26 maggio 2019 – Torino, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXXVIII giornata - inizio ore 15.00
TORINO: Sirigu, Izzo (84' Moretti), N'Koulou, Bremer (79' Rincon), De Silvestri, Baselli, Meite, Ola Aina, Iago Falque (69' Zaza), Lukic, Belotti. A disposizione: Ichazo, Rosati, Ansaldi, Singo, Berenguer, Damascan, Millico. Allenatore: Mazzarri.
LAZIO: Proto, Bastos, Acerbi, Radu (82' Capanni), Romulo, Parolo, Badelj, Jordao (58' Durmisi), Lulic, Cataldi, Immobile. A disposizione: Guerrieri, Alia, Armini, De Angelis, Wallace, Zitelli, Bianchi, Mohamed, Cerbara. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Abisso (Palermo) - Assistenti Sigg. Valeriani e Pagliardini - Quarto uomo Sig. Pillitteri - V.A.R. Sig. Chiffi - A.V.A.R. Sig. Fiorito.
Marcatori: 51' Iago Falque, 53' Lukic, 66' Immobile, 80' De Silvestri.
Note: esordio in serie A per Luan Capanni. Ammonito all'84' Capanni per gioco falloso. Angoli 5-5. Recuperi: 0' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 24.428 di cui 13.244 paganti e 11.184 abbonati per un incasso di Euro 361.668.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Il Toro chiude in bellezza e saluta 'capitan' Moretti. L’11 di Mazzarri batte la Lazio: il ritorno finisce con un punto in meno della Juve. Il difensore rimarrà nel club".
Continua la "rosea": E' finita come nei desiderata (granata) della vigilia: vittoria senza sofferenze con settimo posto incorporato; ergo viene migliorato il punteggio-record nell’era dei tre punti (63) e come sovrappiù viene stabilito il nuovo tetto dei punti casalinghi, 38. Nel ritorno il Toro ha totalizzato 36 punti, appena uno in meno della Juve. Il tutto condito, prima e dopo il match, dall’addio a Emiliano Moretti che la Maratona ha reso struggente ma che tutto lo stadio ha contribuito a trasformare in un happening di sentimenti difficilmente dimenticabile. Persino il presidente Cairo, alla fine, ha voluto indossare la maglia-ricordo numero ventiquattro che una accurata regia aveva provveduto a distribuire all’intera rosa raccolta intorno al senatore. E tutti quei bimbi vestiti da calciatori che sciamano festanti verso i loro papà in processione sotto le curve e le tribune hanno fatto da ciliegine sulla gustosissima torta.
Prima, in partita, Andrea Belotti aveva ceduto la sua fascia al subentrante "Moro", in maniera che poi le foto ricordo lo avrebbero immortalato da capitano: un omaggio significativo, voluto anche da Mazzarri. "Non mi sarei mai potuto immaginare un simile spettacolo, compagni e tifosi mi hanno fatto tremare le gambe", dirà il festeggiato al termine della sua gara numero 601 da professionista e prima di un probabile incarico da dirigente. Ospite di questo pomeriggio particolare, dominato dal famoso "vecchio cuore granata" (non è un qualcosa di astratto o di remoto; l’amore Toro esiste e gode di ottima salute), la Lazio non se l’è sentita di dannarsi l’anima per indossare i panni del guastafeste. Ché già basta e avanza la "colpa" di aver vinto la Coppa Italia da ottava in classifica: questo è il motivo per il quale il Toro, settimo e con 63 punti, resta fuori dall’Europa...
E così dopo un primo tempo di pura accademia, ecco che in avvio di ripresa il Torino trova un uno-due in centoventi secondi che testimonia della sua voglia di chiudere con un successo ma pure della deconcentrazione di una Lazio priva di diverse pedine importanti, anche se comunque in formazione più che decorosa. Ola Aina al 6’ effettua una rimessa laterale con la quale recapita il pallone nell’area piccola dove Iago Falque sbuca in beata solitudine per deviare al volo. Inesorabilmente. La Lazio si riversa nella metà campo avversaria dimenticando i più elementari equilibri e allora alla prima palla riconquistata, Meité può lanciare in una prateria dove Lukic arriva al galoppo, salta il portiere in uscita e deposita nella rete lato Maratona. Potete immaginarvi il boato. L’orgoglio dei biancocelesti porta Ciro Immobile a indovinare un diagonale "corto" col quale supera Sirigu e centra i quindici gol in campionato, gli stessi del suo amico-rivale Belotti. Che invece non riesce in acrobazia a trovare il sigillo su assistenza di De Silvestri. Il quale, però, arriva puntualmente al tap-in su botta di Zaza respinta in volo dal portiere laziale.
Il c.t. Mancini avrà probabilmente dato un’occhiata a questo confronto a distanza tra i due concorrenti al ruolo di centravanti azzurro. E avrà constatato come entrambi abbiano cercato di sfruttare anche questa ultima occasione per strappargli la convocazione. Al Gallo non è riuscito di centrare la porta però si è battuto con piglio e con la solita generosità che quest’anno lo ha visto spesso rincorrere gli avversari fin dentro la propria area. Immobile, beccato dal pubblico ("Mi spiace tanto: con la maglia granata ho iniziato la mia avventura nel grande calcio") si è dato altrettanto da fare e avrebbe anche potuto trovare la sua rete numero cento, rimandata alla nuova stagione.
? Il Corriere dello Sport titola: "La Lazio in vacanza. Ciro torna al gol. Immobile segna ma non basta: il Toro passa 3-1. Mai i granata così in alto nell’era dei tre punti. Moretti saluta con una vittoria: il suo addio al calcio dopo 367 gare".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: È la classifica a distribuire disonori e onori. Inzaghi ha fatto 13 a Torino, sono le sconfitte della Lazio, bella addormentata in campionato. Simone ha chiuso ottavo dopo due quinti posti, mai così in basso. L’anormalità dello sfascio si misura con i 13 ko subiti in 38 partite di A, quasi un terzo perse. Con i -13 punti e i -33 gol fatti rispetto al maggio 2018, che voragine. Doveva essere l’anno Champions. Doveva. È stato l’anno della Coppa Italia salvagente: a Simone sono bastate cinque bellissime partite per presentarsi da Lotito sbattendo i pugni sul tavolo. Per tutto il campionato è stata una Lazio ai limiti dell’impossibile per l’autolesionismo. Due dei tre gol rifilati ieri dal Torino sono arrivati nel giro di due minuti, al 6' e all’8' del secondo tempo. Come sempre sono stati regalati, come al solito sono stati beccati dopo l’intervallo. A cosa pensa la Lazio negli spogliatoi? Trentadue reti su 46 (il 70%) sono state incassate dopo il 45', ben 11 tra il 46' e il 60'. Il primo gol granata, un colmo, è nato da un fallo laterale! Schema: Ola Aina, versione catapulta, addirittura al secondo tentativo, ha pescato Iago Falque davanti a Proto (girata volante), lasciato libero dal sonnolento Lulic. Il secondo gol è nato da un suicidio del "kamikaze" Bastos. Gli è presa la mania di lanciarsi in attacco, non sconfinasse, facesse il suo, gli sta riuscendo bene. Bastos ha sbattuto contro il muro granata, è nata la ripartenza del 2-0. Meite, in souplesse su Parolo, ha messo Lukic davanti al povero Proto. Sul terzo gol dell’ex De Silvestri, intervallato dal colpo di Immobile, s’è addormentato Radu, non più presentabile.
È finita 3-1. Nel primo tempo si sarebbe potuto giocare senza portieri, al 45' s’è segnalato un solo tiro nello specchio (del Toro). La Lazio, lo specchio, l’ha colpito al 17' del secondo tempo, dopo 4 minuti ha fatto centro Ciro. Le scusanti di Inzaghi: la Lazio era in vacanza. Tra infortuni e congedamenti ieri gli mancavano sei titolari (Correa per squalifica, poi Leiva, Luis Alberto e Milinkovic su tutti). A Torino, almeno questo, ha ritrovato gloria Immobile (fischiato dagli ex tifosi), era a secco da 7 partite di A. Ha chiuso a 15 gol, sotto media. Ma ha pareggiato lo score dell’amico Belotti, rivale per la Nazionale. È stata incoraggiante la prova del baby Jordao, mezzala sinistra alla prima da titolare. In fase offensiva ha saputo selezionare gli attimi, ha mostrato qualità. Ha sofferto nei ripiegamenti. Nel finale ha esordito Capanni, baby Primavera, bella una staffilata. Inzaghi è partito senza seconda punta, con Cataldi alle spalle di Immobile nel 3-5-1-1. Ha schierato la Lazio più anziana di questo campionato (età media 30 anni e 88 giorni). Mazzarri, con i suoi big, è partito col 3-4-2-1, piazzando Iago Falque e Lukic dietro Belotti. Lukic ha fatto da pendolo, spesso ha preso palla lui. Il Toro, con Baselli e Meite a centrocampo, ha dominato il possesso (66,4% nel primo tempo). Parolo e Jordao sono stati infilati spesso. De Silvestri e Ola Aina, sugli esterni, hanno sempre accompagnato le azioni d’attacco, mettendo in difficoltà Lulic e Romulo. Gli uomini di Inzaghi si sono spremuti in trincea fino al 2-0. Mazzarri merita un monumento anche a Torino. Ha chiuso settimo, a più 4 da Simone. Il Toro, nell’era dei 3 punti, non era mai arrivato così in alto. L’aggancio europeo, miracoloso, adesso è legato al Milan, sotto giudizio Uefa. È stata la domenica di Emiliano Moretti, si è ritirato dopo 367 partite di Serie A, 175 con il Toro. Tutti, anche Cairo, hanno indossato il suo numero, il 24. Poi sono scese le lacrime e il sipario.
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Inzaghi resta, l’ha detto ieri Igli Tare. Restare può anche voler dire non rinnovare il contratto in scadenza fra un anno, è questo uno dei punti della diatriba società-allenatore. Il diesse ha parlato a pochi minuti da Toro-Lazio, è stato il primo commento registrato dopo l’incontro Lotito-Inzaghi di giovedì e dopo il summit Lotito-Tare-Inzaghi di venerdì sera: "Inzaghi? Ci siamo visti in settimana, gli incontri sono stati fatti per capire tante cose. Simone, però, non ha un contratto in scadenza perciò tutta questa tensione che si sta creando mi sembra un po’ esagerata. Per noi resta". Tare ha potuto dare assicurazioni rispetto ai pensieri di Lotito e ai suoi, non ha potuto garantire certezze relativamente a ciò che pensa e vuole fare Simone. Il diesse, rispetto alle volontà del tecnico, ha aggiunto quest’altro concetto: "Che Inzaghi resta lo ha detto il presidente Lotito, lo penso io e credo che anche l’allenatore la pensa così. Non credo ci siano dubbi in merito". Tare ha viaggiato con la Lazio, come sempre. Ha avuto modo di parlare con Inzaghi in ritiro, a Torino. L’opera di mediazione può essere servita per ammorbidire l’allenatore, le sue richieste. E’ un’ipotesi, deve trovare conferme, dev’essere suffragata dai fatti, dagli scenari che si schiuderanno da oggi in poi.
Il mercato. Soldi, durata contrattuale e garanzie tecniche, su questi punti si sta dibattendo, a tratti anche nervosamente. A Tare è stato chiesto "se il mercato può incidere sulla scelta dell’allenatore". Il diesse ha risposto piccato, senza fornire una replica diretta: "Si raccontano sempre belle storie e favole durante il mercato estivo. La cosa importante è che la Lazio nella prossima stagione abbia di nuovo una rosa per competere ai piani alti". Tare è in pressing su Inzaghi, non ha preso in considerazione altri allenatori nei mesi scorsi, era dell’avviso che Simone meritasse il rinnovo già ad inizio anno, soprattutto dopo il derby. Sarebbe stato un segnale di condivisione, di incoraggiamento dopo momenti difficili, di futuro. E’ pur vero che tra Lotito e Simone si sono vissuti periodi di gelo, di lontananza, di contrapposizione. E’ successo a dicembre e a gennaio. Inzaghi, qualcuno lo ricorderà, dopo la sconfitta di Napoli ha rischiato grosso. Quella volta s’è precipitato dal presidente per chiarire, è successo prima del match con la Juve. Lotito gli rimproverava le bocciature di Correa. Da febbraio in poi, con il Tucu in campo stabilmente, è cambiato tutto. Sono arrivate vittorie rasserenanti, hanno scongelato il rapporto patron-tecnico, hanno spinto la Lazio in alto, in campionato e in Coppa Italia. Il volo, purtroppo, è proseguito solo in Coppa. Il piano. Tare ha lavorato per due giorni con l’obiettivo di addolcire Simone, di renderlo più malleabile in vista del prossimo incontro con Lotito. Ci sono distanze su tutti gli argomenti in ballo. Sui soldi, sulla durata contrattuale, sugli acquisti. Differenze di vedute sul mercato ci sono da sempre, è successo anche negli anni passati. Inzaghi ha sempre chiesto di puntare su giocatori italiani, pronti, a volte anche giustamente. La società gli ha chiesto di avere fiducia. Un esempio è ciò che è successo con Correa e Gomez. Simone voleva il Papu, ha vinto la Coppa Italia contro di lui, schierando il Tucu. Gli è stato fatto notare assieme al ritardo con cui ha puntato su altri giocatori, oggi al top.
"Non vedo una Lazio senza Inzaghi". Ciro Immobile vota per la conferma dell’allenatore il cui futuro è ancora da decifrare, nel nome della continuità di un percorso significativo intrapreso che ha portato alla vittoria di una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. "Sarebbe una perdita importante - rileva il bomber -. Il bello della Lazio è che siamo una famiglia, si è creato un ambiente tale per cui tutti quelli che arrivano si sono trovati subito a casa e questo è merito anche dell’allenatore e di tutto il suo staff. Con Inzaghi ho un rapporto speciale, sia professionalmente sia fuori dal campo, tanto che non riesco proprio a vedere una Lazio senza il mister. Non ci ho nemmeno pensato, sono troppo legato a lui. Per me e la squadra sarebbe una perdita importante. Ci siamo trovati benissimo, abbiamo vinto due coppe e disputato tre finali. Saremmo contenti di proseguire con lui, ma deve fare le sue scelte insieme al club. Allegri anche si è lasciato in buoni rapporti, l’importante è essere chiari". In attesa della fumata biancoceleste sul futuro della panchina, Immobile ha chiuso la stagione con un acuto che vale un pezzetto di storia della Lazio. Non segnava da sette partite in A, Ciro: l’ultimo squillo era stato all’Olimpico contro il Sassuolo; in trasferta non accadeva addirittura da marzo in casa della Fiorentina. Il digiuno si è concluso giusto in tempo per tornare a sorridere prima del gong della stagione. Sì, perché pur inutile ai fini del risultato, la rete al Torino ha un significato importante. Immobile è diventato, infatti, il terzo giocatore a realizzare almeno 15 gol in tre campionati differenti con la maglia biancoceleste, dopo Silvio Piola e Giuseppe Signori. Non bomber qualsiasi, dunque. E’ appunto il quindicesimo centro in campionato, il numero 99 complessivo in A, a un passo dalla cifra tonda.
"Quota 100 sarà il primo obiettivo per l’anno prossimo - rilancia il centravanti -. Lo scorso anno segnavo sempre ed ho abituato tutti molto bene; 15 reti in ogni caso è un buon traguardo. Un voto alla stagione? Quando si vince un trofeo, resta nel cuore e nel palmares del club. Non abbiamo raggiunto il nostro obiettivo principale che era la qualificazione in Champions, ma mettere una coppa in bacheca è molto importante". Ieri, intanto, ha vinto il duello con Belotti in ottica Nazionale. "Andrea è un mio amico e spero che il suo posto in azzurro non possa essere legato al mio. Mancini mi conosce ed abbiamo un buon rapporto, contrariamente a quanto si dice". Questo anche se trapela che il gol di ieri non dovrebbe cambiare la posizione di Mancini: Immobile resta molto in bilico per la convocazione azzurra. Il dispiacere per Ciro sono stati anche i fischi dei suoi ex tifosi: "Mi dispiace perché in A ho iniziato a segnare proprio con la maglia del Torino...". C’è solo gioia, invece, per Luan Capanni che ha vissuto l’emozione dell’esordio in serie A, a 19 anni appena compiuti. Una manciata di minuti nel finale in cui ha rimediato un giallo a tempo di record e ha sfiorato il gol. "E’ il giorno più bello della mia vita, sto vivendo un sogno - sorride l’attaccante italo-brasiliano, bomber della Primavera con 13 gol -. Ringrazio tutti quelli che mi hanno permesso di raggiungere questo traguardo".