27 agosto 2017 - Verona, stadio Marcantonio Bentegodi - Campionato di Serie A, II giornata - inizio ore 20.45
CHIEVO VR: Sorrentino, Cacciatore, Dainelli (75' Cesar), Gamberini, Gobbi, Castro, Radovanovic, Hetemaj, Birsa, Pucciarelli (80' Garritano), Inglese (84' Pellissier). A disposizione: Pavoni, Seculin, Bani, Jaroszynski, Bastien, Depaoli, Rigoni, Leris, Vignato. Allenatore: Maran.
LAZIO: Strakosha, Wallace, de Vrij, Radu, Basta (80' Marusic), Parolo, Leiva (59' Caicedo), Lulic (59' Lukaku), Milinkovic, Luis Alberto, Immobile. A disposizione: Vargic, Guerrieri, Bastos, Luiz Felipe, Crecco, Di Gennaro, Murgia, Palombi. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Manganiello (Pinerolo - TO) - Assistenti Sigg. Fiorito e Tolfo - Quarto uomo Sig. Ros - V.A.R. Sig. Giacomelli - A.V.A.R. Sig. Giua.
Marcatori: 11' Immobile, 34' Pucciarelli, 89' Milinkovic.
Note: esordio in serie A per Lucas Leiva. Ossservato 1’ di silenzio in memoria delle vittime del terremoto di Ischia avvenuto in settimana. Ammonito al 66' Wallace ed al 67' Birsa. Ordinato un time-out (cooling break) nel primo tempo. Angoli: 9-6. Recuperi: 2' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 10.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Alla fine c’è Milinkovic e il Chievo si arrende. Prima vittoria Lazio. In vantaggio con Immobile, i romani si fanno raggiungere da Pucciarelli. Allo scadere il serbo regala i primi tre punti a Inzaghi".
Continua la "rosea":
Alla fine c'è più gusto. La Lazio lo ha scoperto in Supercoppa italiana e ripete il copione per la prima vittoria in campionato: stavolta ci pensa Sergej Milinkovic, il cui esterno destro a un minuto dal 90’ punisce fin troppo quei vecchi marpioni del Chievo. Onore a Maran: l’identità tattica della sua squadra non sente il peso dell’età (linea difensiva da 140 anni in 4, Cacciatore a 30 è lo sbarbato del gruppo...) ed è molto più definita rispetto a tante altre, Lazio compresa. Il peso dell’età , per la verità , sembra sentirlo all’inizio Sorrentino, che esce a vuoto su angolo di Luis Alberto, lasciando il secondo palo al facile colpo di testa di Immobile. Per oltre un’ora il gol è l’unico tiro nello specchio da parte dei biancocelesti. La Lazio vorrebbe speculare sul vantaggio precoce ma non ci riesce: sembra sfiatata, poco equilibrata intorno a un 3-5-2 molto piatto. Il Chievo accorcia tantissimo il campo, invade la metà campo avversaria, taglia le linee di passaggio e non sembra soffrire minimamente il caldo mangia-ossigeno. I biancocelesti finiscono per abusare della forza gravitazionale esercitata sul mezzo-sinistro da Milinkovic, cercato come ultima (anzi unica) soluzione per uscire dalla pressione del Chievo. Intorno al serbo però è una marea di palle perse, perché Leiva soffre l’ombra continua di Birsa e Lulic passeggia.
Il Chievo invece spinge sulle fasce, combina rapido in mezzo con il movimento perenne di Hetemaj e Castro (pari sfiorato, Strakosha alza in angolo), tiene bassissima la Lazio. Che sfiora il secondo solo quando può agire rapidamente in verticale: Luis Alberto per Immobile che si incarta nel dribbling su Sorrentino al 33’. Passa un minuto e arriva il pari: Radovanovic raccoglie una delle tante seconde palle, un rimpallo premia Pucciarelli. Poi ancora Strakosha nega a Castro il sorpasso 3’ dopo. Inzaghi non sta a guardare. Sa che i suoi non sono brillanti – è evidente – ma ordina di alzare un po’ il baricentro. La partita del Chievo – fermato per la terza volta da Strakosha su tracciante di Birsa - si complica solo quando le energie diminuiscono. Allora cominciano a funzionare anche i cambi di Inzaghi. Castro crea un’altra chance imbeccando la testa di Inglese, poi Milinkovic decide che è ora di vincerla da solo: prima Immobile spreca davanti alla porta un suo pallonetto smarcante, poi il 21 spara l’ultima cartuccia all’angolino. Solo il terzo tiro in porta della Lazio: percentuale di realizzazione altissima, ma produzione decisamente poco sufficiente. Il Chievo crea di più, anche nel recupero con un colpo di testa di Castro che Strakosha vede oltre la traversa.
Il Corriere dello Sport titola: "Colpo da Lazio. Al 90' segna Milinkovic e arrivano i tre punti: Inzaghi fa festa. Al gol di Immobile risponde Pucciarelli: il primo tempo del Bentegodi finisce 1-1. Quando il pareggio sembra cosa fatta ecco la botta del serbo: destro da urlo! Lo stop interno dell’Olimpico imposto dalla Spal alla prima giornata è già dimenticato: a Verona i biancocelesti faticano ma trovano un successo importante prima della sosta".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Cuore, orgoglio e una bomba di Milinkovic, a dimostrazione di quanto conti la qualità di certi giocatori, per risolvere a un soffio dal novantesimo. Così la Lazio si è rialzata, ha spedito il Chievo al tappeto e ha vinto una partita dura, sofferta, spigolosa, dentro il catino soffocante e pieno di umidità del Bentegodi. Successo pesantissimo, determinanti i cambi di Inzaghi e la freschezza nell’ultima mezz’ora aggiunta da Lukaku, Marusic e Caicedo. Non era semplice tenere testa al Chievo, che sino all’intervallo aveva giocato meglio. E’ potente e pesante la Lazio, non ancora agile, perché davanti si sente la mancanza di Felipe e Keita: ci sarà da trovare nuovi meccanismi e una manovra più verticale con le ripartenze. Ma la squadra biancoceleste ci ha sempre creduto e ha cercato con forza il raddoppio, trovandolo all’ultimo respiro. Rispetto al debutto con la Spal, Inzaghi aveva tolto Palombi e sistemato Luis Alberto a ridosso di Immobile sfruttando il rientro di Leiva davanti alla difesa. Proprio un angolo pieno di effetto dello spagnolo, complice l’uscita a vuoto di Sorrentino, ha consentito al bomber di Torre Annunziata di portare in vantaggio la Lazio. Quel gol avrebbe dovuto dare altro entusiasmo e nuove energie.
La squadra biancoceleste, invece, si è accomodata in attesa. Troppo piatta, senza ritmo e cambio di passo. Squadra orizzontale, incapace di verticalizzare l’azione, anche perché Milinkovic e Parolo con il nuovo modulo sono portati a ricevere palla sulle fasce per liberare l’avanzata di Lulic e Basta, anche ieri bloccati, quasi frenati, sulla linea dei difensori. Se il serbo a destra veniva chiamato poco in causa, sulla fascia sinistra il nuovo capitano della Lazio perdeva una quantità impressionante di palloni. Così il Chievo, molto più fresco e reattivo, è rimasto in partita: aveva campo e baricentro alto. La squadra di Maran era brillante, rapida, mordeva. Pericolosissimi i calci piazzati di Birsa: 6 angoli, il 57% di possesso palla, 8 tiri e ben 19 cross spediti nell’area biancoceleste all’intervallo. La Lazio ha resistito perché Strakosha ha risposto due volte ai colpi di testa di Castro e Radu ha toccato il diagonale di Inglese, ma poco dopo la mezz’ora è arrivato il gol. Tiro di Radovanovic, Wallace ha provato a respingere, la palla ha preso Inglese ed è poi finita sul destro di Pucciarelli, in posizione regolare: destro sotto la traversa. Pareggio meritato nonostante un attimo prima Immobile, smarcato da Luis Alberto, si fosse divorato il raddoppio. Quella era stata anche l’unica vera azione della Lazio.
Il doppio cambio di Inzaghi nella ripresa ha prodotto la scossa. L’ingresso di Lukaku dava maggiore profondità e anche Basta, dall’altra parte, si inseriva più di prima. Birsa e Inglese hanno fatto venire i brividi a Strakosha, ma la Lazio ha avuto tre palle gol nitide, la prima con Immobile di testa, poi Caicedo davanti a Sorrentino è finito a terra senza trovare il tocco decisivo, ancora Ciro al volo ha sparato fuori a colpo sicuro. Il Chievo era vivo, non mollava. Ma la Lazio voleva il gol e alla fine il raddoppio è arrivato con un destro dal limite di Milinkovic. Tiro potentissimo nell’angolo. La Curva, popolata dagli Irriducibili, è esplosa. Inzaghi è scattato come una molla in campo, correndo ad abbracciare il suo gioiello serbo, in attesa che Lotito gli regali l’erede di Keita. Serve una buona dose di fantasia.
Il Messaggero titola: "Milinkovic, bomba da tre. La Lazio vince al fotofinish sul campo del Chievo Verona grazie a un tiro del serbo: primo successo in campionato. Biancocelesti tutto cuore e poco lucidi sul piano del gioco l’impresa nasconde i problemi legati alla rosa incompleta".
Prosegue il quotidiano romano: Un tiro da tre punti. Una di quelle "bombe" che si vedono nell’Nba. Milinkovic risolve così la battaglia con il Chievo. In casa dei gialloblù saranno in tanti a fare fatica. Chiedere alla Lazio che ha impiegato 89 minuti prima di trovare il colpo del ko. Sergej con un diretto destro regala tre punti d’oro ai biancocelesti. Per capire quanto il 2-1 è stato sofferto basta rivedere la corsa folle di Simone che va ad abbracciare il numero 21 dopo la rete. Una vittoria che mancava da tre anni e mezzo. La Lazio ci ha messo il cuore per sopperire alle gambe molli e quel pizzico d’orgoglio in più: non si poteva infilare un altro pareggio. Serviva un successo per scuotere la squadra e cominciare quel cammino che porta in Europa. Ma non è stato affatto semplice. Fisicamente la differenza si vede. La Lazio corre poco e male. Nei primi dieci minuti è il Chievo a fare la partita portandosi spesso dalle parti di Strakosha. Parolo va al rallentatore, il centrocampista paga la preparazione a metà che ha fatto per via dell’infortunio subito nel finale della passata stagione. Ha giocato a mille in Supercoppa, poi sia ieri sia alla prima contro la Spal ha accusato la fatica. Fortuna che nel momento di maggiore sofferenza biancoceleste è Luis Alberto ad accendere la luce.
Lo spagnolo calcia un corner furbo sul secondo palo dove c’è Immobile. Puntuale Ciro di testa la mette dentro sfruttando una grossa indecisione di Sorrentino. Paradossalmente il vantaggio dà più spinta ai ragazzi di Maran che un paio di minuti dopo sfiorano il pari. Radu salva sulla linea di porta. Gli applausi del Bentegodi rimarcano l’entusiasmo in campo dei gialloblù. Pesa tanto anche l’afa di Verona che costringe l’arbitro Manganiello a chiamare un cool break. Alla Lazio mancano le ali, si vede dalla difficoltà che fa la squadra nel portare in avanti il pallone e di trovare la giocata. Basta e Lulic faticano da matti e così bisogna affidarsi alla giocata dei singoli come quella del solito Luis Alberto che lancia ancora Immobile in profondità . Ciro stavolta fa un tocco in più e perde l’attimo. Gol mangiato, gol fatto. Da un batti e ribatti in area biancoceleste nasce una palla che Pucciarelli spedisce alle spalle di Strakosha. Leiva è giocatore vero e si vede subito. Il problema è che la Lazio porta troppo palla e l’azione è lenta. In più Milinkovic è completamente spaesato, corre a vuoto e senza compiti. Per mettere Luis Alberto sulla trequarti, Inzaghi ha dovuto sacrificare Sergej. Il gigante serbo non è in forma e così si nota di più la sua "assenza". Simone capisce che così non va e allora cambia.
Dentro Lukaku per un pessimo Lulic, e Caicedo per Leiva. Il secondo cambio appare un chiaro messaggio alla dirigenza: "Ho questi giocatori". Con due punte di ruolo, Parolo è scalato vertice basso e Luis Alberto è arretrato mezzala. In questo modo la Lazio ha trovato più profondità ma ha perso sostanza in mezzo. Solita coperta corta. Ma quando ha un campione in squadra tutto diventa più facile: Milinkovic si ricorda di essere tra i migliori della serie A e prima serve Immobile con un lob da applausi, peccato che Ciro colpisca solo l’esterno della rete, poi ad un minuto dalla fine sfodera il diretto destro che mette al tappeto il Chievo e regala tre punti alla Lazio. Ora arriva la sosta, benedetta. Poi appuntamento con il Milan dell’ex Biglia.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Lo chiama Sergio, in italiano. Diminutivo semplice, è il suo gioiello. Lo coccola, non lo toglie più, anche se la scintilla con il serbo è scoccata dopo qualche mese, non subito. Quando il destro potentissimo di Milinkovic si è inflato nell’angolo, Simone Inzaghi è impazzito di gioia e ha perso il controllo, si è messo a correre, è entrato in campo per andare ad abbracciarlo. Quasi una liberazione. Una vittoria pesantissima, era uno snodo fondamentale dopo il pareggio dell’Olimpico con la Spal all’alba del campionato. Davanti alle tv, ha esaltato il vero fuoriclasse della Lazio. "E’ un giocatore in continua crescita, l’anno scorso ha fatto benissimo, ora deve crescere. E’ stato determinante con il gol, aveva giocato benissimo con la Juve, meno con la Spal, ha bisogno di più tempo degli altri per entrare in forma. Ha una grandissima fisicità , negli anni futuri se ne parlerà tanto di Sergej, spero mantenga la stessa umiltà della passata stagione. Le prime 7 partite in cui avevo guidato la Lazio non ne aveva fatta nessuna, anche nelle prime 4 della scorsa stagione era rimasto in panchina, poi è entrato, ha segnato con il Pescara e non ho più potuto rinunciare a Milinkovic" ha raccontato Inzaghi, le cui urla avevano scosso la Lazio nell’intervallo.
E’ rientrato infuriato negli spogliatoio, ha fatto tremare le mura del Bentegodi. Troppo molle la squadra biancoceleste nei primi 45 minuti. "L’approccio era stato sbagliato, ci siamo seduti dopo il gol di Immobile, troppo passivi, così non andava, dovevamo cambiare registro, ne ho parlato con i ragazzi nello spogliatoio. Non ero contento, pretendevo di più, avevamo avuto una settimana di tempo per preparare questa partita, non mi erano piaciuti e mi sono arrabbiato, avevamo concesso troppi traversoni al Chievo, non vedevo il piglio giusto. Siamo stati bravi a reagire, la squadra è stata più corta, nella ripresa abbiamo creato occasioni e meritato di vincere, potevamo segnare prima con Immobile e Caicedo. Forse ho esagerato con l’esultanza, ma ci sta, venivamo dal pari con la Spal e volevamo vincere la nostra prima partita in campionato. Passare a Verona non è mai semplice, lo sapevamo sulla nostra pelle, anche da giocatore non avevo una tradizione favorevole. Quel gol è stata una liberazione. Ora potremo recuperare le energie lavorando con chi resterà a Formello durante la sosta e ci prepareremo per il Milan". Lo dice il campo. Davanti manca l’estro di Felipe (infortunato) e di Keita, sempre più vicino alla cessione. "Ci sta mancando Felipe. Non sappiamo ancora se lo recupereremo con il Milan. Peccato, perché in precampionato stava volando, non l’avevo mai visto così, si sentiva al centro di tutto, l’anno scorso era andato alle Olimpiadi. Quel problemino si è rivelato qualcosa di più importante, ora vedremo di risolvere".
Il nodo riguarda la posizione di Keita. Se dovesse restare, Simone lo rimetterà dentro. E’ stato chiaro. Ma la cessione sembra vicinissima, è l’idea prevalente. "L’ho detto, dobbiamo fare in fretta a capire cosa succedere. Se dovesse uscire Keita, avremo urgenza di sostituirlo. Abbiamo bisogno di uno in avanti che ci possa aiutare come fa lui. Prima si risolve la questione, meglio è per tutti. Giocheremo ogni tre giorni da qui a Natale, sarà tutto più difficile, sarà un altro campionato. E dovremo sostituire anche Hoedt, la società ha cercato di trattenerlo, voleva giocare sempre, è arrivata un’o?erta importante ed è stato ceduto, ma dovremo coprire anche quel buco in difesa". Più chiaro di così non si può.
Un gol - un altro - almeno un paio di occasioni cristalline per realizzare una doppietta - un'altra. Non servono biglietti da visita, a Ciro Immobile, ma se mai gli occorresse riassumere le prime battute di questo campionato, sarebbe più che sufficiente questo per tracciare l'identikit di un giocatore che ha trovato la sua dimensione, gli stimoli giusti, e una fame che non si era mai spenta. "Non è stato un buon primo tempo, nella ripresa dobbiamo fare meglio. Ci vuole una reazione" aveva invocato ai microfoni di Mediaset Premium al termine del primo tempo. Immobile è stato accontentato dai suoi, e la Lazio può guardare a lui con il sorriso di chi vede mantenuta una promessa. La stagione del bomber di Torre Annunziata non poteva cominciare meglio. Dalla doppietta in Supercoppa, al centro di testa che ha inaugurato le marcature contro il Chievo. Occasioni come queste sono questione di fiuto. E Immobile ha un naso fine. Tanto da sfiorare il raddoppio un paio di volte, una nel primo, mettendosi alle spalle Sorrentino ("Ero riuscito a scartare il portiere, ma sono scivolato, sono stato sfortunato"), e una nel secondo tempo.
Entrambe le volte in momenti in cui la Lazio annaspava un po', senza riuscire a districarsi fra le maglie ordinate di un Chievo che rimane una bestia nera per i biancocelesti. Un leader in campo per 90 minuti, capace di dialogare senza soluzione di continuità con Luis Alberto e con Milinkovic Savic, aprendo varchi golosi da sfruttare per i compagni. Ventura lo ha iscritto nell'elenco dei 25 convocati nella sfida con la Spagna di sabato prossimo, e in quella di Reggio Emilia contro Israele. Un'altra tonalità di azzurro. Lì, l'ultimo gol lo ha segnato all'Albania, lo scorso 24 marzo, mentre l'ultima doppietta - un tema che ultimamente sembra piacergli molto - l'ha rifilata alla Macedonia lo scorso ottobre. A celebrare la vittoria di squadra sono arrivate anche le parole di Dusan Basta. "E’ la prima volta in dieci anni della Serie A che vinco al Bentegodi" ha detto il serbo nel post partita. "Era fondamentale vincere, visto lo scivolone con la Spal". Da difensore con un dna da centrocampista, un occhio avanti Basta lo butta sempre. "Se cerco il gol? Prima o poi spero di riuscirci, ma non è importante".