26 dicembre 2018 – Bologna, stadio Renato Dall'Ara - Campionato di Serie A, XVIII giornata - inizio ore 15.00
BOLOGNA: Skorupski, Calabresi, Danilo, Helander, Mattiello (61' Orsolini), Poli (82' Destro), Nagy, Svanberg, Krejci, Santander, Okwonkwo (64' Palacio). A disposizione: Da Costa, Santurro, De Mario, Dijks, Gonzalez, Paz, Dzemaili, Mbaye, Donsah, Pulgar. Allenatore: F. Inzaghi.
LAZIO: Strakosha, Luiz Felipe, Acerbi, Radu, Marusic, Leiva, Milinkovic (74' Lukaku), Lulic, Correa (66' Parolo), Luis Alberto, Caicedo (61' Immobile). A disposizione: Proto, Guerrieri, Bastos, Wallace, Patric, Murgia, Cataldi, Badelj. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Pairetto (Nichelino - TO) - Assistenti Sigg. Del Giovane e Bindoni - Quarto uomo Sig. Serra - V.A.R. Sig. Nasca - A.V.A.R. Sig. Vivenzi.
Marcatori: 30' Luiz Felipe, 90' Lulic.
Note: ammonito al 45' Calabresi ed all'81' Palacio entrambi per proteste. Angoli 1-7. Recuperi: 0' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 19.230 di cui 13.708 abbonati e 5.522 paganti. Incasso di Euro 261.840, rateo abbonati Euro 155.848.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Amor di fratello e di coltello. Simone Inzaghi inguaia Pippo. La Lazio passa a Bologna con Luiz Felipe e Lulic e consolida il 4° posto. Resta in bilico l’allenatore rossoblù, però i tifosi contestano i dirigenti".
Continua la "rosea": Pippo esce a testa bassa mentre la curva urla quasi di tutto. Simone lo raggiunge dopo e sul suo volto si vede il conflitto interno fra l’aver consolidato il 4° posto e messo nei guai (seri) il fratellone. Niente occhio di riguardo da parte del secondogenito: troppo forte la Lazio e troppo incapace di far male e far buon calcio il Bologna che non vince da 11 partite e che resta sempre in fondo al treno con addosso la contestazione dei suoi tifosi, ormai saturi di una squadra che non fa né gol e né solletico. I gol di Luiz Felipe e Lulic arrivano da corner (6 reti totali così: come nessun’altra in A), situazione ben nota ma che lascia il Bologna impietrito. Un Bologna costruito male e - questa volta - condotto con scelte discutibili: Pippo decide di iniziare la gara con Okwonkwo e... una panchina extralusso, nel senso che accanto a lui ci sono Orsolini, Palacio e Destro. Mah. Simone, invece, poco alla volta acquista pericolosità davanti infilando Immobile e facendo tutta una serie di cambi che conservano e piallano: la differenza è anche in questo, Pippo mette uomini che non cambiano nulla in una squadra che già non sa segnare; Simone può farsi un cubo di Rubik in serenità con la quantità qualitativa che ha in campo e in panca. "Avete rotto il c...", "Meritiamo di più" e "Dirigenti di m..." sono i tre cori che accompagnano squadra e dirigenza all’entrata negli spogliatoi.
Non c’è bel tempo al Dall’Ara: Pippo non è preso di mira, per ora resiste nonostante ci sia sempre Donadoni a libro paga. Ma l’11 iniziale (Santander è sgonfio da tempo) si è consegnato a una Lazio sì superiore ma senza mai dare l’impressione di avere le pallottole per fare male. Poi è vero che prima del gol della Lazio (Luiz Felipe lasciato solo da Mattiello) il Bologna qualcosa ha creato ma sempre con morbidezza e dando mai l’idea di scavare un solco positivo. Così, Simone ha controllato tutto: nella ripresa ha addirittura più gestito che cercato il raddoppio poi arrivato su colpo di Lulic davanti a un Bologna che con tutto l’arsenale in campo ha indirizzato un solo tiro in porta (testa di Orsolini) in tutta la ripresa. Le già fragili certezze si sono sciolte. Questa Lazio ha una superiorità schiacciante e gioca con un filo di gas: si è permessa di lasciare Immobile in panca ma ha proposto per la seconda volta di fila le mezzeali offensive, ha colpito e gestito con pazienza e senza fastidi. E il Bologna? Arido e inconcludente, per errori e incapacità . Ora Inzaghi-grande deve passare la "nuttata" di Napoli: dopo, il mercato potrebbe regalargli Sansone (Nicola), Ogbonna e altri due uomini. Ma un ko pesante al S.Paolo potrebbe veicolare quei regali ad altro destinatario.
? Il Corriere dello Sport titola: "Simone è figlio unico. I biancocelesti tornano a vincere in trasferta dopo oltre due mesi. E ora Pippo è a rischio esonero. Il crudele derby in famiglia dei fratelli Inzaghi deciso dalla superiorità della Lazio e da due calci d’angolo".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Simone esonera Pippo. Anche se sarà con ogni probabilità un botto con effetto ritardato, buono per il Capodanno. Ma l’innesco del 2-0 della Lazio a Bologna non potrà che essere questo, a prescindere dal risultato di Napoli-Bologna di sabato prossimo. La saga della famiglia Inzaghi è una bella storia di calcio senza festa. O meglio è festa per uno solo. E lo si vede in modo plastico, come fosse una rappresentazione pittorica a quadri. A fine gara Pippo è il primo a imboccare, più veloce di tutti, anche più veloce dei calciatori, il tunnel degli spogliatoi. Simone invece resta ad abbracciare chi gli capita a tiro. E ha certo grandi motivi. La Lazio ha ripreso a vincere, l’ultimo successo in trasferta risaliva ad oltre due mesi fa (il 21 ottobre a Parma), e la distanza con il Milan è diventata netta: tre punti. Quarta piazza blindata e balzo con vista terzo posto. Si vedrà dopo la sfida dell’Olimpico con il Torino. Il Bologna invece si avvia a chiudere il più disastroso dei gironi d’andata. Certo, una vittoria a Napoli sarebbe ancora sufficiente per dare un minimo di spinta ad un volo arrivato in prossimità dello stallo, ma sarebbe come pensare di vincere alla lotteria senza acquistare il biglietto. Piuttosto si rischia di precipitare senza un refolo di vento e l’unica tormenta annunciata è già in parte arrivata.
Proviene da una curva che ormai ha abbandonato tutti: insulta in coro i dirigenti e accoglie il finale di partita con un buran destinato a non placarsi. Il mercato servirà ? Mah. Non da solo. Il Bologna è un malato cronico e lo spettacolo visto al Dall’Ara ieri è stato il manifesto dell’anticalcio. Se si pensa che i paganti erano appena cinquemila, oltre la metà laziali, si capisce a quale profondità sia arrivata la crisi. Eppure la salvezza dei rossoblù è a soli due punti e basterebbe cambiare rotta e mentalità . La partita sembra una sfida fra chi si è appena svegliato e gradirebbe un’ora di sonno in più e chi proprio più di tanto non può dare. E’ un’amichevole estiva fra due squadre di categorie diverse. Manca il caldo del precampionato e i colori d’agosto. Freddo e labbra livide, i primi movimenti sono quelli di una digestione consumata con fatica. La Lazio sembra non voglia far troppo male, anche la scelta di tenere Immobile in panchina fa capire come Simone pensi allo sprint finale del 2018 in due tappe da rispettare rigorosamente. La prima mettere al sicuro senza rischi e affanni la trasferta bolognese e poi tentare il colpo del ko contro il Torino.
L’idea di gioco somiglia molto a quella messa in campo contro il Cagliari. Squadra rimodellata sulla spinta di Marusic, che si allarga a tal punto che la difesa del Bologna (zero gol subiti contro Milan e Parma) perde compattezza. Fa più Luis Alberto che Milinkovic, in un primo tempo sufficiente a far capire che, dopo i primi venti minuti, la partita è in pieno dominio del centrocampo laziale. Il Bologna prova a sorprendere la prudente messa a regime della gara da parte della Lazio, ma poi sale il livello di gioco e la qualità di Lucas Leiva e di Luis Alberto, ma anche di un Milinkovic non a proprio agio, surclassa quella di Nagy, Svanberg. Poli corre e riconcorre. Ma non basta. L’impressione è sconcertante. C’è anche da dire che la difesa del Bologna, per due turni esaltata a modello, prende due gol su calcio piazzato in modo identico. Una rete variazione dell’altra. Corner calciati entrambi da Luis Alberto, in tutti e due casi sono seguiti dai colpi di testa di Luiz Felipe che spiazzano i saltatori rossoblù: in un caso gol diretto (il primo del giovane brasiliano in Serie A) e nell’altro con inserimento di Lulic. La Missa Solemnis dei due fratelli allenatori diventa un cantico dissonante. Simone guarda la grande Europa, Pippo il precipizio sul cui orlo danza da mesi con una squadra senza più partitura e con degli orchestrali stonati.
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Spietatezza e contentezza: "Bisogna essere ambiziosi, la Lazio ha la possibilità di vivere un campionato di alto livello. Non guardiamo la classifica, dobbiamo avere continuità nella vittoria. Puntare al terzo posto? Mancano 20 partite, guardiamo in casa nostra, piano piano stanno aumentando le certezze". Simone Inzaghi carnefice di fratello Pippo. Non può guardare in faccia nessuno per ritentare l’aggancio Champions. E’ quarto, ha distanziato il Milan di tre punti. E’ più ambizioso che mai, sbircia il terzo posto. Da quando ha tolto i freni, la Lazio ha ripreso il volo, superando ostacoli. E’ stata epica, per trama, la sfida tra i fratelli Inzaghi. Papà Giancarlo l’ha vissuta in Tribuna d’Onore, s’è "staccato" dal resto della famiglia, ha visto la partita in disparte, tra seggiolini vuoti, come fa a casa, chiuso in se stesso. Simone e Pippo si sono offerti ai flash, abbracciandosi, nel pre-partita. Nel post si sono salutati dentro gli spogliatoi (Pippo, al 90’, ha lasciato il campo subito). A Simone è toccata la parte della "iena", ha vissuto 90 minuti nell’intimità dei suoi affetti più cari. Lui, esagitato, ha esultato senza esagerare. Al gol di Luiz Felipe s’è limitato ad agitare un pugno, al raddoppio di Lulic s’è seduto in panchina, gli brillavano gli occhi, era felice e dispiaciuto al tempo stesso. E’ stata una partita disumana per tutti gli Inzaghi: "Pippo? E’ stata una grande emozione sfidarlo - ha detto Simone - fortunatamente ho vinto io, ma il Bologna perderà poche partite se giocherà con lo spirito del secondo tempo. I più in difficoltà credo siano stati i miei genitori, sono contento che siano venuti allo stadio. Questa giornata rimarrà per sempre nei miei ricordi".
Fuori Immobile, con la scusa dell’affaticamento. Dentro Caicedo. Leiva titolare dopo più di un mese, Parolo in panchina. Confermati Luis Alberto e Correa. Inzaghi, dal match col Cagliari in poi, ha cambiato l’interpretazione del 3-5-2, ha cambiato le regole, non sceglie più in base alle gerarchie: "Sono rientrati giocatori importanti come Luis Alberto e Leiva. Stavolta è toccato a Immobile e Parolo restare fuori, la prossima volta toccherà a qualcun altro. Tutti i titolari devono abituarsi. Al di là degli interpreti conta lo spirito. Immobile aveva finito col Cagliari molto affaticato, voleva partire dall’inizio, ma ho fatto dei ragionamenti, anche Milinkovic non era al massimo". Luis Alberto è tornato mago dei corner: "Le palle inattive nel calcio odierno sono importanti, sono stati bravi sia Luis Alberto che Luiz Felipe. Sul secondo gol è andato dentro Lulic, di solito non lo fa, è stato bravissimo. Abbiamo giocato nove partite senza Leiva, il secondo a calciare le palle inattive dietro Luis Alberto". Vittoria col Cagliari, bis a Bologna. Due successi per tornare in quota: "Nel primo tempo siamo andati meglio noi, nel secondo il Bologna, ma abbiamo sempre giocato da squadra, siamo stati concentrati sulle marcature preventive. Nella ripresa potevamo ripartire meglio, dobbiamo fare di più, è un aspetto da analizzare, siamo stati bravi a soffrire". Continuità , ecco cosa farà la differenza Champions. Inzaghi, dopo Bergamo, aveva un presentimento: "A Bergamo ho detto che ero convinto che saremmo ripartiti. Sentivo in cuor mio che i ragazzi stavano tornando. Abbiamo un gruppo coeso, di professionisti seri, rispettano le mie scelte e non è mai facile. Io sono qui per scegliere".