Mercoledì 30 ottobre 2013 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Milan-Lazio 1-1 30 ottobre 2013 - Campionato di Serie A - X giornata - inizio ore 20.45
MILAN: Gabriel, Abate, Zaccardo, Zapata, De Sciglio, Montolivo, De Jong, Muntari (75' Poli), Birsa (7' Matri), Balotelli, KakĂ (84' Robinho). A disposizione: Amelia, Coppola, Constant, Vergara, Cristante, Emanuelson, Saponara, Niang. Allenatore: Allegri.
LAZIO: Marchetti, Cavanda, Ciani, Cana, Radu, A. Gonzalez, Ledesma, Hernanes (46' Onazi), Candreva (92' Pereirinha), Perea (68' Floccari), Klose. A disposizione: Berisha, Strakosha, Elez, Ederson, Felipe Anderson, Keita, Tounkara. Allenatore: Petkovic.
Arbitro: Sig. Damato (Barletta) - Assistenti Sigg. Manganelli e Vuoto - Quarto uomo Sig. De Pinto - Assistenti di porta Sigg. Banti e Bergonzi.
Marcatori: 54' KakĂ , 72' Ciani.
Note: ammoniti Muntari, Montolivo, De Sciolio, Radu, Cana per gioco scorretto, Balotelli per proteste. Angoli 4-4. Recuperi 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 30.212 per un incasso di euro 728.828,54.
La Gazzetta dello Sport titola: "Milan-Lazio, gran gol di Kakà , pari di Ciani: è un 1-1 che non serve a nessuno. La sfida tra "deluse" non rilancia né Allegri, né Petkovic: la prima rete stagionale di Ricky non basta ai rossoneri che pagano l'ennesima amnesia difensiva".
Continua la "rosea": A che serve venire fin qua per vedere segnare Kakà , quando basta l’ennesimo errore difensivo a scatenare Ciani e permettere alla Lazio di uscire indenne da San Siro? La prodezza del brasiliano, al culmine di una serata perfetta, viene bruciato da una disattenzione. Esattamente la numero 17. Finisce 1-1: va meglio a Petkovic che dà seguito alla vittoria con il Cagliari e allontana ulteriormente lo spettro dell'esonero. Va peggio ad Allegri. Il tecnico, pur accerchiato, tira dritto, ottimista fino all’inverosimile, al panettone di Natale. Alla squadra nei piani alti della classifica ci crede, anche se perde un altro uomo in difesa. Così, mentre recupera De Sciglio, affianca a Zapata, la zeta di Zaccardo, dovendo rinunciare a Silvestre. Il tridente è quello della ripresa di Parma: Kakà , Birsa e Balotelli. L’altro accerchiato Petkovic si affida al killer Miroslav Klose, uomo della provvidenza e della differenza.
Ma a cominciare bene è Balotelli: un rasoterra angolato da fuori area che Marchetti respinge a mani aperte. Il cronometro segna un minuto e 15 secondi. In realtà è tutto il Milan a brillare: buon possesso, equilibrio e squadra alta. Al 5’ Abate scodella in area, ma né Balotelli né Muntari ci arrivano. Kakà invece ci prova al 7’ dal limite; un po’ centrale e di facile presa per Marchetti. La Lazio dal canto suo propone un modulo catenacciaro con propensione al contropiede. Petkovic si affida al 4-4-2 con il falco Klose pronto a entrare in azione. Ma sono sempre i rossoneri a impressionare. Bella l’intenzione di Kakà al 14’: gioco di gambe e tiro dai 15 metri che supera di poco la traversa. Al 18’ il brasiliano, dopo il velo di Balotelli, conferma di essere vicino al top con un diagonale da destra che sfiora il primo palo dopo avere superato Ciani. Tanto Milan, insomma, ma dispersivo negli ultimi venti metri, dove la Lazio chiude gli spazi e difende con ordine il suo territorio. Il tutto si riassume in un enorme spreco di energie con la conseguente mancanza di lucidità nella fase offensiva. Senza poi dimenticare che spesso alla qualità , vedi il meraviglioso colpo di tacco di Kakà al 39’ all’indirizzo di Muntari, corrisponde la mediocrità tecnica del ghanese che sbaglia un passaggio elementare. Tuoni e lampi del Milan di oggi, incapace di sorprendere. Inutili i sacrifici di De Jong, insuperabile, Montolivo e Kakà . Sulle fasce è notte fonda: Abate non ne azzecca una, mentre De Sciglio è lontano dai suoi standard. Ma se la Lazio inizia a correre cosa può accadere?
All’inizio della ripresa, Petkovic riparte con Onazi al posto di Hernanes. Il centrocampista nigeriano grazie a un rimpallo al 6’ invita a nozze Klose che sbaglia il controllo e perde una grande occasione davanti a Gabriel. La Lazio a dire il vero continua a mantenere un ritmo blando, favorendo il Milan che attacca con più cattiveria. Ed è al 9’ che il cielo si apre sopra San Siro, nonostante la pioggia fitta: Balotelli mette in movimento Kakà al limite dell'area, il brasiliano si accentra dalla sinistra e fa partire un destro a giro che si infila all’incrocio dei pali. E’ il delirio totale: il Meazza è ai suoi piedi. Pelle d’oca. La reazione della Lazio non è trascendentale e favorisce i rossoneri che hanno la necessità di rifiatare. Ma i difetti non si possono nascondere. Come quelli di Balotelli che mette in cassaforte un altro cartellino giallo, questa volta per proteste. Oppure come quelli di Zapata che non si cura di Ciani, abile a schiacciare di testa da due passi l’assist dalla destra di Candreva e battere l’incolpevole Gabriel: è il 27’.
Allegri corre ai ripari con una doppia sostituzione: fuori Birsa e Muntari, dentro Matri e Poli, ma è Klose al 37’ a fallire il 2-1 appoggiando fra le braccia di Gabriel che al 39’ dice di no anche a Floccari. Alla fine, insomma, realizzi che il pareggio laziale è strameritato. Al 39’ Kakà cede il posto all’amico Robinho al quale viene chiesto un miracolo essendo Balotelli praticamente disperso. Come il tiraccio al 93’ di Robinho finito sugli spalti. Per i rossoneri l’agonia continua. La Lazio rivede un raggio di luce.
Il Corriere dello Sport titola: "Carattere Lazio. Milan, solo KakĂ ".
Continua il quotidiano sportivo romano: Kakà è già tornato ad essere il leader del Milan. Non ha solo segnato un gol fantastico, ma è stato sempre dentro al gioco rossonero, l’unico capace di illuminarlo e di salvare la panchina di Allegri, che continua a essere in discussione. Hernanes non è più il leader della Lazio. E’ un fantasma, gira per il campo senza sapere dove andare. E’ finito fuori dal progetto tecnico, deve ritrovare se stesso e una collocazione ideale. Appena è uscito il Profeta, sostituito da Onazi, s’è risvegliata la squadra di Petkovic. Con un assetto più logico, ha difeso meglio e ha cominciato ad attaccare. Ha preso in pugno la partita, ha riequilibrato il risultato con un colpo di testa di Ciani, è andata vicina al successo, perché Klose e Floccari hanno avuto sul piede le occasioni per raddoppiare e stendere il Diavolo a San Siro dopo 24 anni. Resta qualche rimpianto, ma il pareggio è giusto, perché il Milan aveva dominato sino all’intervallo.
Petkovic ha scelto inizialmente il 4-4-2 con Perea accanto a Klose, ma la Lazio nel primo tempo non è mai riuscita a prendere il controllo del gioco. Formazione audace, atteggiamento prudente, perché le punte erano costrette a tamponare i rossoneri. Non attaccavano. Erano i primi difensori. Candreva è stato messo sotto pressione da Abate, Gonzalez sul versante opposto non faceva scendere De Sciglio, Perea e Klose a turno cercavano di disturbare De Jong. Un continuo rincorrere. Così la partita è scivolata sui duelli individuali a centrocampo e il tandem formato da Hernanes e Ledesma ha sofferto a contrastare Muntari e Montolivo. Petkovic aveva consegnato il tridente rossonero ai suoi quattro difensori. Pensava di ribaltare il gioco, invece è stato messo sotto. Si giocava in mezzo e il pallone era governato sempre dal Milan. Schiacciante la superiorità nel possesso, perché Birsa e (soprattutto) Kakà rientravano tra le linee, mettendo in inferiorità Hernanes e Ledesma. In meno di venti minuti il Milan ha costruito tre limpide occasioni da gol e altre situazioni pericolose, perché Muntari e Montolivo riuscivano a gettarsi a rimorchio del tridente, che giocava di sponda. Kakà ci ha provato dalla distanza e poi si è ritrovato sul destro un pallone buono in area, ma ha angolato troppo il diagonale. Balotelli dopo cinque minuti aveva spaventato Marchetti con una sventola dai venti metri. SuperMario era controllato con energia dalla linea difensiva della Lazio. Ha protestato per un contatto con Cavanda in avvio e poi per una spallata (volontaria) di Cana, che stava proteggendo il pallone destinato sul fondo. Il Milan ha chiesto il rosso per una gomitata inesistente, ci poteva stare il giallo e la punizione. Damato, per spegnere le prime tensioni, subito dopo ha ammonito Muntari (al secondo intervento da ammonizione su Hernanes) e ha punito Radu con il giallo. All’intervallo il Milan aveva tirato in porta otto volte, la Lazio neppure una.
Per restituire densità e logica al centrocampo Petkovic ha sostituito Hernanes con Onazi e ha accentrato Gonzalez, passando al 4-3-3. Candreva è tornato sulla fascia destra, Perea si è allargato a sinistra per sostenere Klose, che non è riuscito a stoppare il primo pallone buono. Solo davanti a Gabriel, è stato tradito dal prato scivoloso per la pioggia. Appena la Lazio ha messo il naso fuori, il Milan ha sbloccato il risultato. Balotelli è riuscito ad attirare Candreva e Cavanda e poi ha pescato Kakà al vertice dell’area. Il brasiliano, lasciato libero da Gonzalez e prima che Ledesma arrivasse a contrastarlo, con un tiro a giro ha infilato il pallone all’incrocio dei pali. San Siro è esploso, festeggiando il primo gol di Kakà da quando è tornato al Milan. Ma la Lazio non si è arresa e ha ripreso a spingere con convinzione, dando l’impressione di poter pareggiare, come è successo al 26' dopo tre angoli a favore e un’azione insistita: cross di Candreva, colpo di testa di Ciani, mollato da Montolivo. La partita si è aperta. Petkovic ha messo Floccari per Perea, Allegri ha inserito Matri e poi anche Robinho, ma le occasioni migliori sono capitate alla Lazio. Klose, lanciato a rete, ha spedito il pallone tra le braccia di Gabriel. Floccari non ha avuto la forza per finalizzare il contropiede ispirato da Candreva. Gli ultimi assalti sono stati del Milan. Ma questa volta Cana e Ciani hanno spazzato via qualsiasi pallone.
Da La Repubblica:
Il sottofondo dei fischi all’ennesima mancata vittoria del Milan, sempre più lontano dagli obiettivi di inizio stagione, è come un pollice verso per tutti: per i giocatori, per Allegri e per la società , che intende congelare qualunque ipotetico cambiamento fino al Barcellona, però è spiazzata dalla classifica stagnante. L’unico a salvarsi dall’implacabile giudizio della folla – ancora più sparuta del solito, complice la pioggia – è stato Kakà , che quattro anni e mezzo dopo l’ultimo gol in serie A è tornato a fabbricare una delle famose prodezze da Pallone d’oro e da purosangue: galoppo, conversione e destro a girare sotto l’incrocio. L’intermittente genio del campione non è stato assecondato dai compagni e in particolare da Balotelli, che per un tempo ha distrattamente vagato al centro dell’attacco e per l’altro ha accennato qualche vaga movenza da punta. Così Petkovic ha raccolto il frutto della conversione tattica, decisa in verità nell’intervallo, cioè prima dell’invenzione di Kakà , e nata dalla constatazione che il famoso tridente milanista stesse pungendo con un dente solo: scarsa era la consistenza di Birsa, dedito a colpetti ininfluenti. La Lazio si era barricata in difesa, aspettando chissà quali assalti: il 4-4-2, con l’inerme coppia d’attacco Klose-Perea e Candreva confinato suo malgrado a esterno di sinistra, è parso uno scrupolo eccessivo, di fronte alle isolate creazioni di Kakà e all’azione impastoiata orizzontalmente tra Montolivo e De Jong, senza il necessario supporto dei terzini. Nella ripresa Candreva è tornato esterno di destra del 4-3-3 e l’incursore Onazi ha preso il posto dell’irritante Hernanes. A riprova dell’effetto della mossa di Petkovic, dopo la sferzata di Kakà , il pareggio lo ha costruito proprio Candreva, col cross dal fondo sul quale si è catapultato di testa Ciani, in mezzo a quattro milanisti, dormienti esattamente come, poco prima, quattro laziali avevano osservato ammirati l’ex Pallone d’oro scagliare il destro del vantaggio.
Mentre gli ultrà della Sud proseguivano la battaglia contro la chiusura delle curve, con tanto di dotti striscioni sul diritto di espressione, sul campo il Milan si è scoperto afasico, rischiando in contropiede la sconfitta: né Klose, né Floccari, subentrato all’inoffensivo Perea, hanno però affondato il colpo. Ora resta tutto il peso del limbo, con la Fiorentina sabato e il Barcellona mercoledì come nuovi esami per l’intera squadra. Di sicuro l’esame di ieri era molto più attendibile del solito. Per la prima volta, infatti, la formazione si è avvicinata decisamente alla migliore possibile: fatta eccezione per il portiere Gabriel, per il buon centrale adattato Zaccardo e per il tuttofare Birsa, gli altri otto erano titolari acclarati, con quattro azzurri di Prandelli arruolati dall’inizio, grazie al rientro di De Sciglio dopo due mesi. In attacco c’era l’inedito Balotelli- Kakà : in attesa del ritorno di El Shaarawy erano due componenti su tre del potenziale tridente massimo. Ieri mattina, nell’annunciare la maxi-sponsorizzazione della cinese Huawei (in questa fase il marketing funziona meglio della squadra), Galliani si era sbilanciato su Balotelli. "Sarà ancora a lungo la nostra stella". Poi la stella magari non sarà caduta, ma come minimo è scivolata.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
In tre giorni s’è ripreso la Lazio. "E’ l’allenatore giusto per guidare questa squadra" ha sentenziato Lotito nella pancia di San Siro prima ancora della partita. Dopo aver domato il Cagliari e allontanato la crisi grazie alla scossa di Klose, Petkovic ha messo paura ad Allegri. Ha rimontato a San Siro, ha sfiorato il successo, spaventando il Milan in una ripresa giocata tutta all’attacco. Dominando, finalmente, come chiede e pretende. Impresa mancata, perché è mancato il colpo del kappaò, ma la Lazio ha dimostrato carattere, spirito di reazione, personalità da grande squadra. Tante altre volte era franata, finendo travolta dagli eventi. Questa volta la squadra biancoceleste ha riequilibrato la partita e il risultato, andando vicina al raddoppio. Reazione da applausi, ma Petkovic avrebbe voluto vedere un primo tempo diverso. "Non dovrebbe esserci bisogno di prendere un gol per reagire, invece è sembrato di sì. Meritavamo alla fine di vincere. Non sono però soddisfatto. Dovevamo giocare ancora con maggiore personalità . Nel primo tempo abbiamo subìto troppo, lasciando l’iniziativa al Milan. Eravamo imprecisi nei passaggi, sono stati sbagliati tanti rinvii. Nel secondo tempo è successo tutto il contrario". Poteva essere la serata giusta per stendere il Diavolo dopo 24 anni. Sembra una maledizione il campo di San Siro in campionato. Ma questo punto alla lunga peserà sulla classifica. "Il Milan ha tanta qualità , quando riuscirà a esprimere meglio il suo gioco, metterà tutti in difficoltà . Non sono al massimo della forma psichica. Dopo il pareggio, noi siamo cresciuti. Si poteva e si doveva vincere. Abbiamo perso due punti per nostre incapacità . Ci manca il 10 per cento in più di cattiveria fuori casa per vincere" ha spiegato il tecnico di Sarajevo, rinviando il primo successo in trasferta della stagione.
Petkovic forse deve avere qualche rimpianto per le scelte iniziali, di modulo e di formazione. Ha scelto il 4-4-2 con Perea a ridosso di Klose e il Profeta accanto a Ledesma in una linea mediana forse troppo leggera e senza cambio passo. Ha dato fiducia a Hernanes, s’aspettava una risposta diversa. Ma dopo la partita ha preferito difendere il brasiliano dalle critiche. "Un giocatore da solo non può fare nulla se la squadra non gira. E la Lazio nel primo tempo non girava. Lui ha preso anche un po’ di botte. L’ho visto giù di condizione e allora ho preferito mettere Onazi nella ripresa". Il tecnico di Sarajevo, come aveva già fatto nei giorni scorsi, ha allontanato le ipotesi di un divorzio dalla Lazio. La sua posizione, dopo il pareggio di San Siro, è ancora più salda. "Non ho mai avuto la sensazione che la mia panchina fosse in bilico. So di aver dato le dimissioni, stasera erano doppie... (ha detto per scherzo, ndr). Nella ripresa si è vista una squadra che crede nel progetto. Una squadra che non ci crede non avrebbe reagito in quel modo". Sono ancora tutti dalla sua parte, non gli hanno girato le spalle. La Lazio si è ritrovata e adesso dovrà solo gestire il caso Hernanes, che rischia di restare stritolato dalla concorrenza. Decisiva la sostituzione nell’intervallo. "C’era poco fluidità e poco legame tra i reparti. Onazi ha portato velocità e semplicità " ha spiegato Petkovic prima di pensare al Genoa. "Ci vorranno undici leoni per batterli".
Ha scelto Petkovic e continua a sceglierlo: "Quando ho scelto Petkovic ritenevo, e ritengo, che fosse la persona giusta per condurre questa formazione". Lotito non ha cambiato idea, la scelta fatta un anno fa, nonostante problemi e stenti, resta valida. Petkovic è il suo allenatore, continuerà ad esserlo almeno per questa stagione. La fiducia è stata confermata un’altra volta, non c’era bisogno di farlo dopo il pareggio di Milano, la posizione del tecnico è stata rafforzata: "Quest’anno abbiamo fatto delle acquisizioni, non abbiamo venduto nessuno, abbiamo 22 titolari, purtroppo non sempre siamo stati in grado di mettere in campo la squadra migliore proprio per i numerosi infortuni accusati, non ultimo quello di Klose che è stato fuori parecchio tempo". A Lotito non sono piaciute certe scelte tecniche, l’ha fatto capire più volte, in caso di crollo avrebbe agito, ma finora non è servito. Il lavoro di Petkovic è stato complicato dagli infortuni a catena: "Anche adesso abbiamo diversi giocatori importanti che stanno fuori però ritengo che ci siano le condizioni, ugualmente valide, per poter proseguire nel nostro cammino e soprattutto per far sì che questa squadra possa dimostrare tutto il proprio valore sul campo". Lotito ha ribadito la sua posizione, riguarda l’allenatore e i big, riguarda il mercato: "Tutte le voci diffuse sono prive di ogni fondamento. La Lazio non ha mai messo in discussione né l’allenatore né sicuramente alcuni giocatori che fanno parte della rosa". Il periodo buio è finito, gli ultimi risultati fanno ben sperare. Le prestazioni, invece, vanno migliorate: "Spero che la Lazio, dopo un momento di appannamento, abbia riacquisito la consapevolezza dei propri mezzi e soprattutto la consapevolezza di essere un gruppo coeso, determinato, volitivo, dotato di spirito di sacrificio".
Lotito aveva parlato ai microfoni di Sky prima del fischio d’inizio, le sue dichiarazioni valgono, non sono scadute, sono rimaste attualissime. Il presidente vuole una Lazio forte, convinta, unita: "Una squadra operaia più che una squadra, come dire, supponente. Questi sono gli ingredienti per poter raggiungere certi obiettivi. C’era bisogno di riacquisire mentalità e consapevolezza per affrontare tutti al massimo". Il concetto, il presidente, l’ha ripetuto più volte tanto per farlo capire a tutti. Hernanes e gli altri big non si muoveranno da Roma, a gennaio non saranno ceduti, non sono previste sorprese di questo tipo. Il Profeta è in crisi, è irriconoscibile, fatica a riprendersi, resta un punto fermo, va recuperato al meglio. Lotito, facendo il giro delle tv, ha puntualizzato i suoi pensieri, ha parlato in modo netto e deciso, non ha dubbi sul futuro. La crescita della Lazio è destinata a continuare: "Le voci su Hernanes o su altre cessioni illustri sono prive di fondamento. Lo ripeto, non abbiamo mai messo in discussione nessuno. La squadra si è rialzata, ci vuole sacrificio e ci vuole anche un po’ di fortuna per riprendere definitivamente il cammino".