29 novembre 2020 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, IX giornata - inizio ore 12.30
LAZIO: Strakosha, Patric (75' Andreas Pereira), Acerbi, Radu, Lazzari, Parolo (46' Akpa Akpro), Cataldi (46' Leiva), Luis Alberto (63' Caicedo), Fares (46' Marusic), Correa, Immobile. A disposizione: Reina, Furlanetto, Hoedt, Armini, Escalante, Milinkovic, D. Anderson. Allenatore: S. Inzaghi
UDINESE: Musso, Becao, Nuytinck, Samir, Stryger Larsen, De Paul, Arslan (56' Jajalo), Pereyra, Zeegelaar (56' Molina), Forestieri (80' Walace), Pussetto. A disposizione: Scuffet, Gasparini, Bonifazi, Coulibaly, Ter Avest, Deuloufeu, Micin, Palumbo. Allenatore: Gotti (in panchina Cioffi)
Arbitro: Sig. Aureliano (Bologna) - Assistenti Sigg. Carbone e Pagnotta - Quarto uomo Sig. Prontera - V.A.R. Sig. Banti - A.V.A.R. Sig. Di Vuolo.
Marcatori: 18' Arslan, 45'+3' Pussetto, 71' Forestieri, 73' Immobile (rig.).
Note: ammonito 32' Arslan, 43' Fares, 44' Pereyra, 45'+3' Samir, 76' Leiva, 90'+ 4' Akpa Akpro. Angoli . Recuperi: 3' p.t., 4' s.t.
Spettatori: partita a porte chiuse per emergenza Covid 19.
? La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio paga la Champions. Travolta da mezza Udinese. Spenti e rinunciatari, i biancocelesti sono dominati dai friulani senza sei titolari e senza Gotti in panchina".
Continua la "rosea": Sorpresa? No. Logica e giusta conseguenza di una partita giocata da una parte con motivazioni a mille, rigore tattico e lucidità nei momenti chiave. E dall’altra affrontata senza mordente, con ritmo troppo basso e la sbadataggine di chi non sa neppure cogliere i (pochi) momenti che potrebbero cambiare il corso degli eventi. L’Udinese sbanca meritatamente l’Olimpico biancoceleste, regalandosi tre punti che, oltre a migliorare la classifica, possono essere la svolta della stagione. Se questo è il vero volto dei friulani è lecito ambire a qualcosa di più di una semplice salvezza. Tango argentino. Tanto più che la vittoria su una Lazio troppo brutta per essere vera arriva, per i bianconeri, in formazione ampiamente rimaneggiata. Tra infortuni e presunte positività al Covid (non sono state ufficializzate dal club) l’Udinese deve fare a meno di mezza squadra (Lasagna, Nestorovski, Okaka, Mandragora, De Maio e Ouwejan). Ma Gotti, assente pure lui (lo sostituisce in panchina il vice Cioffi), prepara la gara alla perfezione. Spegne le fonti di gioco biancocelesti con un centrocampo mobile e "cattivo" il giusto, ma non si limita a quello. Appena capisce che la Lazio non è in giornata la formazione friulana prende il comando delle operazioni a fa ballare la retroguardia di casa.
Il movimento e le ispirazioni di Pereyra e De Paul sono fondamentali nel rompere gli equilibri della gara. Non a caso le tre reti dei friulani nascono da loro iniziative. Il primo lo costruisce Pereyra, che porta a spasso mezza difesa laziale prima di scaricare per il tiro vincente di Arslan (con deviazione determinante di Acerbi). Gli altri due li confeziona De Paul, che manda in rete Pussetto a un soffio dell’intervallo e Forestieri nella ripresa. Inevitabile pensare che gli argentini (lo sono sia gli ispiratori sia i finalizzatori tranne Arslan) abbiano voluto lasciare un segno concreto nel giorno del ricordo di Maradona (la Lazio lo omaggia con una coreografia a lui dedicata sulle gradinate dell’Olimpico e con la scritta AD10S sulle maglie). Apatia totale. Un argentino ce l’ha pure la Lazio. Ed è lui, Correa, che potrebbe far prendere alla gara degli inzaghiani tutta un’altra piega se capitalizzasse il cioccolatino servitogli da Luis Alberto in apertura. Ma la Lazio si esaurisce in quel lampo. Passeggia invece di correre, arriva sempre seconda sulla palla, non chiude quando l'Udinese pigia sull'acceleratore. Le scelte di Inzaghi non sono felici, perché la rinuncia a Leiva, Marusic e Milinkovic in vista del Dortmund appare suicida (il serbo, appena rientrato dalla quarantena per Covid, resterà per tutto il match in panca). Ma la prova apatica dei biancocelesti non si spiega solo con le scelte del tecnico. In emergenza, e senza più titolari di ieri, la Lazio aveva ottenuto risultati insperati tanto in campionato quanto in Champions.
Stavolta il passaggio a vuoto è più psicologico che tecnico. Il match di mercoledì col Borussia dirà se il problema era la testa già a quella sfida o se invece la battuta d’arresto (la terza in nove giornate di campionato, con una classifica che non è quella che ci si aspettava) è figlia di una più ampia involuzione. Solo Ciro. Difficile salvare qualcosa nella giornata biancoceleste, a parte il solito gol di Immobile. Che, oltre a rendere un po’ meno amaro il punteggio finale, consente al bomber di continuare la scalata verso i primati di Silvio Piola. Con 108 gol in A stacca Signori ed è ora da solo al secondo posto dei marcatori laziali di tutti i tempi. Posizione che già occupava nella graduatoria che comprende pure i gol nelle coppe (dopo quella di ieri sono 133 le sue reti complessive con la Lazio, contro le 159 di Piola). Numeri che di solito fanno la differenza per la Lazio. A prevalere stavolta sono invece i gol di chi non aveva mai segnato o non lo faceva da tempo. Primo gol in A di Arslan (con il primo tiro nello specchio della porta mai effettuato), il primo gol di Forestieri in A dopo quasi tredici anni (e il secondo in assoluto dopo quello col Siena nel gennaio 2008) e il settimo gol con l'Udinese di Pussetto.
? Il Corriere dello Sport titola: .
Prosegue il quotidiano sportivo romano:
? Il Messaggero titola: "Lazio, la presunzione di colpevolezza. Turnover, giocatori distratti e testa solo alla sfida di coppa a Dortmund. La squadra di Inzaghi pensava di battere l’Udinese d’inerzia: ne prende 3".
Prosegue il quotidiano romano: Ci sono domeniche che nascono male e f?iniscono peggio. Giorni in cui vorresti solo premere rewind per evitare tutti gli errori commessi. A far venire gli incubi alla Lazio è l'Udinese che vince per 3-1, i bianconeri non vincevano addirittura dal 2014. E c'è di più perché a chiudere i giochi ci ha pensato Forestieri che non segnava in A da 12 anni (13 gennaio 2008 all'Inter). Doverosa la dedica dell'argentino a Maradona, i friulani vincono e si tolgono da una zona brutta della classifica, i biancocelesti invece rimangono in quel limbo in cui non si è né carne e né pesce. E pensare che l'Udinese doveva essere il trampolino di lancio per un quartetto di gare "semplici" che potevano regalare uno slancio verso la vetta della classif?ica. Niente da fare. Meglio tornare con i piedi per terra. Domeniche così alla Lazio capitano più o meno una volta al mese. Era successo a settembre contro l'Atalanta, a ottobre con la Sampdoria e ieri come detto è stato il turno dei friulani. Le modalità sono sempre le stesse: squadra mai in partita, testa altrove (al Borussia Dortmund stavolta), tempi regalati e avversari che ringraziano. Stavolta il black friday biancoceleste va in scena nei primi 45 minuti. Grossi affari per l'Udinese che prima segna con Arslan poi in pieno recupero del primo tempo chiude i giochi con Pussetto. In entrambe le marcature è enorme la responsabilità di tutta la squadra. Inzaghi urla nello spogliatoio e ne cambia tre, ma serve a poco. Una leggera scossa ma è l'Udinese che chiude la gara sfruttando una indecisione del rientrante Strakosha. L'hashtag Thomas non te salva mai, è il più gettonato sulla rete.
Incubo casa. Sbagliato però puntare il dito sui singoli. E' mancata proprio la collettività , arma in più della Lazio di Inzaghi. Mea culpa dello stesso tecnico che probabilmente sbaglia le scelte iniziali. Non a caso nella ripresa ne cambia addirittura tre. Il problema principale sono le idee e la voglia. Per quasi tutta la partita la Lazio sbatte contro le tre linee molte strette schierate da Cioffi, il vice di Gotti assente per via del Covid. Il centrocampo a cinque dei friulani funziona molto meglio di quello speculare della Lazio. grazie soprattutto al movimento di De Paul e Pereyra. La domenica dei biancocelesti è tutta in un guizzo di Correa murato da Musso e dal rigore di Immobile che fa 108 in serie A con la Lazio. Staccato il Re Signori, il mito Piola è sempre più vicino. Ma è troppo poco per una squadra che si è data ben altri obiettivi. Preoccupante anche il rendimento all'Olimpico: solo 5 punti conquistati in 5 partite. Questione Milinkovic. Tra le pagine chiare e le pagine scure di una partita da incubo c'è anche una piccola curiosità legata a Milinkovic. Il serbo ieri non è stato impiegato. Una scelta che non è passata certo inosservata. "Non era in grado di giocare" ha sottolineato Inzaghi che ad un certo punto della partita probabilmente rispondendo al serbo ha detto: "Sergio ho f?inito i cambi". Eppure si è sempre allenato da quando è rientrato dalla Serbia. Basti pensare che Immobile è stato mandato in campo con un solo allenamento. Diciamo che al tecnico non è piaciuto il modo con cui Milinkovic si è allenato. Qualche piccolo ritardo ha pesato sulla scelta di lasciarlo in panchina. Nessuna punizione, solo un modo per chiarire il concetto.
Distrazioni. Lazio decisamente mai in partita. Testa altrove, in gran parte alla Champions, perché mercoledì c'è un match point per gli ottavi in casa del Borussia Dortmund. Ma non c'è solo questo. Nelle ultime settimane a distrarre lo spogliatoio ci hanno pensato due fattori: il caso Peruzzi e gli stipendi. I giocatori rivogliono il direttore tecnico, autentico Angelo all’interno dello spogliatoio. Attesa per un chiarimento dopo l’accesa discussione seguita al caso Luis Alberto. Già , lo spagnolo ha inf?iammato la situazione legata al pagamento dei compensi restanti. Lui l'ha fatto in maniera esplicita ma sono diversi quelli che ne hanno condiviso il pensiero. Lotito, come stabilito dall'ultimo consiglio federale, ha tempo fino al primo dicembre per saldare le ultime tre mensilità . Adesso è fondamentale ritrovare la serenità .