanno reagito tutti, i suoi uomini e i tifosi: "Sono contento per la cornice di pubblico, devo dire che dai tifosi ho subito avuto grande rispetto. E' stata una giornata positiva, li abbiamo ritrovati allo stadio, ci hanno fatto sentire il loro calore. Ci daranno una spinta in più, dobbiamo mantenere il livello di queste prestazioni". Tutti uniti, è lo schema migliore, il più vincente. E' questo che chiede Pioli: "Al di là dei singoli la squadra sta bene in campo, ha acquisito mentalità. C'è ancora il cartello lavori in corso, ci alleniamo insieme da 2 mesi e gli 8 reduci dal Mondiale hanno avuto addirittura meno tempo a disposizione. Dobbiamo trovare meccanismi più precisi, ma siamo sulla buona strada". Complimenti e aggiustamenti, il tecnico biancoceleste non ha usato solo parole dolci, ecco cosa c'è da migliorare: "Con più determinazione si poteva chiudere prima la partita. Sull'1-0, nel primo tempo, abbiamo gestito troppo, siamo stati bravi nella ripresa". Serve più cinismo: "Non venivamo da una vittoria, ma da una sconfitta. L'approccio è stato giusto, abbiamo comandato il gioco. La squadra è stata compatta, abbiamo giocato un calcio semplice pur sbagliando qualche passaggio di troppo. A volte può sembrare che siamo leziosi, ma non è nostra intenzione esserlo, non è nella nostra mentalità". Pioli non ama parlare dei singoli, ma la prova di Braafheid merita un approfondimento: "Ero fiducioso. Nel primo tempo abbiamo sfruttato tanto la fascia sinistra perché il Cesena non aveva uomini da quella parte. Poteva spingere di più, ma nel complesso ha fatto una buona partita".
La posizione di Biglia: "Dipende dalla disposizione degli avversari. C'era un trequartista quindi era normale che si abbassasse. Quando si gioca in parità numerica deve stare sulla linea degli altri e pressare alto. Ha lavorato bene e credo abbia firmato una buona prestazione, può fare di più". L'esordio di Gentiletti: "Amo i difensori che escono e che leggono le situazioni, è intervenuto con tempi giusti e determinazione". Basta ha spinto un po' meno, c'era un motivo: "Abbiamo sviluppato il gioco molto di più sulla sinistra perché sulla destra c'era Marilungo che lo teneva bloccato. Noi giochiamo con le catene sulle fasce, ma è chiaro che bisogna migliorare i meccanismi. Credo però che una certa identità la squadra la stia dimostrando, lo fa cercando di essere sempre propositiva". Djordjevic. Pioli ha difeso Djordjevic, non trova il primo gol ufficiale: "Dobbiamo tenere presente che tipo di impostazione hanno gli avversari. Il Cesena si è schiacciato subito, l'ha fatto creando densità al centro e per una punta non è semplice. Ma penso che Djordjevic abbia fatto una buona prestazione, si è impegnato cercando di far salire sempre la squadra e tentare delle sponde". Pioli punta sul serbo, si sbloccherà: "Filip attacca molto la profondità e lavora tanto per la squadra, inizialmente ho scelto lui per essere un po' più aggressivi. Ha faticato perché gli avversari non gli hanno permesso di attaccare la profondità. Al di là di tutto ha giocato bene, ha attaccato il primo palo in occasione dei cross laterali, si è messo a disposizione dei compagni". La chiave è il 4-3-3, ma non è detto: "Siamo partiti con il 4-3-3, ma rimango aperto ad altre soluzioni. Ho una grande varietà di giocatori a disposizione, permettono di mutare assetto anche in corsa. Non mi precludo niente, è importante provare e lavorare in settimana".