Lunedì 6 gennaio 2014 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Inter 1-0 6 gennaio 2014 - Campionato di Serie A - XVIII giornata - inizio ore 18.30
LAZIO: Berisha, Konko (15' Cavanda), Biava, Dias, Radu, Ledesma, Candreva (87' Ederson), A. Gonzalez (62' Onazi), Hernanes, Lulic, Klose. A disposizione: Guerrieri, Strakosha, Ciani, Novaretti, Biglia, Felipe Anderson, Floccari, Keita. Allenatore: Reja.
INTER: Handanovic, Ranocchia (81' Zanetti), Rolando, Juan Jesus, Jonathan, Kuzmanovic (59' Kovacic), Cambiasso, Alvarez, Nagatomo, Guarin (75' Milito), Palacio. A disposizione: Carrizo, Castellazzi, Andreolli, Pereira, Samuel, Wallace, Mudingayi, Icardi, Belfodil. Allenatore: Mazzarri.
Arbitro: Sig. Damato (Barletta) - Assistenti Sigg. Costanzo e Vuoto - Quarto uomo Sig. Musolino - Assistenti di porta Sigg. Celi e Gervasoni.
Marcatori: 86' Klose.
Note: ammoniti Dias, Guarin, Alvarez per gioco scorretto, Radu per comportamento non regolamentare. Esordio in serie A per Etrit Berisha. Angoli 5-4. Recuperi: 2' p.t., 3' s.t.
La Gazzetta dello Sport titola: "Klose su, Inter giĂą".
Continua la "rosea": La Champions che verrà non abita qui. Ma, di questo passo, nemmeno l’Europa League. Una delle peggiori Inter della stagione, satolla del tacco di Palacio e di panettone, s’inchina alla Lazio risanata di Edi Reja, che col gol di Klose a 9 minuti dalla fine, proprio come avvenne nel campionato precedente, festeggia il suo ritorno sulla panchina biancoceleste. Successo meritato al termine di una partita ai confini dell’inguardabile, dove la Lazio rimessa in ordine dal suo vecchio e forse un po’ troppo sottovalutato allenatore ci ha comunque provato fino alla fine, mentre dell’Inter è francamente difficile dire qualcosa di positivo, al punto da dover celebrare Handanovic, una sola parata su Candreva e tre uscite tra i piedi di Klose, quale migliore dei suoi. L’eclisse nerazzurra cancella in un colpo solo gli effetti benefici del derby vinto prima di Natale, riproponendo i peggiori incubi scaturiti dal tracollo di Napoli e dai tre precedenti pareggi con Bologna, Sampdoria e Parma. Scavalcata dal Verona, sesta in classifica a 8 punti dall’ultimo posto buono per l’Europa che conta, è un’Inter senza identità e, a quanto si è visto qui all’Olimpico, senza futuro. Al punto, sospettiamo, da mandare in confusione pure un tipo pragmatico come Mazzarri, che si aggrappa a un rigore negato in mischia (Dias su Rolando) e i cui cambi col senno di poi sono stati tutt’altro che indovinati. Il mercato di gennaio come toccasana? Non è mai una buona notizia. Quanto alla Lazio, non c’è dubbio che necessitava di una scossa e in questo senso esonero di Petkovic e ritorno di Reja sono state due mosse indovinate da Lotito. Meglio tuttavia se si fosse evitata la querelle della "giusta causa"...
L’Inter ha inquadrato lo specchio della porta difesa dall’albanese Berisha, sostituto dell’ultimora di Marchetti, una sola volta, quando Nagatomo ha deviato di testa il cross di Jonathan e il portiere ha mostrato riflessi pronti. Unica circostanza in cui gli esterni dell’Inter, anziché preoccuparsi dei raddoppi di marcatura su Candreva e Lulic, si sono affacciati in avanti. Per il resto, solo imprecise conclusioni da lontano riservate a Guarin o, peggio, a Ranocchia. Un comportamento collettivo inspiegabile, che la tradizionale prudenza tattica di Mazzarri giustifica per il solo primo tempo, che l’Inter ha lasciato alla Lazio. Nella ripresa, qualche ribaltamento di posizione a metà campo, poi Kovacic per Kuzmanovic dopo un’ora, per dare una presunta maggiore qualità , e poi, dopo un altro quarto d’ora, Milito per Guarin (tra i meno peggio) che non ha gradito. Passata da un prudente 3-5-1-1 al più offensivo 3-4-3, con Alvarez a fare reparto insieme a Palacio e Milito, l’Inter ha finito, complice soprattutto il pessimo impatto di Kovacic, con l’allungarsi. Così, ne ha favorito le ripartenze. Decisiva quella che sul disimpegno sbagliato di Nagatomo ha consentito a Candreva il cross per Klose, puntuale all’impatto al volo a centro area, tra i sonni di Ranocchia e compagni. Edi Reja la rispolvera tutta, pur sapendo che la ruggine comincia ad affiorare qui e là . Biava e Dias fanno 70 anni in due e la sensazione è che se l’Inter provasse ad affondare sul serio, lì in mezzo si farebbe assai dura. Ma i nerazzurri sono contemplativi e allora ecco i due vecchietti domare, insieme all’altro veterano Radu, l’isolatissimo Palacio. La mossa decisiva di Reja è quella di restituire le chiavi della Lazio a Ledesma, penalizzato dall’inspiegabile mercato di Lotito e messo in discussione da Petkovic che gli preferiva Biglia.
Con Ledesma ben fermo davanti ai quattro della difesa, dove Konko (lieve malore) cede il passo a Cavanda, la Lazio riacquista un ordine tattico, del quale finirà con l’avvalersi anche Hernanes, l’illustre desaparecido di questa stagione. L’obiettivo di restituire alla squadra l’autostima passa anche attraverso il pressing di Gonzalez che poi sarà sostituito da Onazi nella mezzora decisiva. La destinazione è quella del pareggio con un avversario di rango. Ma questa è un’Inter più prodiga di una Befana, e così si materializza la palla giusta per Klose. Che alle soglie dei 36 anni si ricorda di essere ancora un killer.
Il Corriere dello Sport titola: "Klose micidiale fa volare Reja".
Prosegue il quotidiano sportivo romano:
L’ha vinta alla Reja. L’ha vinta restituendo alla Lazio il suo copione naturale e la vecchia guardia. L’ha vinta perché conosce benissimo Mazzarri e sa come affrontarlo. L’ha vinta perché non ha la presunzione di Petkovic, amante della roulette russa e abituato a prendere tre o quattro gol a partita scoprendo la difesa. L’ha vinta perché ci sono giocatori come Candreva e Klose capaci di scavare la differenza. Cross al bacio del fantasista azzurro dopo ottanta minuti di corsa e di progressioni irresistibili a cui era mancato solo l’ultimo tocco. Destro volante del centravanti tedesco, circondato per tutta la partita da tre difensori (Ranocchia, Rolando, Juan Jesus), eppure capace di sacrificarsi, aspettando l’attimo giusto per decidere: 1-0 a dieci dalla fine, stesso risultato dell’anno scorso, quando la Lazio di Petkovic era ancora in volo a ridosso della Juve, in un fantastico girone d’andata perché aveva lavorato nel segno della squadra lasciata da Reja. Questo successo ha un valore superiore e diverso: celebra il ritorno di Edy, a un anno e mezzo di distanza dall’addio (ancora battendo l’Inter, allora allenata da Stramaccioni), in un periodo di crisi e senza più certezze tattiche. Il calcio è molto più semplice di quanto si voglia dipingerlo. E’ la terza sconfitta in campionato per Mazzarri, ora più lontano dalla Champions. Non è casuale, guardando i nomi che compongono la sua squadra. Nella serata in cui Palacio, isolato e senza rifornimenti, non ha avuto palloni buoni da sbattere in rete, l’Inter è franata. Guarin non ha avuto campo per affondare. Senza lampi Alvarez, ancora acerbo Kovacic, entrato nella ripresa, bloccati Nagatomo e Jonathan sulle fasce, la squadra nerazzurra ha girato a vuoto per tutta la partita. Possesso palla e una sola vera occasione, colpo di testa di Nagatomo deviato da Berisha, dopo un’ora. Troppo poco per vincere. E neppure è bastato per pareggiare.
Reja ha scelto i suoi uomini e ha dimostrato saggezza, perché invece di tornare al 4-2-3-1 ha optato per il modulo che nella passata stagione aveva garantito i migliori risultati alla Lazio. Tre centrocampisti davanti alla linea a quattro, Klose assistito da Candreva e Lulic sulle corsie esterne. Rispetto a Petkovic, ha curato molto di più la fase difensiva. Era cambiato l’atteggiamento, non la disposizione tattica. Hernanes ha impiegato un’ora per decollare, ma dietro aveva la protezione di uno scudo come Ledesma, il cui ritorno da titolare ha segnato la svolta. Dettava i tempi, contrastava, tutti giravano intorno al suo fraseggio. Sul versante destro correva il ripescato Gonzalez. Ma tutta la Lazio, quando il pallone era in possesso dell’Inter, si accorciava e si accucciava dietro la linea di centrocampo. Lo ha fatto anche Conte con Garcia. E’ un segno di intelligenza, non di debolezza, soprattutto controllando il conto dei gol presi nella prima della stagione da Marchetti, ieri bloccato da uno stiramento e sostituito da Berisha, spettatore nel primo tempo. Sterile la pressione dell’Inter. Jonathan era stretto nella tenaglia tra Radu e Lulic, Nagatomo solo dopo la mezz’ora è riuscito a farsi vedere, sfruttando l’impatto non felicissimo di Cavanda.
Reja ha perso anche Konko per un altro infortunio muscolare, ma la sua squadra è apparsa molto più viva, vibrante e combattiva rispetto alle ultime uscite. Se a Mazzarri piace contare il numero delle occasioni, l’Inter è stata pericolosa solo con una punizione di Alvarez. La Lazio aspettava e ripartiva, dando l’impressione di poter sfondare. Handanovic è stato scavalcato da un pallonetto di Lulic, poi è uscito per impattare Klose. Un sinistro di Hernanes è finito a lato e il portiere sloveno ha respinto con i pugni la botta di Candreva. Dopo l’intervallo la Lazio, forse troppo preoccupata, si è tirata ancora più indietro. E’ salita l’Inter, ma nell’unica occasione in cui ha trovato la profondità , Biava è stato rapidissimo in scivolata ad anticipare Palacio. Nel momento più complicato, è entrato in partita Hernanes e tutta la squadra di Reja ha ripreso coraggio. Candreva non ha finalizzato il contropiede, ma poi ha inventato un pallone con il contagiri. Ancora più bravo è stato Klose a girare in rete, anticipando Ranocchia e gonfiando la rete. Mazzarri in ginocchio. Il vecchio Edy in trionfo.
Il Messaggero titola: "Lazio, ancora Klose".
Continua il quotidiano sportivo romano: Dov’eravamo rimasti? Al 13 maggio 2012, quando Reja si congedava dalla Lazio battendo l’Inter all’Olimpico. Un rientro in grande stile per l’allenatore friulano, che ricompattata la situazione, restituite fiducia e certezze al gruppo, riporta la squadra al successo e mette fine alla crisi di risultati. Una vittoria maturata nel finale, grazie a uno straordinario vocalizzo tecnico del calciatore di maggior lignaggio, Miroslav Klose, in grado di trasformare in oro 18 carati un cross di Candreva. Lo stadio si scioglie in un applauso, lungo e riconoscente, verso il campione tedesco che merita la copertina della serata. Gioca pochi palloni, si vede raramente nel cuore della sfida però, alla prima palla importante, tira fuori dal guardaroba il meglio del suo repertorio. E l’Inter è costretta a capitolare, senza rimpianti. Reja riparte nella maniera giusta, scacciando i fantasmi e riportando quella normalità , di scelte, di tattica e di ruoli, dimenticata da Petkovic. Da esperto navigante del calcio torna ad affidarsi ai veterani, a quelli che conosce di più e che riesce a responsabilizzare in fretta. Riporta Ledesma nel ruolo centrale di centrocampo, ripresenta la difesa tipica, con Dias e Biava, avanza di qualche metro la posizione di Hernanes e chiede soprattutto compattezza e protezione della difesa. Si vede subito che la Lazio è più squadra del solito, non sul piano della manovra che stenta ancora a decollare, ma come impostazione, come approccio e come concezione degli spazi. Questa li copre decisamente con maggior attenzione rispetto a quella di prima e concede molto meno a dispetto dello spettacolo che, in un momento critico, può comunque passare in subordine. Bisogna pensare soprattutto al risultato, per muovere una classifica diventata mortificante. E la vecchia guardia risponde con impegno e abnegazione, seppur con qualche errore di troppo. Ma la prova è decisamente positiva nel suo complesso, nelle marcature e nell’applicazione feroce.
L’inizio biancoceleste appare accidioso perché c’è sempre la paura di sbagliare, al cospetto di un avversario che resta di spessore. Assetto chiuso, circolazione lenta della palla, senza rischiare per non concedere spazi al contropiede nerazzurro, quasi tutti gli effettivi sotto la linea della palla. Gioca con attenzione e cautela mentre l’Inter prova a colpire dalla distanza. Il match è di qualità scadente, perché anche lo schieramento di Mazzarri prevede poco per la fase offensiva. Palacio è lasciato da solo in mezzo ai difensori, sulle fasce non ci sono inserimenti, le presenze di Kuzmanovic e Alvarez sono puramente calligrafiche. La sensazione è che entrambe le formazioni giochino per il pareggio. Se la difesa biancoceleste non è delle più ermetiche, quella nerazzurra mette spesso i brividi, soprattutto nell’inadeguato Ranocchia e non solo perché anticipato nettamente da Klose nell’azione del gol. La Lazio migliore si vede nella seconda parte della ripresa quando Hernanes si accende e fa lievemente salire sia il tasso qualitativo dell’incontro, che le speranze di vittoria. Acquista comunque fiducia e, nonostante l’atteggiamento prudente, prova a far male sulla fascia destra dove, però, Candreva spreca calcio in continuazione. L’esterno romano si riscatta servendo al tedesco la palla decisiva, dopo essere stato liberato da Cavanda. L’Inter fa poco: qualche mischia, un colpo di testa parato, cross stucchevoli e prevedibili. Non basta neppure l’innesto di Milito per darle forza propulsiva. Perde giustamente scivolando a 8 punti dal terzo posto, diventato molto lontano, mentre la Lazio comincia la risalita. In attesa di conferme immediate.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Vince più di Petkovic. Ha la media punti migliore tra tutti gli allenatori della Lazio sotto la gestione Lotito. Il 13 maggio 2012 aveva salutato piegando 3-1 Stramaccioni. Ha ripreso ieri sera piegando ancora l’Inter, e il suo rivale storico Mazzarri, all’Olimpico. E’ la vittoria numero 46 su 92 panchine di serie A con la squadra biancoceleste. E’ tornato Reja. E’ riapparsa la Lazio. "Avevo un po’ di nostalgia" ha ammesso sorridendo. Ha vinto con intelligenza. "La squadra era preoccupata, per non dire molto, non si riusciva a fare più di tre passaggi di fila. Abbiamo affrontato l’Inter come l’Inter affronta i suoi avversari, senza rischiare. Loro sono bravissimi ad aspettare l’errore. Se dai spazio agli esterni, ti castigano. Abbiamo pazientato. Non eravamo nelle condizioni migliori. E’ stata una partita intelligente. Una palla buona per segnare e l’abbiamo sfruttata". Può ringraziare Klose e lo spirito di sacrificio dei suoi vecchi ragazzi. Si erano smarriti. La carica di Reja li ha risollevati. E il friulano non s’è accontentato di una vittoria pesantissima. "Non possiamo guardare agli obiettivi, non abbiamo giocato molto bene, questa squadra ha i valori tecnici per fare molto di più, l’importante è che ora ritrovi serenità e tranquillità . I rendimenti individuali dovranno crescere. Non discuto la generosità , ma Lulic e Candreva possono giocare meglio. Ledesma molto bene. Dietro c’è stata grande compattezza. Biava e Dias, se stanno bene fisicamente, sono tra i più forti del campionato. Nei tre anni che sono stato qui erano una coppia perfetta. Ho vissuto la partita con grande sofferenza, ero abituato a una Lazio diversa. Bisognerà crescere. Le ripartenze preparate non sono venute".
Lo volevano ct dell’Armenia. Il cordone ombelicale di Edy con la Lazio non si era mai spezzato. "Con Lotito mi sentivo, magari una volta al mese per salutarlo, era rimasto un rapporto di stima. Immaginavo che mi avrebbe chiamato. Ma alle prime due telefonate, quando ho visto Lotito e Tare, neanche ho risposto. Non faccio battute. Stavo bene a casa. Mia moglie mi ha chiesto perché dovessi tornare a rimettermi nei problemi. Invece mi sento nelle condizioni di poter dare molto alla squadra. Ho iniziato a 15 anni, sono sempre stato in prima linea. Non mi sembrava giusto chiudere così la mia carriera. E’ stato emozionante ritrovare tutti a Formello, ho ricevuto tante manifestazioni d’affetto, ho provato qualche brivido". Semplicità e vecchia guardia per scuotere la Lazio. Presto dovrà trovare posto anche ai giovani. "Keita è un ragazzo molto interessante, l’abbiamo scelto insieme due anni fa. Anche Onazi. Sono maturati e vedremo di utilizzarli. Ora dovrò valutare velocemente tutti". E ancora. "E’ importante dare a ognuno il ruolo che gli si addice, Hernanes vive di alti e bassi, ma quando sta bene è determinante. Ho scelto la vecchia guardia perché li conosco. So cosa possono dare. Ma avranno anche bisogno di rifiatare, ci sono tante partite da affrontare. La condizione fisica generale è buona. Tutti hanno corso".
Mazzarri si è lamentato dell’arbitraggio. Reja non ha abboccato. "A me stanno bene i tre punti. Mazzarri lo apprezzo, non ha mai sbagliato una stagione, non sta sbagliando neanche quest’anno. Quando perdi c’è sempre qualcosa da dire. Il rigore? Non me lo ricordo. Il rosso a Dias? Ma di episodi così ce ne sono tanti durante queste partite". Ha promosso la stabilità difensiva della Lazio. "Mi è piaciuto il sacrificio, la posizione dal punto di vista tattico, il carattere della squadra". Il suo gruppo lo ha riabbracciato. "Non so se hanno trovato il papà . Quando i giocatori mi hanno visto, c’è stato apprezzamento. Insieme abbiamo costruito tre anni di risultati e un ottimo rapporto. Forse, rivedendomi, hanno ritrovato sicurezza. Questo era l’impatto iniziale, in 10-15 giorni spero di ritrovare la squadra che avevo lasciato".
Un pilastro, lì a protezione di Berisha. La carta d’identità nel calcio conta meno di zero, almeno a guardare la Lazio. Perché se Klose davanti fa il suo mestiere, Biava dietro si mette nel taschino prima Palacio e poi, negli ultimi minuti, Milito. Mica due qualsiasi. Una prestazione spaziale, massima attenzione e un intervento al limite dell’impossibile quando l’attaccante col codino è stato anticipato in scivolata a pochi passi dalla porta. Diciamolo: un salvataggio che ha il valore di un gol. Di un gol in rovesciata. Con Dias c’è feeling: la coppia definitiva potrebbe essere questa dopo gli esperimenti Cana e Ciani. Sarà l’esperienza, sarà che i due si conoscono a memoria da anni. "Un successo che ci dà morale. Tutti abbiamo giocato, abbiamo lottato, mi è piaciuto lo spirito che siamo riusciti a mettere in campo", spiega Biava, il Klose della difesa. L’uomo che riesce a dare sicurezza al reparto, che sa bilanciare la cattiveria (quando serve) e la precisione negli anticipi. Già , l’attacco dell’Inter non è pervenuto. Bisogna aspettare un’ora, precisamente 61 minuti, per vedere una parata di Berisha. Un caso? No, la Lazio non ha concesso spazi: la linea arretrata, guidata da Biava, ha tritato tutto ciò che passava da quelle parti. "Non era facile affrontare l’Inter. Per questo motivo posso dire che abbiamo centrato un risultato importante contro una squadra importante".
La serata dell’Olimpico regala un sorriso, un attimo di respiro. Che toglie la Lazio dai confini dell’inferno. Nessuna promessa da Biava che ne ha viste troppe nella sua carriera per sparare frasi da libro cuore: "Sono convinto che la Lazio ha a disposizione una rosa importante e che non merita questa classifica. Ma non abbiamo obiettivi davanti a noi, andiamo avanti piano piano, c’è tutto un girone da giocare, vediamo come va avanti la stagione". Il passaggio di consegne non ha lasciato Biava indifferente, anzi. Il centrale 36enne si prende le colpe dell’esonero di Petkovic. O meglio: le divide con i suoi compagni. "Dispiace molto per Petkovic: con lui abbiamo trascorso un anno bellissimo culminato con la vittoria in Coppa Italia. I risultati negativi ci hanno tolto fiducia. La responsabilità maggiore dell’esonero è di noi giocatori". Il futuro è targato Reja. Un tecnico che conosce l’ambiente biancoceleste. "Reja ha portato serenità nello spogliatoio. E ci ha trasmesso fiducia. Il fatto che ci conosce è senza dubbio un vantaggio da sfruttare, di parecchi conosce le caratteristiche e sa quello che possiamo dare sotto pressione. Adesso bisogna dare continuità ai risultati e migliorare il nostro gioco. Perché sotto questo aspetto si può fare di più. Possiamo giocare nettamente meglio. Il tecnico comunque ha cercato nell’immediato di trovare le corrette contromisure: attenzione in difesa, in fase di non possesso e sacrificio da parte di tutti. E poi in attacco abbiamo giocatori che sanno concretizzare le poche occasioni che creiamo".
Pollice su per il portiere albanese, all’esordio in Serie A tra i pali che ha dovuto "lasciare" Marchetti. Prova superata. E nemmeno con la sufficienza striminzita. Sicuro con piedi, bravo sulle prese alte. Una mezza sbavatura e nulla più. L’estremo difensore, che ha giocato finora tre gare in Europa League (1 solo gol subito), ha scritto così su Twitter: "Grazie a tutti per i commenti positivi per la mia prima partita da titolare contro l’Inter". In porta Reja può stare davvero tranquillo adesso che Berisha è stato svezzato in un big match all’Olimpico. In caso di esigenza, contro il Bologna, Berisha dice presente.