Giovedì 20 febbraio 2014 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Ludogorets Razgrad 0-1 20 febbraio 2014 - Europa League - Sedicesimi di finale, gara d'andata - inizio ore 21.05
LAZIO: Berisha, Cavanda, Ciani, Cana, Radu, Felipe Anderson (58' Candreva), Onazi, Biglia, Lulic (68' Kakuta), Klose (78' Perea), Keita. A disposizione: Marchetti, Novaretti, Ledesma, A. Gonzalez. Allenatore: Reja.
LUDOGORETS RAZGRAD: Stoyanov, Caicara, Mantyla, Moti, Minev, Dyakov, Zlatinski, Aleksandrov, Marcelinho (89' Quixada), Misidjan (81' Lumu), Bezjak (60' Espinho). A disposizione: Cvorovic, Barthe, Abalo, Choco. Allenatore: Stoev.
Arbitro: Sig. Zwayer (GER) - Assistenti Sigg. Schiffner e AchmĂĽller(GER) - Quarto arbitro Sig. Henschel (GER) - Assistenti arbitrali aggiunti Sigg. Dankert e Hartmann (GER) - Delegato UEFA Sig. De Saedeleer (BEL).
Marcatori: 45' Bezjak.
Note: espulsi al 55' Dyakov (doppia ammonizione) ed al 72' Cavanda per gioco scorretto. Sono stati falliti due calci di rigore: all'8' Dyakov per il Ludogorets ed al 51' Felipe Anderson per la Lazio. Ammoniti Cana e Zlatinski per gioco scorretto. Angoli: 8-2. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 6.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Sviste, rigore fallito La Lazio k.o. in casa".
Continua la "rosea": Un rigore sbagliato per parte, una traversa per parte, un espulso per parte, un tempo per parte. Tutto pari, tranne la cosa più importante: il risultato. Che premia, giustamente, il Ludogorets e punisce, altrettanto giustamente, la Lazio. Sconfitta pesante e meritata. Tra una settimana a Sofia ci vorrà un mezzo miracolo per il pass per gli ottavi di coppa. Buona squadra quella bulgara. Non a caso da tre anni domina il suo campionato. Ma niente di trascendentale. A facilitarle le cose provvede una Lazio che, almeno fino all’intervallo, è irriconoscibile. Svogliata, abulica, quasi fosse in campo per un insignificante allenamento. La scelta di Reja di fare turnover (Klose, Radu, Biglia e Lulic gli unici titolari) si rivela controproducente sia perché i rincalzi (Anderson e Keita su tutti) si rivelano non all’altezza dei titolari, ma ancor di più perché trasmette al gruppo un deficit di motivazioni. Che, viceversa, il Ludogorets ha in abbondanza. Il primo tempo dimostra perché i bulgari hanno fin qui vinto tutte le partite europee tranne una (pareggiata). Occupano il campo con padronanza di palleggio e sfiorano il gol in più occasioni. Lo trovano poco prima dell’intervallo grazie ad un tiro telecomandato del bomber Bezjak (al quinto gol europeo della stagione) sul quale Berisha non è impeccabile. Ma gli ospiti, brillanti e molto ben organizzati con un 4-2-3-1 molto corto, potrebbero sbloccare già in precedenza. La traversa nega il gol a Marcelinho al 34’, mentre in apertura Dyakov (che poi si farà espellere al 10’ della ripresa per doppia ammonizione) sciupa male il rigore (che non c’è) concesso dall’arbitro Zwayer: cucchiaio al quale Berisha non abbocca.
Ma al gentile omaggio di Dyakov risponde Felipe Anderson a inizio ripresa. Il brasiliano, che qualche istante prima era stato fermato dalla traversa, si fa ipnotizzare da Stoyanov dagli undici metri (lui stesso si era conquistato il rigore, toccato da Minev). E Reja si è arrabbiato con Biglia: "Il rigorista è lui, Anderson si è fatto prendere dall’entusiasmo". Nonostante la mazzata la Lazio va alla ricerca del pareggio, soprattutto nella fase di superiorità numerica che dura dal 10’ al 27’, quando Cavanda rifila un calcione a Minev e si becca il rosso. Candreva (che entra troppo tardi) le dà un briciolo di vivacità ed è lui a sfiorare il pareggio nelle due occasioni più interessanti. Ma la Lazio non dà mai l’impressione di poter impossessarsi del match. Dopo il k.o. di Catania altra serata da dimenticare. Manovra confusa e approssimativa e difficoltà ad inquadrare la porta avversaria i mali su cui riflettere.
Il Corriere dello Sport titola: "La Lazio non c’è. Europa a rischio".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Applausi al Ludogorets, fischi sulla Lazio, quasi fuori dall’Europa League. Pochi ma ostili: i cinquemila dell’Olimpico, quasi tutti in Curva Nord, hanno cominciato con tre giorni di anticipo la contestazione nei confronti della società , intonando per novanta minuti i soliti cori nei confronti di Lotito. E un migliaio di bulgari, nei Distinti Sud, hanno potuto festeggiare un successo storico, ma non sorprendente. Perché questa è davvero una signora squadra. Aveva dominato nella fase a gironi, eliminando anche il Psv Eindhoven. Ha piegato la Lazio. Un gol dello sloveno Bezyak, una traversa colpita da Marcelinho, un rigore fallito da Dyakov e un secondo tempo di sofferenza con qualche spunto pericoloso a caccia del raddoppio. La squadra di Reja s’è svegliata troppo tardi e ha giocato solo nella ripresa, quando avrebbe forse meritato il pareggio. Un rigore fallito e un palo colpito da Felipe Anderson, poi un salvataggio sulla linea ha negato il gol a Candreva, l’unico (con Keita) a regalare qualche guizzo in una squadra depressa, mediocre e con Klose sul viale del tramonto. Sarà durissima rimontare a Sofia giovedì prossimo.
Reja ne ha cambiati sei rispetto a Catania, lasciando fuori anche Candreva. Così è entrato Felipe Anderson per completare il tridente con Klose e Keita. Non è servito ripristinare il 3-4-3 per dare maggiore profondità alla manovra della Lazio, anche perché dal primo minuto è scattato il lungo monologo del Ludogorets. Squadra ben organizzata e dotata di buone qualità tecniche. I bulgari giravano come un orologio e hanno subito preso a comandare nel possesso palla, tenendo sotto pressione Cavanda e Lulic. Con i due esterni costretti sulla linea difensiva o quasi, Biglia e Onazi a centrocampo si sono ritrovati sempre a rincorrere. Ne è venuta fuori in avvio una partita d’attesa. Sembrava giocasse in casa il Ludogorets. La Lazio aspettava. Dopo sette minuti anche l’arbitro Zwayer ha dato una mano ai bulgari, fischiando un rigore inesistente. Il cross di Aleksandrov ha scheggiato il braccio di Cana, incollato al corpo. Dyakov sul dischetto non è riuscito a ingannare Berisha. Bravissimo l’albanese: era quasi a terra, è riuscito a rialzarsi e ha bloccato il cucchiaio. Neppure questo episodio ha scoraggiato i bulgari. La Lazio proprio non riusciva a prendere in pugno la partita. Quasi casualmente, da un rilancio di Biglia, Keita ha prodotto una fiammata e Klose, da distanza ravvicinata, ha tentato un impossibile colpo di tacco. L’unica vera occasione prima della punizione a giro di Biglia bloccata da Stoyanov, poi protagonista. Berisha, invece, è stato salvato dalla traversa sul missile improvviso di Marcelinho.
Sulla fascia sinistra l’ex talento del Barca e Lulic creavano qualche apprensione al Ludogorets. Quasi niente, invece, sul versante opposto. Cavanda era in continuo affanno, tanto da litigare spesso con il pallone. Felipe Anderson era ai margini, qualche tocco delizioso, uno stop e sinistro fuori misura, lunghe pause. Poi, per tentare il colpo, ha perso male una palla e i bulgari hanno costruito una ripartenza da cui è nato il gol. Una sassata da venticinque metri di Bezjak ha sorpreso Berisha, complice la chiusura ritardata di Cana e Radu che forse gli hanno coperto la visuale sul tiro. Sepolta dai fischi all’intervallo, la Lazio si è rovesciata in attacco con molta più convinzione nella ripresa. Ha alzato il ritmo. Merito anche della fiammata di Felipe Anderson. Al 4' ha colpito al palo con una sventola di destro dal limite e un minuto dopo, entrando in area in dribbling, è stato steso da Minev. Il brasiliano si è preso la responsabilità del rigore e lo ha fallito sotto la Nord. Tiro non troppo angolato e neppure rasoterra, Stoyanov s’è tuffato e ha respinto. Reja ha atteso qualche minuto e un’altra occasione fallita per sostituire Felipe Anderson con Candreva. E negli stessi istanti Dyakov è stato espulso: già ammonito, ha pagato un brutto intervento su Biglia. La superiorità numerica è durata meno di un quarto d’ora, perché Cavanda è riuscito a farsi cacciare per un intervento in spaccata sulla testa di Minev. Ma la Lazio almeno ci ha messo il cuore e ha continuato a spingere, trascinata nel caotico finale da Candreva. Sulla linea Fabio Espinho ha respinto il suo destro destinato in fondo alla rete e poi Stoyanov si è allungato per deviare il suo diagonale di sinistro.
Il Messaggero titola: "La Lazio si sveglia tardi, l’Europa ora è a rischio".
Prosegue il quotidiano romano: La notte di Coppa diventa una notte da incubi. Squadra spenta, senza qualità a centrocampo, e il fantasma di Klose che si aggira nell’area bulgara senza spaventare i difensori. Un primo tempo mediocre, per cifra di gioco, intensità e occasioni, che mette a nudo tutte le carenze di una Lazio modesta. Una ripresa sicuramente migliore, per intensità e azioni, ma non all’altezza dell’appuntamento europeo. La sconfitta complica maledettamente il discorso qualificazione per una Lazio che nemmeno crede più di tanto all’Europa. Le difficoltà di un incontro, forse sottovalutato, si capiscono subito perché è il Ludogorets a fare la partita: più organizzato, mobile, abile nel coprire ogni zona del campo, con la difesa protetta e con il portatore di palla che dispone quasi sempre della linea di passaggio. I bulgari sprecano un rigore (inesistente), dopo 8 minuti, accordato per un tocco con il braccio, comunque aderente al corpo, di Cana. Dyakov opta per il "cucchiaio", rimediando una figuraccia con Berisha che para facile. Nemmeno il clamoroso rischio corso scuote i biancocelesti, troppo statici, con un centrocampo di corsa, più che di qualità , che consente agli avversari il controllo della situazione. Lulic si accende a sprazzi, Anderson vaga come un bandolero stanco sulla fascia destra, in mezzo Onazi ha piedi ruvidi e poco fosforo e Biglia si ostina in un pressing solitario che lo porta a sguarnire la posizione. L’unico che prova ad accendere la sfida è il giovane Keita, che ha passo e profondità , però non ci sono compagni che lo supportano. Il Ludogorets si dimostra più squadra, non spreca un pallone, ha centrocampisti pronti a inserirsi negli spazi e bravi nel tiro. Marcelinho colpisce la traversa da fuori, Aleksandrov, lambisce il palo.
La Lazio si vede con una punizione di Biglia, parata. I bulgari sono temibili nelle conclusioni dalla distanza e, nel finale, ottengono il meritato vantaggio: rapida ripartenza di Bezjak, che punta la porta da lontano, Cana arretra troppo, invece di affrontarlo, Berisha è in ritardo e il destro potentissimo da 25 metri finisce in rete. In avvio di ripresa Anderson si scuote, esce dal torpore e diventa protagonista: nel bene e nel male. Prima impegna Stoyanov, che si salva con l’aiuto del palo, quindi conquista un rigore (generoso) che lui stesso calcia facendosi parare il tiro dallo strepitoso portiere, reattivo anche sulla ribattuta di Lulic. Il giovane brasiliano ci riprova da fuori ma alza la mira, prima di essere sostituito tra i fischi. Finalmente la Lazio ci mette gambe e cuore e chiude nella loro metà campo gli avversari, costretti in inferiorità numerica. Una squadra viva che prova a recuperare una sfida compromessa, grazie all’innesto di Candreva e agli inserimenti, sempre più frequenti, di Cavanda e Radu a sostegno della manovra offensiva. Rispetto alla prima frazione è trasformata, aggressiva, rapida nel recupero della palla e propositiva. L’arbitro, dopo aver ignorato un fallo di Ciani in area, ristabilisce la parità cacciando Cavanda, colpevole di un’entrata scomposta e pericolosa su Minev. L’azione più importante per acciuffare il pari, che sarebbe meritato, arriva su una prepotente percussione, rifinita da Klose per Candreva, con respinta sulla riga di Espinho. Dopo 2 anni tocca alla rivelazione bulgara interrompere l’imbattibilità dei biancocelesti.
Il sito web Uefa.com commenta così la gara:
La SS Lazio è sconfitta 1-0 all’Olimpico dal PFC Ludogorets Razgrad e mette in pericolo il suo futuro in UEFA Europa League. Nell’andata dei sedicesimi di finale, gli uomini di Edoardo Reja le provano tutte per rimontare il gol di Roman Bezjak, ma devono arrendersi alla fenomenale prestazione del portiere bulgaro Vladislav Stoyanov. Alla vigilia l’allenatore delle Aquile aveva auspicato un 2-0 per archiviare il discorso qualificazione, ma la squadra bulgara ha confermato la propria forza in trasferta, dove finora in Europa aveva sempre vinto, violando di misura il campo dei capitolini. Ai Biancocelesti servirà un’impresa a Razgrad per trovare la qualificazione. E’ il 3-4-3 il modulo scelto da Reja per avere la meglio sui Bulgari: il tecnico di casa rilancia Lorik Cana e Michaël Ciani in difesa, mentre in appoggio a Miroslav Klose, il tecnico goriziano si affida ai giovanissimi Felipe Anderson e Keita Baldé, miglior assist-man in Europa per i laziali. Solo panchina per Juninho Quixadá nei bulgari, che si affidano al terzetto tutto fantasia formato da Mihail Aleksandrov, Marcelinho e Virgil Misidjan, alle spalle del capocannoniere biancoverde Bezjak.
Il primo sussulto della gara è al 9’, quando Aleksandrov si invola sulla destra e sul suo cross trova il tocco di mano di Cana: l’arbitro Felix Zwayer raccoglie la segnalazione dell’assistente e assegna il rigore. Dal dischetto va il capitano dei bulgari Svetoslav Dyakov, che prova un improbabile "cucchiaio", sul quale è bravo Etrit Berisha a rimanere in piedi e a bloccare con sicurezza. L’inizio dei padroni di casa è soft, l’unico che sembra riuscire a creare scompiglio nella difesa di Stoicho Stoev è Keita Baldé, ma la prima occasione al 20’ è per Felipe Anderson, che si accentra dalla sinistra ma non inquadra la porta di sinistro. I Biancocelesti sono poco incisivi in attacco, la manovra è lenta, così al 29’ è velocissimo Keita Baldé a scatenarsi in contropiede e a servire con un bel cross rasoterra Klose; il tedesco prova il colpo di tacco dentro l’area piccola ma non riesce a girare verso la porta di Stoyanov. Gli ospiti, sfiorano di nuovo il vantaggio, con un bolide di Marcelinho che al 35’ fa tremare la traversa di un Berisha ormai battuto. Dall’altra parte è Lucas Biglia a impegnare Stoyanov, con un destro a giro su calcio piazzato. Al 40’ Bezjak serve al limite dell’area Aleksandrov, che sfiora il vantaggio con un bel destro al volo, ma è proprio il numero 9 a regalare l’1-0 ai Biancoverdi: il capocannoniere bulgaro batte un incerto Berisha con un gran destro da fuori area, a coronamento di una bellissima azione personale.
La ripresa si apre con un Felipe Anderson scatenato, il brasiliano prima impegna Stoyanov, che devia il suo destro sul palo; poi dopo solo un minuto conquista un rigore con una bella percussione nell’area bulgara, fermata fallosamente da Yordan Minev. E’ proprio il numero 7 Biancoceleste a incaricarsi del tiro dal dischetto, ma sul suo destro a incrociare è bravissimo a deviare Stoyanov, che si conferma in grande serata respingendo anche il tap-in a botta sicura di Senad Lulic. Gli uomini di Reja cingono d’assedio la difesa ospite e al 55’ ottengono anche la superiorità numerica, quando il capitano Dyakov rimedia il secondo giallo e mette fine a una partita davvero stregata per lui. Stoev sceglie di rinunciare all’autore del gol Bezjak per rinforzare il centrocampo orfano del capitano, la gara dei Bulgari diventa prettamente difensiva, ma ad aiutare gli ospiti ci pensa Luis Cavanda che si fa espellere al 73’, intervenendo a gamba tesa sulla testa di Minev. La Lazio non demorde e con un rapido contropiede al 76’ sfiora il pari, con il destro al volo di Candreva salvato sulla linea da Fábio Espinho. Nel finale c’è spazio solo per due conclusioni dell’indemoniato Candreva, che trova ancora un fenomenale Stoyanov a negargli il gol e a costringere i Biancocelesti a una mesta resa.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Il pasticcio del rigore, lasciato da Biglia a Felipe Anderson. Un primo tempo regalato, le occasioni fallite nella ripresa, l’espulsione di Cavanda e quel clima di contestazione annunciata dell’Olimpico. Edy Reja era nervoso, ma non sconsolato e neppure rassegnato. Quasi fuori dall’Europa League, cercherà di ribaltare il risultato giovedì prossimo a Sofia. "Non era preventivata una sconfitta, ma niente è perduto. Ci sono altri novanta minuti. Andremo a giocarcela" sono state le prime frasi del tecnico friulano. Aveva immaginato e preparato una partita diversa. "Nel primo tempo non abbiamo accorciato. I bulgari fraseggiavano bene, è una squadra ben organizzata, sapete cosa hanno fatto in Europa e in campionato. Ci hanno messo in difficoltà . Sul piano tecnico ci erano superiori, i terzini spingevano. Biglia e Onazi giocavano troppo in orizzontale. Non siamo riusciti a verticalizzare". La Lazio si è svegliata dopo la ripresa. "Nella ripresa abbiamo costruito quattro o cinque opportunità . Se il rigore andava dentro, con un po’ di fortuna, il risultato poteva essere diverso". Non ha perso le speranze di qualificarsi agli ottavi. "Loro ora sono favoriti. Hanno una grossa percentuale di successo, ma non è detta l’ultima parola. Cercheremo di fare il possibile".
Il Reja-bis era partito bene e aveva fatto intuire prospettive diverse. La Lazio si è smarrita. Seconda sconfitta consecutiva dopo il crollo di Catania. "Eravamo abituati ad altri risultati, qualcosa non va, servirebbe una sana cattiveria. L’abbiamo vista solo nel secondo tempo. Invece dovevamo partire così dal primo minuto. La reazione è stata importante, ma la palla scotta troppo tra i piedi, la buttiamo via, facciamo dei lanci lunghi. C’è stato poco fraseggio a centrocampo. Dovremo migliorare. Nella ripresa è venuta fuori la determinazione di raggiungere il pareggio. Le opportunità sono state create, ma senza aggressività non si va lontano. Bisogna mordere, ci vuole più decisione". Olimpico deserto e ostile. Reja ha lanciato il suo appello. "Devo ringraziare chi è venuto, ci hanno iniziato ad aiutare, non ci sono stati fischi. Hanno cercato di dare coraggio. Certo bisognerebbe fare paura agli avversari, un po’ di condizionamento servirebbe, perché la squadra potrebbe avere dei vantaggi, altrimenti diventa difficile. Lo stadio era semivuoto. Fa male al cuore vedere così l’Olimpico. Questa è la realtà . Prendiamone atto e concentriamoci sul lavoro. Non vorrei che i miei giocatori si avvilissero. Dobbiamo giocare e andare avanti. La squadra non si tirerà indietro".
Il rigore fallito da Felipe Anderson è stato un pasticcio. Reja s’è infuriato con Biglia. "Mi sono rivolto all’argentino. Era lui il rigorista. Poi Klose. Felipe Anderson l’ha conquistato, lo tiro io, ha detto. Se la sentiva, ha preso quel pallone. Era talmente sicuro che Biglia l’ha lasciato fare. Mi dispiace, se faceva gol, poteva anche ritrovare fiducia. Si possono sbagliare i rigori. Io sono arrabbiato con Biglia perché toccava a lui. Gliel’ho detto. Ma non potevo entrare in campo...". Edy è convinto che la sostituzione non abbatterà Felipe Anderson, uscito tra i fischi. "La staffetta era programmata, sapeva che avrebbe giocato un’oretta. Candreva ha il minutaggio più alto di tutti. Si è vista la sua generosità nell’ultima mezz’ora. Servirebbe sempre. Ma non posso spremerlo e devo stare attento agli infortuni".
Antonio Candreva è stato gettato nella mischia, Reja ha provato a inserire i suoi muscoli e la sua corsa per raddrizzare la partita, ma senza fortuna. Quando l’esterno di Tor de’ Cenci è inciampato sul pallone da solo si è capito che non sarebbe stata la serata giusta per la Lazio. L’Europa League è un palcoscenico importante, Candreva non riesce a nascondere la tristezza sul volto. "Rimane il rammarico di aver preso gol in Europa, oltretutto in casa. Dispiace non aver fatto risultato. Prima di pensare al ritorno c’è la partita contro il Sassuolo, veniamo da una sconfitta pesante e dobbiamo dare una raddrizzata al campionato per non farci sfuggire le altre squadre". Una partita pazza: due rigori sbagliati, altrettanti espulsi e il ko finale. Felipe Anderson è salito sul banco degli imputati per l’errore dagli undici metri, ma Candreva ha parole di conforto per il brasiliano: "Ha fatto una buona gara, sbagliare un rigore può capitare a tutti. Per lui sarebbe stato importante segnare, ma è un ragazzo intelligente, bravo e ha saputo reagire". La botta è stata accusata dalla squadra inutile negarlo. "Speriamo che questa sconfitta non comprometta il cammino europeo, partiamo da una brutta sconfitta, quella di stasera", commenta Candreva che tuttavia non si da per vinto: "Non sarà impossibile, c’è solo un gol di scarto, andiamo lì a fare la partita. L’approccio in Bulgaria dovrà essere importante, andremo lì con consapevolezza, dobbiamo giocarcela, fare un gol in 90 minuti".
La Lazio ha inanellato tra campionato ed Europa League il secondo scivolone consecutivo. "Volevamo riscattarci dopo la sconfitta a Catania, non ci siamo riusciti, due brutti stop. Da domani pensiamo al Sassuolo. Solo da lunedì penseremo alla gara di ritorno, ci teniamo all’Europa League. Non abbiamo sofferto tanto, abbiamo fatto qualcosa anche noi e nella ripresa ci è mancata un po’ di fortuna". Domenica sera arriva la squadra emiliana, il clima sarà bollente per l’annunciata contestazione della tifoseria contro il presidente Lotito. Candreva ha le idee chiare: "Sarà il campo a parlare, noi daremo il massimo, di partita in partita. Non ci nascondiamo dietro nulla, l’ambiente è così, ma è il campo quello che conta". Il ko contro il Ludogorets ha rimesso in discussione la capacità offensiva biancoceleste: "Se troviamo difficilmente la via del gol? Qualche settimana fa non si sarebbe detto, certo, dobbiamo migliorare, si può fare di meglio anche se a volte non ci riusciamo". Lorik Cana ha lottato in campo fino a rischiare il secondo giallo che avrebbe significato espulsione. E’ stato aiutato in più di un’occasione da Ciani. L’albanese ha letto con onestà la partita: "Abbiamo concesso troppo campo al Ludogorets, sapevamo che sarebbero stati pericolosi sulle ripartenze – ha detto – Ci siamo fatti rubare tre-quattro palloni da non perdere, quando partono in contropiede diventa difficile. Dobbiamo restare freddi". Al difensore è stato fischiato un rigore piuttosto severo. "Non sembrava rigore in campo, ero in corsa e avevo il braccio attaccato al corpo". L’analisi di Cana coincide con la moviola.