31 marzo 2018 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXX giornata - inizio ore 18.00
LAZIO: Strakosha, Bastos (46' Caicedo), de Vrij, Luiz Felipe, Marusic, Parolo (74' Milinkovic), Leiva, Luis Alberto, Patric, Felipe Anderson, Immobile (74' Nani). A disposizione: Guerrieri, Vargic, Caceres, Basta, Di Gennaro, Murgia. Allenatore: S. Inzaghi.
BENEVENTO: Puggioni, Letizia (65' Venuti), Djimsiti, Tosca, Costa, Cataldi, Sandro, Lombardi, Guilherme, Djuricic (74' Del Pinto), Iemmello (10' Brignoli). A disposizione: Rutjens, Gyamfi, Sanogo, Volpicelli, Billong, Coda, D’Alessandro, Brignola. Allenatore: De Zerbi.
Arbitro: Sig Calvarese (Teramo) - Assistenti Sigg. Vivenzi e Tasso - Quarto uomo Sig. Piccinini - V.A.R. Sig. Manganiello - A.V.A.R. Sig. Di Vuolo.
Marcatori: 19' Immobile, 23' Cataldi, 51' Guilherme, 60' Caicedo, 66' de Vrij, 68' Immobile, 83' Leiva, 90'+1' Luis Alberto (rig).
Note: osservato un minuto di raccoglimento in memoria del tecnico Emiliano Mondonico deceduto il 29 marzo scorso. Espulso al 7' Puggioni per fallo di mano fuori area. Ammoniti: al 54' Letizia, al 63' Brignoli, all'82' Sandro, al 90'+1' Costa . Angoli: 8-2. Recuperi: 2' p.t., 2' s.t.
Spettatori: 20.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio macchina del gol. Benevento regge un’ora. Squadra abulica che non approfitta dell’espulsione di Puggioni e va sotto 2-1 grazie agli ex Cataldi e Lombardi. Poi si scatenano Ciro & Co.
Continua la "rosea": Un'ora di assenza (assolutamente ingiustificata) e poi, tardi, ma non troppo tardi, la solita turbo-Lazio. Che torna alla vittoria in campionato (mancava da 34 giorni, Sassuolo-Lazio 0-3, il 25 febbraio), rosicchia due punti alla Roma e si tiene in scia dell’Inter. Il sogno Champions, insomma, può continuare. E prosegue a suon di gol, vero e inconfondibile marchio di fabbrica della banda di Inzaghi. Con i sei rifilati al Benevento l’attacco biancoceleste torna ad essere, in solitario, il migliore della Serie A, a quota 73. Appena uno in meno del record assoluto in campionato della squadra biancoceleste (realizzato l’anno scorso). Ma ancor più impressionante è il totale stagionale dei gol segnati che sfonda il muro dei 100 e si assesta a 102, sette in meno del miglior bottino nella storia del club (109, nella stagione 1999-2000, quella del secondo scudetto). Numeri resi possibili dalle tante goleade realizzate quest’anno dalla formazione romana. Quella contro il Benevento è la nona partita stagionale in cui la Lazio segna quattro o più gol.
Alla fine tutto è bene quel che finisce bene. Ma quanta fatica per piegare un Benevento tonico e orgoglioso, capace addirittura di passare in vantaggio a inizio ripresa con Guilherme dopo aver già annullato l’iniziale vantaggio di Immobile con una rete dell’ex Cataldi. E capace, il Benevento, di fare tutto ciò nonostante un’inferiorità numerica concretizzatasi dopo appena sette minuti per il rosso (ineccepibile) al portiere Puggioni, reo di essere intervenuto con le mani fuori dall’area su Immobile lanciato a rete. Per inserire il secondo portiere Brignoli (sì, quello del gol in tuffo al Milan) De Zerbi sottrae il centravanti Iemmello al 3-5-1-1 iniziale, mutandolo in un 3-5-1 che chiude tutti gli spazi ad una Lazio lenta e impacciata. Tutti gli spazi tranne uno, quello che al 19’ Felipe Anderson "vede" per la pregevole imbucata che Immobile trasforma nel gol dell’1-0 (il 35° stagionale, staccato Chinaglia, ora Ciro è il miglior bomber stagionale nella storia societaria). Ma l’ex Cataldi (che non esulta e chiede scusa) con una punizione al bacio ristabilisce in un amen la parità e, in questo modo, pure il canovaccio della partita. Che vede una squadra, la Lazio, abulica e inconcludente, ed un’altra, il Benevento, che sembra giocare con un uomo in più anziché uno in meno. All’intervallo sono in molti a pensare cosa sarebbe successo se il Benevento fosse rimasto in undici. Ma qualcosa succede lo stesso. Perché l’altro ex della gara, Lombardi, a inizio ripresa s'inventa la discesa perfetta e dalla linea di fondo scarica per Guilherme che mette dentro.
Vantaggio peraltro meritatissimo, in quel momento. Perché i sanniti, come già fecero nelle trasferte con Roma e Inter, corrono per tre per chiudere tutti i varchi e sono letali nelle ripartenze. Solo che, come già accaduto con giallorossi e nerazzurri, a un certo punto crollano. Accade tra i minuti 15 e 23 della ripresa, quando la Lazio capovolge completamente la situazione con i gol di Caicedo, De Vrij e Immobile (poi nel finale ci sarà gloria pure per Leiva e Luis Alberto su rigore). A favorire il ribaltone, oltre al comprensibile calo fisico dei sanniti e alla reazione d’orgoglio dei biancocelesti, c’è la svolta tattica escogitata da Inzaghi nell’intervallo. Fuori un difensore, Bastos, per un altro attaccante, Caicedo. E modulo che sarebbe un 4-4-2 ma è più un 4-2-4, con Felipe Anderson e Luis Alberto larghi sulle fasce e Immobile-Caicedo punte centrali. La nuova formula ci mette un po’ ad andare a regime, ma quando lo fa la partita diventa un monologo laziale. Tardi, ma non troppo tardi.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, un finale da Champions. Il Benevento va in vantaggio e spaventa i biancocelesti che però alla lunga impongono il maggiore tasso tecnico. L’ultima mezz’ora è scoppiettante. Gli ex Cataldi (gol) e Lombardi (assist per Guilherme) tengono in scacco Inzaghi poi si scatenano Immobile (doppietta), Caicedo, De Vrij, Leiva e Luis Alberto.
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Ha fatto tutto o quasi la Lazio, compresi i due gol del Benevento, il primo con un gioiello su punizione di Cataldi e il secondo firmato da Guilherme dopo l’assist e una volata fantastica di Lombardi, altro campione d'Italia con la Primavera biancoceleste nel 2013 e in prestito sino a giugno. La solita beffa degli ex (questa volta ancora di proprietà ) e non solo. Per un’ora l’Olimpico ha tremato pensando si potesse disegnare all’orizzonte una disfatta epica con l’ultima in classifica, sempre sconfitta in trasferta dall’inizio del campionato (ora sono 15: primato negativo, non accadeva in Serie A dal 1949/50) e in inferiorità numerica dal decimo minuto a causa dell’espulsione di Puggioni, fallo di mano fuori area con Immobile lanciato a rete. L’ha ripresa e l’ha vinta la Lazio, piazzando sorpasso e goleada nell’ultima mezz’ora. Così ha superato quota 100 gol (102 per la precisione) in 45 partite ufficiali dall’inizio della stagione. Dai tempi di Eriksson e dello scudetto (1999/2000) la squadra biancoceleste non segnava così tanto e forse ci voleva proprio il suo ex centravanti in panchina per tornare a certi livelli dopo quasi vent’anni. Bravo Inzaghi a tenere aperta la corsa Champions, riducendo a tre punti le distanze dalla Roma prima di tuffarsi verso i quarti di Europa League. Bravo a correggere l’assetto tattico nell’intervallo, togliendo un difensore centrale (Bastos) con il Benevento in dieci per inserire un altro attaccante (Caicedo) accanto a Immobile e riacquistare ampiezza con Felipe sulla fascia destra, a dimostrazione di come si possa e si debba variare il tema tattico sfruttando (almeno in certe partite) giocatori offensivi più freschi e in un contesto adeguato.
Pesante il 6-2, il Benevento ha ceduto di schianto ed è crollato nel finale. La squadra sannita è rientrata alla base andando direttamente in ritiro dove resterà fino alla partita di mercoledì, il recupero con il Verona. La solita discesa, come tante altre volte è successo, un segno distintivo della fragilità difensiva e caratteriale della squadra sannita, che pure aveva indovinato la lettura della partita. Lombardi, quinto a destra (ci può stare, lo sta dimostrando), era andato subito vicinissimo al gol con un inserimento fantastico e De Zerbi aveva assorbito l’inferiorità per il rosso a Puggioni togliendo Iemmello e virando sul 4-4-1 con Guilherme finto centravanti. Erano troppi tre difensori per tenere il trequartista brasiliano e il 3-5-2 della Lazio funziona se hai esterni con passo e qualità . Senza Lulic e Lukaku, a sinistra Inzaghi aveva messo un destro (Patric) che Letizia teneva mentre sul versante opposto Marusic non ne indovinava una. Luis Alberto sotto ritmo, Parolo stanco, solo Leiva verticalizzava. Così è venuto fuori un brutto primo tempo nonostante il gol di Immobile, liberato in profondità da Felipe. Ma il Benevento ha pareggiato subito e dopo l’1-1 di Cataldi (grave incertezza di Strakosha) si è chiuso bene davanti all’area.
La Lazio, nel solito gioco per vie centrali, non sfondava. Inevitabile passare a quattro e aggiungere un attaccante dopo l’intervallo. Modulo ibrido, quasi 4-4-2 ma Patric era più alto di Marusic e lo spagnolo si è fatto sorprendere dall’allungo di Lombardi. Bravissimo Guilherme, salito a rimorchio, a battere Strakosha. De Vrij e Luiz Felipe neppure lo hanno visto arrivare, ingannati dal tocco all’indietro di uno dei pupilli di Inzaghi. La Lazio, però, aveva un altro peso offensivo e moltiplicato le frecce. Decisivo Caicedo. Un assist a Immobile, un sinistro parato da Brignoli e poi il gol pesantissimo del 2-2 innescato dal cucchiaio di Luis Alberto. Era il quindicesimo. Nel giro di otto minuti sono arrivati altri due gol. De Vrij ha firmato di testa il sorpasso su angolo dello spagnolo e Immobile ha sfruttato l’assist di Brignoli (rinvio sbagliato) per rispondere alla doppietta di Icardi e tenersi lo scettro di capocannoniere del campionato (26 gol come Crespo nel 2001). Il Benevento si era dissolto. Il conto lo hanno chiuso Leiva con un bellissimo tiro a giro sotto l’incrocio dei pali e il rigore di Luis Alberto. Ora sotto con il Salisburgo.
Il Messaggero titola: "Lazio, quanto sei bella lassù in alto. Battuto il Benevento con un po’ di brividi e terzo posto lontano solo tre punti: doppio Immobile, poi Caicedo, de Vrij, Leiva e Luis Alberto".
Prosegue il quotidiano romano: La Lazio torna a riassaporare il gusto pieno della vittoria e lo fa con un’abbuffata di gol. Travolto il Benevento, fanalino di coda, per 6-2. Tre punti importanti, dopo i soli due raccolti nelle ultime tre gare, che fanno nuovamente spiccare il volo ai biancocelesti verso il sogno Champions. Immobile e compagni restano al quinto posto in classifica, a quota 57, ma il gap dalla Roma, terza, si è ridotto. Serviva ritrovare il sorriso così come il successo che, in campionato, mancava addirittura dal 19 febbraio scorso, 2-0 al Verona. Ma il risultato non rispecchia a pieno quello che si è visto ieri all’Olimpico. Il Benevento, nonostante l’uomo in meno dal settimo minuto del primo tempo (rosso a Puggioni), ha messo in grande difficoltà i biancocelesti. Gli uomini di De Zerbi, soprattutto sugli esterni, sembravano andare a velocità superiore. L’avvio della Lazio non è dei migliori, ma alla lunga l’uomo in più si farà sentire così come la differenza dei valori in campo.
Ma per larghi tratti i giallorossi sono stati padroni del campo, ribaltando addirittura lo svantaggio iniziale firmato Immobile. Prima l’ex Cataldi su punizione (scuse immediate alla curva Nord), poi l’altro ex Lombardi brucia Patric sullo scatto e serve a Guilherme una palla che va solo spinta in rete. Esultanza folle della panchina campana, occhi sgranati per Inzaghi. Il cambio di modulo fatto ad inizio ripresa (difesa a 4 e Caicedo al fianco di Immobile) ci mette un po’ a carburare, ma appena i biancocelesti prendono fiducia non c’è storia. Il terrore della sconfitta più assurda dell’anno (il Benevento non ha ancora fatto punti in trasferta) per la Lazio dura 9 minuti. Lo spazio di un lob d’esterno di Luis Alberto, aggancio e girata del panterone ecuadoriano, oggetto misterioso del mercato laziale. Una scintilla e la Lazio esplode con tutta la sua carica devastante. De Vrij di testa (sesta rete), ancora Immobile (26 gol in 27 gare di campionato), Leiva e rigore finale di Luis Alberto. Al festival del gol partecipano proprio tutti. Sei reti che regalano ai biancocelesti il miglior attacco del campionato: 73. E per Ciro la Scarpa d’Oro è sempre più vicina.
Al triplice fischio Inzaghi alza le braccia al cielo con un sospiro di sollievo. Fanno festa i tifosi laziali. Un pizzico di paura di troppo per una gara che il tecnico biancoceleste aveva immaginato in maniera differente. Avrebbe voluto dare qualche minuto di respiro in più a Immobile e a Parolo in vista della sfida di giovedì in Europa League contro il Salisburgo. L’inizio al rallentatore e qualche blocco mentale di troppo hanno cambiato i piani dell’allenatore. Alla luce dello spavento i biancocelesti dovranno riflettere sul reparto arretrato (39 reti subite). Ottima la reazione in corso d’opera, sintomo che la squadra mentalmente c’è, ma deve essere più costante durante le partite e soprattutto più cattiva nell’approccio alle gare. Detto questo, il sorriso ritrovato è la medicina migliore per tutti i mali. E stavolta anche l’arbitraggio è stato perfetto.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Missione compiuta. La Lazio si gode un’altra goleada, schienato il Benevento, la corsa Champions resta aperta. Inzaghi ha respirato. "Per noi vincere era importante. Avevo messo in guardia i ragazzi, non era facile. Dopo il vantaggio avremmo dovuto evitare quei due gol. La squadra è rimasta lucida e ha rimesso in piedi la partita". Un’altra doppietta di Immobile, più forte della stanchezza. In azzurro lo discutono, Simone lo ha coccolato. "Lo spessore internazionale non c’entra, in Europa con la Lazio segna e nelle qualifcazioni mondiali è sempre stato decisivo. Fa rumore perché non ha trovato il gol con la Svezia e nelle ultime due amichevoli, ma non si può segnare sempre. Ci ha dato una mano a battere il Benevento. Di gol ne deve fare altri e ce lo teniamo stretto. E’ il nostro leader". Il pensiero è volato subito all’Europa League, Inzaghi non ha scelto e non sceglierà . "Alla vigilia non eravamo tra le favorite e ora siamo rimaste in otto. Un passaggio del turno ci porterebbe in semifinale. Non abbandoniamo il campionato dove avremmo meritato anche di più. In Europa abbiamo fatto dieci partite in crescendo, partendo bene dal girone sino agli ottavi con la Dinamo Kiev. Il Salisburgo è imbattuto e ha già vinto il campionato, dovremo prepararla bene". Sperando che l’Olimpico si riempia. "Lo stadio di Salisburgo per il ritorno è già esaurito. I tifosi ci hanno sempre accompagnato, ci aspettiamo un grande calore. I ragazzi se lo sono meritato". Occhio all’emergenza: "Per giovedì spero di recuperare Lulic, Radu e Lukaku. Per Lulic sono fiducioso. Per Lukaku e Radu bisognerà vedere".
Ieri è stato decisivo Caicedo. "E’ un giocatore importante, si è inserito bene in squadra. Ha solo la sfortuna di avere davanti Immobile. Caicedo, come Nani, lavora molto bene. Sino all’ultimo ho avuto il dubbio tra lui e Immobile. Mi mette sempre in diffcoltà ". Dopo l’intervallo Inzaghi è passato alla difesa a quattro. "La Lazio può giocare in tutti i modi, con la superiorità numerica ho tolto un difensore. L’anno scorso, avendo solo una partita a settimana, si poteva cambiare più spesso, ora sto cercando di dare più certezze ai ragazzi con poco tempo per gli allenamenti". Nel primo tempo la Lazio non riusciva a sfondare. Mancava precisione, non ampiezza secondo Inzaghi: "Abbiamo trovato Marusic e Patric con una buona frequenza, ma il Benevento è riuscito a crearci qualche difficoltà . Patric ha commesso qualche errore, ma la sua è stata una prestazione all’altezza". Gol a grappoli, serve il pallottoliere. Inzaghi ha difeso le proprie scelte, la Lazio segna tanto e non dipende dal modulo. Variando di più (negli ultimi due mesi, non prima, e solo in certe partite) forse Simone avrebbe potuto sfruttare anche Caicedo e Nani, come il campo ha dimostrato ieri. E’ un dubbio, non una certezza. "A livello tattico con questo modulo siamo il migliore attacco in Italia. Stiamo segnando molto. Sono molto soddisfatto. A partita in corso il modulo può essere modificato. Prendere qualche gol è normale, ma sono sicuro che chi guarda la Lazio si diverte. Questo è il nostro modo di giocare". Ultima domanda sul futuro di Cataldi e Lombardi. "Sono due ottimi giocatori. Sino a giugno daranno il massimo per il Benevento, poi si vedrà ".