4 dicembre 2016 - Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XV giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Marchetti, Basta (80' Patric), Wallace, Radu, Lulic, Parolo, Biglia (80' Lombardi), Milinkovic-Savic, Felipe Anderson, Immobile, Keita (75' Kishna). A disposizione: Strakosha, Vargic, de Vrij, Bastos, Hoedt, Lukaku, Cataldi, Murgia, Djordjevic. Allenatore: S. Inzaghi.
ROMA: Szczesny, Rudiger, Fazio, Manolas, Peres (92' Jesus), De Rossi, Strootman, Emerson, Nainggolan, Perotti, Dzeko. A disposizione: Alisson, Lobont, Vermaelen, Seck, Mario Rui, Gerson, Iturbe, El Shaarawy, Totti. Allenatore: Spalletti.
Arbitro: sig. Banti (Livorno) - Assistenti Sigg. Cariolato e Manganelli - Quarto uomo Sig. Costanzo - Assistenti di porta Sigg. Damato e Calvarese.
Marcatori: 65' Strootman, 77' Nainggolan.
Note: osservato un minuto di raccoglimento in memoria della squadra di calcio brasiliana del Chapecoense, perita nella maggioranza dei suoi calciatori in un incidente aereo. Espulso al 67' dalla panchina Cataldi. Ammonito al 29' Biglia, al 51' RĂĽdiger, al 70' Lulic, al 79' Parolo e 93' Lombardi per gioco falloso, al 67' Strootman e all'84' Bruno Peres per comportamento non regolamentare. Angoli 6-3. Recuperi: 2' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 35.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Il derby della Roma. Strootman piĂą Nainggolan. Poker servito. Lazio, che regali".
Continua la "rosea": Almeno sulla cittĂ , anche se non sul campionato, domina la Roma, all'ottavo derby di fila in A senza macchia, con cinque vittorie (questa è la quarta consecutiva) e tre pareggi. La Lazio non lo pappa da novembre 2012; d’accordo, in mezzo c’è il trionfo nella finale di coppa Italia del 2013, però talvolta anche le statistiche parziali riflettono un crudo disagio. Che il successo distenda il ghigno romanista di Luciano Spalletti è la conclusione inoppugnabile che esce dal secondo tempo di questo scontro nervoso, mentre prima un equilibrio brutto e senza palpiti aveva fatto corrucciare allenatori e tifosi. In ogni caso il posto dietro alla Juve è confermato, alla pari del Milan che sarĂ il prossimo cliente per i giallorossi; però la festa finale, piĂą effervescente rispetto anche a una vittoria sul Real Madrid, non può nascondere alcuni pensieri aggrovigliati. PerchĂ© la Roma cambia passo solo dopo l’intervallo anche grazie a due spinte laziali, intese come errori grossolani di Wallace (dribbling poco brasiliano e palla persa per l'1Â-0) e Marchetti (tuffo ritardatissimo sul raddoppio). Si nota comunque un’altra tendenza, dopo una prima recita senza tiri in porta per quello che si presenta come il miglior attacco del torneo. E la chiave è una sistemazione diversa che Spalletti ordina dopo circa 25’ in cui al governo c’è la Lazio.
Il solito discorso della difesa a "tre e mezzo" viene riproposto: quando il possesso è nei piedi altrui, Emerson si allinea con gli altri tre difensori; mentre quando deve salire, l’ultima linea giallorossa lo perde, con De Rossi regista basso piantato davanti, Peres alto a destra controfigura di Salah e Perotti che dovrebbe anche insidiare Biglia (3Â-1Â-4Â-2). Non ci riesce e il tecnico riporta l’ordine spedendo come finto trequartista sull’argentino Nainggolan (4Â-2Â-3Â-1), controbilanciato da Strootman al livello di De Rossi. La Roma così riprende strade piĂą conosciute, la Lazio, fedele al 4Â-3Â-3, viene insabbiata in mezzo, dove in avvio ha il predominio. L’olandese e il belga firmano le reti, ma soprattutto scardinano il cuore biancoceleste (non c’è bisogno di strapparlo). La Lazio non perdeva dal 20 settembre ed era la squadra con meno k.o. in campionato, soltanto due. Non si sa se questa sconfitta, che interrompe una marcia di nove gare felici, con sei vittorie e tre pari, influenzerĂ l’andamento della stagione, come temeva Inzaghi. Certo che nell'immediato vanno recuperate le frecce di fascia, perchĂ© Anderson e Keita mostrano nemmeno i brandelli del loro repertorio, non soltanto perchĂ© controllati bene da Emerson e RĂĽdiger, cui non vengono risparmiati alcuni buu, e poi arriveranno le parole sbagliate di Lulic. Senza la connessione esterna resta anche senza copertura il lavoro di Immobile, il solo del trio che riesca a segmentare talvolta la retta tirata da Manolas, il piĂą bravo dietro. Il centravanti però quando si costruisce il tiro, lo manda in cielo, mentre il collega/concorrente Dzeko ha due opportunitĂ piĂą semplici, da tocco ben indirizzato ed esultanza. Invece va debole e centrale di testa. Questo duello finisce pari e senza sussulti, non la partita. Vero che la Roma ha segnato in 11 delle 15 gare di questo torneo, però il bilancio conclusivo, sette tiri totali, è il peggiore finora. Senza Salah si sente la mancanza dei veloci ribaltamenti che Peres non riesce a fornire.
Nell'unica scena in cui il brasiliano fugge, si scontra con Biglia sulla soglia dell’area e non dovrebbe esserci fallo, che invece viene fischiato prima come rigore, poi come punizione da fuori. Chiamata difficile per l’arbitro di porta Calvarese. Banti dopo aver cambiato idea si fida. Decide invece lui nella gazzarra seguita all’1Â-0. Strootman spruzza acqua addosso a Cataldi, che lo prende per la maglia: rosso per il panchinaro laziale, giallo per il marcatore romanista. Non proprio coerenza da parte dell’arbitro. Un derby è spesso uno strato di paure che le soddisfazioni non riescono del tutto a coprire: anche se lo vinci, cominci a pensare a un’eventuale sconfitta, perchĂ© ci sarĂ sempre il prossimo. Ma la Roma continua a ripetersi felice, mentre la Lazio invece lo patisce.
Il Corriere dello Sport titola: "Kevin-Radja nella ripresa è urlo Roma. Follìa di Wallace e Strootman ne approfitta. Poi Nainggolan".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Una follia ha deciso il derby. Non un errore, una svista, una leggerezza, ma un colpo assurdo, inspiegabile e inconcepibile di un giocatore che fino a quel momento era ben dentro alla partita. La follia di Wallace verrà narrata chissà per quanti anni nella curva Sud con comprensibile gaudio e nella Nord con le lacrime agli occhi. Lazio-Roma era inchiodata sullo 0-0. Primi venti minuti di Lazio, piena di buone intenzioni e orientata all'attacco, con una occasione sciupata da Immobile, poi l’equilibrio di una partita modesta aveva preso il sopravvento. Come al solito, squadre bloccate dalla paura di prendere un gol che in questa partita, se si trasforma in sconfitta, pesa sullo stomaco e fa ammalare la gente e la squadra per un mese intero. Nel primo tempo la Roma era tutta in un tiro di Dzeko ribattuto dalla difesa laziale. Uno zero pressoché totale. Poi la squadra di Spalletti si è tirata su. O meglio, l’ha tirata su Nainggolan che dall’inizio della ripresa ha cominciato a macinare il suo calcio con i suoi chilometri, i suoi tocchi col suo ritmo, la sua rabbia con la sua qualità . Tatticamente, la Roma aveva risolto ogni problema frenando Biglia e spostando lo stesso Nainggolan sulla sinistra, quando la squadra era in possesso di palla. Dzeko ha avuto una buona occasione e subito una vera palla-gol proprio su cross di Nainggolan, ma Marchetti ha fatto la parata che in quel momento valeva il derby.
Prima del gol qualche accenno di Roma c’era, d’accordo, ma niente che facesse immaginare ciò che stavamo per vedere. Al limite dell’area Wallace Fortuna Dos Santos (fortuna poca, quanto ai santi lasciamo perdere) si è inventato un giochetto con la suola della scarpa e il colpetto di punta dell’altro piede, una specie di rouleta, una cosina che avrà provato nel giardino di casa, non a Formello, altrimenti Inzaghi si sarebbe arrabbiato. Nel derby i tacchetti devono avere sotto le fiamme, ma Wallace aveva altro per la testa. E sarebbe bello sapere cosa. Quel folle tentativo è stato interrotto da Strootman, che gli ha preso la palla, è entrato in area, ha fatto un cenno a Dzeko di farsi più in là e con un pallonetto ha battuto Marchetti. E’ stato un macigno rovinato sulla partita della Lazio che non è più tornata in sé. Per accendere ancora di più il finale, Strootman ha dato il via alla rissa, Cataldi è stato espulso dalla panchina, Banti ha cercato di reggere la gara finché ha potuto, ma pure lui era già appesantito dal rigore non concesso-concesso-non concesso e trasformato in punizione nel primo tempo, per il non fallo di Biglia su Bruno Peres. Dopo il vantaggio, la Roma ha meritato la vittoria non solo per il raddoppio di Nainggolan (favorito dalla scarsa reattività di Marchetti e dal passo a rallenty di Milinkovic), ma anche perché ha fatto pesare la sua chiara superiorità tecnica, di carattere, personalità , rabbia e cattiveria. E’ più abituata della Lazio a giocare partite che servono per restare agganciati alla zona-Champions e ha approfittato del solito calo fisico degli avversari che, nei secondi tempi, hanno subito 13 dei 16 gol incassati in tutto il campionato.
Sono emerse tutte insieme le qualità di Nainggolan, di De Rossi, di Strootman, ma anche di Rüdiger, Manolas e Palmieri. A Spalletti mancava Salah, il giocatore che dà l’impronta alla Roma, ha provato a surrogarlo con Bruno Peres ma con pessimi risultati. Solo che sulle due fasce la Lazio è andata ancora peggio: Keita ha saltato Rüdiger una sola volta in 80 minuti e Felipe Anderson ha perso in velocità (!) il duello con Emerson Palmieri. Non è stato un derby di calcio spettacolo, ma la mezz’ora finale della squadra di Spalletti ha dimostrato quanto più solida sia la sua struttura rispetto a quella della Lazio, che forse ha giocato proprio con questa consapevolezza. Del resto, quattro derby di fila non si vincono per caso. La Roma doveva vincere per forza, perché le altre, dalla Juve al Napoli, passando per il Milan, avevano già incassato i 3 punti. E stavolta, pur senza brillare, è stata affidabile. Del resto, lo dice anche Spalletti, meglio vincere che essere belli. L’importante è non prenderlo troppo alla lettera.
Il Messaggero titola: "La Roma si piglia il derby. I giallorossi battono la Lazio e restano a -4 dalla vetta. Gara poco spettacolare, a segno Strootman e Nainggolan. Spalletti meglio di Inzaghi sul piano tattico: le mosse di Lucio cambiano la partita e determinano il risultato".
Prosegue il quotidiano romano: Il derby, senza mezza cornice e anche con poco spettacolo, se lo prende con autorità la Roma. Che, sempre all'inseguimento della Juve capolista con 4 punti di ritardo, oggi è più squadra della Lazio, presuntuosa e svagata nella fase cruciale del match. Il 2 a 0 dell’Olimpico, con i regali di Wallace e Marchetti a Strootman e Nainggolan, non si discute. Si certifica. Basta contare le occasioni da gol per rendersi conto di quanto il risultato sia giusto e il successo diventi meritato. A concludere nello specchio della porta sono stati solo i giallorossi. Szczesny ha chiuso il pomeriggio senza fare nemmeno un intervento: i biancocelesti, più imprecisi che impotenti, hanno fatto cilecca davanti a lui. La conseguenza è lo stop dopo 9 risultati utili. Decimo contro Debuttante: la storia del match è stata scritta dai tecnici. L’esperienza di Spalletti, già 10 di queste sfide, ha pesato sul verdetto. Inzaghi, al suo primo derby, è caduto nella rete che il collega ha sistemato solo alla metà del primo tempo, dopo aver preso atto delle criticità della Roma. Fino a quel momento, meglio la Lazio. Brillante, propositiva e intraprendente. Mai pericolosa, però. Il 4-3-2-1 giallorosso, con Peres e Perotti dietro a Dzeko, Nainggolan riportato più dietro ed Emerson a sinistra che, in fase di possesso palla, si è sempre alzato oltre la linea di centrocampo, è sembrato all'allenatore poco equilibrato e di sicuro vulnerabile. Immobile è piombato due volte in area e ha sparato in curva.
Il lavoro di Basta, Lulic e Parolo, anche senza la collaborazione di Felipe Anderson e Keita, ha infastidito i giallorossi, incapaci di ripartire. Di qui il passaggio al 4-1-4-1, con le fasce presidiate da Peres e Perotti. E con i terzini, quindi, mai abbandonati a loro stessi: Ruediger ed Emerson, schermati da De Rossi e assistiti da Manolas, hanno tolto ogni speranza agli attaccanti biancocelesti. La svolta è stata lì, anche perché Nainggolan, il migliore per distacco, si è divorato Biglia. Inzaghi non è riuscito a replicare e Spalletti è andato a dama, conquistando l’8° successo consecutivo all'Olimpico in questo campionato (11 contando anche gli ultimi 3 dello scorso) che è anche il 4° derby di fila vinto dalla Roma. Che, ancora con il miglior attacco della serie A (35 reti),è riuscita anche a non prendere gol: è accaduto solo in 5 gare su 15. La solidità ritrovata andrà confermata nei prossimi 2 scontri diretti: lunedì all'Olimpico si presenta il Milan secondo, sabato 17 dicembre appuntamento allo Stadium per sfidare la Juve prima. Dzeko, dopo l’intervallo, ha sprecato di testa 2 chance. Ai regali per le feste ha, dunque, pensato la Lazio che, pur rimanendo al 4° posto, adesso è più lontana dal podio per la Champions. Wallace si è specchiato nella sua spocchia al limite dell’area. Strootman, da poco spostato sul centro-sinistra, gli ha rubato palla e ha scucchiaiato, per il vantaggio, alle spalle di Marchetti. Che, poi, ha usato la moviola sul destro di Nainggolan (3° gol da fuori area, su 35, dei giallorossi) e subìto il raddoppio.
Inzaghi ha aspettato di essere sotto di 2 reti per intervenire. Così Patric per Basta e Lombardi per Biglia sono diventate le mosse a vuoto di fine giornata. Il 4-2-4, con Keita accanto a Immobile e con Felipe Anderson a sinistra, non ha prodotto occasioni. Dentro anche Kishna per Keita. Spalletti, a conferma di quanto la situazione fosse sotto controllo, ha messo Juan Jesus per Peres solo nel recupero concesso da Banti. Che, nel primo tempo, è stato spinto all'errore, risultato poi ininfluente, da Calvarese. L’addizionale gli ha consigliato la punizione per l’entrata di Biglia su Peres. L’arbitro, facendo continuare, aveva visto meglio del collaboratore. Il fallo, se ci fosse stato, avrebbe chiamato il rigore. Severa, dopo la rete di Strootman, l’espulsione del panchinaro Cataldi(tiratina di maglia all’olandese dopo schizzetto d’acqua). Inutile la rissa: spintarelle per (e di) tutti.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
E’ furioso Simone Inzaghi. Colpi di tacco e piroette, tentativi di tunnel invece di spazzare via il pallone come si fa, con sana ignoranza, anche nel calcio di alto livello. L’atteggiamento di certi suoi giocatori ha dato fastidio al tecnico della Lazio. "Non mi riferisco solo a Wallace. Ci sono state altre situazioni in cui non abbiamo rinviato. Ho visto tentare dei tunnel, tacchi e altre cose. Non te lo puoi permettere. Se ti va male, prendi gol. Voglio perderla per meriti loro, non per demeriti nostri. La Roma si è difesa a cinque, è stata umile e ignorante" ha spiegato quando era già la decima volta, nel giro interviste, che discuteva il modo in cui la Lazio ha perso il derby. Il brasiliano ex Monaco sbaglia dopo quei due o tre palloni persi nel primo tempo da Felipe e di cui la Roma non aveva approfittato. Per Simone, pragmatico di natura, è stata una beffa atroce. "Faccio fatica a digerire questa sconfitta. Se prendi un gol è perché te lo fanno, non perché lo regali. L’episodio ha cambiato la partita, avevo la sensazione potesse segnare la Lazio, non ricordo un’azione e un tiro della Roma nei primi sessanta minuti e sino al colpo di testa di Dzeko, preludio del gol. E’ vero, anche noi non abbiamo creato tanto, ma ci sono stati un colpo di testa e due tiri di Immobile che se fossero stati più bassi... Dispiace enormemente perché ci abbiamo messo del nostro. I nostri demeriti sono stati superiori ai meriti della Roma. Onore a loro, ma avrei preferito stringere la mano agli avversari se ci avessero fatto due eurogol, invece abbiamo regalato due gol. E’ una grossa delusione per me e per i ragazzi, erano a testa china. Ci saranno critiche, dovremo accettarle, questo è il calcio". Keita e Felipe hanno combinato zero o quasi. Spocchiosi e inconcludenti. E qui Inzaghi ha dato un’altra stoccata ai suoi giocatori. "Mi aspettavo di più, inutile negarlo, ma ci sono gli avversari. La Roma si è difesa a cinque, è stata umile".
Spalletti lo ha raggiunto a fine partita. "C’è stima reciproca, è venuto a stringermi la mano, era più contento di me, neppure ricordo cosa mi abbia detto, speriamo la prossima volta possa andare io a stringergli la mano sorridente come era lui". Logico approfondire l’episodio principale. "Non so cosa abbia pensato Wallace, non ho rivisto, voleva rientrare con il tacco, ma nel derby non lo puoi fare altrimenti lo perdi. E’ molto giovane, non presuntuoso. Ha compiuto una leggerezza, aveva giocato 7-8 partite molto bene, sino a quel momento stava giocando. Gli servirà per crescere. Abbiamo subito il gol con palla nostra, dovevamo rinviare e usare meno il fioretto". Strootman, però, meritava il rosso. La rissa dopo il gol ha finito di rovinare la partita della Lazio. Inzaghi furioso con quarto uomo e guardalinee. "Cataldi è stato provocato. Il problema sono Banti e gli assistenti. Non sono fortunatissimo. Non c’era l’ammonizione su Biglia, era anche stato dato un rigore... Strootman ha provocato, gli ha tirato l’acqua in faccia. Mi dispiace, Danilo sarebbe entrato. Posso capire Banti. Ma ci sono tre o quattro assistenti. Stanno sempre a guardare se noi allenatori sorpassiamo la linea, invece dovrebbero guardare queste cose". Interrotta la serie positiva. "Eravamo l’unica squadra ad aver perso solo due volte in campionato. Questo ko ci farà capire tante cose. Mi dispiace aver perso la terza nel derby che sappiamo quanto significa per i tifosi. Dopo 15 partite ne avevamo riportati 40 mila allo stadio, 35 mila erano nostri, mi dispiace per loro". Livello non ancora top. "Abbiamo perso con le prime tre in classifica, perché in certe partite non ti puoi permettere il minimo errore. Ne abbiamo commesso uno con la Juve, a Milano c’è stata la scivolata di Parolo, oggi uguale. In altre partite puoi sbagliare, in altre no. Infatti sono prima, seconda e terza in classifica". Ora rialzarsi. "Dovremo essere bravi ad accettare le critiche e reagire a Marassi". In panchina De Vrij e Strakosha. Marchetti ha giocato perché stava bene ed è il titolare. De Vrij? La squadra andava bene e mi dava ampie garanzie".