Domenica 2 febbraio 2014 - Verona, stadio M. Bentegodi - Chievo VR-Lazio 0-2 2 febbraio 2014 - Campionato di Serie A - XXII giornata - inizio ore 15.00
CHIEVO VERONA: Puggioni, Frey, Dainelli (18' Canini), Cesar, Sardo, Bentivoglio (62' Pellissier), L. Rigoni, Hetemaj (44' Radovanovic), Dramè, Théréau, Paloschi. A disposizione: Agazzi, Squizzi, Bernardini, Rubin, Claiton, Lazarevic, Kupisz, Stoian. Allenatore: Corini.
LAZIO: Berisha, Biava, Dias, Radu, Cavanda, Biglia, Ledesma, Lulic, Candreva (92' Crecco), Keita (84' A. Gonzalez), Klose (89' Perea). A disposizione: Marchetti, Strakosha, Novaretti, Cana, Onazi, Pereirinha, Felipe Anderson. Allenatore: Reja.
Arbitro: Sig. Russo (Nola) - Assistenti Sigg. Costanzo e Meli - Quarto uomo Sig. Marzaloni - Assistenti di porta Sigg. Ostinelli e Saia.
Marcatori: 6' Candreva, 70' Keita.
Note: ammonito al 61' Biglia, al 64' Frey entrambi per gioco scorretto, al 65' Radovanovic per comportamento non regolamentare. Angoli 5-6. Recuperi: 3' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 5.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Il vero Profeta è Reja: la Lazio sale ancora e il Chievo sprofonda".
Continua la "rosea": Il dopo Hernanes è servito. Ha il volto sbarazzino e un po’ guascone di Balde Keita, il gioiellino ispano-senegalese che la Lazio ha strappato al Barcellona. E’ lui a rompere il match in favore della Lazio e far dimenticare, almeno per un po’, la partenza del Profeta. Suo l’assist per l’1-0 di Candreva, suo il gol che chiude i conti nella ripresa, sue altre giocate da campione. Come il colpo di tacco su cui Puggioni si fa trovare pronto a inizio secondo tempo. Ma, attorno a Keita, è tutta la Lazio che risponde con una prestazione maiuscola alla settimana più difficile della sua storia recente. E vince con pieno merito, confermando la tradizione nelle partite giocate a casa Chievo (con quella di ieri 8 vittorie, 3 pareggi e una sola sconfitta). L’unico successo ottenuto dai veronesi sulla Lazio al Bentegodi (vecchio di oltre dieci anni, peraltro) porta la firma dell’allora regista Eugenio Corini. Da tecnico il "miracolo" non gli riesce, anche perché la sorte gli volta le spalle. La sua squadra è colpita a freddo dal gran gol di Candreva e l’allenatore gialloblù è pure costretto a due cambi per infortunio già nel primo tempo (Canini per Dainelli e Radovanovic per Hetemaj). Le attenuanti, però, finiscono qui. E cominciano le responsabilità . Che, per una squadra che deve salvarsi, chiamano in causa soprattutto la cattiveria agonistica. Che non c’è mai, salvo qualche raro sprazzo.
Così, dopo la bella prova di Napoli, il Chievo ritorna brutto anatroccolo e si consegna alla Lazio senza lottare. Emblematico lo zero alla voce tiri in porta, figlio di una prestazione sotto ritmo con un centrocampo che pare ipnotizzato. Corini il suo lo fa, inserendo a metà ripresa pure la terza punta (Pellissier) con contestuale spostamento di Thereau nel ruolo di rifinitore. Ma la sostanza non cambia. Così come il digiuno di vittorie che dura da quasi due mesi. Dal Bentegodi al Bentegodi, un mese e mezzo dopo è tutta un’altra Lazio. Il 22 dicembre quella di Petkovic perse partita (4-1) e faccia contro l’Hellas, e per il tecnico di Sarajevo fu il capolinea. Quella di Reja fa invece un figurone. Certo, l’avversario è diverso (il Chievo non vale il Verona), ma diverso è soprattutto il modo in cui la Lazio interpreta e gestisce le partite. Tre vittorie e due pareggi nei cinque match di campionato con zio Edy: bastano questi numeri a spiegare tutto. Numeri all’interno dei quali c’è, oltre ad uno spirito vincente ritrovato, molto altro. Come il recupero degli uomini-chiave (Biava e Dias, Ledesma e Klose) e anche qualche lucida trovata. Come quella del doppio play, esperimento riuscito grazie alla notevole crescita di Biglia. Che salterà il derby per squalifica. La sua ammonizione è l’unica nota stonata della giornata laziale.
Il Corriere dello Sport titola: "Super Reja vola verso il derby".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: E’ iniziata con la pesante contestazione a Lotito, è finita tra gli applausi a Reja. Senza Hernanes, il friulano ha sganciato Keita e ha sbancato il Bentegodi, dove poco più di un mese fa si era conclusa l’avventura di Petkovic. Il Chievo non ha lo stesso spessore del Verona, ma questa è un’altra Lazio e basta analizzare il rendimento esterno per rendersi conto del cambiamento. La squadra biancoceleste, che lontano dall’Olimpico non vinceva da quasi un anno e nel girone di andata aveva raccolto appena 4 punti in 9 partite fuori casa, sotto la guida di Reja ha raccolto 7 punti in tre trasferte. Un pareggio a Bologna, due vittorie consecutive. Dopo il colpo di Udine, timbrato da un gol del Profeta venduto all’Inter, Candreva e Keita hanno firmato il successo sul Chievo di Corini. La magìa del San Paolo è evaporata in fretta per i veneti perché è arrivata la terza sconfitta consecutiva in casa e non si è allontanato il rischio della retrocessione. La Lazio, invece, resta in corsa per l’Europa League e pensare che al posto di Hernanes non sia arrivato un ricambio di livello (Giovinco o Biabiany) in grado di assicurare qualche soluzione in più di qualità alimenta i rimpianti. Reja, ancora imbattuto in campionato, si consolerà con il ritorno di Mauri, che proprio ieri ha finito di scontare la squalifica, e ora si lancerà verso il derby con l’obiettivo di fermare la Roma, come gli chiede l’intero popolo biancoceleste, scosso dalle distanze abissali scavate dalla finale di Coppa Italia del 26 maggio in poi.
Vinci se hai i giocatori più forti all’interno di un impianto collaudato e la partita di ieri, su un campo scivoloso per la pioggia, lo ha dimostrato. Reja era tornato a Formello convinto di giocare con la difesa a quattro, ma appena è passato al 3-4-2-1 ha aggiunto profondità e capacità di ribaltare l’azione alla fase difensiva subito risistemata. Se poi al posto di Hernanes, trequartista di classe con il passo troppo felpato per muoversi da seconda punta, metti lo sgusciante Keita, imprendibile nell’uno contro uno, il tridente acquista velocità , diventa imprevedibile e il volume di gioco si trasforma in occasioni da gol. Ovviamente sarebbe stato meglio tenersi anche il brasiliano, ma lo spagnolo-senegalese ha dato risposte importanti e confermato di meritare subito un posto da titolare. E’ forse l’unico a possedere i colpi che fanno la differenza. Al primo triangolo riuscito con Lulic, l’ex talento del Barcellona ha saltato Sardo e dalla linea di fondo ha messo il pallone al centro dell’area: Candreva, un altro big ancora più responsabilizzato dalla cessione di Hernanes, ha completato il capolavoro. Come deve fare ogni ala destra, si era accentrato per seguire l’azione. Ha stoppato il pallone in corsa e ha dribblato Dainelli prima di fulminare Puggioni con il sinistro. Erano passati sei minuti.
Strada in discesa, ma non è stato un primo tempo facile per la Lazio, perché sbagliava troppi passaggi e giocava in apprensione, messa sotto pressione dal Chievo. Corini non poteva puntare sul palleggio e allora chiedeva ai suoi di alzare la palla e lanciare lungo verso Thereau con Paloschi in agguato sulle spizzate del francese. Solo un colpo di testa dell’ex milanista, fuori bersaglio, ha spaventato Berisha. La Lazio si è arroccata davanti a Biava, Dias e Radu con Biglia e Ledesma a dominare nei contrasti, ma la fase di interdizione non era accompagnata da molta lucidità nel ripartire. Candreva ha scheggiato la traversa su una punizione dal limite conquistata dal solito Keita, che poi non è riuscito a raddoppiare sull’invito di Biglia: bellissimo il taglio, ma Puggioni è stato rapido nell’uscita e ha respinto il diagonale. Nella ripresa la Lazio ha tenuto ancora meglio dietro e ha acquistato pericolosità quando ripartiva, perché Keita e Candreva restavano larghi favorendo gli inserimenti centrali di Cavanda e Lulic. Sono fioccate le occasioni e ha rubato l’occhio lo spirito di sacrificio dimostrato da Klose, che rientrava per aiutare i centrocampisti e strillava al baby prodigio con il numero 14 appena allentava la concentrazione. Lulic s’è divorato il raddoppio a porta vuota. Keita ha spaventato con un colpo di tacco Puggioni e poi ha chiuso la partita. Ledesma gli ha dato la palla, lui si è accentrato e dal limite dell’area ha scaricato di sinistro. Determinante la deviazione di Canini, ma gol meritato e segnato alla sua maniera. Ora il dopo Hernanes è un po’ più dolce.
Il Messaggero titola: "Con Keita è Lazio-Show".
Continua il quotidiano romano: La limpida vittoria non placa l’ira dei tifosi biancocelesti che applaudono i calciatori e insultano, senza soluzione di continuità , il presidente Lotito e il ds Tare. Sotto la pioggia battente, il dopo-Hernanes comincia con una prestazione di spessore, la più convicente della nuova gestione Reja. Partita senza storia, sempre in pugno, controllata con agio assoluto, e punteggio che non rispecchia lo strapotere della Lazio che dispone senza difficoltà del modesto e remissivo Chievo. Un’affermazione, che arriva al culmine di una settimana delicata, che consente di accorciare il distacco dalla zona Europa, aprendo orizzonti nuovi. Il secondo successo esterno consecutivo ribadisce come sia cambiato il passo rispetto un mese fa, quando al timone c’era Petkovic. Adesso la Lazio si muove e gioca da squadra, è compatta in ogni reparto, concede pochissimi spazi, sfrutta a dovere quelli degli avversari. E ottiene grandi risultati pure in trasferta. Solida nella coppia centrale difensiva, Biava-Dias, puntuale nell’impostazione del gioco, con Ledesma e Biglia, addirittura prepotente sulle fasce, che rappresentano i veri punti di forza. Candreva a destra fa quello che vuole: supporta Cavanda, riparte, segna un gran gol, lavora per i compagni, cambia fronte della manovra.
Una prova decisamente superlativa, la migliore della stagione. A sinistra Lulic porta avanti una quantità di palloni, sempre arrembante, sfiora il gol. Keita ha guizzi da predestinato, regala l’assist per il vantaggio a Candreva, firma il raddoppio, sempre incisivo nel cuore della difesa scaligera. Il Chievo, costretto a subire l’iniziativa ospite e dovendo quindi badare a difendersi, combina poco in fase offensiva, soprattutto per merito del dispositivo biancoceleste. Un tiro nel primo tempo, con Paloschi che alza di testa, nessuno nella ripresa così Berisha viene infastidito soltanto dalla pioggia incessante. La striscia positiva di Reja in campionato prosegue: 3 vittorie, 2 pareggi che restituiscono alla classifica un aspetto più confortante. Ma piace soprattutto la ritrovata personalità della squadra che le consente di esprimersi con sicurezza e continuità , senza essere più avviluppata nelle antiche paure. La vecchia guardia torna protagonista e, nel contesto, anche Biglia dimostra di potersi inserire meglio con Ledesma che resta sempre il perno del centrocampo, quello che protegge la difesa a tre. Il nuovo assetto tattico si conferma affidabile, grazie alla copetura adeguata dei centrocampisti e si vede una costante crescita della condizione atletica complessiva. Il vantaggio di Candreva, arrivato dopo 6 minuti, incanala la sfida sui binari tattici favorevoli alla Lazio che può amministrare il pallone e ripartire. In attacco, un po’ sotto tono Klose, ci pensa Keita a rubare la scena davanti a Puggioni. Il giovane spagnolo, passo felpato, dribbling, tiri da calciatore importante, è difficile da marcare perché imprevedibile e veloce: una grande risorsa per l’allenatore.
Se la prima frazione si sviluppa sui binari dell’equilibrio nella ripresa la Lazio alza il ritmo, mette il Chievo alle corde e prova più volte a chiudere il conto. Ogni ripartenza diventa un’occasione da gol: per Keita, Lulic, Klose, Gonzalez, i biancocelesti imperversano nell’area veneta e sciupano calcio a ripetizione sotto porta. Al 25’ un sinistro di Keita, deviato da Canini, fissa il risultato sul 2-0 mandando in archivio le velleitarie ambizioni dei padroni di casa. E’ una Lazio vivace e intraprendente, che concede molto anche allo spettacolo, al cospetto di un avversario intimorito che non mette in campo neppure la necessaria determinazione agonistica. Subisce senza imbastire mai una manovra veramente articolata, imperniata soprattutto sui lanci lunghi e nemmeno l’ingresso di Pellissier riesce a scuotere il Chievo dal torpore mentre il tecnico Corini segue tutto l’incontro in piedi, sotto l’acqua. Reja, dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia e la cessione del Profeta può tormare a sorridere: la Lazio corre in campionato ed è pronta per affrontare il derby.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Il capo è lui, il capo dei goleador laziali: "Non me lo sarei mai immaginato ad inizio stagione". Il capocannoniere è Candreva e ha ordinato il riscatto-derby, parola di romano: "Sarà una partita intensa e difficile, ma siamo pronti. Vogliamo riscattare il derby dell’andata, non vediamo l’ora che arrivi!". Sette gol in campionato, un record. Il bell’Antonio non s’era mai spinto oltre quota sei reti, ci è riuscito e da qui alla fine promette altre prodezze. Sette gol, un settebello. Sette gol, tanti rigori (è un cecchino), tante zampate. Hernanes non c’è più, siano gli altri big a trascinare la Lazio e a bucare le reti: "Al di là del mio gol abbiamo conquistato tre punti importantissimi, non era facile vincere a Verona. Stiamo adottando questo nuovo sistema di gioco e ci troviamo bene, i risultati stanno arrivando". E’ un’altra Lazio, più quadrata, più convinta, più serena: "La serenità , ecco cosa ci mancava, il modo giusto di affrontare le partite. Prima la squadra non girava, ora il merito è di tutti, specialmente del mister che ci ha portato appunto serenità . A Verona abbiamo fatto il meglio, ora dobbiamo cercare di migliorare anche sul possesso palla, dobbiamo mettere in mostra le qualità che avevamo e che continuiamo ad avere. Se ci riusciremo faremo ancora meglio". Hernanes, il mercato deludente, le contestazioni. Ledesma ieri ha indossato la fascia di capitano, ha chiesto calma: "Io non mi faccio idee, vado avanti. Adesso c’è Keita, è un ragazzo di talento, bisogna lasciarlo tranquillo, non dobbiamo fargli troppi complimenti, ma bastonarlo. E’ così che crescono i giovani. Non pensiamo a chi non c’è o a quello che è successo, a chi poteva arrivare e a chi non è arrivato. Non ci guadagniamo niente. Noi facciamo i giocatori, pensiamo al campo. C’è la dirigenza, c’è la società , c’è un presidente che darà delle risposte".
A Verona sono arrivate le conferme: "Abbiamo interpretato la partita molto bene, abbiamo giocato su un campo difficile, contro una squadra difficile. Riuscire a disorientare il Chievo non è facile, li abbiamo spostati, li abbiamo fatti muovere in modo tale che sbagliassero. Era quello che volevamo, avevamo preparato così la gara in settimana, siamo contenti. Il risultato ci rende felici, ma soprattutto la prestazione e l’approccio, mi è piaciuto il modo in cui è stata affrontata questa partita". Arriva il derby, Ledesma lo vive da otto anni: "Un mio gol? Mi manca in generale, ci sto andando vicino, spero di trovarlo presto. Penso che possiamo giocarcela". La coppia Ledesma-Biglia cresce, il dualismo non esiste più: "Ci troviamo molto bene, ognuno si sente libero di avanzare perché sa che in copertura c’è uno in grado di reggere il reparto da solo. Io e lui rendiamo se tutta la squadra gira, i singoli non possono nulla da soli". E da oggi è a disposizione Mauri, la fascia di capitano spetterà a lui se giocherà : "Lo aspettiamo a braccia aperte, ha sofferto. Il derby è speciale, non dobbiamo caricarlo troppo". I figli di Ledesma saranno allo stadio: "Sono cresciuti, mia moglie vuole portarli. E’ sempre bello giocare queste partite e anche viverle". Tutti felici, qualcuno di meno. Biglia salterà il derby, era in diffida, è stato ammonito. Ha imprecato contro l’arbitro, sperava di esserci: "Siamo contenti per il Profeta, ha avverato il suo desiderio. Ma noi dobbiamo continuare così, dobbiamo vincere fuori casa e proseguire il cammino verso l’Europa, questa è la strada giusta. Dobbiamo continuare a lavorare, dobbiamo migliorare gli errori. Con Reja è cambiato moltissimo. Mi dispiace per il derby, ho preso la palla, non ho fatto fallo".
Gli piace Keita. E lo conosceva, perché due anni fa già lo allenava a Formello. Spesso lo chiamava in prima squadra e i suoi dribbling facevano perdere la testa a qualche senatore. L’ex talento del Barcellona era ancora in attesa di tesseramento. Reja sapeva di poterci contare. Ma deve farlo crescere nel modo giusto, perché i giovani vivono di pause (anche in allenamento) e non hanno bisogno di pressioni. Keita ieri ha raccolto gli applausi convinti del tecnico friulano. "E’ stato molto bravo, non solo in fase offensiva. Mi è piaciuto il suo spirito di sacrificio, ha raddoppiato le marcature, aiutando a centrocampo. Se resta umile, può diventare un ottimo giocatore. A 18 anni, bisogna stare attenti alle prestazioni". Eppure sta già diventando una stella. "Questo ragazzo lo conoscevo, ha grandi doti tecniche. E grande personalità . Non ha paura di affrontare l’avversario, è molto deciso. Ha lavorato bene sulla fascia. L’importante è che mantenga questa mentalità ". Edy sta avviando un nuovo ciclo. Lo ha ripetuto nelle ore dominate dalla cessione di Hernanes. "Cercheremo di fare il massimo. E’ la squadra che ho lasciato per otto undicesimi con l’inserimento di Biglia, Berisha e Keita. Questo è un anno di costruzione. Se i vecchi continuano così, gli altri avranno più facilità di inserimento. Penso a Felipe Anderson e Perea. Onazi è affermato. Era importante vincere dopo il saluto di Hernanes. E’ un bel segnale per i giovani. Potremo fare valutazioni per il futuro".
Vede progressi. "Questa è stata la partita migliore. Eravamo andati bene anche con la Juve, ma non così. La squadra ha giocato con sicurezza su un campo difficile. Il risultato poteva essere più rotondo. Contava vincere in un momento di critiche severe per il mercato. Sono tre punti importanti" ha spiegato Edy prima di mettersi a scherzare in diretta tv con Denis, suo vecchio centravanti al Napoli. "Dillo, anche tu non volevi venire alla Lazio?". L’argentino ha sorriso: "Mister, te lo dico in privato". In realtà gli autentici no sono stati altri. Reja ha provato a smorzare. "Ho esagerato. Mi dispiace aver detto che erano dieci. Erano cinque o sei. Sembrava che nessuno volesse venire, forse perché stanno bene dove sono, non perché abbiano rifiutato la Lazio. Biabiany lo avevamo chiuso, ma non si è voluto muovere da Parma. A gennaio è difficile, un altro conto a giugno. Matri ha detto no, ha scelto Firenze. Abbiamo parlato con Quagliarella, che ha dato disponibilità per la fine del campionato". Il friulano ha ripensato al Profeta. "A me non l’hanno raccontata giusta, l’ho saputo negli ultimi due o tre giorni. Hernanes è una persona eccezionale. Ha fatto una scelta di vita, firmando cinque anni di contratto, non a due lire, bisogna dirlo. Ha scelto lui. Lotito gli aveva offerto il rinnovo a cifre consistenti, ma ha imboccato altre strade. Ognuno fa i suoi interessi. Questo è il calcio".
Ora tutti gli chiederanno di fermare Garcia. "Voglio una squadra ancora più pimpante e aggressiva. Non diciamo niente, ci sarà attesa. Abbiamo vinto fuori casa, acquistando convinzione. La Roma ha fatto grandi cose, spero che fatichino parecchio contro il Napoli e anche se si infortunasse qualcuno non sarebbe male. In attacco sono velocissimi, ma la mia difesa è in crescita. I tifosi? Ho già fatto un appello, abbiamo bisogno di aiuto. Mi piacerebbe si sotterrasse l’ascia di guerra. Il pubblico laziale ci ha sempre aiutato". Ha perso Biglia. "E’ un grande giocatore. Mi dispiace per la squalifica". Dovrà scegliere tra i pali. "Marchetti non ha avuto solo un problema intestinale, ma soffre per un’infiammazione all’adduttore. Con Berisha poi possiamo dormire sonni tranquilli. Quando Federico starà bene, giocherà . Vediamo in settimana". E poi ha prenotato un gol di Klose. "Ha ripreso la condizione dopo l’infortunio. Gli serve un gol determinante, mi auguro si sia risparmiato per il derby".