26 ottobre 2014 - Campionato di Serie A - VIII giornata - inizio ore 18.00
LAZIO: Marchetti, Cavanda, de Vrij, Ciani, Radu, Parolo, Biglia (82' Onazi), Lulic (92' Braafheid), Candreva, Djordjevic, Felipe Anderson (46' Klose). A disposizione: Berisha, Strakosha, Novaretti, Cana, Konko, Pereirinha, A. Gonzalez, Ledesma, Ederson. Allenatore: Pioli.
TORINO: Gillet, Maksimovic, Glik, Moretti, Peres, Benassi (62' Amauri), Vives, Sanchez Mino, Darmian, Farnerud (79' Perez), Quagliarella (87' Barreto). A disposizione: Padelli, Castellazzi, Jansson, Silva, Molinaro, Martinez. Allenatore: Ventura.
Arbitro: Sig. Giacomelli (Trieste) - Assistenti Sigg. Faverani e Tegoni - Quarto uomo Sig. Pegorin - Assistenti di porta Sigg. Damato e Ghersini.
Marcatori: 15' Biglia, 53' Farnerud, 60' Klose.
Note: ammoniti Cavanda, Benassi e Klose per gioco scorretto. Angoli: 3-6. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 35.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio mette la quarta. È Klose a domare il Toro".
Continua la "rosea": Dal Maracanà all'Olimpico. La Lazio vola sulle ali dei suoi finalisti mondiali. La risolve il campione del mondo Klose, al primo gol in questo campionato, dopo che ad aprire le marcature era stato il vicecampione Biglia, migliore in campo. In mezzo il gol del momentaneo pareggio granata del redivivo Farnerud. Che illude un Toro sul pezzo per gran parte della gara, ma distratto nei momenti topici e stremato nella mezzora conclusiva. Vittoria meritata per la Lazio, anche se in bilico fino all'ultimo. È la quarta consecutiva per Pioli, un filotto che il tecnico non aveva mai inanellato in Serie A e che la stessa Lazio non realizzava da due anni. Il poker proietta i biancocelesti in zone decisamente interessanti, con vista addirittura sul terzo posto (distante un punto). Obiettivo ambizioso che tuttavia i romani dimostrano di poter inseguire grazie alla metamorfosi dell'ultimo mese. Alla squadra bella, ma troppo vulnerabile, delle prime partite è subentrata una formazione che sa il fatto suo e gestisce con grande intelligenza i diversi momenti del match. È sempre bella, e anche produttiva, quando sente di poter mettere le mani sul match. Ma ora sa pure soffrire e presta meno il fianco agli avversari. Uno spartito variegato che i biancocelesti usano alla perfezione contro il Toro. Con l'unico torto di non mettere al sicuro il risultato pur avendone l'opportunità. Bravo Pioli a trasformare e completare il progetto. Bravo a fare scelte coraggiose. Come quella, che poi si rivela decisiva, di mettere la seconda punta, Klose, all'inizio della ripresa nonostante il risultato favorevole. Di solito in quei casi un tecnico pensa a rinforzare il centrocampo. Pioli invece rende la sua formazione ancora più offensiva. E alla lunga i fatti lo premiano, anche se all'inizio la scelta sembra suicida, visto che il Toro rimette in equilibrio la partita.
Ventura, invece, opta per soluzioni che più canoniche non si può: sin dall'inizio, presentandosi con un 3-5-1-1 anziché l'annunciato 3-5-2. Fuori Amauri, dopo il gol europeo, e dentro il più manovriero Farnerud, al rientro dopo sei mesi. Lo svedese, peraltro, risulterà il migliore dei suoi, per il gol dell'1-1 e per altre iniziative pericolose. Ma un po' più di coraggio da parte del tecnico granata non sarebbe guastato. Amauri entrerà nel finale, Barreto quando la partita è finita. Più che le scelte prudenti dell'allenatore, il Toro è però penalizzato dalle scorie europee. Nonostante il turn over (più di mezza squadra diversa rispetto a giovedì con l'Helsinki), i granata crollano nella mezzora finale dopo aver tenuto bene per un'ora. Toro maluccio come prova collettiva, male in alcuni singoli. Come Gillet che facilita le due reti laziali e come Quagliarella che fa quasi scena muta. La differenza tra le due formazioni la fanno in effetti anche e soprattutto i singoli. I biancocelesti, a parte Anderson, appaiono tutti in palla. In particolare Candreva che ancora una volta risulta decisivo (colpisce un palo, propizia la rete di Klose, catalizza il gioco in tutti i frangenti importanti). La palma del migliore, però, stavolta gliela soffia un Biglia in formato mondiale. L'argentino sblocca il risultato e poi tiene in mano il pallino fino a quando è costretto a uscire stremato. Primo gol in questo campionato per il centrocampista. E primo gol anche per Klose. Il tedesco si riprende la scena con una zampata delle sue e poi sfiora la doppietta. Ma la cosa più bella la fa a fine gara dedicando il gol ai due tifosi romanisti scomparsi.
Il Corriere dello Sport titola: "Poker! La Lazio insiste. Quarta vittoria di fila per Pioli, spinto da due reduci della finale mondiale: Biglia e Klose".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Era l'Olimpico di Roma, non il Maracana di Rio. E neppure si trattava della finale tra Germania-Argentina, ma sono stati Biglia e Klose, trasmettendo la magìa del Mondiale, a trascinare la Lazio oltre l'ostacolo granata, firmando la quarta vittoria consecutiva in campionato. Non succedeva da quasi due anni e dai tempi di Petkovic, all'epoca secondo dietro alla Juve. Il cuore e la qualità dei campioni hanno fatto la differenza. Ci volevano per stendere il Torino di Ventura, che si era riportato in partita con Farnerud e sino all'ultimo minuto ha cercato un'altra volta il pareggio. Sarebbe stato una beffa per Pioli, che si sta proiettando nelle zone altissime della classifica. Meno 4 dalla Roma. Se riuscirà ad aggiungere cinismo, ruotare bene le alternative di una panchina di lusso e recuperare un talento come Keita, allora potrà davvero diventare una pretendente alla Champions. Ora promette di restare in corsa per il terzo posto. Gioca da squadra vera, si difende con orgoglio, risolve con i suoi giocatori importanti. Biglia non ha solo tirato fuori un gioiello su punizione, ma ha indovinato una partita pazzesca per lucidità, precisione nei passaggi, gestione della palla e interdizione. Klose, nel momento più complicato, ha trovato il gol decisivo dagli sviluppi di un altro calcio piazzato e poi si è messo al servizio della Lazio, rientrando in soccorso del centrocampo, ricorrendo al proprio bagaglio di esperienza nel far trascorrere secondi preziosi. Il Toro si è arreso solo alla fine e con qualche rimpianto, tradito dai suoi attaccanti. Quagliarella s'è visto poco. Amauri, entrato a metà ripresa, ancora meno.
Si fronteggiavano due tecnici amanti dell'organizzazione e meticolosi nel preparare la partita alla lavagna. Giro-palla con i tre difensori e il portiere, esterni larghissimi per trovare spazio con le imbucate degli interni di centrocampo: quasi il solito Torino. Ventura ne ha cambiati sette, compreso il portiere, rispetto all'impegno in Europa League e ha rinunciato ad Amauri, piazzando Farnerud trequartista. Lo svedese aveva il compito di tamponare Biglia e assistere Quagliarella. Missione compiuta, compreso il gol. Pioli è stato favorito dall'intelligenza tattica del play argentino, di fatto arretrato centrale tra de Vrij e Ciani, e ha risposto con il dinamismo dei suoi interni: Lulic e Parolo correvano per quattro. Cavanda e Radu accorciavano su Darmian e Peres, l'ex Santos. Sembrava quasi 3-4-3. Così è venuto fuori l'uno contro uno in ogni zona del campo. Tra tanti duelli individuali, la classe di Candreva ha scavato subito il solco: dalla sua parte la Lazio riusciva a penetrare. Molto meno sulla fascia sinistra. Gillet ha sventato in avvio il diagonale dell'azzurro, ma al quindicesimo s'è arreso alla punizione di Biglia. L'ex Anderlecht ha preso le misure e con il compasso ha disegnato la parabola perfetta a scavalcare la barriera.
E' stato il momento migliore della Lazio, perché riusciva a verticalizzare il gioco e ad entrare con facilità nell'area granata. Avrebbe dovuto e potuto trovare il raddoppio. Candreva ha colpito il palo con un diagonale pazzesco, Ciani ha sfiorato il gol di testa, ci sono state almeno altre due o tre azioni in cui è mancato l'ultimo passaggio. Troppo frenetico, quasi ansioso, Felipe Anderson. Ha perso un'altra occasione. Costretto a rincorrere Djordjevic, mai servito con un pallone pulito oppure troppo lontano. La Lazio ha tenuto un ritmo infernale sino alla mezz'ora, quando ha cominciato a mollare e il Toro ha riequilibrato la partita. Farnerud, lanciato da Maksimovic, ha sparato alto un sinistro facile. E poi Marchetti ha sporcato il diagonale di Quagliarella. Prima dell'intervallo 5 angoli per il Toro e qualche apprensione. Pioli ha sorpreso tutti, correggendo il modulo. Fuori Felipe Anderson, dentro Klose, Candreva trequartista. La Lazio si è disposta con il 4-3-1-2 e stava controllando. All'ottavo, su una palla filtrante di Benassi, Ciani si è tuffato in scivolata e involontariamente ha messo il pallone sui piedi di Farnerud. Lo svedese dal limite dell'area ha trovato l'angolo e il gol del pareggio. La squadra biancoceleste non ne aveva più per creare gioco come era riuscita nel primo tempo, ma al quindicesimo è passata di nuovo in vantaggio. Fallo su Biglia. Bomba di Candreva dai venticinque metri. Respinta centrale di Gillet. Sul pallone è piombato come un falco Klose e ha depositato in rete di piatto. Gol decisivo, interrompendo un digiuno in serie A che durava dal 30 marzo. L'ultima mezz'ora si è trasformata in un combattimento. Il Toro spingeva, la Lazio non si è sottratta al corpo a corpo. Alla resa dei conti zero occasioni granata, a parte un tiro fiacco di Darmian. La Lazio, gestendo bene il pallone e sprecando due o tre buone occasioni per chiudere il conto, è arrivata in porto, sospinta dall'entusiasmo dell'Olimpico. In trentacinquemila hanno fatto festa, altro piccolo record per Lotito.
Il Messaggero titola: "La Lazio cala il poker Europa".
Prosegue il quotidiano romano: L'algido guizzo, del ritrovato Klose, ha garantito il quarto successo consecutivo alla Lazio, che può continuare la scalata in classifica, al culmine di una gara prima dominata, poi sofferta nel finale quando il Torino ha profuso il massimo sforzo. Negli occhi sono rimasti soprattutto la mezzora iniziale di bel calcio, il gran gol di Biglia su punizione, un palo di Candreva e una bella Lazio che ha regalato spettacolo ed emozioni. Una squadra che ha preso subito al guinzaglio l'incontro, solida e compatta, pronta ad attaccare gli spazi, incontenibile sulla fascia destra, dove Candreva ha seminato avversari e panico. A dirigere la sinfonia biancoceleste è stato il miglior Biglia della stagione, in grado di capitalizzare la palla inattiva, che sbloccato il risultato, di chiudere ogni varco a centrocampo e di rendersi utile anche in fase difensiva. A supportare l'argentino ci ha pensato Lulic, ristabilito e aggressivo, bravo a recuperare palla e dettare il passaggio in profondità. La forza della Lazio è stata nel saper interpretare la fase di non possesso, al cospetto di avversari spesso anticipati e incapaci di far ripartire l'azione in velocità. L'unica nota stonata è arrivata dall'ennesima prova impalpabile di Anderson, un corpo estraneo in campo, ha vagato come un bandolero stanco: tanti palloni persi, mai una giocata importante, ha cambiato anche zona ma senza costrutto. Ha steccato l'ennesima occasione che gli è stata concessa. Il Torino, che Ventura ha schierato con una sola punta, ha sofferto rinchiuso nella trequarti, rischiando il tracollo. Ma, anche con un pizzico di fortuna, è rimasto ancorato al risultato, riuscendo a portare un paio di insidiose minacce alla porta di Marchetti: grande l'errore di mira di Farnerud, bravo il portiere a deviare in angolo un velenoso diagonale.
Pioli, deluso da Anderson, in avvio di ripresa, ha deciso di cambiare l'assetto inserendo il secondo attaccante Klose. E il tedesco, dopo il pareggio granata di Farnerud, che ha sfruttato uno sciagurato assist di Ciani, ha subito rivitalizzato l'Olimpico. Uno stadio mai così pieno, partecipe e incisivo nel sostenere i biancocelesti anche nei momenti di difficoltà. Klose ha segnato con una zampata da vecchio rapace d'area, in virtù di una classe e di un'esperienza che fanno la differenza. Con la nuova impostazione Lulic si è allargato a sinistra, nella zona dell'arrembante Darmian. A due punte di ruolo è poi passato anche Ventura, quando doveva rimontare il risultato, grazie all'innesto di Amauri, però la grande abnegazione dei laziali ha limitato al minimo Quagliarella e lo stesso Amauri. Una partita che la Lazio ha condotto in porto con agio, sostenuta dalla forza del centrocampo dove hanno giganteggiato Lulic e in, in particolare, l'onnipresente e applauditissimo Biglia, sempre al posto giusto per calafatare ogni crepa. E' lui il nuovo leader della squadra.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Poker servito. La scalata continua e la classifica ora è davvero bella: "Grande spirito, grande voglia, abbiamo ritrovato anche il pubblico che è fondamentale. Abbiamo tutte le carte in regola per continuare a vincere. Questa vittoria ci dà tre punti e ancora più convinzione e fiducia, ci dice che la direzione è giusta". Quattro vittorie di fila, è la rimonta di Pioli. Quattro vittorie, è una scalata splendida. Gol, punti, carattere, così si vince, così si torna in alto: "Dopo il loro pareggio c'è stata una grande reazione. E' stata una vittoria molto importante, ma solo le partite successive possono valere la svolta. Non era facile mantenere tensione, determinazione e concentrazione giusti dopo diversi successi. La squadra, mentalmente, ha risposto alla grande, ha stretto i denti nei momenti difficili. Faccio i complimenti ai giocatori, hanno vinto dimostrando fame". La scalata continuerà, questa Lazio non vuole fermarsi: "La Lazio può crescere ancora, possiamo avere ancora più continuità durante la gara, possiamo avere ancora di più il pallino in mano. Qualche volta l'abbiamo lasciato al Toro, ci sono margini di miglioramento, ne sono sicuro. Mi auguro che queste vittorie ci facciano crescere ancora più in fretta. Abbiamo fatto un altro passo in avanti. I risultati si ottengono lavorando e lottando tutti insieme. Djordjevic, Klose e Candreva hanno dato l'anima per aiutare la squadra".
E' tornato Klose, per Pioli è un vantaggio in più: "Mi fa particolarmente piacere che abbia segnato, dirlo può sembrare banale. Credo che Miro sia un giocatore molto importante, è un valore aggiunto in campo e fuori. Si è messo a completa disposizione, aiuta la squadra a crescere". Due punte, Klose e Djordjevic insieme. Si può, ma solo in corsa, per ora: "Credo di sì, si può giocare così anche dall'inizio, ma credo anche che certi equilibri vadano rispettati. Due punte e un trequartista in campo? Bisogna lavorare tanto per acquisire i meccanismi giusti, ancora non li abbiamo per proprorre questa formula in partenza. E' una situazione che tengo molto cara per sfruttarla in corsa". Applausi per Biglia: "Stupirsi che faccia un'ottima partita credo sia strano. E' un grande giocatore, sta diventando un punto di riferimento in entrambe le fasi. Non ho mai allenato una squadra con tanti valori professionali. Serietà, impegno, dedizione, senso di appartenenza, ho la fortuna di allenare un gruppo molto affidabile". Candreva è sempre super, lo sa anche Pioli: "Ho allenato tanti grandi giocatori, lui ha capacità tecniche e fisiche straordinarie, se riuscirà a trovare una continuità ancora maggiore diventerà un campione". Felipe Anderson, invece, ha deluso: "Nelle altre uscite aveva dato il suo contributo, si era fatto trovare pronto, era stato solo sfortunato. A livello tattico contro il Toro non ha trovato la posizione giusta, ha fatto fatica, deve restare tranquillo. Si vedono sempre bocciature, è stato solo un cambio tattico. Vives giocava troppo e sventagliava, ho preferito cambiare per impedire ai nostri interni di centrocampo di uscire sguarnendo il reparto". Dopo i vantaggi bisogna chiudere le partite, si lavori su questo: "Non credo che ci sia troppa foga quando andiamo in vantaggio, credo però che bisogna gestirlo meglio. C'è stata una disattenzione anche stasera, il gol subito era evitabile. Ma punterei le attenzioni sulla reazione della squadra, sulla volontà assoluta di vincere. La Lazio ha rischiato di più quando ha aspettato un po' troppo. E' propositiva, vuole cercare di vincere. I rischi ci sono, ma sono calcolati. Ci sono più possibilità di vincere attaccando piuttosto che difendendo". E' la sua filosofia.
I veri campioni prima di tutto sono uomini veri. La dedica di Klose per Stefano e Cristian, padre e figlio, i tifosi romanisti morti tragicamente dopo Roma-Bayern Monaco: "Siamo tutti tifosi del calcio, è un messaggio per tutte le famiglie, è stata una tragedia molto grave". L'umanità di Klose, la sua classe, lo rendono da sempre un uomo-campione. Miro ha indossato una maglia per ricordarli. Il primo pensiero, dopo il gol al Toro, è stato per loro. E' sempre lui, quasi sette mesi dopo l'ultima volta, l'ultimo gol con la Lazio, l'ultima zampata datata 30 marzo 2014 (Lazio-Parma 3-2). E' sempre lui, non ci pensa proprio alla pensione, non riesce a smettere di segnare. E' sempre Miro Klose, il campione del mondo che non riusciva più a far festa con la Lazio. Non pensa di partire, di lasciare Roma. Non accadrà, è stato chiarissimo, ha smentito le voci provenienti dalla Germania, quelle voci che lo volevano in orbita Kaiserslautern: "Sento questa squadra mia, le chiacchiere che mi vogliono in partenza non mi interessano. Io lavoro per la Lazio, per me è la cosa più importante". Miro e la Lazio, avanti insieme, ancora per molto, come minimo per tutta la stagione in corso e poi chissà (nel suo contratto c'è un'opzione per il 2016, può essere esercitata, si deciderà nei primi mesi del 2015). Klose, la Lazio e Pioli, i matrimoni funzionano. Miro ha sponsorizzato il tecnico biancoceleste, la sua idea di calcio è convincente: "Giovedì ci sarà il Verona? Dobbiamo giocare con la difesa alta, con tanto possesso palla, come accaduto contro il Torino. Loro hanno perso e sarà ancora più difficile". Difesa alta, pressing, un nuovo Klose, in più Djordjevic. Che dire? Questa Lazio può far sognare. Pioli sarà felice per le parole pronunciate dal Kaiser, quasi in contemporanea con le sue dichiarazioni aveva lanciato un assist a Miro: "Ha un grandissimo atteggiamento – ha detto il tecnico in conferenza stampa – è un grandissimo giocatore. L'ho sempre visto motivato, tranquillo. Dobbiamo insistere così, sono contento per lui. E' un goleador, un bomber, il fatto che segni fa molto bene a noi e a lui". I gol di Klose fanno bene a tutti, alla squadra, alla classifica, ai tifosi. I gol di Klose servono come il pane, non vederli per tanto tempo sembrava strano. Klose ha bucato le reti del Mondiale brasiliano, era rimasto a secco in serie A. S'è sbloccato, era ora, era logico che accadesse.
Miro Klose è sempre Miro Klose, può steccare qualche volta, non si dimentica mai come si fa centro. E per poco non ha firmato il bis, s'è inceppato davanti a Gillet: "Conta la vittoria, ci alleniamo bene in settimana e tutto funziona la domenica. Siamo sulla strada giusta, il nostro gruppo lavora benissimo, ad iniziare dall'allenatore e dallo staff. Ci sono ancora tante cose da migliorare, ma dobbiamo rimanere con i piedi per terra. Per un attaccante è importante segnare, ma come ho già detto nelle scorse settimane lavoriamo bene e si vede sul campo, ognuno lavora per la squadra". Due punte, sì o no? Miro dice "nì", non può fare altro. In futuro farà l'allenatore, non ha intenzione di pestare i piedi a Pioli...: "Alla fine decide sempre il mister, lavoriamo anche con questo sistema in allenamento. E' importante avere tanti giocatori per variare. Il terzo posto? Noi guardiamo partita dopo partita, l'importante è lavorare bene in settimana, sfruttiamo la domenica per conquistare i tre punti". Miro Klose è sempre Miro Klose, resta un dio del gol, l'idolo delle folle laziali, tutti lo vogliono toccare, tutti chiedono una foto. Il tempo, per lui, non passa. E i gol ritornano...