Sabato 11 gennaio 2014 - Bologna, stadio Renato Dall'Ara - Bologna-Lazio 0-0 11 gennaio 2014 - Campionato di Serie A - XIX giornata - inizio ore 20.45
BOLOGNA: Curci, Antonsson, Natali, Cherubin (72' Cech), Garics, Pazienza, Christodoulopoulos, Kone, Morleo (80' Krhin), Diamanti, Bianchi. A disposizione: Stojanovic, Agliardi, Radakovic, Della Rocca, Laxalt, Perez, Cristaldo, Moscardelli, Acquafresca. Allenatore: Ballardini.
LAZIO: Berisha, Cavanda, Biava, Dias, Lulic, Candreva (72' Ederson), A. Gonzalez (90' Onazi), Ledesma, Hernanes, Felipe Anderson (46' Keita), Klose. A disposizione: Strakosha, Guerrieri, Ciani, Novaretti, Pereirinha, Vinicius, Biglia, Floccari, Perea. Allenatore: Reja.
Arbitro: Sig. Celi (Bari) - Assistenti Sigg. Longo e Manganelli - Quarto uomo Sig. Di Liberatore - Assistenti di porta Sigg. Damato e Di Bello.
Note: ammoniti Kone, Pazienza, Ledesma e Biava tutti per gioco scorretto. Angoli 1-3. Recuperi: 0' p.t., 2' s.t.
Spettatori: paganti 2.948 per un incasso di 42.379 euro, abbonati 13.295 per una quota di 124.954 euro.
La Gazzetta dello Sport titola: "Bologna-Lazio, pari e fischi. E’ meglio non farsi male".
Continua la "rosea": Pari e patta. Senza spettacolo, con pochissime emozioni e tanti interrogativi che restano senza risposta per entrambe le squadre. Bologna e Lazio decidono di non farsi male e alla fine ci riescono, portando a casa uno 0-0 che muove la classifica e rinvia a tempi migliori la soluzione dei rispettivi problemi. Entrambe convalescenti ed entrambe fresche di cambio in panchina (per Ballardini era il debutto, per Reja la seconda partita) la formazione emiliana e quella romana confermano che non è un caso che le relative classifiche siano deficitarie. Risultato che più giusto non si può. Per il semplice motivo che nessuna delle due meritava di vincere. E alla fine i tifosi rossoblù contestano squadra e società . Quando un nuovo tecnico arriva al capezzale di una formazione malata la prima cosa che fa è coprirsi le spalle. Così tanto Reja (che lo aveva già fatto con l’Inter) quanto Ballardini pensano soprattutto a registrare la fase difensiva. Atteggiamento comprensibile perché entrambi devono rimettere insieme i cocci di due squadre che, nella prima parte della stagione, hanno disfatto più che fatto. La Lazio tenta di fotocopiare la gara di lunedì sera all’Olimpico: baricentro basso, possesso palla con ritmi compassati in attesa dell’imbeccata giusta in avanti.
Che nei primi 45 minuti non arriva mai perché Felipe Anderson si conferma oggetto misterioso, perché Hernanes è ancora il lontano parente del giocatore che fu e Candreva continua ad essere meno ispirato del solito. Dall'altra parte Ballardini tiene la squadra ancora più bloccata. La difesa a tre è in realtà a cinque, con i tre rimanenti centrocampisti che si piazzano solo qualche metro più avanti rispetto alla linea difensiva. La fase offensiva viene delegata unicamente alle invenzioni di Diamanti e, volendo, alle incursioni di Kone e Christodoulopoulos. Progetto tattico che s’intravede a tratti nel primo tempo, perché Diamanti un paio di volte impegna Berisha e, ancor di più, perché l’unica vera palla-gol della partita prima dell’intervallo è del Bologna. Nasce da un’intuizione proprio di Diamanti che apre per Kone che a sua volta innesca Garics. Sul cross dell’austriaco Bianchi prova a fare il Palacio del derby, ma il suo colpo di tacco è meno angolato e Berisha neutralizza. Il copione della ripresa non cambia granché. Dopo l’ora di gioco le squadre si allungano un po’, ma non al punto da creare gli spazi necessari a rendere il match più interessante. E non contribuiscono a mutare lo scenario neppure i cambi. Reja mette Keita al posto dello spento Anderson subito dopo l’intervallo, ma il senegalese non è che combini molto più del brasiliano. E poi verso la mezzora il tecnico laziale butta dentro pure Ederson per dare più peso ad un attacco che resta però sterile. Ballardini risponde con Cech per Cherubin e poi con Krhin per Morleo.
Cambi più che altro dettati dalla necessità di far rifiatare qualcuno, non certo per rendere la squadra più propositiva. Lo 0-0 resta così scolpito. Ci sono solo un paio di lampi nel buio che possono schiodarlo. Uno per parte. Al 25’ è Klose (sì, proprio lui) a sbagliare il più facile dei gol. Sul cross di Candreva il tedesco deve solo appoggiare in rete e invece manda clamorosamente alto. Dieci minuti dopo è Kone a far gridare al gol i tifosi di casa. La sua girata al volo sul cross di Diamanti finisce di pochissimo fuori (a Berisha battuto). Pari e patta sia nel punteggio sia nelle recriminazioni.
Il Corriere dello Sport titola: "A Reja manca il gol di Klose".
Continua il quotidiano sportivo romano: Novanta minuti di niente. Le rare occasioni di questa partita sono nate da errori, come tutta la gara, un errore sopra l’altro. Il Bologna ne ha avute due, la Lazio una, la squadra di Reja non ha mai tirato nello specchio della porta, quella di Ballardini è arrivata a quattro, mettendo nel conto anche conclusioni debolissime. Bologna e Lazio hanno giocato a non farsi male. La sofferenza della loro stagione, sfociata nel recente (per il club romano) e recentissimo (per quello emiliano) cambio in panchina, aveva indotto le due squadre a controllarsi, guardandosi non in cagnesco ma con occhio comprensivo. Zero ritmo, zero movimento, zero gioco, una montagna di sbagli quando il campo si apriva consigliando un appoggio superiore ai 10 metri. Nei primi 45 minuti, c’è stata una sola occasione da gol, per il Bologna, sventata dalla respinta di Berisha su colpo di tacco di Bianchi, pizzicato in area da un cross di Garics. E’ stata anche l’unica bella azione del primo tempo. Poco prima il Bologna aveva trovato la porta dell’albanese con due tiri deboli e centrali di Diamanti, dall'altra Curci si era visto solo per un paio di tranquillissime uscite. Con Radu fuori per squalifica, Reja aveva pensato di arretrare Lulic sulla linea dei terzini e di inserire Felipe Anderson sulla fascia sinistra.
Lulic ha risposto bene, spingendo con una certa frequenza, senza però trovare la sponda giusta nel brasiliano, fuori dal gioco come il suo connazionale Hernanes. Dall’altra parte l’imprecisione di Cavanda impediva a Candreva di muoversi con la pericolosità vista lunedì scorso contro l’Inter. L’unico riferimento preciso della Lazio era il suo regista, Ledesma, pronto a tagliare le vie di accesso del Bologna verso Bianchi e soprattutto a rilanciare il gioco. Reja ha ereditato da Petkovic una squadra che in questa stagione non ha mai vinto in trasferta e ieri si è capito perché. Sul piano tecnico, la sua superiorità pur evidente in ogni zona del campo e in ogni duello diretto, non riusciva a materializzarsi per la paura che l’ha continuamente frenata. Faceva troppa fatica a raggiungere Klose, che in 90' ha avuto una sola palla buona e l’ha sbagliata, tanto per non uscire dal tema principale della gara: gli errori. Il Bologna era stato invece... stimolato dall'avvertimento della sua curva. "Ci meritiamo di più" cantavano minacciosi i tifosi quando le squadre si sono affacciate sul campo, ma quel di più non si è quasi mai visto. Ballardini aveva anticipato in conferenza stampa quale era il suo primo obiettivo, la compattezza, e così ha bloccato il centrocampo, obbligando i due greci Kone e Lazaros a non scoprirlo troppo. Solo Diamanti, la seconda punta, ma anche il sesto centrocampista, legava Bianchi al resto della squadra. Alino ha giocato una partita da capitano, con rabbia e accanimento, era l’unico in campo a mettere sempre la palla giusta.
Il Bologna ha giocato sui propri limiti, non li ha nascosti, ma ha cercato di farne una sua forza: se non ci sono fini dicitori (Pazienza, in posizione centrale, ha sbagliato una quantità incredibile di passaggi e lanci), meglio stare raccolti e chiudere i varchi. Insomma, un’attenta fase difensiva. Per sfruttare la spinta di Lulic, Reja ha provato nel secondo tempo con Keita al posto di Felipe Anderson, ma la partita è rimasta identica al primo tempo. Una non partita. La Lazio ha solo pareggiato il numero delle occasioni da gol sbagliati, ovviamente per imperizia altrui, non per meriti propri: Pazienza ha perso palla a centrocampo, Candreva è scattato a destra e piazzato il pallone alle spalle della linea difensiva del Bologna, dove Klose è arrivato con la porta aperta, ma a due passi, di sinistro, ha alzato la palla oltre la traversa. Troppo brutta questa partita per meritare un gol. E forse anche per questo l’ultimo brivido della gara, una bella girata di Kone su cross di Diamanti, è uscita di poco, ma è uscita.
Il Messaggero titola: "Lazio, un piccolo punto".
Continua il quotidiano romano: Un punto per sopravvivere e sperare nel mercato. Ma né la Lazio, né il Bologna hanno grandi motivi di soddisfazione al termine di una partita che potrebbe diventare un valido spot di "anticalcio", costellata di nefandezze tecniche da rabbrividire che offendono lo spettacolo e mortificano gli spettatori. Reja, ricompattato il gruppo, ripresenta Anderson ma il giovane brasiliano continua a sprecare le opportunità che gli vengono offerte. Quasi sempre emarginato da una sfida che la squadra interpreta soprattutto in fase di contenimento e i pochi palloni giocabili non lasciano tracce. Una presenza calligrafica, nel contesto di un primo tempo mediocre per qualità e personalità . Un incontro davvero avaro di contenuti, tra formazioni in chiara difficoltà e crisi d’identità , ma a deludere è soprattutto la Lazio. Il Bologna ci mette maggiore grinta e intensità e, pur senza rischiare mai il contropiede, prova a pungere timidamente. Un paio di conclusioni velleitarie di Diamanti e una chiara occasione da gol (28’), nell'unica azione degna di questo nome: cross basso di Garics, Bianchi devia al volo con il tacco e Berisha respinge di piede. Il Bologna di Ballardini gioca molto corto, si sacrifica nel raddoppio della marcatura ma fa poco in fase di costruzione. La Lazio ancora meno. Una squadra che pesa quasi esclusivamente a difendersi, a chiudere ogni spazio, rinunciando ad attaccare. Fa malinconia vedere Klose lasciato al proprio destino tra i cerberi rossoblu che lo braccano da vicino.
Per l’intera prima frazione i biancocelesti non tirano mai in porta. Atteggiamento scolastico, circolazione molto lenta della palla, manovra sempre scontata e assoluta mancanza di ritmo. Né Cavanda e Candreva, sulla destra, né Lulic e Anderson, a sinistra, riescono a conferire al gioco la necessaria velocità . Hernanes, ben marcato da Konè, non si accende mai mentre Ledesma copre bene ma sbaglia appoggi, anche quelli più semplici. Nessuno che attacchi profondità per dettare il passaggio, in un grigiore assoluto. Reja restituisce quadratura alla squadra, però serve qualcosa in più per puntare a vincere. Giocare alla stregua di una provinciale può migliorare la situazione ma non accende certamente l’entusiasmo e non fa compiere progressi. L’ingresso di Keita, in avvio di ripresa, dà un pizzico di vivacità in più alla fase offensiva senza che la qualità complessiva lieviti. Le squadre sono sempre più propense a difendere, che a costruire e la gara vivacchia a centrocampo senza sussulti, avviluppata nelle sue vischiose situazioni di fondo. La Lazio, impacciata e timida, prova ad agire di più sulle fasce, però trova avversari pronti a chiudersi per affidarsi a lunghi e prevedibili lanci per Bianchi. L’opportunità per forzare il destino arriva comunque per i biancocelesti ed è solare, irripetibile (26): un cross basso di Candreva trova la difesa felsinea imbalsamata e la palla finisce sul piede di Klose. Il tedesco, però, tradisce la sua fama di goleador calciando alto da 2 metri, tra l’incredulità generale. Un errore da censura, che pesa come un macigno e ne macchia la pagella.
A parte la palla-gol sprecata da Klose la Lazio non fa altro, dando la netta sensazione di giocare per il pareggio, così come aveva fatto contro l’Inter. Nonostante il Bologna confermi la propria fragilità di squadra prova di più a vincere, gettando nella mischia ogni risorsa e sfiora il colpaccio con un tiro di Konè che sfiora il montante. La formazione di Reja bada al sodo e alla possibilità di portare a casa un punto, arretrando quasi tutti gli effettivi sotto la linea del pallone. Questo atteggiamento remissivo dà coraggio ai rossoblu che, nel finale, nonostante la contestazione del pubblico, appaiono rivitalizzati e possono provare a spaventare Berisha. Ma il risultato non si sblocca: è giusto e rispecchia fedelmente un incontro di basso profilo. Per Reja quarto punto in 2 giornate e ancora nessun gol subito: la concretezza è tornata e i risultati sono tornati ma il gioco è un’altra tutta un’altra cosa. In temi d’emergenza c’è poco spazio per gli esteti.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Più facile trovare una pietra asciutta nel mare di un motivo che giustifichi questa Lazio in trasferta. Ci prova Alvaro Gonzalez, sin qui ingiustamente considerato un analista minore, un esegeta dei tacchetti e del cuoio. Dice: "Cosa ci è successo con il Bologna? Semplice: troppo lontani dalla porta". E se stai lontano il gol non lo puoi fare. Infatti la Lazio non lo ha fatto. Però: "Mi ricordo solo una palla rubata a centrocampo e con tre passaggi siamo arrivati in porta e per tanto così non facciamo gol. Per il resto è stata una partita piuttosto chiusa, con poche occasioni da gol - aggiunge - siamo stati troppo prevedibili, e questo non va bene". Noia, insomma, e, come dice Gonzalez, "è mancata un po’ di cattiveria in attacco". Anche perché è soprattutto in serate buie e tempestose che bisogna accendere qualche cero: preghiera di cattiveria. "Ne è mancata un po’ in avanti, sì, ma la voglia no, quella non è mai mancata. E allora dobbiamo tenerci questi quattro punti, voltare pagina e andare avanti. Quella di ieri è stata una partita abbastanza chiusa da parte di tutte e due le squadre. E’ buono non aver preso gol, questo sì, ma non abbiamo fatto bene da metà campo in avanti perché eravamo troppo distanti dalla porta".
E allora qualcosa bisognerà migliorare, ma che cosa? "Le ripartenze - va avanti ancora l’uruguaiano - è stato quello uno dei problemi. Quando siamo riusciti a fare gioco in velocità siamo andati molto vicini al gol". Insomma, la Lazio pensa già al futuro. Alla sfida di martedì contro il Parma in Coppa Italia. "E’ una partita importante che vogliamo vincere, anche per cercare di migliorare la condizione fisica di alcuni giocatori che magari hanno giocato meno". Si guarda avanti, talmente avanti che Gonzalez vende anche il Brasile e il Mondiale, il Sudamerica. "Ora penso alla Lazio, e devo dare tutto per questa squadra. Perché se faccio così, mi preparo bene, avrò la possibilità di giocarmi un posto in una competizione così importante. Sto cercando la mia condizione di forma, sono stato un mese fermo e adesso che c’è un nuovo allenatore che mi dà fiducia. Devo però continuare a guadagnarmi il posto e lo farò giocando con la massima grinta e con la determinazione che serve".
Doveva e poteva essere la notte giusta per alzare la testa e scalare la classifica. E’ mancata la prodezza di Klose. Un solo pallone buono da sbattere in rete, un errore. Ma la Lazio ha girato a vuoto, non ha mai cambiato passo e creato occasioni. Brutta partita. Da salvare la tenuta difensiva, perché fuori casa Petkovic aveva sempre preso almeno un gol, e il conto della classifica: 4 punti in 180 minuti. Reja, però, non è soddisfatto. Mai quest’anno la squadra biancoceleste era riuscita a vincere in trasferta: appuntamento rinviato. Il friulano si aspettava un altro tipo di prestazione. "Non abbiamo fatto neppure un tiro, a parte l’occasione di Klose in cui potevamo andare in vantaggio. E’ mancata profondità . Manteniamo bene l’assetto tattico nella fase difensiva, ma non ci muoviamo senza palla. Forse neppure c’è una buona condizione fisica. Verso la fine, ho visto tre o quattro giocatori molto stanchi. Questa Lazio può fare molto di più. C’è qualche timore, un condizionamento dovuto forse al momento. Vorrei vederli più sciolti, l’ho detto prima della partita, l’avevo ripetuto in settimana. Mi auguro che presto venga fuori maggiore sicurezza. Altrimenti così non faremo molti punti" ha spiegato Reja, lucidissimo nell’analisi. Ha dato fiducia a Hernanes, non l’ha sostituito. Gli concederà altre occasioni. "Il brasiliano ha grandissima resistenza, può muoversi da trequartista oppure da mezz’ala. L’anno passato ha giocato così e aveva fatto una decina di gol con prestazioni straordinarie. Manterrò questo tipo di assetto. Le analisi sono altre. Non ho visto un taglio, eppure li avevo chiesti ai miei giocatori. Non si attacca la profondità senza palla, questo è il problema. Vengono tutti incontro a chiedere il pallone".
L’unica occasione è stata creata da un movimento di Keita, che ha servito Candreva, rapidissimo a cercare Klose. "Bisognava allargarsi di più senza palla. Non lo facciamo. Questa era una caratteristica della Lazio in passato. Forse tutte e due le squadre erano preoccupate. Si possono perdere le partite, ma noi possiamo giocare molto meglio. La Lazio non deve essere preoccupata". Reja è convinto che l’organico della Lazio possa esprimere una classifica diversa. "Lotito non mi chiede niente, siamo convinti tutti e due di avere un organico per fare ottime prestazioni. Non saremo la Juve, il Napoli o la Fiorentina. Ma dovremmo ritrovarci subito dietro a livello di gioco e di punti. E’ la stessa squadra che avevo lasciato, saranno pure invecchiati di due anni, ma le qualità ci sono. Per esempio Biava e Dias sono stati ottimi, hanno tenuto insieme la linea difensiva". Presto tornerà Mauri. "E’ uno che attacca gli spazi, può darci dal punto di vista tattico la profondità che gli altri non possiedono. Ci potrà dare una grossa mano, ma prima del suo rientro avremo altre partite". Sul tema mercato, Reja non s’è tirato indietro. Aspetta dei rinforzi. E ha risposto con chiarezza. "Qualcosa bisogna fare, ne parleremo in settimana dopo la Coppa Italia. Con Lotito siamo d’accordo, vedremo se ci sono opportunità di migliorare l’organico". Felipe Anderson ha perso una buona occasione: "Durante la settimana aveva dimostrato una condizione straordinaria, saltava l’uomo, faceva i tagli, si vede che deve essere condizionato anche lui. L’ho tolto perché non mi sembrava in partita".