Domenica 5 ottobre 2014 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Sassuolo 3-2 Stagione
5 ottobre 2014 - Campionato di Serie A - VI giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Marchetti, Cavanda, de Vrij, Cana, Braafheid, Onazi, Parolo, Candreva (76' Felipe Anderson), Mauri (51' Ciani), Lulic, Djordjevic (84' Klose). A disposizione: Berisha, Strakosha, Konko, Pereirinha, Ledesma, Ederson, Keita. Allenatore: Pioli.
SASSUOLO: Consigli, Gazzola, Antei, Cannavaro, Peluso, Biondini (51' Missiroli), Magnanelli, Taider (63' Longhi), Berardi, Zaza, N. Sansone (69' Floro Flores). A disposizione: Pomini, Polito, Bianco, Acerbi, Terranova, Chibsah, Brighi, Floccari, Pavoletti. Allenatore: Di Francesco.
Arbitro: Sig. Tommasi (Bassano del Grappa) - Assistenti Sigg. Crispo e Galloni - Quarto uomo Sig. Longo - Assistenti di porta Sigg. Guida e Aureliano.
Marcatori: 9' Mauri, 25' Djordjevic, 26' Berardi, 35' Candreva, 51' Berardi (rig).
Note: espulso al 50' Cana per doppia ammonizione (entrambe per gioco scorretto) e al 62' Peluso per doppia ammonizione (entrambe per gioco scorretto). Ammoniti Onazi e Cannavaro per gioco scorretto, Marchetti per comportamento non regolamentare . Angoli: 4-1. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 32.000 circa con 12.248 paganti e 17.133 abbonati.
La Gazzetta dello Sport titola: "Scatto Lazio, Djordjevic non smette più. Sassuolo k.o."
Continua la "rosea": Tre punti d’oro, tutto sommato meritati, ma quanta fatica. Contro un Sassuolo fragile dietro e poco lucido davanti la Lazio centra il secondo successo consecutivo e si mette in una posizione di classifica più consona ai suoi programmi. Ma la strada che sceglie per conquistarlo è un viottolo di campagna pieno di buche anziché una comoda highway americana come avrebbe consentito l'uno-due di Mauri e Djordjevic nei primi 25 minuti di gioco. Il problema della Lazio, che poi è lo stesso del Sassuolo, risiede in una fase difensiva a dir poco problematica. Colpa dei singoli, sicuramente. Ma anche di una propensione (eccessiva) al gioco offensivo che tanto Pioli quanto Di Francesco hanno trasmesso alle loro squadre. I cultori del gioco all'italiana inorridirebbero davanti al modo in cui la difesa della Lazio (Cana più colpevole di de Vrij) si apre davanti all'imbucata di Sansone che consente a Berardi di riaprire la partita un minuto dopo il 2-0 di Djordjevic. E che dire della frittata che lo stesso Cana combina su Berardi in avvio di ripresa (rigore e secondo giallo per l'albanese). Ma se la retroguardia biancoceleste si fa tagliare con un grissino, quella del Sassuolo non è da meno. Succede in occasione delle reti dei romani (in particolare sulla terza, con Antei che...fornisce l'assist a Candreva), ma accade pure nelle altre sei palle-gol che la Lazio crea e non capitalizza (da codice rosso quelle divorate nel finale da Klose e Anderson).
La squadra di Pioli si conferma una discreta cooperativa del gol, quella emiliana – almeno in questa occasione – può contare solo sulla vena realizzativa del rientrante Berardi. Che più di rimettere in corsa la sua squadra per ben due volte e propiziare una superiorità numerica che dura però solo dieci minuti non può fare. E lì che il Sassuolo non coglie l'attimo per completare la rimonta. Perché la Lazio va in tilt, ma Di Francesco tarda ad accorgersene. Quando lo fa (con Longhi per Taider, mentre prima si era limitato a un inutile cambio Missiroli-Biondini) Peluso è già sotto la doccia. Anche lui per doppia ammonizione. Il rimpianto degli emiliani è tutto qui. Quello della Lazio sarebbe scattato se, dopo le occasioni sciupate, fosse arrivato il pari. Ma Pioli la svanga. Adesso, però, deve assolutamente portare la sua Lazio in officina per convergenza ed equilibratura. Stesso compito per Di Francesco che, in attesa dei punti, può consolarsi con l'interruzione del digiuno di gol.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, bella e da battaglia. Segna tre gol e ne sbaglia altrettanti. Soffre e resiste: alla fine gli applausi dell'Olimpico".
Prosegue il quotidiano sportivo romano:
La mentalità offensiva per segnare tre gol nel primo tempo e sbagliarne altri tre o quattro nella ripresa. Il cuore per resistere sino al novantesimo e portare a casa il risultato. Bella e da battaglia, così ha vinto la Lazio, ancora poco equilibrata, eppure capace di strappare gli applausi dell'Olimpico per lo spirito di sacrificio e la predisposizione al combattimento. Questa è l'anima che piace e conquista il popolo biancoceleste, di nuovo vicino ai suoi giocatori. Esce tra qualche rimpianto il Sassuolo dell'ex romanista Di Francesco. Non segnava dalla prima giornata, un'astinenza durata 434 minuti, e non ha ancora vinto in campionato. La doppietta di Berardi non è bastata per invertire la tendenza negativa, strappare almeno un punto e allontanarsi dall'ultimo posto. Per quasi tutto il secondo tempo la squadra emiliana ha tenuto sotto pressione la Lazio, a cui è mancato il colpo del ko. Per Pioli, che comincia a scalare la classifica, sarebbe stata una beffa veder sfumare in extremis la prima doppietta in campionato. Dopo il poker di Palermo, serviva continuità di risultati. La sosta arriva al momento giusto per recuperare giocatori importanti e lavorare sulla fase difensiva, non proprio impeccabile. Non sarà semplice tamponare l'infortunio di un leader come Gentiletti, a meno che Radu non si cali in fretta nella parte. Complice la squalifica di Cana, avrà subito l'occasione a Firenze, tra due settimane.
Pioli ha riproposto la stessa formazione di Palermo con due mediani più Mauri a ridosso di Djordjevic. Niente regista, Ledesma ancora in panchina. La formula, almeno nei primi venti minuti, ha pagato, perché il capitano s'infilava tra le linee senza difficoltà, mentre Onazi e Parolo aggredivano e tenevano sotto pressione Biondini e Taider. Proprio da un recupero del nigeriano, è nato al 9' il primo gol della Lazio. Rapido il tocco per allungare il pallone a Mauri. Stop e sinistro potente nell'angolo dai venti metri. Questa volta la squadra biancoceleste non si è fermata e ha continuato a spingere. Manovra avvolgente, approfittando delle sovrapposizioni di Cavanda e Braafheid sulle corsie esterne. Al venticinquesimo è arrivato il raddoppio. Mauri ha scaricato su Candreva. Morbido il cross di sinistro del fantasista azzurro, autentico regista a tutto campo. Distratto Cannavaro. Djordjevic è saltato più in alto e ha incornato, realizzando il quarto gol nelle ultime due partite, il primo all'Olimpico. Non c'è stato il tempo di festeggiare e riassestarsi, perché il Sassuolo un minuto dopo è rientrato in partita. Taglio magistrale di Sansone e pallone filtrante in profondità tra i due centrali della Lazio, impegnati su Zaza. Berardi è arrivato da destra in gran velocità e ha bucato Marchetti in uscita. Quel movimento con gli esterni a "tagliare" dietro Onazi e Parolo è diventato il tema di gioco dominante e ha creato diverse difficoltà alla Lazio. Il Sassuolo premeva e governava la manovra, la squadra biancoceleste cercava di colpire ripartendo negli spazi larghi. Zaza ha fallito il raddoppio con un sinistro dal limite. Candreva, invece, ha ristabilito le distanze. Prepotenti i suoi ribaltamenti del gioco. Ha avviato l'azione, aprendo sulla destra per Lulic, e poi l'ha seguita inserendosi in area. Il cross del bosniaco è stato arpionato da Antei, che è riuscito in tuffo a evitare l'intervento di Djordjevic, ma Cannavaro non c'era e sul rimbalzo è arrivato per primo Candreva, mettendo in rete a porta vuota.
|Come era successo a Palermo, dopo l'intervallo Pioli ha corretto il modulo: Onazi vertice basso del centrocampo, Mauri e Parolo interni. La squadra biancoceleste, sistemata meglio, ha cominciato benissimo e Lulic è andato subito vicino al quarto gol. Ma dopo cinque minuti Berardi, scappando in profondità, ha sorpreso la difesa della Lazio, impreparata sui lanci lunghi, vulnerabile "a palla scoperta". Antico difetto, emerso alla prima di campionato con il Milan. Cana, già ammonito, ha steso l'attaccante del Sassuolo. Inevitabile l'espulsione e il rigore trasformato da Berardi. L'arbitro Tommasi era in bambola e ha proseguito tollerando inspiegabilmente diversi interventi. Non poteva, però, esimersi dall'estrarre il secondo giallo per Peluso. Steso Candreva al limite dell'area a capo del contropiede avviato da Djordjevic. Così la superiorità numerica del Sassuolo è durata appena dodici minuti. In dieci contro dieci, Di Francesco ha indovinato i cambi e le mosse tattiche. Missiroli era entrato per Biondini e si era sistemato in linea con Magnanelli, Longhi ha sostituito Taider per coprire il buco creato dal rosso a Peluso sulla linea difensiva, il modulo è diventato 4-2-2-1 con Berardi e Floro Flores (subentrato a Sansone) dietro a Zaza. Il Sassuolo premeva, la Lazio si è arroccata e ha cominciato il combattimento. L'unica vera occasione per il pareggio è capitata a Longhi, ma Marchetti si è opposto alla grande al suo colpo di testa. Pioli, per aggiungere freschezza, ha tolto Candreva e Djordjevic e inserito Felipe Anderson e Klose. Consigli s'è superato sul destro di Parolo, poi il brasiliano e il tedesco hanno fallito altre due occasioni per chiudere il conto. Sofferenza sino alla fine, ma vittoria meritata. Gli equilibri arriveranno.
Il Messaggero titola: "La Lazio avanti a suon di gol".
Prosegue il quotidiano romano: Una Lazio incisiva ma autolesionista ha vinto e salito in classifica, al culmine di un pomeriggio di sofferenza che aiuterà a fortificarne spirito e carattere. La squadra ha fatto di tutto per complicarsi la vita e alla fine, dopo aver sfiorato la mattanza, ha dovuto stringere i denti per difendersi dal ritorno di un Sassuolo diventato arrembante e minaccioso. Quando si va prima sul 2-0 e poi sul 3-1 non si può consentire all'avversario di rientrare facilmente in partita, rischiando di vanificare quanto di buono evidenziato nella prima parte. Mauri, restituito al ruolo di trequartista alle spalle di Djordjevic, ha dimostrato di essere un elemento in grado di capitalizzare il gioco. Bravo a dettare i tempi, a trovarsi lo spazio, a sbloccare il risultato. Un gol che ha costretto gli emiliani a lottare in mare aperto, senza alchimie tattiche. La Lazio ha trovato gli spazi necessari per colpire, grazie ai guizzi, ai dribbling, alle incursioni di un Candreva formato Nazionale. Il centrocampista romano ha preso al guinzaglio il match, con una serie di giocate importanti, abile nel partire da destra, nel tagliare e nel cercare la profondità. Come in occasione di alcuni cross scodellati, senza esito, e in quello cesellato per la testa di Djordjevic. Un Candreva con l'argento vivo addosso: ha coperto l'intera fascia destra, anche con ripiegamenti rapidi, ha portato avanti una quantità di palloni, eccedendo in qualche frangente ma sempre giocando con il cuore. E' stato lui l'uomo in più della Lazio, ancora alla ricerca di una precisa identità tattica. La squadra, infatti, nella fase di non possesso, ha perso la compattezza in mezzo al campo favorendo l'iniziativa del Sassuolo e, nella ripresa, ha pensato troppo a difendersi.
Come a Palermo le maglie dei centrocampisti si sono aperte troppo e questo ha scoperto la difesa in più d'una occasione. Lulic, schierato in quella posizione centrale, ha confermato limiti mentali e di personalità e Pioli dovrà trovare qualche soluzione alternativa per migliorare la solidità del reparto. La Lazio ha costruito la vittoria sfruttando la corsia di destra dove Cavanda ha ben supportato Candreva. Però sulla partita ha pesato molto l'espulsione dell'inadeguato Cana, che ha causato il rigore del 3-2. Il Sassuolo, con l'uomo in più, dava la sensazione di poter raggiungere il clamoroso pari. Per fortuna dei biancocelesti Candreva, dopo aver regalato un assist, segnato un gol, ha provocato anche l'espulsione di Peluso, ristabilendo la parità numerica. Però, anche in dieci contro dieci, gli emiliani hanno continuato ad avere un assetto spregiudicato, con 3 punte sempre pronte ad attaccare gli spazi in velocità. E così la Lazio, dopo aver comandato la sfida, ha dovuto stringere i denti e difendersi dal ritorno degli ospiti. Complici anche Klose e Anderson (preferito ancora a Keita), che hanno sprecato sotto porta le palle-gol per mandare in archivio la pratica. Ed è stato bravo Marchetti a riscattare l'incertezza iniziale, negando a Longhi la chance per il tre pari. Pioli, che non è piaciuto per come ha gestito i cambi, potrà approfittare della sosta per migliorare l'organizzazione della squadra. Ma, intanto, la Lazio può respirare un'aria nuova in classifica.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Su di lui alla fine si può sempre contare. Perché anche ieri, in una partita dinamica e tra mille difficoltà, ha avuto il grande merito di sbloccare la situazione e di indirizzarla a favore della Lazio. Stefano Mauri è il capitano, uno che oltre ad averne viste di cotte e di crude sa cosa significa essere e vivere la Lazio. E il gol, il sinistro con cui ha confezionato l'1-0, è da giocatore vero e importante. Ma Mauri è capitano, vede il senso globale della vittoria sul Sassuolo: "Sono tre punti importantissimi, la seconda vittoria consecutiva ci dà una bella spinta. Siamo sulla strada giusta". Certo, non sono tutte rose e fiori, perché se si prendono due reti in casa dal Sassuolo qualche problema c'è: "E’ vero – continua il mancino – abbiamo concesso troppo, in occasione dei loro gol ci siamo rilassati. Appena abbassiamo la guardia ci fanno gol, dobbiamo rimanere più concentrati perché non si può arrivare agli ultimi minuti con il risultato ancora in bilico". Il successo fa bene alla Lazio, serve nel processo di crescita della squadra. Vincere, si sa, aiuta a vincere. Inoltre è oro colato per l'ambiente, che in questo momento è alla disperata ricerca di tranquillità. Tramite questi successi la Lazio può trovare la giusta destinazione di questa stagione. Mauri, però, non se la sente di parlare di svolta: "Siamo ancora all'inizio, non può essere considerato il successo della svolta". Poi, allarga ancora l'orizzonte: "Sta a noi – prosegue Mauri – trovare la giusta continuità, sta a noi credere nelle nostre possibilità. Secondo me siamo un'ottima squadra e ce la possiamo giocare contro chiunque". Un occhio, ovvio, è già alla partita del 19 contro la Fiorentina: "Sì, perché ora il nostro obiettivo è quello di andare a Firenze a giocarcela. La sosta arriva in un momento in cui stiamo facendo bene, ma sarà importante per recuperare gli assenti e avere più giocatori a disposizione. La competizione interna aiuta, perché tutti devono dare sempre il massimo per guadagnarsi il posto".
Nella Lazio cresce settimana dopo settimana l'idea di gruppo: i giocatori, tra le difficoltà, si aiutano, tutti remano dalla stessa parte. E solo così si può arrivare in alto. Mauri conferma: "La squadra è unita e consapevole delle proprie potenzialità. E ciò che vogliamo e proviamo a dimostrare in ogni partita". Mauri poi passa a qualche giudizio sui singoli, partendo da sé stesso: "All'inizio sono rimasto in panchina e quando si è fuori bisogna lavorare di più per farsi trovare pronti. Sono a disposizione, cerco di fare del mio meglio quando ne ho l'opportunità". E Djordjevic? "Mi ha stupito il fatto che abbia segnato solo alla quinta giornata, ridevo quando sentivo parlare di acquisto sbagliato...". Già, davvero un bel rinforzo per la Lazio: Djordjevic sembra essersi finalmente liberato del peso di avvio della nuova avventura. Per Mauri, come detto, non si tratta di una novità: "Noi lo vediamo in allenamento e lo conosciamo. Dal primo giorno di ritiro ho subito detto che si tratta un buonissimo giocatore, si muove bene negli spazi, è cattivo al punto giusto e dà una grande mano alla squadra in fase di non possesso". A questo punto Stefano Mauri è di nuovo uno dei punti di forza della Lazio. Con il Sassuolo è partito trequartista centrale, nella ripresa è scalato di qualche metro e ha fatto la mezz'ala. Ciò che non manca mai da parte sua è l'impegno. Anche i tifosi lo sanno. E da tempo: "Sono stati splendidi – conferma Mauri – con loro al nostro fianco è tutto più facile. Io non smetterò mai di ringraziarli". Infine ancora il caso scommesse. Nell'ultima tornata di indagini è spuntato ancora il nome di Mauri: "Lo so, accade puntualmente. Anche se poi puntualmente non si parla mai di niente. Ormai non ci faccio più caso. Ero tranquillo e lo sono ora".
Una vittoria sofferta, voluta, presa, strappata e difesa con i denti. Una Lazio dal cuore grande: "Anima, intensità, determinazione, volontà. E' stata una prova di grande cuore, una vittoria fortemente voluta. Sono soddisfatto della mentalità della squadra". Pioli se l'è sudata e se l'è goduta la vittoria, ne ha passate di tutti i colori in panchina, sembrava un leone in gabbia. Questa Lazio si complica la vita, ha detto bene Candreva: "Nel secondo tempo abbiamo avuto un rilassamento, l'importante è che la squadra sia consapevole che ci complichiamo la vita. Non ci sono partite facili, poteva essere chiusa, l'abbiamo riaperta. I ragazzi hanno dimostrato di voler vincere, mi è piaciuta la voglia di soffrire insieme", ha detto il tecnico con orgoglio. L'espulsione di Cana ha complicato i piani: "Ha tolto fiducia e ha allungato le distanze, ci ha impauriti. Era normale soffrire, ma anche in dieci abbiamo creato occasioni. I due episodi contrari sono stati i due gol subiti. La cosa importante è stata la determinazione, dà peso alla vittoria di Palermo. E' stata una gran partita, credevo che le energie fossero agli sgoccioli. In inferiorità numerica non era facile, ma abbiamo sofferto poco. Durante la sosta penseremo alla Fiorentina. E' un'ottima squadra, come noi, è una diretta rivale per l'Europa. Devo fare i complimenti a tutti i giocatori, si fanno trovare sempre pronti". Il cuore, un cuore grande. Pioli ha apprezzato il sacrificio dei suoi, ma c'è da migliorare: "Abbiamo giocato con grande generosità pur senza troppa lucidità. E' una di quelle prove che ci fa capire che abbiamo margini di miglioramento e mi auguro che la sosta ci aiuti a migliorare. Dobbiamo avere l'equilibrio giusto, ripartiremo cercando di rinforzare gli aspetti positivi, migliorando le situazioni di difficoltà".
La corsa europea ha bisogno di continuità: "E' il nostro obiettivo, ci sono tante concorrenti, anche Udinese e Samp. Dobbiamo migliorare nei momenti in cui andiamo in difficoltà". Pioli non sente pressioni: "La piazza di Roma? Sono concentrato sul lavoro. L'ambiente ha voglia e passione, riceviamo tanto entusiasmo e affetto dai tifosi. Credo siano soddisfatti, la squadra non molla mai. Uno dei nostri obiettivi è riempire ancora di più lo stadio". C'è da crescere, si rischia troppo, soprattutto in difesa: "Sappiamo che dobbiamo registrare ancora qualcosa dietro, dobbiamo lavorare meglio non soltanto con la linea difensiva. Si cresce attraverso il lavoro e i risultati positivi. Dobbiamo avere più convinzione, più sicurezza. La classifica? Non dobbiamo guardarla adesso, dobbiamo pensare ad insistere. Continuo a credere che la squadra abbia ampi margini di miglioramento. Mi auguro di recuperare tanti giocatori durante la sosta". Il 4-2-3-1 è stato confermato, è una scelta precisa: "Preferiamo avere sempre superiorità numerica dietro e parità a centrocampo. La squadra deve essere solo più attenta in certe situazioni". L'esplosione di Djordjevic e il paragone eccellente, ecco cosa ne pensa Pioli: "Credo che possa crescere molto, ha ottime qualità, ha le caratteristiche giuste per il nostro gioco, sa lottare ed attaccare gli spazi. La conoscenza del calcio italiano non è completa. Sta facendo molto bene, sta trovando il gol con facilità, lo fa lavorando molto con la squadra. Se somiglia a Vieri? Tra i citati credo somigli di più a lui rispetto ad altri...".