Domenica 31 maggio 2015 - Napoli, stadio San Paolo - Napoli-Lazio 2-4 31 maggio 2015 - Campionato di Serie A - XXXVIII giornata - inizio ore 20.45
NAPOLI: Andujar, Maggio, Albiol, Koulibaly, Ghoulam, David Lopez, Inler (53' Gabbiadini), Callejon (89' Zapata), Hamsik, Mertens (77' Insigne), Higuain. A disposizione: Rafael, Colombo, Mesto, Strinic, Henrique, Zuniga, Jorginho, Gargano. Allenatore: Benitez.
LAZIO: Marchetti, de Vrij, Gentiletti, Mauricio, Basta, Parolo, Cataldi (83' Onazi), Lulic, Candreva, Djordjevic (78' Klose), Felipe Anderson (65' Ledesma). A disposizione: Berisha, Strakosha, Novaretti, Braafheid, Cana, Ciani, Mauri, Perea, Keita. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Rocchi (Firenze) - Assistenti Sigg. Cariolato e Padovan - Quarto uomo Sig. Marzaloni - Assisteti di porta Sigg. Mazzoleni e Irrati.
Marcatori: 33' Parolo, 46' Candreva, 55' Higuain, 64' Higuain, 80' Onazi, 92' Klose.
Note: osservato un minuto di raccoglimento in memoria di Bruno Pesaola, già calciatore e tecnico del Napoli deceduto in settimana. Espulsi al 37' il D.S. del Napoli Bigon, al 62' Parolo e al 70' Ghoulam entrambi per doppia ammonizione per gioco scorretto. Ammoniti Djordjevic, Lulic, Candreva per gioco scorretto, Mauricio per comportamento non regolamentare. Al 76' Higuain fallisce un calcio di rigore tirato sopra la traversa. Angoli: 3-2. Recuperi: 1' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 49.085 con un incasso di euro 1.111.689,84.
La Gazzetta dello Sport titola: "Higuain sbaglia il rigore che vale la Champions. Che regalo a Pioli. Napoli k.o. Lazio gode. In una gara c'è tutto l'illusionismo del mondo Benitez: squilibrio tattico contro l'attenta tenuta biancoceleste".
Continua la "rosea": Giusto così, al playoff di Champions accede la Lazio, che delle due contendenti è stata la squadra più logica, lineare e continua. Il Napoli scavalcato dalla Fiorentina e «retrocesso» al quinto posto deve accontentarsi dell'Europa League: un fallimento, che ci obbliga alla rivalutazione di Walter Mazzarri. Rafa Benitez lascia il Napoli molto più in basso del punto in cui l'aveva preso. Mazzarri gliel'aveva consegnato al secondo posto, Champions diretta inclusa. Il biennio «rafaelita» si chiude con un terzo e un quinto posto, con una Coppa Italia e una Supercoppa italiana, vittorie guastate dalla fuoriuscita dalla Champions un'estate fa e dall'eliminazione in semifinale di Europa League contro una squadra ucraina. Troppe contraddizioni, bilancio tecnico in rosso rispetto alle attese e alle potenzialità. Premiato l'equilibrio di Stefano Pioli, allenatore low profile, ma di alto rendimento. Quella di ieri potrebbe concorrere per il titolo di partita più pazza della stagione. La Lazio è andata all'intervallo sul 2-0, ma nei primi venti minuti della ripresa il Napoli ha messo a ferro e fuoco i sedici metri davanti a Marchetti e ha riacciuffato il 2-2 con una doppietta di Higuain.
Lo stesso Pipita però ha fallito il rigore del possibile 3-2 e questo è stato il momento topico, anzi emblematico delle due stagioni di Benitez. Higuain nel bene e nel male, si potrebbe sintetizzare con uno slogan. Grande attaccante, ma forse non grandissimo. Qui e ora, a caldo, ci viene da scrivere così, anche perché lo stesso Higuain, in Argentina-Germania finale del Mondiale, sullo 0-0 si era mangiato il gol del vantaggio. Un attaccante «emozionale», nel senso che a dispetto dell'atteggiamento da duro il Pipita negli attimi di frontiera si emoziona e si impappina. Il rigore l'ha calciato male, di fretta, e il pallone ha sorvolato di brutto la traversa. Uno sbaglio da almeno 9 milioni, più altri 40 in caso di qualificazione alla fase a gironi. Un errore che rischia di diventare la foto di una carriera, Higuain l'incompiuto. Il Pipita come giocatore simbolo del rovescio, ma pure la partita di ieri sera è stata paradigmatica del Rafa-Napoli, una formazione da montagne russe, discese ardite e risalite. Primo tempo imbarazzante per disequilibrio tattico. Presi due gol inammissibili. Sul primo, fase difensiva contemplativa: diversi giocatori azzurri sono rimasti a guardare gli avversari scambiarsi il pallone, fino al non imparabile tiro di Parolo, deviato sì da Inler, ma con Andujar sfarfalleggiante. Il secondo rappresenta tutto quello che non si deve fare: Koulibaly ha passato la palla a Lopez pressato sulla trequarti, Lulic ha anticipato il mediano e ha lanciato Candreva nel vuoto, perché nessuna copertura è scattata. Un obbrobrio.
Nella ripresa la trasformazione: Napoli furioso, Gabbiadini per Inler con Hamsik centrocampista puro, la doppietta di Higuain, l'espulsione di Parolo compensata però in fretta, in 8', dal rosso a Ghoulam. Fino al bivio del rigore. O di qua o di là, e il Napoli è rimasto al di qua, prigioniero dei suoi limiti e delle sue contraddizioni. In quell'istante è cominciato il «tutti a casa», e la rete del nuovo vantaggio laziale è stata crudele e significativa, perché a mettere Onazi davanti a Andujar ha provveduto Maggio con un tocco in scivolata. Non bastava il penalty gettato via, ci voleva l'assist all'incontrario. Tanto Benitez è stato sfacciato e ribaldo nel suo offensivismo, come se difendersi bene fosse roba per codardi, così Pioli si è dimostrato lucido e calcolatore col suo finto 3-4-3, sistema-esca per gonzi. In tanti campionati di 3-4-3 veri ne abbiamo visti soltanto due, il 3-4-3 dell'Udinese di Zaccheroni e il 3-4-3 del Genoa di Gasperini. Questo della Lazio al San Paolo era più che altro un 5-4-1, con gli esterni alti e bassi a scivolare indietro. Tanti si sono stupiti per l'opacità della prova di Anderson, ma Felipe ha immolato il suo talento per la causa. Difficile essere creativi, se in primis si hanno obblighi contenitivi. Forse è nato un genere, il «piolismo». L'efficacia della Lazio si spiega col mix di generi: Pioli ha impastato stili diversi, per non dire antitetici. Per esemplificare, si colgono elementi di Trapattoni (la prudenza) e di Zeman (i tagli offensivi, le ripartenze alte e feroci). Tutto si mischia e tutto si tiene nella Lazio. Il Napoli «rafaelita» resterà invece nella memoria come un'illusione ottica, quel che poteva essere e che non fu. Rafa l'illusionista.