Domenica 3 novembre 2013 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Genoa 0-2 3 novembre 2013 - Campionato di Serie A - XI giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Marchetti, Cavanda, Ciani, Radu, Pereirinha, A. Gonzalez (61' Perea), Ledesma (72' Keita), Onazi, Candreva, Klose, Felipe Anderson (61' Ederson). A disposizione: Berisha, Strakosha, Elez, Vinicius, Floccari. Allenatore: Petkovic.
GENOA: Perin, Antonini, Portanova, Manfredini, Biondini, Cofie, Matuzalem (69' De Maio), Marchese (46' Fetfatzidis), Antonelli, Gilardino (77' Konatè), Kukca. A disposizione: Bizzarri, Donnarumma, Sampirisi, Sturaro, Bertolacci, Centurion, Stoian, Tozser. Allenatore: Gasperini.
Arbitro: Sig. Tommasi (Bassano del Grappa) - Assistenti Sigg. Stallone e Giachero - Quarto uomo Sig. Tasso - Assistenti di porta Sigg. Guida e Baracani.
Marcatori: 60' Kucka, 71' Gilardino (rig).
Note: ammonito al 52' Matuzalem per gioco falloso, al 60' Ciani per fallo di mano, al 61' Ledesma per proteste. Angoli 5-4. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: paganti 10.807, abbonati 23.112 per un totale complessivo di 33.919. Incasso non comunicato.
La Gazzetta dello Sport titola: "Genoa, che colpaccio. Petkovic torna in bilico".
Continua la "rosea": Cade la Lazio ed è un tonfo pesante, il primo della stagione in casa. L’esecuzione è firmata Genoa e sono cinque volte e più di due anni che finisce così, Olimpico o Marassi fa lo stesso. La panchina di Petkovic, appena irrobustita dalla vittoria col Cagliari e [[dal pari di San Siro col derelitto Milan, torna a ballare. Apollon Limassol giovedì, e poi a Parma prima della sosta. È in queste due partite che si deciderà il futuro del tecnico biancoceleste. Quanto a Gasperini, dieci punti in cinque giornate, il suo ritorno sulla panchina del Genoa non profuma davvero di minestra riscaldata. La Lazio, nonostante la sconfitta, resta in testa all’"altro campionato, quello che va dal settimo posto in giù, visto che alle cinque grandi è rimasto agganciato il Verona. Ma la stagione sa ormai di definitivo ridimensionamento, ottimo pretesto per rilanciare la contestazione contro Lotito da parte di una curva che anche stavolta non si è voluta sottrarre (celebrando i neonazisti di Alba Dorata) alla divagazione politica.
Match dai due volti, con la Lazio protagonista dopotutto di un discreto primo tempo, complice anche l’atteggiamento più che guardingo del Genoa, che Gasperini schiera con un terzino, Antonelli, all’ala, per un 3-5-1-1 che molto spesso diventa 5-4-1. Orfana di diversi titolari (Lulic ed Hernanes i due più importanti), la Lazio fa una gran fatica a costruire palle-gol e se la giornata di Klose non è quella giusta (i suoi due colpi di testa respinti da Perin sanno molto di gol mangiati) ai biancocelesti non resta che la verve di Candreva. Che oltre a impegnare il brillante portiere ospite sui calci piazzati, si guadagnerebbe anche un rigore: la maglia tirata da Biondini nel corso di un’azione ancora lontana dall’essere con certezza pericolosa è esaltata da tutti i replay televisivi. L’arbitro Tommasi, per il resto corretto, ci pensa su e poi si astiene. Sbagliando.
Il rigore negato è l’alibi su cui possono poggiare le recriminazioni Lazio. Ma non appena il Genoa, ben diretto dal fischiatissimo ex Matuzalem (reo di avere a suo tempo azzoppato Brocchi) mette fuori la testa, e questo avviene già sul finire del primo tempo, la partita cambia indirizzo. Gasperini è bravo a cogliere gli indizi e all’inizio della ripresa toglie Marchese, un altro terzino utilizzato da mediano, e inserisce Fetfatzidis, attaccante assai rapido e dotato di buona tecnica. È l’uomo che cambia la partita, prima dando coraggio alla squadra che guadagna campo, poi confezionando l’assist per Kucka, che trafigge la Lazio sul fronte sinistro, presidiato molto male dal presuntuoso Cavanda. Anche il raddoppio nascerà da quelle parti. Antonelli, tornato a fare quel che sa meglio, il laterale sinistro, arriva fin nell’area piccola dove Ciani in affanno schiaffeggia il pallone. Volontarietà o puro istinto, il confine è sottile e il rigore netto. Stavolta Tommasi si giova forse dell’aiutino dell’arbitro di porta (Guida) e l’immortale Gilardino fa 2-0. Ederson, Perea e poi Keita per Felipe Anderson, Gonzalez e infine Ledesma. I cambi di Petkovic, più che aggiungere, tolgono qualcosa alla Lazio che finisce con un improbabile 4-2-4. Ma al di là di una certa permanente confusione è difficile fargliene una colpa: la squadra è questa, e la linea verde del nuovo corso lotitiano, dopo avere abusato di vecchietti ormai consumati, è di là dal maturare. Se ne riparlerà, forse, tra qualche anno.
Il Corriere dello Sport titola: "Gasp e l’arbitro riaprono la crisi".
Continua il quotidiano sportivo romano: E’ una maledizione il Genoa, non solo perché dalla partita entrata nell’inchiesta della Procura di Cremona (maggio 2011) nelle ultime tre stagioni la Lazio è uscita regolarmente sconfitta nei confronti diretti. Cinque vittorie consecutive per il Grifone, di cui tre allo stadio Olimpico. Non può essere considerata una coincidenza, invece, se Gasperini ha spinto di nuovo Petkovic verso la crisi. Lotito non ha ancora deciso di cacciarlo, ma il bonus sta scadendo e al tecnico bosniaco servirà una lunga serie di risultati positivi per evitare il peggio, dando un significato a una stagione che sta diventando anonima. Questa era l’occasione giusta per restare agganciati alla Fiorentina e al treno per l’Europa League. La Lazio, invece, ha perso per la prima volta nel suo fortino, scivolando a sei punti dal sesto posto. Nessuno immaginava che potesse lottare per lo scudetto, ma neppure di ritrovarla con 15 punti dopo 11 giornate. Medie bassissime. Una lenta agonia.
Giustificata la contestazione dell’Olimpico. La Lazio è rientrata nello spogliatoio tra i fischi dei suoi tifosi. Non ha più un’identità tattica, non si vede il gioco, non sfonda in attacco perché Klose fatica a essere decisivo come una volta, Hernanes non c’è più e la fase difensiva di tutta la squadra (non solo dei soliti giocatori) funziona male. Partita maledetta, perché nonostante gli squilibri tattici, la Lazio avrebbe potuto lo stesso vincere, se avesse capitalizzato il volume di gioco e le occasioni prodotte nel primo tempo. Decisivo (in negativo) l’arbitro Tommasi. Era da rigore la trattenuta di Biondini su Candreva (31’ pt). Era da rigore il fallo di mano di Antonelli sul cross di Felipe Anderson (3’ st). Sviste fatali sullo 0-0. Capovolto il metro di giudizio quando Ciani, scavalcato da Antonelli, ha toccato con la mano il pallone, provocando il penalty del raddoppio firmato da Gilardino. Il Genoa si era già preso la partita legittimando una fase in cui aveva allontanato la Lazio dalla porta di Perin con il gol di Kucka. Gasperini alla cassa: 10 punti in 5 giornate e un altro balzo in classifica.
Nove indisponibili, alla lista Petkovic ha aggiunto in extremis anche Hernanes, bloccato da un infortunio muscolare. Ha scelto tre mediani, come nella ripresa di San Siro, e Felipe Anderson a completare il tridente. Ma era complicato trovare spazi utili. Gasperini aveva alzato il muro davanti a Perin, 3-4-3 solo nominalmente, perché Gilardino era isolato in attacco. Il finto tridente era formato da Antonelli (un terzino) e Kucka (un mediano). Di fatto il Genoa stava giocando con sei centrocampisti, abilissimi a disturbare Onazi e Gonzalez. Nel traffico la Lazio avrebbe dovuto dare maggiore ampiezza alla manovra, invece Felipe Anderson andava puntualmente a sbattere per vie centrali. Candreva e Pereirinha gli unici capaci di verticalizzare il gioco. Quando il portoghese ha trovato la convinzione e il coraggio per attaccare sono nate le prime occasioni per la squadra di Petkovic. Perin ha respinto il colpo di testa ravvicinato di Klose, che subito dopo ha messo a lato di controbalzo il pallone scodellato in area da Ledesma. Il portiere del Genoa si è dovuto guardare soprattutto dalle bordate di Candreva, che per tre volte lo ha impegnato dalla distanza. Altre azioni non sono state finalizzate con il cross giusto. All’intervallo neppure un tiro del Genoa, allineato e coperto in difesa.
Gasp ha cambiato il copione tattico con l’ingresso di Fetfatzidis. Antonelli è tornato a centrocampo, traslocando a sinistra. E la vivacità del greco, abilissimo a tagliare verso il centro, ha scompaginato la Lazio. Qui ci sono anche le colpe di Petkovic: cerca un calcio troppo offensivo, chiedendo pressing e aggressione alta del pallone a centrocampisti (come Ledesma, per esempio) abituati a stazionare davanti alla difesa. Il gol di Kucka è nato proprio per l’assenza di filtro e con i mediani biancocelesti sbilanciati in avanti. Fetfatzidis libero sulla trequarti, Radu è uscito in ritardo dalla linea difensiva, Cavanda s’è fatto scappare Kucka e neppure ha tentato di rimediare in scivolata. Diagonale e gol. La Lazio, in quel momento, s’è sfaldata. Petkovic ha risposto inserendo alla rinfusa Perea, Ederson e Keita. Un assalto senza un filo di logica e con tanta approssimazione. La squadra, questa volta, non è riuscita a reagire ed è affondata. Figlia delle proprie fragilità e senza più una linea tecnica sicura.
Da La Repubblica:
Cinque mesi dopo il trionfo in Coppa Italia, la Lazio s’è persa. Battuta 2-0 dal Genoa all’Olimpico e contestata dai propri tifosi, ora è costretta a interrogarsi sulla confusione di Petkovic, gli errori di mercato, i troppi infortuni, l’involuzione di tanti giocatori, la classifica mediocre. E la curva continua a fare politica, sempre nella risaputa direzione di estrema destra: "Il tramonto rosso, l’alba dorata: Manolis e Yorgos presenti", lo striscione apparso nella Nord. Chiaro il riferimento a Manolis Kapellonis e Yorgos Fundulis, i due giovani militanti del partito filonazistagreco uccisi il 1° novembre ad Atene. Contestano Lotito e la squadra, gli ultrà della Lazio. Ma i fischi alla fine arrivano da tutti i settori dell’Olimpico. E più tardi a Formello confronto tra Petkovic e una decina di tifosi arrabbiati. La vittoria del 26 maggio ha mascherato problemi che si trascinano dal girone di ritorno dello scorso campionato: 37 punti in 30 partite. Una media da "piccola" che piazza Petkovic sulla graticola, anche se Lotito — furioso per la sconfitta — è contrario a cambiare l’allenatore durante la stagione: lo farà, forse, solo in caso di disastri tra giovedì contro l’Apollon e domenica a Parma. Ma la mancanza di gioco è davvero preoccupante. Certo non aiutano le assenze: stavolta nove gli indisponibili, di cui sette infortunati.
Tra questi anche Hernanes, alla peggiore stagione in biancoceleste. Il suo erede designato, Felipe Anderson, ha tecnica raffinata ma non convince per carattere e determinazione. Dall’altra parte, invece, Gasperini ha rivitalizzato il Genoa, al quinto successo di seguito con la Lazio: 10 punti in 5 partite, due vittorie consecutive e un cinismo diabolico — modulo 3-6-1 in pratica — che non perdona. Decisivo l’ingresso del folletto greco Fetfatzidis nella ripresa: è lui al 15’ a lanciare Kucka, che fulmina Marchetti. Raddoppio di Gilardino su rigore (mani di Ciani). Di rigori ne reclamano due i biancocelesti sullo 0-0: "Il fallo di Biondini su Candreva era netto", si lamenta Petkovic. Ma l’errore dell’arbitro e un primo tempo decente — due volte Klose sfiora il gol — non bastano a salvare la Lazio da una sonora bocciatura.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Barcolla, non crolla: "La stagione non è compromessa, ci sono tanti punti a disposizione. Tante squadre avranno difficoltà, dobbiamo pensare positivamente, dobbiamo ricominciare a fare punti in trasferta. Speriamo di avere più fortuna". E’ uscito tra i fischi, Lotito non l’ha mollato, ma gli sta facendo sentire il fiato sul collo. Petkovic guarda avanti perché non s’arrenderà mai. Petkovic invita alla positività, ci vuole una fede incrollabile per continuare a seguirlo: "Sono ottimista, c’è da recuperare l’intera rosa. Non posso rimproverare i ragazzi, hanno dato l’anima, il Genoa ha segnato alla prima occasione". Petkovic alla vigilia predica fiducia, annuncia la svolta finale, coniuga il verbo "dominare" più volte, ma in campo arrivano tante delusioni e troppe sconfitte. Nel mirino dei contestatori c’è anche lui, i tifosi vogliono una Lazio con gli attributi, non la vedono così: "Non penso che in campo vada sempre nello stesso modo e non sono d’accordo sul fatto che la squadra non abbia avuto attributi. Se avessimo vinto avremmo parlato di una prestazione superlativa, non di crisi o di momentaccio. Sappiamo che contano i punti, dobbiamo raccoglierli al più presto". I fischi li ha sentiti bene: "Ci stiamo abituando a questo ambiente - ha detto l’allenatore in tv e in conferenza stampa - ai ragazzi però serve il tifo. Peccato per la sconfitta, ora dobbiamo vincere in Europa e dobbiamo andare a Parma per prendere punti".
Petkovic rispedisce al mittente molte accuse, servirebbe ammettere le colpe, prenderne coscienza con più umiltà. La Lazio continua a non avere un’identità, lui si difende così: "Da una parte è vero, ma non parlerei di mancanza di identità, non c’erano possibilità materiali per giocare più partite con gli stessi uomini. Fa male perdere in questo modo, abbiamo lasciato per strada qualche punto di troppo. C’è da guardare avanti, dobbiamo recuperare gli infortunati. Non siamo stati capaci di segnare e di vincere, complimenti al Genoa, ha aspettato e ha conquistato i tre punti. Eravamo troppo corti". Vlado parlerà stamane alla squadra: "Lo faremo alla ripresa, la squadra è dispiaciuta. Con il presidente ho scambiato due-tre parole, niente di importante". Gli errori non vengono corretti, si ripetono: "Incidono ingenuità e poca concentrazione. Dobbiamo essere più decisi, più arrabbiati per segnare i gol ed evitarli". Mancano i gol, vanno trovati. Ma Petkovic non può nascondersi solo dietro certi alibi: "E’ troppo presto. Sono al secondo anno. Per giocare su certi livelli e con una certa intensità serve continuità. Con uno o due gol in più cambierebbe l’immagine della Lazio. La partita col Genoa per certi versi assomiglia a quella con la Fiorentina. E abbiamo avuto anche occasioni più chiare". I rimpianti per alcune scelte arbitrali sono condivisibili. Vlado ha chiesto più attenzione verso la Lazio, più rispetto: "C’erano dei rigori che potevano essere fischiati, ma non serve discuterne alla fine. Mi hanno parlato di due rigori, a noi non li hanno fischiati, a loro sì in modo più bizzarro. Ci vuole questo tipo di fortuna, o di protezione, per vincere o sbloccare le partite".
Problemi tattici, calo fisico, problemi mentali, la crisi va letta sotto ogni punto di vista. Lo sa anche l’allenatore: "Quando non vinci subentra anche un particolare momento psicologico. Abbiamo tentato di svoltare la partita con varie individualità, non ci siamo riusciti. Ci siamo complicati la vita applicando un gioco meno veloce rispetto a quello che serviva. Siamo stati bravi sui cross, purtroppo non li abbiamo concretizzati. Ci sono possibilità per fare meglio. Lo ripeto, ci è mancata un po’ di concentrazione in occasione dei loro gol, paghiamo piccole ingenuità. Dobbiamo essere più cinici per non vanificare quanto di buono stiamo facendo, quanto di buono costruiamo in gara". Dalle parole si passi ai fatti, il tempo stringe.