18 gennaio 2020 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XX giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Strakosha, Patric, Acerbi (66' Vavro), Radu (49' Bastos), Lazzari, Milinkovic, Leiva, Luis Alberto, Jony, Caicedo (58' Adekanye), Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Luiz Felipe, D. Anderson, Parolo, Berisha, Minala, A. Anderson, Correa. Allenatore: S. Inzaghi.
SAMPDORIA: Audero, Bereszynski, Colley, Chabot, Murru (63' Augello), Thorsby, Vieira, Linetty, Jankto (46' Ekdal), Gabbiadini (71' Bonazzoli), Caprari. A disposizione: Seculin, Falcone, Regini, Rocha, Bertolacci, Leris, Rigoni, Maroni, Quagliarella. Allenatore: Ranieri.
Arbitro: Sig. Chiffi (Padova) - Assistenti Sigg. Vivenzi e Lo Cicero - Quarto uomo Sig. Sacchi - V.A.R. Sig. Manganiello - A.V.A.R. Sig. Costanzo.
Marcatori: 7' Caicedo, 17' Immobile (rig), 20' Immobile, 54' Bastos, 65' Immobile (rig), 70' Linetty.
Note: espulso al 73' Chabot per chiara occasione da gol. Ammonito al 64' Colley, al 31' Vieira ed al 68' Adekanye tutti per gioco falloso. Angoli: 6-4. Recuperi: 0' p.t., 0' s.t.
Spettatori: 35.000 circa, incasso non comunicato.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio senza limiti. Un super Immobile ora la fa sognare. Umiliata la Samp. Tripletta per il capitano biancoceleste, leader di un gruppo inarrestabile: 11° successo di fila. Provata a fermarla".
Continua la "rosea": Il "gol" più bello arriva alla fine. Anzi, dopo la fine. È quello che segna il piccolo Inzaghi, "imbeccato" da papà Simone, con l’Olimpico che festeggia come se fosse davvero il sesto gol della Lazio. Chissà se Lorenzino ripeterà le gesta del padre e dello zio Pippo, ma intanto la scena che lo vede protagonista è lo spot migliore per celebrare il momento Lazio. Una squadra, un ambiente in cui tutto funziona alla perfezione e in cui si resta comunque con i piedi per terra. Come Maestrelli. L’undicesima vittoria di fila (eguagliato il record della Roma di Spalletti) e il centesimo successo da quando allena la Lazio arrivano per Simone nel giorno in cui raggiunge, come numero di panchine, un mito come Maestrelli (un altro che, a fine partita, faceva scorrazzare i figli sul prato dell’Olimpico). Per Inzaghi la solita giornata perfetta. Da tre mesi, Europa League esclusa, la sua Lazio fa rima esclusivamente con vittoria (agli undici di campionato vanno aggiunti i successi in Supercoppa con la Juve e in Coppa Italia con la Cremonese). Una serie incredibile che, più di una volta, ha visto la formazione biancoceleste imporsi al fotofinish. Così, per smentire chi la dipinge come brava ma pure fortunata, contro la Samp la Lazio decide tutto all’alba della partita anziché al tramonto. Dopo venti minuti i biancocelesti sono già sul 3-0, da lì è solo accademia.
Ciro da capogiro. La risolve, tanto per cambiare, il solito, implacabile Immobile di questa annata da record. Ciro prima propizia l’1-0 siglato da Caicedo (sua l’azione insistita e il tiro che, respinto da Audero, viene ribadito in rete dall’ecuadoriano), quindi trasforma il rigore del 2-0 e infine realizza il 3-0 dopo aver superato prima Chabot e poi Audero. Segnerà anche nella ripresa il capocannoniere del campionato, ancora dal dischetto, per la sua prima tripletta stagionale. Ciro da capogiro, insomma, ma attorno a lui è tutta la Lazio che funziona come meglio non potrebbe. La banda Inzaghi gioca a memoria, alterna gli attacchi sulle fasce (con i due "quinti" Lazzari e Jony che sfrecciano senza soluzione di continuità) alle imbucate centrali, a cui si dedicano Luis Alberto, Leiva e Milinkovic. E soprattutto corre, mostrando una condizione atletica davvero invidiabile. I cinque gol finali(al festival partecipa pure Bastos nella ripresa) potrebbero essere anche di più. Un paio ne evita Audero (su Luis Alberto e Milinkovic), altri li sciupano i biancocelesti (compreso Immobile, che sfiora il poker).
Ritorno sulla terra. Lazio di un altro pianeta o Samp troppo dimessa? È il dilemma che accompagna puntualmente le vittorie così larghe. E, come sempre accade in questi casi, sono vere entrambe le cose. Il trionfale 5-1 sul Brescia aveva illuso che il peggio fosse alle spalle, quello subito dalla Lazio riporta i blucerchiati sulla terra. Il cammino verso la tranquillità è ancora lungo e pieno di insidie. Ranieri aveva lanciato l’allarme in settimana, temendo un certo rilassamento. Che in realtà non c’è, perché a pesare è soprattutto il divario tecnico e fisico con la Lazio. Poco fortunato, anche, il tecnico testaccino, perché all’ultimo momento deve rinunciare al ritrovato Quagliarella (problema muscolare per l’attaccante che non viene rischiato e va in panca). Caprari e Gabbiadini faranno parecchio rimpiangere il capitano. Ma è tutta la Sampdoria che naufraga: il 4-4-2 viene interpretato in maniera troppo scolastica, così restano scoperte le fasce, dove Lazzari e Jony fanno il bello e il cattivo tempo. Per la formazione genovese c’è un pizzico di gloria solo nel finale e a gara ampiamente chiusa, grazie al gol di Linetty. L’ultimo della partita. Anzi, il penultimo, perché sui titoli di coda c’è quello del piccolo Lorenzo, che riassume e sublima l’intera giornata.
? Il Corriere dello Sport titola: "Trimmobile extraLazio senza limiti. Tripletta dell’attaccante, che non smette più di segnare, poi Bastos e Caicedo: 11ª vittoria consecutiva. Inzaghi ha costruito una squadra perfetta".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Siamo ubriachi di Lazio, è una sbornia continua, è un delirio di onnipotenza. Viene da dirle grazie per lo spettacolo, per lo champagne offerto all’Olimpico. Ci si ubriaca guardandola stravincere, strasegnare, strabiliare, mentre dà lezioni, e non puoi fare a meno di pensarla da scudetto all’undicesimo capitolo di vittorie di fila in campionato (quinta squadra a riuscirci dopo Inter, Juve, Napoli e Roma), di immaginarla ancora più grande di quella che è diventata (oggi è a -3 della Juve e deve recuperare una partita). Sono stati novanta minuti di applausi, di calcio bello e micidiale, di gol (5), di attacchi furiosi, frontali e laterali, di pressing, di emozioni, di record, di ribaltamenti, di illusioni ottiche, emotive, sentimentali. Non ce n’è per nessuno quando affonda quest’armata, inizia a far paura nel tunnel. E’ la fusione perfetta di forza caratteriale, chiarezza tattica e purezza tecnica. Il calcio verticale della Lazio, il crollo verticale dei suoi avversari. La mortificazione è toccata a Ranieri, alla malcapitata Samp, sotto di tre gol al 20' del primo tempo. E’ stata aggredita nella sua metà campo, è stata travolta. Non c’è un’altra squadra bella e divertente come la Lazio in Italia, è da fenomeno europeo per l’unicità del suo modo di essere, dei numeri che la identificano, dei numeri uno che la simboleggiano.
I simboli. Siamo ubriachi di Lazio. Ciro Immobile sembra Giorgio Chinaglia per come attacca sull’erba asciutta e bagnata, per come resiste ai falli, alle spinte, alle spallate, alle cariche, per come sfonda le porte. E’ impossibile da marcare. Sei attaccato a lui, ti ritrovi per terra. Ciro è tremendismo, è voracità, segna anche più di Long John: la tripletta l’ha firmata in 48 minuti (dal 17’ pt al 20’ st) e si è divorato il quarto gol. I suoi record sono quotidianità, è salito a 23 colpi totali in campionato, 200 in carriera, 112 con la Lazio, insegue proprio Chinaglia (terzo all time con 122 reti). Le partite di Ciro andrebbero tradotte in versi: contro il Napoli aveva alzato da terra Ospina nel finale. Ieri ha colpito ad impatto, al 7’, scattando a molla, correndo per 40 metri, sballottando Chabot e Bereszynski. Audero ha respinto il suo tiro sui piedi di Caicedo, il Panterone ha azzannato lasciando di sasso il dormiente Colley. Inzaghi appare nelle vesti di San Tommaso Maestrelli per come ha unito questo gruppo, per come l’ha reso squadra, per come ha abbracciato e baciato i suoi ragazzi trionfanti nel giorno della sua 100ª vittoria laziale, delle 183 panchine totali (352 gol all’attivo da quando allena, 1,92 di media). Centottantatré come il Maestro del primo scudetto, Simone è il figlio perfetto della storia. Ranieri, deriso e beffato dalla Curva Nord, non ha potuto far altro che applaudire Simone al 90’: "Lazio come il mio Leicester".
Armata. Può giocare a occhi chiusi, l’armata di Inzaghi. Non c’è Correa, ci pensa Caicedo. Non c’è Luiz Felipe, si esibisce Patric in difesa. E Jony, al posto di Lulic, ieri ha attaccato e difeso. Chi viene inserito sa cosa deve fare e come farlo. La Lazio ha colpito in lungo e in largo. Ha giocato alta per non concedere ripartenze, ha puntato sugli esterni per travolgere Bereszynski e Murru. Il secondo gol l’ha trovato sfruttando l’ampiezza: Immobile è sceso sulla trequarti, ha aperto per Lazzari, cross e braccio sinistro di Murru (rigore, doppietta di Ciro). Il terzo colpo l’ha trovato attaccando la profondità per vie aeree: il lancio parabolico di Acerbi, un giocatore totale, ha scavalcato tutta la Samp, è partito dalla difesa ed è finito tra i piedi di Ciro. Il poker l’ha calato il subentrato Bastos (habitué del gol) quando Inzaghi ha risparmiato le forze per la Coppa Italia. La cinquina l’ha centrata Ciro con un altro rigore (con il VAR, Chiffi aveva lasciato correre). L’1-5 di Linetty non è bastato per salvare l’onore. Ranieri era partito con il polacco a destra e con Caprari al posto di Quagliarella. Ha straperso il suo derby. Sotto a chi tocca.
? Il Messaggero titola: "Lazio carico da 11 per lo scudetto. Sampdoria travolta 5-1 con tripletta di Immobile, sempre più Scarpa d'Oro. Undicesima vittoria di fila, eguagliata la Roma. Centesimo successo per Inzaghi".
Prosegue il quotidiano romano: Solo battere, niente levare. Musica maestro. Melodia da Maestro. Ritmo scudetto. Inzaghi detta il tempo. Immobile è il frontman, Luis Alberto suona note soavi al violino, Milinkovic pesta alla batteria, Leiva incanta al sax, Caicedo esalta con gli assoli alla chitarra. E poi tutti gli altri in coro. Ora non crederci è davvero difficile. Sì, lo scudetto non è più un sogno proibito. La Lazio è da 10 e lode. Anzi, meglio da undici. Di f?ila. Eguagliato il record della Roma di Spalletti stabilito nel 2006. Il derby è servito. La goduria stavolta è pure doppia perché con il successo di ieri un altro tabù è stato sfatato. Ranieri era imbattuto contro i biancocelesti dal 1997. La Lazio si è rifatta con gli interessi. Tutti in piedi. Standing ovation all’Olimpico. Sampdoria asfaltata per 5-1. Uno spettacolo. Ai biancocelesti bastano appena 20 minuti per chiudere la partita e proiettarsi con la testa alla coppa Italia di martedì contro il Napoli e alla sfida contro la Roma di domenica. Una stracittadina incandescente.
"Il fumo della pipa". Avanti il prossimo. Tutto facile per la Banda Inzaghi: apre Caicedo, poi tripletta di Immobile (due su rigore), chiude Bastos. Numeri da impazzire quelli di Re Ciro. Ventisei centri in venticinque presenze. Ventitrè in campionato. Sempre più solo in testa alla classif?ica dei bomber della serie A e a quella dei cannonieri d'Europa. Al momento la Scarpa d’Oro è al suo piede. Cecchino della Samp con 13 gol in 13 gare. Meglio di lui solo Caicedo che ai blucerchiati ne ha fatti 4 in 3 gare. Segna l’attacco ma anche la difesa. Rete di Bastos, la nona con la maglia della Lazio. I biancocelesti giocano a memoria. Incantano. Un piacere per gli occhi veder giocare la Lazio. Ad onor di cronaca va detto che la Samp è stata disastrosa, soprattutto in difesa. Colley e Chabot (si becca anche un rosso) da mani nei capelli. Colpevoli in 4 gol dei biancocelesti. E per fortuna che Ranieri aveva chiesto una squadra arrabbiata. Stavolta il tecnico non può nemmeno attaccarsi al tanto caro "fumo della pipa". La Lazio vola, 45 punti in classifica, terzo posto sempre più saldo e una gara in meno, quella con il Verona, da recuperare.
Una. Nessuna. Centomila. Una Lazio unica, ma che paradossalmente ne racchiude tante altre insieme. Mai nessuno come Simone. Ma poi guardi il campo e quella maglia ti ricorda i fenomeni allenati da Eriksson. Immobile segna e il gol somiglia tanto a uno fatto da Signori contro il Torino nella stagione 1992-93. Riguardi meglio Ciro e ci vedi anche tanto di Giordano (anche se il bomber resta il bomber). Luis Alberto ha il 10 di Mancini e fa il Veron. Lazzari vola sulla destra come faceva Cecco (il compianto Luciano Re Cecconi di cui ieri ricorreva il 43esimo anno dalla sua uccisione). Acerbi ieri s'inventa un lancio alla Mihajlovic. Leiva è un Almeyda con le sembianze di Sensini. E poi c’è Inzaghi. Cresciuto alla corte di Eriksson e Mancini ma con il cuore di Maestrelli. Simone il maestro. Vittoria numero cento in serie A e con 183 presenze ha raggiunto proprio Tommaso. E pensando al nome del suo secondogenito vengono i brividi. Fili biancocelesti che si annodano per creare trame di storie da f?ilm. Inzaghi ogni giorno riscrive il copione aggiungendo nuovi orizzonti. A f?ine stagione supererà anche il Mito Zoff per presenze all time sulla panchina della Lazio. Il bianco e il celeste ce li ha cuciti addosso. "Ci credi?" gli domandano riferendosi allo scudetto. Risposta: "Eh, ci credo?!". Non sveliamolo. Facciamolo diventare realtà.
? Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
C'è un momento che racchiude tutta la storia di Simone Inzaghi con la Lazio. Al termine del 5-1 con la Sampdoria, l’Olimpico respira tutta la propria gioia tra le vittorie in fila e i sogni che si affacciano. Inzaghi si rivolge verso i diversi settori dello stadio e applaude chi lo sta esaltando, tra i tifosi e i giocatori. In quel feeling incredibile si è creato nel mondo biancoceleste. Applaude il tecnico la sua storia con la Lazio, la favola che sta vivendo con successi che si rincorrono tra nuovi traguardi. Contro la Samp è giunta l’undicesima vittoria di fila in campionato. La Lazio è la quinta squadra nella storia della A ad aver superato la soglia dei dieci successi. Ha appena eguagliato la serie della Roma di Spalletti nel 2005-06: il primato assoluto appartiene all’Inter di Mancini con 17 vittorie di fila nel 2006-07. "Abbiamo fatto diventare semplice una partita che invece non lo era: è un segnale forte e chiaro dei ragazzi, credono nel lavoro che facciamo. Avevo chiesto di approcciare nel migliore dei modi la gara e i ragazzi sono stati fantastici. Di giocatori in questi anni ne abbiamo cambiati pochi. Ho la fortuna di avere un gruppo che lavora molto bene durante la settimana". E tra una settimana c’è il derby. "Arrivare a 12 vittorie contro la Roma? È il nostro obiettivo: sappiamo cosa rappresenta un derby, però non posso permettermi di pensare alla Roma. C’è il Napoli martedì in Coppa, sappiamo cosa rappresenta per noi la Coppa Italia, ce l’abbiamo sulla maglia".
Con quello contro la Sampdoria Inzaghi è salito al suo successo numero cento sulla panchina biancoceleste. In particolare, dal suo arrivo, datato 4 aprile 2016, la sua Lazio ha realizzato 352 gol in tutte le competizioni: record tra gli allenatori di A nel periodo. "Scudetto? Avevo detto che ci manca poco... So che dobbiamo continuare a vincere. Se vinci dodici partite consecutive, significa che hai fatto grandi cose, ma da qui in avanti sarà sempre più difficile. I ragazzi stanno bene, indipendentemente da chi gioca e chi no. Nelle ultime partite abbiamo avuto delle defezioni, ma la squadra è rimasta unita. Ho un gruppo molto serio che sa che tutte le partite vanno affrontate nel migliore dei modi". Una domenica speciale per Simone Inzaghi. Con 183 presenze sulla panchina della Lazio ha affiancato Tommaso Maestrelli, il tecnico dello scudetto del 1974. "È un motivo di grande orgoglio aver raggiunto Maestrelli, sappiamo che cosa rappresenta per noi...". Il 18 gennaio è un data incisa tra ricordi più forti della Lazio. Nel 1977 si consumò la tragedia di Luciano Re Cecconi (ricordato dal club anche prima della gara), centrocampista di quella formazione scudettata, allievo prediletto dai tempi di Foggia del tecnico che i tifosi laziali chiamano ancora "il maestro". E martedì Inzaghi aggancerà Delio Rossi al quarto posto.
Poi, ci sono Eriksson (188) e Lorenzo (194), prima di puntare al primato di Zoff (202), che è già nel mirino di Simone in questa stagione. Ma il tecnico fissa il calendario della Lazio. "Abbiamo cominciato l’anno con quattro successi (compreso quello di Coppa contro la Cremonese, ndr). Abbiamo avuto un ciclo di fuoco a dicembre, poi qualche giorno di riposo. A Brescia avevamo una partita non semplice, contro la Sampdoria abbiamo giocato meglio, però mi tengo tutte le vittorie. Martedì a Napoli affronteremo un avversario forte ma faremo la nostra gara. Dovremo valutare le condizioni di Correa che ha voluto esserci a tutti i costi in panchina. Mi aveva dato buone risposte ieri, ho preferito non rischiarlo mettendo altri giocatori". Tra le note liete di Lazio-Sampdoria anche il sorriso di Gaia Matrone, che nella tragedia dell’hotel di Rigopiano di tre anni fa perse la mamma Valentina. La piccola Gaia è entrata in campo con i giocatori di Inzaghi e ha sentito anche sua la vittoria della Lazio.
Dal Corriere dello Sport:
La Pulce nell’orecchio di Higuain. Ciro, Ciro e ancora Ciro: una tripletta d’autore, un’altra marcatura multipla. Soltanto Lionel Messi ne ha realizzate di più di Immobile dalla stagione 2017-2018 nei top-5 campionati europei: 21 il fenomeno blaugrana, 18 il bomber biancoceleste. E il Gonzalo del Napoli diventa sempre più un obiettivo possibile. La sua sagoma nel mirino ora è meno sfocata. Immobile viaggia a un ritmo tambureggiante, ha preso la Sampdoria e l’ha strapazzata. Cifra tondissima: col tris di ieri è salito a 200 reti in carriera tra i professionisti. Serve l’abaco per contare i suoi gol, è salito a quota 23 dopo le prime 19 partite (gli manca il recupero con il Verona): a questo stesso punto, nella storia della Serie A, lo precede solo il nome di Antonio Angelillo: ne segnò 24 con l’Inter nel 1958-1959. Il resto della corte, tutti in fila. Compreso Higuain: nell'annata dei 36, a metà campionato, aveva bucato la porta "solo" 18 volte. Con un rendimento del genere si può riscrivere ogni primato: "I 36 di Higuain? Sicuramente è un record molto bello. È difficile, ma con questi compagni e questa gente si può andare lontano. Già sto pensando alla partita di martedì con il Napoli, per noi è importantissima". Intanto, il "Pipita", l'ha raggiunto con le tre pepite ai blucerchiati: due su rigore (ora sono 9 i penalty trasformati, solo Zlatan Ibrahimovic ne aveva sommati di più in un singolo campionato, 10 nel 2011-2012), l'altra fuggendo alle spalle della difesa di Ranieri. Superato Mauro Icardi (121) nel conteggio totale, adesso sono 122 le marcature in Serie A. Proprio come Higuain.
Qualcuno si aspettava un pullman davanti alla porta della Samp. Immobile ha trascinato Chabot per un paio di fermate nell'azione della zampata di Caicedo, poi s'è messo in proprio e ha finito di schienare gli avversari: "Volevamo iniziare bene il girone di ritorno, non dobbiamo sottovalutare nessun avversario. Eravamo consapevoli che non sarebbe stato semplice". La Sampdoria si è confermata la sua vittima preferita: sono diventati 13 timbri in 12 confronti. Al triplice fischio ha voluto dividere i meriti con lo spogliatoio: "Sono orgoglioso dei miei compagni, mi mettono sempre nella condizione di fare bene. L'importante è continuare così, fare sì che si tengano i piedi saldi bene a terra: ce lo ripetiamo di continuo. Siamo felici per i nostri tifosi che si stanno divertendo". L'ultima tripletta risaliva al 10 settembre 2017 contro il Milan, anche in quel caso all'Olimpico. Era l'annata della Champions sfumata alla giornata conclusiva nello scontro diretto con l'Inter. Chissà cosa riserverà questo campionato all'ultima curva: obiettivi e record, sembra tutto alla portata. Il fuoco negli scarpini, sta esplodendo colpi a ripetizione. La Lazio vola con una polveriera in attacco: "Scudetto o Champions League? Io fisso gli occhi sui 10 punti in più da Roma e Atalanta. Se a 7-8 partite siamo lì, perché non provare a crederci? Ma per ora puntiamo alla Champions". Immobile predica umiltà e intanto riaggiorna i conti: 90 in Serie A con la Lazio, 112 in tutte le competizioni con la maglia biancoceleste. Insegue il totale di Chinaglia (122), Signori (127) e Piola (159). Un Ciro così fa tremare anche i miti.