3 febbraio 2016 - Campionato di Serie A - XXIII giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Marchetti, Basta, Mauricio, Hoedt, Konko, Parolo, Onazi, Lulic, Candreva (dal 38' Keita), Klose (70' Mauri), Felipe Anderson (87' Djordjevic). A disposizione: Berisha, Guerrieri, Gentiletti, Patric, Murgia. Allenatore: Pioli.
NAPOLI: Reina, Maggio, Albiol, Koulibaly, Strinic, Lopez, Jorginho, Hamsik (88' Chalobah), Callejon, Higuain (71' Gabbiadini), Insigne (65' Mertens). A disposizione: Rafael, Gabriel, Chiriches, Luperto, Ghoulam, Regini, Valdifiori, El Kaddouri. Allenatore: Sarri.
Arbitro: Sig. Irrati (Pistoia) - Assistenti Sigg. Costanzo e Padovan - Quarto uomo Sig. Posado - Assistenti di porta Sigg. Giacomelli e Pinzani.
Marcatori: 24' Higuain, 27' Callejon.
Note: sospesa la gara per circa 4 minuti al 67' per cori razzisti nei confronti del calciatore partenopeo Koulibaly. Ammoniti Lulic, Hoedt, Mauricio, Keita e Koulibaly per gioco scorretto, Jorginho per comportamento non regolamentare. Angoli: 4-3. Recuperi: 1' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 20.197 di cui 5.959 paganti e 14.238 abbonati.
La Gazzetta dello Sport titola: "Chi stende la Lazio? Il Pipita, toh... Napoli Sette bellezze. Il 23° gol di Higuain spiana la notte: 7a vittoria di fila. Match interrotto per cori razzisti".
Continua la "rosea": Ventitre gol in 23 giornate, appena uno su rigore. Staccati i capocannonieri della stagione scorsa, Icardi e Toni, che vinsero in tandem la classifica marcatori con 22 reti. Tutto ciò a 15 partite dalla fine del campionato, un tempo lungo, per cui ogni record - nei tornei a girone unico, Nordahl 35 gol a 20 squadre e Angelillo 33 a 18 - è alla sua portata. Gonzalo Higuain costituisce una tassa da pagare per chiunque si pari davanti al Napoli, arrivato alla settima vittoria di fila e sempre capolista a più due sulla Juve. A questo punto, visti gli avversari delle due contendenti nel prossimo turno, Carpi al San Paolo e bianconeri a Frosinone, è probabile che il distacco rimanga tale fino allo scontro diretto di sabato 13 febbraio allo Stadium. Si diceva di Higuain, protagonista di una stagione in cui gli riesce tutto. All'Olimpico il primo gol lo ha segnato di petto sulla respinta di Marchetti al suo tiro: il "carambolone" della fortuna. La classica annata in cui un centravanti è toccato dalla grazia. La Higuain-dipendenza del Napoli è nei fatti e nei numeri, non c'è attaccante in Serie A che possa tenerne il passo, però il Pipita questi 23 gol li ha realizzati anche perché è immerso in un contesto di gioco e di organizzazione. Il 4-3-3 "sarriano" ormai va da sé, col pilota automatico. La Lazio ha provato a creare problemi in partenza con una linea difensiva "alta", a ridosso del centrocampo. E in effetti il Napoli nei primi minuti è finito più volte in fuorigioco. Piano piano è stata trovata la contromisura, lanci e inserimenti coi tempi giusti. Oddio, proprio esatti e precisi no, perché sui primi due gol si è discusso a lungo se fossero viziati da posizioni di offside. Situazioni al limite, per cui vi rimandiamo alla moviola.
Qui è più interessante approfondire la questione della difesa lontano dalla porta. Buone le intenzioni di Stefano Pioli, era giusto non farsi schiacciare ma certi atteggiamenti tattici te li puoi permettere se hai difensori in grado di reggerli. Poteva farlo il Milan di Sacchi, con Tassotti, Baresi, Costacurta e Maldini, ma se schieri Basta, Mauricio, Hoedt e Konko devi mettere in conto rischi e cedimenti, che puntuali sono arrivati. Tra le righe la gara dell'Olimpico ha evidenziato due potenziali punti deboli della capolista. Mancavano Hysaj e Allan per squalifica e Ghoulam per ricarica batterie, e i sostituti, i terzini Maggio e Strinic e il mediano David Lopez, non hanno brillato. Prestazioni oneste, ma con qualche sbavatura, ennesima conferma che gli undici titolarissimi sono stra-competitivi per lo scudetto e per l'Europa League, e che qualunque cambiamento può generare scompensi. Del Napoli poi non è piaciuto l'atteggiamento nella prima parte della ripresa, quando la squadra ha ceduto alla tentazione della sufficienza. Mai dare per scontato niente di fronte a nessuno, l'altra lezioncina che si può trarre dalla serata. Non che la Lazio sia stata pericolosa - i biancocelesti non hanno mai inquadrato la porta -, però il Napoli per 20-25 minuti le ha concesso terreno e iniziativa e se fosse arrivato il gol accorcia-distanze, si sarebbe creato un panorama pericoloso. I primi due cambi - Mertens e Gabbiadini dentro per "preservare" Insigne e Higuain - hanno un po' rivitalizzato e rialzato il gruppo. Niente di grave, soltanto piccoli segnali da non sottovalutare. Gli scudetti si vincono con applicazione e ferocia, mai considerarsi al sicuro, neppure contro avversari scombiccherati come la Lazietta contemporanea.
La Lazio si esibisce in uno scenario desolante, l'Olimpico semi-vuoto per protesta verso Lotito. Quel che resta della Curva Nord si è lasciato andare a cori razzisti - il solito "Vesuvio lavali col fuoco", i soliti "buuuu" a Koulibaly - e ha costretto l'arbitro Irrati a sospendere l'incontro per 4 minuti verso la metà della ripresa. Inevitabili sanzioni in arrivo. Non è facile giocare in una cornice simile e a questo punto basta coi sogni di semi-gloria, inutile fare calcoli sull'Europa, meglio concentrarsi sui 40 punti della tranquillità e poi sia quel che deve essere. A Pioli mancava una cifra di giocatori, su tutti il lungodegente de Vrij, poi Biglia, Cataldi, Milinkovic e Matri. La squadra ha fatto quel che ha potuto. In difesa ha ballato, in attacco è stata spettrale: pochi tiri e per lo più fuori misura. A suo modo, e non per sua esclusiva colpa, la Lazio oggi è emblematica dei mali che affliggono il nostro calcio.
Il Corriere dello Sport titola: "Higuain e Callejon implacabili. Il Napoli batte la Lazio con l'argentino e l'ex Real: 7a vittoria di fila, come con Maradona".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: E sono sette, come il Napoli di Diego. Sette vittorie di fila, anche questa conquista con poca sofferenza e con un gioco da Napoli, anche se solo per un tempo. Higuain, ancora Callejon, la mezza Lazio di ieri non poteva reggere il confronto, non aveva lo spessore, la struttura fisica e tecnica, l'ambizione del Napoli. Era di una categoria inferiore, ma finché è rimasta raccolta nei 20-30 metri ordinati da Pioli, con una linea difensiva molto alta, il Napoli ha tenuto palla senza trovare il varco, nonostante l'esattezza dei passaggi di Jorginho, dominatore sulla scena dell'Olimpico per tutto il primo tempo anche perché lasciato troppo libero di organizzare, gestire e lanciare. Per giocare in quel modo occorreva quanto segue: una concentrazione feroce, un pressing furioso, un'applicazione totale, la compattezza di tutti i reparti. Serviva una super-prestazione che la Lazio di ieri sera, con mezza squadra in infermeria e con appena 8 giocatori in panchina, non poteva fare. Del resto, se in due sfide dirette i laziali hanno preso 7 gol (a 0) e sono riusciti a tirare una sola volta in porta (all'andata), una ragione ci sarà. Il Napoli è come un'indigestione per la Lazio, ieri se n'è approfittato facendo valere quel suo gioco di possesso dinamico che stordisce gli avversari. Il 13 febbraio si avvicina, ma Sarri continua a tenere dietro Allegri. Col passare dei giorni, lo scontro allo Juventus Stadium è sempre più elettrizzante.
Il Napoli stava maturando la sua partita con la calma dei forti, preparava il momento buono per colpire, cercava il pertugio dove infilare le sue punte. In apertura, Higuain aveva avuto in regalo un assist di... Basta, ma non l'aveva sfruttato come si poteva immaginare (respinta di Marchetti: era una palla-gol). Tenendo palla e facendola girare con la precisione che solo il Napoli sa fare in questo campionato (esempio: al 45' Jorginho aveva l'88,1 per cento di passaggi riusciti), la squadra di Sarri ha colpito la Lazio alle spalle. E' accaduto al 23' poco dopo che Lulic aveva creato l'occasione più pericolosa della sua squadra. Il lancio è stato di Jorginho, poi Higuain, poi Callejon, ancora Higuain, respinta di Marchetti sulla pancia del Pipita e palla dentro. Destro, sinistro, testa, se ora si mette a segnare anche di pancia è la fine per tutti i difensori. E' stata una botta per la Lazio che ora doveva cambiare strategia, ma il Napoli non le ha dato il tempo segnando dopo 4 minuti quasi allo stesso modo, con un lancio pennellato da Insigne per Callejon sfuggito alle spalle di Mauricio, pallonetto dello spagnolo, che era già entrato nell'azione della prima rete, e terza marcatura in tre giorni. Più che allungare braccia e mani, Marchetti non poteva fare. Si è infortunato Candreva, è entrato Keita: se già era emergenza piena, adesso la Lazio poteva alzare bandiera bianca.
Il Napoli si è messo a palleggiare per far passare il tempo, sembrava in allenamento, la Lazio non sapeva più da che parte attaccarlo. Così nel secondo tempo, la squadra di Sarri si è preoccupata solo di controllare il gioco con un ritmo molto lento (troppo) e col pensiero rivolto al Carpi. Grazie ai movimenti senza palla, dava l'impressione di essere sempre in superiorità numerica. Pur con i suoi disagi tecnici (raramente la misura dei passaggi era giusta) la Lazio ha cercato di sovvertire la manovra napoletana, che nel frattempo si era assai affievolita. Dal controllo alla rinuncia la differenza è netta e il Napoli non aveva più l'intenzione di attaccare. La squadra di Pioli ci ha messo almeno un po' d'orgoglio ed ha avuto due occasioni per riaprire la partita, una l'ha sbagliata Klose, già assente per il resto della gara, e l'altra l'ha salvata David Lopez. All'ennesimo buuuu per un giocatore strepitoso come Koulibaly, Irrati ha fermato la partita. Gli stupidi, mascalzoni e vigliacchi che stavano urlando la loro idiozia dalla curva Nord si sono scatenati e per 3 minuti la partita è rimasta ferma. Hanno perso la Lazio e i laziali, contenti loro...
Il Messaggero titola: "Doppia sconfitta, Lazio senza pace. Il Napoli centra la settima vittoria di fila. Decidono Higuain e Callejon. La partita è stata sospesa per 4' per gli insulti razzisti a Koulibaly".
Prosegue il quotidiano romano: Il confronto è impari, a tratti impietoso. Il Napoli mostra tutti i suoi muscoli all'Olimpico e lo fa con una semplicità inaudita. La Lazio invece resta a guardare abbassando la testa e perdendo due a zero. Alla vigilia Pioli aveva cercato di caricare i suoi: "Non andremo a fare la vittima sacrificale", niente da fare i biancocelesti sono finiti nel tritacarne di Sarri. Ai giocatori in campo tremano le gambe e si vedere dai primi minuti di gioco quando sbagliano clamorosamente appoggi semplici, ripartenze e cincischiano pericolosamente con la palla in area di rigore. Pioli si aspettava decisamente una prova diversa dai suoi, pretendeva carattere almeno in questa occasione. C'era da vendicare anche lo schiaffone rimediato all'andata e invece nulla. La paura ha vinto di nuovo e le dieci assenze non possono essere una scusante per tutti i mali. Brutta la Lazio come i cori razzisti dei suoi tifosi per Koulibaly e quelli discriminatori contro i tifosi napoletani che hanno costretto l'arbitro Irrati ad interrompere la sfida nella ripresa per 4 minuti e lo speaker dello stadio a richiamare i sostenitori biancocelesti. Il tecnico biancoceleste ci mette anche del suo nell'ennesimo naufragio. Sceglie di schierare una squadra molto corta ma con una difesa alta per contrastare la densità e la qualità del Napoli. La mossa però si rivela un suicidio perché a centrocampo Sarri ha tanti palleggiatori dai piedi dorati che con lanci lunghi squarciano la sottile tela a tinte biancocelesti.
E' mancato tutto, ieri. In mediana senza Biglia e Cataldi non c'erano piedi buoni e così Onazi e Parolo hanno il solo compito di tamponare e fermare le fonti di gioco azzurre. Un muro che Hamsik e compagni sbriciolano con una spallata. In difesa poi, Mauricio e Hoedt passano una serata d'inferno con Higuain, Callejon e Insigne che s'infilano da tutte la parti. Anderson è sempre più malinconico sulla fascia sinistra. Nemmeno la presenza in tribuna della famiglia al completo gli dà la giusta motivazione. Candreva ci prova un po' più degli altri ma appena vede la mala parata chiama il cambio per un presunto guaio al polpaccio. Gli undici biancocelesti in campo non oppongonola minima resistenza, la gara dura appena 24 minuti, il tempo di una panciata di Higuain. Da lì in poi il crollo è verticale perché dopo due minuti la Lazio subisce il raddoppio e la partita si chiude. Ci si sarebbe aspettati quanto meno una reazione d'orgoglio, giocatori che ringhiavano su ogni pallone memori del 5-0 dell'andata. E invece nulla. La malinconia ha preso a braccetto la Lazio e l'ha accompagnata nello spogliatoio. Un atteggiamento che non è andato giù nemmeno ai pochi tifosi presenti all'Olimpico che hanno fischiato a lungo la squadra e contestato a gran voce la dirigenza, rea di non aver rinforzato il gruppo nella sessione di mercato di gennaio.
Le notizie che appaiono sul tabellone luminoso dell'Olimpico che annunciano i gol del Milan sono ulteriori ferite in una serata già dolorosa di suo. Il successo dei rossoneri smorza i fragili sogni di rimonta dei biancocelesti. Il sesto posto ora è distante sette punti, una enormità pensando a come la Lazio si esprime in campo. Qualche sprazzo di gioco e qualche spunto non bastano quando affronti una piccola, figuriamoci al cospetto della capolista Napoli. In certe gare, ma non solo, è la fame a fare la differenza. Una questione di ambizioni, voglia e sogni di gloria. Rispetto alla catastrofe dell'andata però qualcosa è cambiato: stavolta la Lazio ne prende solo due migliorando lo score al passivo. D'altronde, chi dorme non piglia pesci ma raccoglie palloni in fondo alla rete.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Altri 2 gol dopo i 5 dell'andata e fine della striscia positiva che durava da 7 turni. Il Napoli ancora una volta va indigesto a Stefano Pioli e alla sua Lazio. Troppo ampio il divario, anche per le tante assenze cui doveva far fronte. Ai dieci indisponibili iniziali si è aggiunto durante la gara pure Candreva, poco prima dell'intervallo (forte contusione a una caviglia, in dubbio per la sfida di sabato col Genoa). Una sconfitta pesante per la squadra biancoceleste, perché ora l'ultimo posto utile per l'Europa League (il quinto) dista 9 punti. "Eravamo partiti bene - l'analisi di Stefano Pioli -, abbiamo pure avuto un paio di situazioni interessanti. La partita è stata equilibrata per venti minuti, poi sono bastati un paio di episodi, un paio di letture sbagliate da parte dei miei giocatori per decidere la gara. Il Napoli è troppo forte in questo momento. Sta benissimo sia fisicamente sia mentalmente. Noi abbiamo giocato bene per venti minuti, ma troppo poco per tenere testa a questo Napoli. Serviva la partita perfetta e noi non l'abbiamo fatta. Dovevamo fare di più. Ma l'uno-due del Napoli ci ha tagliato le gambe". Poi sull'interruzione della gara per i cori razzisti. "Sono cose che non devono succedere, che in uno stadio non si devono sentire. Però io al posto dell'arbitro non so se avrei sospeso la gara".
Desolazione, frustrazione, sconforto. I tifosi biancocelesti lasciano lo stadio svuotati. Che è un po' la sensazione che trasmette la Lazio di questa stagione. Sul finire della scorsa stagione la squadra di Pioli aveva espugnato il San Paolo sia in Coppa Italia che all'ultima partita di campionato, in quello che era considerato lo spareggio Champions. Eppure nel giro di pochi mesi il mondo si è capovolto. La Lazio è crollata, il Napoli è decollato, e su due confronti diretti si sono concretizzate due sconfitte nette. Riassunto perfetto del rammarico che affligge oggi il laziale. Con le vittorie di Roma e Milan la zona europea si è allontanata ulteriormente, al punto che la probabilità di vedere la Lazio in campo internazionale l'anno prossimo sono sempre più ridotte. A parlare a fine partita è stato proprio Onazi, che lo scorso 31 maggio al San Paolo segnò il gol del 3-2: "Basta pensare allo scorso anno - ha esordito -, dobbiamo concentrarci sul presente per risalire. Il calcio è questo: oggi va male, domani già va bene". Il centrocampista nigeriano ha poi analizzato la partita di ieri sera: "Non abbiamo giocato da squadra. Se non si pressa tutti insieme poi è difficile far bene. Avevamo studiato attentamente il tipo di gioco del Napoli, avevamo imparato i movimenti di Callejon e Insigne, ma non siamo riusciti ad applicare durante la gara ciò che avevamo preparato". Troppo spesso in questa stagione la Lazio non è riuscita a reagire dopo aver incassato un gol: "Subita la rete, capita perdere fiducia, ma l'importante è riuscire a superare il momento e ritrovare la voglia e il morale per tentare di recuperare". Un commento anche sulla classifica, con la Lazio che resta in nona posizione: "Ci siamo allontanati dalla zona europea, è vero, ma dobbiamo pensare positivo e continuare a crederci. Adesso cerchiamo di vincere le prossime partite e prendere più punti possibili. Il mercato? Quel che è stato è stato". La partita è stata macchiata da cori discriminatori e ululati razzisti: "Sinceramente quando sono in campo non sento quello che viene detto al di fuori del terreno di gioco perché sono concentrato. Di certo però non si può dire che i tifosi della Lazio siano razzisti. Io non ho mai avuto nessun tipo di problema". Con la mente Onazi è già alla sfida col Genoa: "Abbiamo già perso troppi punti, questa consapevolezza ci aiuterà a vincere la partita".