20 dicembre 2015 - Campionato di Serie A - XVII giornata - inizio ore 20.45
INTER: Handanovic, Montoya, Miranda, Murillo, Telles (89' Palacio), Biabiany (57' Brozovic), Felipe Melo, Medel, Perisic, Icardi, Jovetic (57' Ljajic). A disposizione: Carrizo, Jesus, Dodò, Kondogbia, Guarin, Santon, D'Ambrosio, Nagatomo, Manaj. Allenatore: Mancini.
LAZIO: Berisha, Konko, Hoedt, Mauricio, Radu, Biglia, Candreva (95' Patric), Milinkovic-Savic, Parolo, Felipe Anderson (82' Keita), Matri (73' Djordjevic). A disposizione: Guerrieri, Matosevic, Braafheid, Mauri, Onazi, Cataldi, Prce, Oikonomidis. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Mazzoleni (Bergamo) - Assistenti Sigg. Di Liberatore e Preti - Quarto uomo Sig. Meli - Assistenti di porta Sigg. Rizzoli e Di Bello.
Marcatori: 5' Candreva, 61' Icardi, 87' Candreva.
Note: espulso al 90' Felipe Melo per gioco violento e al 92' Milinkovic-Savic per somma di ammonizioni. Ammoniti Biabiany, Biglia e Milinkovic-Savic per gioco scorretto e Candreva per comportamento non regolamentare. All'87' Candreva ha fallito un calcio di rigore ma ha segnato sulla ribattuta del portiere. Recuperi: 1' p.t., 7' s.t.
Spettatori: 46.260.
La Gazzetta dello Sport titola: "Melo-dramma Inter a San Siro. Lazio e Candreva rovinano la festa. Si fanno sotto in 4. Una doppietta dell'uomo dei desideri procura la terza sconfitta alla capolista, punita dal rigore causato nel finale da Felipe Melo, espulso: ora Napoli, Viola, Juve e Roma incalzano".
Continua la "rosea": Bisogna decidere in fretta. Mandare rispettosi auguri natalizi verso il campo, dato che da sei anni l'Inter non chiudeva davanti alla sosta, oppure raggomitolarsi per il particolare irritante, cioè la seconda sconfitta interna che guasta la fuga, dopo sei vittorie in sette uscite. La scelta tra l'arrabbiatura del momento e la felicità quadrimestrale non lascia vincitori, perché alcuni applaudono ugualmente la capolista, mentre altri sfollano inebetiti con ancora la schiacciata di Felipe Melo sulla schiena di Milinkovic davanti agli occhi. Chi se lo aspettava un Natale sulla cima dell'albero? Giusto. Ma chi poteva prevedere un finale così nell'ultimo match dell'anno, quando in una delle prestazioni più brutte l'Inter era riuscita a pareggiare e quasi a spingere per il successo. Ci sarà tempo fino all'Epifania per rivedere i troppi errori uniti alla rinascita della Lazio, che non vinceva dal 25 ottobre. Nell'essenziale sintesi della classifica, rimane l'incursione interista in uno schema di valori che non sembrava modificabile in agosto: Juve, Roma, Napoli, comanderanno loro. Invece Mancini finora ha trovato la scorciatoia per il sorpasso e dietro si susseguono cadute e rimonte. Ma si ripartirà con distanze minime e con un ordine precario: cinque in lotta tra quota 36 e 32. Sarà ancora bello, questo campionato. Il rigore che Handanovic para all'87' ma Candreva ributta in porta è figlio di una sciocchezza di Melo, e chi credeva che fosse l'ultima si è ricreduto poco dopo, quando il brasiliano viene espulso per un'entrata da arti marziali su Biglia.
Si parlava di carattere da leader e di attributi trascina-compagni per il brasiliano, ma se unisce i tanti sbagli tecnici a queste esagerazioni comportamentali, Felipe è un trascinatore verso il basso. Il pareggio sembrava un esito corretto, anche se la Lazio stava pagando una delle poche disattenzioni, nel secondo tempo, quando Mancini aveva appena cambiato assetto, con colpevole ritardo. Ma i romani, che nelle precedenti sette partite si erano messi in tasca soltanto due punti, sono sembrati più sciolti, hanno sentito meno la pressione anche se Pioli è un allenatore costantemente sospettato di licenziamento: invece disegna sul suo muro tattico un 4-1-4-1 efficace e il collega deve copiarlo per riuscire ad arrivare almeno al pareggio, con Icardi. Siccome solo la Fiorentina, unica anche a passare qui fino a ieri, aveva segnato nella cattedrale dell'Inter, sembra da subito quella partita storta, quando i laziali imitano i viola anche cronologicamente, andando in vantaggio al 5'. Poi è sufficiente uno stretto controllo dei corridoi esterni con Candreva e Felipe Anderson ad accorciare fino quasi a contatto con i propri difensori per togliere profondità ai rivali. Al centro invece Biglia governa con sapienza, senza andare a pressare ma azionando il radar davanti all'area: è Milinkovic quello che esce dalla retta di centrocampo per disturbare la partenza o saltare quando il pallone si alza. All'Inter servirebbe almeno un centrocampista di iniziativa e non di rottura: di Melo si è detto, ma se pure Medel, che appartiene alla stessa categoria ma finora aveva mostrato anche l'utile semplicità del tocco, annaspa, ecco il segnale della notte celeste.
Se non riesce a far cadere la palla alle spalle delle due linee, non si aziona la velocità di Biabiany e Perisic. E Berisha deve sporcarsi le ginocchia soltanto in due occasioni, nemmeno troppo terribili. La banda degli slavi si completa a ripresa già iniziata, quando il 4-4-2 troppo ingessato acquista Ljaijc e Brozovic per Biabiany e Jovetic. Mancini aveva sbagliato la prima stesura, poi realizza che senza qualità non può passare: la presunta velocità non aiuta perché non viene mai accesa. Senza giri vertiginosi, ma con un anticipo di Murillo che fa sgorgare la fuga con gol di Icardi, l'Inter si riprende almeno l'equilibrio. Ma la Lazio non si piega indietro, pure se Marchetti, Klose e Gentiletti sono gli infortunati più freschi di una lista già fitta (de Vrij, Kishna, Lulic e Basta). Biglia è continuo, Candreva conclude con una doppietta e dimostra perché piace tanto ai nerazzurri, Milinkovic viene espulso ma per due sciocchezze regolamentari, non ha la crudeltà di Melo. La gente è indecisa: vanno ringraziati o sgridati? Allora pensa al Natale davanti e va a casa, evitando di porsi altre domande.
Il Corriere dello Sport titola: "Inter stop. Festa Lazio. Ridono in 4. Doppio Candreva, Icardi non basta: frenata! Assieme a Pioli esultano tutte le inseguitrici".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Queste sono le grandi storie del calcio. La Lazio, la squadra più in crisi del campionato, ha vinto sul campo della capolista. E anche con merito, giocando una partita d'attenzione, di personalità e di coraggio, pensata bene da un allenatore che da settimane rischiava il licenziamento, al contrario di un allenatore che, con felici intuizioni, aveva portato l'Inter in testa alla classifica. Ha deciso una doppietta di Antonio Candreva, micidiale sullo sviluppo di due calci piazzati, il primo su angolo di Biglia, il secondo su rigore che Handanovic ha respinto ma sui suoi piedi. In mezzo, la prima Inter spenta della stagione. Spenta per 45', confusionaria nella ripresa, conclusa da un fallo violentissimo di Felipe Melo su Biglia. Solo a rivederlo in tv c'è da sentirsi male. Così non può giocare, glielo ha detto Mazzoleni (rosso), ma devono dirglielo soprattutto il suo presidente e il suo allenatore. Non era l'Inter nel primo tempo e il merito della Lazio è stato quello di accorgersene subito quello di accorgersene subito, forse prima dell'Inter stessa. Dopo 5', con uno schema nemmeno troppo innovativo su calcio d'angolo, la squadra di Pioli è passata in vantaggio: ha battuto Biglia per Candreva, sprovvisto di marcatura a pochi metri fuori dall'area, labbrata al volo di destro appena deviata da un polpaccio di Icardi e già destinata in rete. Handanovic ha mosso solo i muscoli del collo per vedere quella sventola infilarsi alle sue spalle e come lui tutta la difesa dell'Inter, ferma, imbambolata, sorpresa e annientata.
Bellissimo il tiro di Candreva, assurdo il comportamento della difesa capolista, nota per la sua prontezza oltre che per la solidità. L'affanno dei nerazzurri non era solo in difesa, ma diffuso in tutta la squadra, messa male in campo, con distanze esagerate fra un reparto e l'altro, con Melo e Medel che, al di là dei propri limiti nella costruzione del gioco venivano bloccati nel loro centrocampo da Milinkovic e Parolo che Pioli teneva più alti proprio per iniziare subito a difendere. Preso il gol è iniziato il balletto dei due mediani interisti che hanno preso a scambiarsi posizione e avversario. Cercavano uno spazio che i laziali con concedevano. Da qui nasceva anche la difficoltà per Biabiany e Perisic, fuori partita perché mai serviti in profondità. Giocava, o meglio, cercava di giocare un po' di più Jovetic alle spalle di Icardi, ma tutto quel frullare non portava a niente perché la difesa della Lazio, come il resto della squadra, era incredibilmente in una bella serata. L'Inter conduceva una manovra troppo laboriosa e così lenta da consentire alla Lazio di non perdere mai la posizione giusta. Nel primo tempo, solo Telles è arrivato a tirare in porta con una punizione debole e centrale. Sarà anche un allenatore in crisi, ma ieri Pioli ha preso in pieno la partita. La Lazio era messa bene in campo con Biglia leader davanti alla difesa, capace di chiudere lo spazio a Jovetic e di rilanciare il gioco attraverso Candreva che, appoggiandosi a Konko, metteva sempre in difficoltà Telles. Con Matri che lavorava duramente in mezzo alla difesa interista e con l'appoggio continuo di Konko e Radu sulle due fasce. Candreva ha avuto nel finale del primo tempo la palla del 2-0, ma non era facile tenerla bassa, e infatti si è alzata oltre la traversa. Non era immaginabile che l'Inter, pur con la testa vacanziera, concedesse alla Lazio la possibilità di giocare 90' a un ritmo da dopolavoro. A inizio ripresa è partita con una velocità diversa che ha costretto gli avversari a ripiegare davanti alla propria area.
Mancini ha dato una spinta in più col doppio cambio Ljajic-Brozovic, l'Inter è passata al 4-3-3 con Brozovic a centrocampo. La difesa della Lazio si è aperta all'improvvisoe Perisic ha trovato il corridoio giusto per Icardi, tenuto in gioco da Hoedt. E' stata l'unica disattenzione difensiva di una gara condotta con un'applicazione straordinaria. E comunque, preso il gol, la Lazio non si è impaurita come c'era da aspettarsi da una squadra che aveva fatto 2 punti in 7 partite. Era dentro se stessa e si è rifatta sotto fino a conquistare un rigore per la dabbenaggine di Felipe Melo che in area ha schiacciato a terra Milinkovic saltandogli addosso. Il brasiliano aveva giocato male e procurato un rigore assurdo, ma non era soddisfatto e con un'entrata da killer con i tacchetti della scarpa sul collo di Biglia ha preso il rosso al 90'. Poco dopo lo ha seguito anche Milinkovic col secondo giallo, ma nei 7' di recupero la Lazio non ha mai rischiato. Fiorentina, Napoli, Juventus, Roma, ora sono tutte lì.
Il Messaggero titola: "Lazio, scacco alla capolista. Una doppietta di Candreva manda ko l'Inter e risolleva il morale biancoceleste. Pioli ha ritrovato la migliore squadra. Mancini per una notte ha perso la sua".
Prosegue il quotidiano romano: E in una notte di dicembre succede quello che non ti aspetti: i valori del campionato si ribaltano e la Lazio mette alle corde l'Inter capolista con la testa già in vacanza. I biancocelesti portano via da San Siro tre punti d'oro e insperati. Un 2-l che risolleva la classifica e restituisce morale e tanta convinzione agli uomini di Pioli. Erano mesi che non si vedeva una squadra così rabbiosa e con tanta voglia di dimostrare a tutti che la Lazio vista nelle ultime sette gare non poteva essere certo quella. Sotto l'albero i tifosi laziali ritrovano il sorriso perché il gioco espresso e la cattiveria messa in campo può solo far applaudire. Pioli in un colpo solo ritrova i suoi uomini simbolo e salva la panchina. Certo la strada per riemergere dalle sabbie mobili in cui i biancocelesti sono finiti è ancora lunga, ma la notte passata ha detto che nulla è perduto. L'Inter dal canto suo fallisce clamorosamente una chance importante per lasciare invariate le lunghezze in vetta e non sarà certo un Natale tranquillo passarlo a sole 3 lunghezze da una Juventus che ora fa davvero paura e uno da Napoli e Fiorentina. La settimana dell'Inter non è certo stata all'insegna della sobrietà, brindisi e feste per celebrare il Natale hanno forse tolto un po' di mordente ai giocatori nerazzurri che sono scesi in campo molli e con qualche bollicina di troppo in corpo. Niente calcio champagne, ma un vino modesto da supermercato.
A centrocampo Medel e Felipe Melo ringhiano meno del solito e così Parolo e Milinkovic hanno vita facile e soprattutto caviglie salve dai morsi dei due mastini interisti. Folle la serata del brasiliano che a cinque minuti dalla fine regala il penalty decisivo e poi si fa anche espellere per una scarpata a Biglia. Ottima la scelta di Pioli che coraggiosamente preferisce Milinkovic a Cataldi dando più dinamicità e imprevedibilità alla mediana biancoceleste. E lui a guadagnarsi il rigore della vittoria. Biglia invece arretra di qualche passo sganciandosi dalla marcatura asfissiante e avendo tutta la possibilità di ragionare e far ripartire l'azione laziale. L'argentino offre anche molta copertura al pacchetto difensivo che nelle ultime uscite aveva ballato e non poco. Unico neo l'ammonizione che si becca e che lo costringerà a saltare la sfida dell'anno nuovo contro il Carpi. E' Candreva il protagonista del bel primo tempo di San Siro, le critiche sferzanti e le voci di mercato lo hanno caricato come una molla e così Antonio ara la fascia destra annullando la pressione di Telles. Il gol è un capolavoro per gli occhi, realizzarlo alla Scala del calcio poi dà quel gusto in più. Una volée alla Federer su schema da calcio d'angolo. Una cosa del genere non accadeva da tempo imnmemore. Solitamente dal corner piovono inutili cross preda dei difensori, stavolta Biglia è stato intelligente a vedere Candreva lasciato colpevolmente libero da tutta la difesa dell'Inter. La Lazio e la Fiorentina sono le uniche due squadre ad aver violato la porta del Meazza.
L'abbraccio di tutta la squadra dopo il gol segna un momento importante che allontana almeno per ora le voci che volevano uno spogliatoio diviso e litigioso. E' sempre Candreva, poi, a regalare i tre punti ribadendo in rete il rigore che Handanovic gli aveva parato. Gol e esultanza a mostrare le orecchie come a dire: criticatemi ora. Aria pulita per i polmoni laziali. L'Inter per un'ora è rimasta a guardare in attesa della scossa che arriva grazie ad una dormita della difesa biancoceleste che lascia infilare Icardi nello spazio e segnare. Un bagliore che però non risveglia i nerazzurri dal torpore dei troppi brindisi. La Lazio ha capito che bisognava svegliarsi e lo ha fatto compattandosi e remando in un unico verso. La reazione tanto invocata da Pioli è arrivata nella serata più inaspettata di tutte. Un bianco e dolce Natale quello che si vivrà dalle parti di Formello con il tecnico che potrà gustarsi un buon panettone. Non sarà affatto lo stesso per Mancini e l'Inter che ora dovranno voltarsi indietro più che guardare avanti.
Tratte da La Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
E all'improvviso, nella serata in cui meno te lo aspetti, riecco la PioLazio. Era sparita, inghiottita prima dalla pancia piena per una stagione straordinaria e per certi versi irripetibile; poi da incomprensioni, malumori, malintesi seguiti a insuccessi e delusioni assortite. Ma poi, una volta toccato il fondo e sfiorato il patatrac, ecco la rinascita. Maturata nella partita e contro l'avversario meno indicati per la resurrezione. O, forse, invece, serviva proprio una sfida del genere per consentire ai biancocelesti di tornare ad esprimersi come avevano fatto per tutta la scorsa stagione. Da squadra, cioè. Da gruppo compatto, al cui interno spiccano le individualità, certo, ma senza perdere mai di vista il bene collettivo. La notizia più importante che arriva dall'ultimo impegno del 2015 è propria questa: il gruppo Lazio è tornato. Lo si era intuito giovedì con l'Udinese, lo si era capito anche da certe immagini che erano filtrate dalla cena di Natale. Ieri a San Siro è arrivata la conferma più importante. "Eravamo in una situazione delicata - dice alla fine Stefan Radu -. Ci tenevamo a far bella figura e a tornare da Milano con un risultato positivo. Abbiamo fatto davvero una grande prestazione, potevamo segnare il secondo gol già nel primo tempo, alla fine credo che il risultato sia giusto. La squadra ha dimostrato di esserci".
Inevitabile etichettare questa prestazione come successo salva-Pioli. "Noi siamo con il nostro allenatore - afferma Radu -. Ma è sempre stato così, solo che invece di dirlo a parole, dobbiamo dimostrarlo sul campo, come abbiamo fatto a San Siro". E, visto che ci si trova, Radu fa anche chiarezza una volta per tutte sulla questione della fascia di capitano, che lo ha visto tra i protagonisti. "Il nostro capitano è Biglia e noi siamo tutti con lui". Da un senatore come Radu a un giovane come Hoedt la musica non cambia: "Siamo felicissimi per questa vittoria - grida l'olandese -. La volevamo a tutti i costi e siamo riusciti ad ottenerla. Dovevamo essere compatti e lo abbiamo fatto per tutta la gara, lottando fino alla fine". Esulta anche il presidente Lotito che attraverso un comunicato ringrazia la squadra per la bella affermazione: "Grande prova di carattere, complimenti ai giocatori e allo staff tecnico. A San Siro abbiamo finalmente dimostrato il nostro reale valore. Ora spero che i tifosi tornino a sostenerci". Il d.s. Tare parla invece di mercato: "A gennaio prenderemo un difensore esperto".
Dire che Stefano Pioli ha salvato la panchina a San Siro non sarebbe corretto. La scossa era già arrivata col pareggio sfortunato contro la Samp e la vittoria in Coppa Italia sull'Udinese. I tre punti in casa della capolista però non hanno prezzo. Anche perché la Lazio in campionato non vinceva dal 25 ottobre (3-0 al Torino) e in trasferta le aveva perse tutte, tranne il 2-1 di Verona del 27 settembre. "Sapevamo che per vincere avremmo dovuto giocare la miglior gara stagionale - spiega il tecnico biancoceleste -. Lo abbiamo fatto, anche se dei segnali importanti erano già arrivati negli ultimi match. I ragazzi sono stati bravissimi a stringere i denti nei momenti difficili. Anche perché alcuni di loro erano alla quarta gara in dieci giorni. Il segnale importante è arrivato soprattutto da giocatori tecnici come Felipe Anderson e Candreva, che si sono sacrificati sulla fascia. Siamo ancora a -5 rispetto all'anno scorso, ma abbiamo le qualità per tornare in alto. Abbiamo passato un periodo non facile, ma contro Empoli e Juve avevamo giocato, pur perdendo. Se questa sarà la gara della svolta, non posso saperlo. Di certo dobbiamo trovare la continuità di risultati che finora ci è mancata. La posizione di Biglia? Dipende dagli attaccanti avversari. Ecco perché è stato più vicino ai difensori. Il mio futuro? Fanno parte del mestiere, sono sempre rimasto tranquillo. Se spero che a gennaio non vengano ceduti i big? Conto che la rosa venga rinforzata".
Chissà se un giorno le loro strade si uniranno. Nel frattempo Antonio Candreva, su cui l'Inter ha messo gli occhi addosso, procura ai nerazzurri un dispiacere grande così. Un gol in apertura a sorprendere Handanovic, un altro in chiusura a vanificare la prodezza dello sloveno sul suo tiro dagli 11 metri. In mezzo un altro gol sfiorato (prima dell'intervallo al termine di una percussione di Felipe Anderson), tante scorribande sulla fascia e anche sacrificio in copertura. Il laterale romano ha atteso il palcoscenico più importante e la sfida (sulla carta impossibile) alla capolista per sfoderare la prima prestazione stagionale da vero Candreva. Il giocatore, cioè, capace di fare spesso e volentieri la differenza. Di far vincere, da solo o quasi, la Lazio. Era accaduto con puntualità disarmante nelle prime tre stagioni e mezzo in biancoceleste. Poi, all'improvviso, il black out. Iniziato la scorsa estate e continuato (con qualche sporadica parentesi) fino a ieri. Si era bloccato, Candreva, per tanti motivi. E non solo tecnici. Quella fascia di capitano negatagli a luglio lo aveva immalinconito. E aveva creato incomprensioni con il tecnico e con il resto del gruppo, superate solo col tempo. Tutto dimenticato. A San Siro la Lazio e Candreva sono rinati assieme. E non è un caso. "Una bellissima partita contro una grandissima squadra - dice il romano -. Ora dobbiamo ripartire da qua, dev'essere un punto di partenza per l'anno nuovo. Vittoria per Pioli? È la vittoria di tutti. Abbiamo passato mesi molto difficili, meritiamo questa soddisfazione perché siamo un gran gruppo e da adesso lo dimostreremo. Con le ultime prestazioni abbiamo acquisito maggiori sicurezze e con l'Inter abbiamo fornito una prova di carattere". Inevitabile accostare la sua prestazione alle avance dell'Inter: "Non so se piaccio a Mancini. Non mi interessa, io penso soltanto alla Lazio". Un'ammissione sulla quale fino a ieri si poteva nutrire qualche dubbio. Adesso non più.