Domenica 9 marzo 2014 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Atalanta 0-1 9 marzo 2014 - Campionato di Serie A - XXVII giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Marchetti, Konko, Biava, Cana (76' Perea), Radu, Onazi (46' Lulic), Biglia, A. Gonzalez, Candreva, Klose (86' Kakuta), Keita. A disposizione: Berisha, Guerrieri, Ciani, Novaretti, Cavanda, Pereirinha, Mauri, Felipe Anderson. Allenatore: Reja.
ATALANTA: Consigli, Benalouane, Stendardo (79' Lucchini), Yepes, Brivio, Estigarribia, Carmona, Baselli (71' Migliaccio), Bonaventura, Moralez (85' Raimondi), Denis. A disposizione: Sportiello, Frezzolini, Scaloni, Nica, Del Grosso, Giorgi, Brienza, De Luca, Betancourt. Allenatore: Colantuono.
Arbitro: Sig. Peruzzo (Schio) - Assistenti Sigg. Vivenzi e Preti - Quarto uomo Sig. De Luca - Assistenti di porta Sigg. Damato e Chiffi.
Marcatori: 60' Moralez.
Note: espulso Candreva al 64' per doppia ammonizione (proteste e simulazione). Ammoniti Keita per gioco scorretto e Consigli per comportamento non regolamentare. Angoli: 10-2. Recuperi 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 8.000 circa con 2.200 paganti (ufficialmente: 25587)
La Gazzetta dello Sport titola: "Atalanta, colpo Maxi. Lazio k.o. nel deserto".
Continua la "rosea": L’Europa della Lazio finisce qui, in un Olimpico deserto. L’Atalanta muove e vince con Maxi Moralez, il goleador tascabile di scorta, adatto ai blitz in trasferta. Era stato sempre lui, infatti, a siglare a Verona (Chievo-Atalanta 0-1) sabato 5 ottobre l’unico successo esterno dei nerazzurri. Qui il gol arriva al quarto d’ora del secondo tempo, quattro minuti prima che l’espulsione di Candreva provocata da una stupida simulazione dia al match il suo decisivo indirizzo. La zampata di Moralez arriva da terra, dopo il colpo di testa di Estigarribia sul cross di Brivio e la respinta di Marchetti, nell’unica circostanza in cui l’Atalanta inquadra l’altrui specchio della porta. Anche se il pari sarebbe stato il risultato più giusto, non è una vittoria rubata. C’è quello dei tifosi, che al mattino affollano Formello per il derby Primavera vinto 3-2 e per insultare Lotito e al pomeriggio disertano l’Olimpico: la nord vuota mette in scena due striscioni, "O lui o noi" e "Oggi solo lui", e quel che è peggio è che l’intero stadio va dietro agli ultrà . Lotito avrà pure le sue responsabilità ma è pur sempre l’uomo che ha salvato la Lazio dal fallimento. La gente dimentica troppo in fretta. Poi c’è il masochismo d’una squadra che perde troppo spesso la propria identità . Le prime due vittorie di seguito (Sassuolo e Fiorentina) a cavallo della maldestra eliminazione in Europa League potevano aprire al record dei tre successi consecutivi: ci deve aver creduto anche Reja, che infatti parte con Keita a fianco di Klose e Candreva, per un 4-3-3 molto offensivo.
L’intuizione sul pur discontinuo ragazzino si rivela giusta, ma a tradire è Klose (un fantasma) e poi anche Candreva, fin lì bravo a impegnare due volte Consigli ma poi vittima di una eccessiva fragilità nervosa (il primo giallo è per proteste). Reja, che recriminerà su un possibile rigorino iniziale (Belalouane su Keita) e sul gol giustamente annullato a Gonzalez, ci mette infine del suo quando all’inizio della ripresa toglie Onazi e inserisce un Lulic disastroso. Già orfana del suo playmaker Ledesma e del leader della difesa Dias, entrambi infortunati, la Lazio perde i collegamenti e un ordine tattico che Biglia non è in grado di ripristinare. La contabilità dice che se le parate importanti di Consigli sono tre e gli errori sottoporta dell’attaccante di complemento Biava sono due, l’Atalanta può imputare a Stendardo nel primo tempo e a Moralez e Carmona dopo l’1-0 il mancato 2-0. Questo per dire che pur privi del proprio mentore Cigarini e pur difendendosi molto bassi gli uomini di Colantuono non abdicano mai alla fase offensiva. La squadra sa essere sempre corta ed è capace di cambiare pelle, passando dal prudente 4-4-1-1 al 4-2-3-1. Denis quando serve è anche un buon difensore aggiunto e il mancino Brivio sa fluidificare e crossare (vedasi gol). Un piccolo prodigio di ingegno di provincia, che vale con largo anticipo l’ennesima salvezza. Caro Colantuono, chapeau!
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio sgonfia nel silenzio".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Hanno perso tutti, anche gli assenti e non solo la Lazio di Reja, incapace di sfruttare un’altra buona occasione per proseguire nella rincorsa all’Europa League. Nel deserto dell’Olimpico, si è imposta l’Atalanta che fuori casa ne aveva perse dieci su tredici dall’inizio del campionato e non vinceva dal 5 ottobre, quando un altro gol del solito Maxi Moralez consentì a Colantuono di prendere tre punti al Bentegodi con il Chievo. E’ stato proprio il piccolo argentino a condannare la Lazio, lasciata sola dai suoi tifosi. Lotito dovrà riflettere sui motivi del profondo malessere che attraversa l’intero popolo biancoceleste, non solo la Curva Nord. Ma questo non è più calcio e gli stessi tifosi dovrebbero essere poco orgogliosi del risultato. A chi giova? La contestazione del 23 febbraio, vibrante e inesauribile nei confronti della società , aveva almeno trasmesso ai giocatori energia e rabbia per stendere il Sassuolo. La protesta silenziosa di ieri ha fatto mancare il sostegno e ha tolto altra forza nervosa, danneggiando una squadra stanca, stravolta, forse abbagliata dall’inizio della primavera e storicamente mai in grado di tagliare il traguardo. Il fattore-campo all’Olimpico non esiste e un arbitro mediocre come Peruzzo, in un clima del genere, può permettersi di negare un rigore a Keita, di annullare un gol forse regolare a Gonzalez, e di estrarre il cartellino giallo in una sola direzione, consentendo all’Atalanta la partita perfetta: interdizione spigolosa per interrompere il gioco, difesa ordinata, tutti dietro alla linea della palla e poi qualche ripartenza. Vittoria meritata, perché già nel primo tempo la squadra di Colantuono aveva costruito due occasioni e nell’ultima mezz’ora ci sono state diverse opportunità per raddoppiare.
E’ arrivata così la prima sconfitta interna della gestione Reja, che dovrebbe fidarsi di più dei suoi giovanotti, non solo della vecchia guardia. Brutta partita e l’alibi dell’Olimpico vuoto nell’analisi si è aggiunto per ingigantire le difficoltà oggettive della partita. Una buona Lazio non avrebbe faticato a vincere nel deserto. Mancava Ledesma e una volta di più si è compreso come Petkovic sbagliasse nel trascurarlo a beneficio di Biglia, che gioca corto, cuce la manovra, ma senza una spalla in regia si perde. Ieri era affiancato da due cursori come Onazi e Gonzalez. Poche idee. Zero invenzioni. E se il friulano ha fatto bene a puntare su Keita, la scelta di rimettere dentro Klose, rinunciando alla corsa e alla vivacità di Perea, protagonista a Sofia e Firenze, si è rivelata controproducente. Il tedesco ha vagato per il campo, spesso tenendosi fuori dall’area: un fantasma. Ieri non era in palla neppure Candreva e così si spiega il primo tempo senza scossoni. Pressione sterile, ogni tanto interrotta dalle fiammate di Keita. Dopo una manciata di minuti, il ragazzino spagnolo è stato messo giù da Benalouane. Rigore negato da Peruzzo, lo stesso arbitro che un anno fa convalidò il gol di Floccari (viziato da un fallo di mano) tra le proteste dell’Atalanta. Complimenti (si fa per dire) per la designazione a Braschi, deve aver scelto con il lanternino l’occasione giusta per ripresentare Peruzzo all’Olimpico. Non poteva non essere condizionato. La Lazio ha spinto con più convinzione in avvio e al ventesimo ha protestato per il gol annullato a Gonzalez: cross in area, contatto dubbio tra Keita e Brivio, destro di controbalzo dell’uruguaiano cancellato dall’arbitro.
Un episodio favorevole avrebbe spianato la strada, invece con il passare dei minuti la Lazio si è innervosita, perdendo lucidità . Candreva si è fatto ammonire per proteste (giusto il giallo) prima dell’intervallo. Al quarto d’ora della ripresa è arrivato il gol dell’Atalanta. Inserimento di Brivio, cross dalla fascia sinistra, destro al volo di Estigarribia, risposta di Marchetti, ma sul rimpallo Maxi Moralez ha bruciato sul tempo Radu e Cana, depositando in rete. Reazione nervosa e neppure troppo fortunata. Bonaventura ha salvato un gol quasi fatto di Biava. Candreva ha simulato e cercando il rigore ha invece trovato il rosso per somma di ammonizioni. Ingenuità imperdonabile. La Lazio, rimasta in dieci, si è rovesciata in avanti, ha rischiato molto in contropiede, e forse avrebbe anche meritato il pareggio. Ancora Biava e Keita sono andati vicino al gol, ma prima Denis e poi Carmona hanno avuto il pallone buono per il raddoppio. Sarebbe stata una condanna troppo pesante in una domenica tristissima.
Il Messaggero titola: "La Lazio ha perso anche la faccia".
Prosegue il quotidiano romano: Ci sono giornate destinate a lasciare il segno nella storia di una società , perché resteranno per sempre scolpite nella memoria della gente. Alla fine, dopo la prova incolore della squadra, anche molti della "sparuta minoranza", presenti in Monte Mario, insultano Claudio Lotito mentre la "grande maggioranza", come promesso, diserta l’Olimpico. Davvero una giornataccia per il presidente, vista anche la concomitante sconfitta della Salernitana. La clamorosa protesta, come quella andata in onda contro il Sassuolo, riesce e certifica la crescente compattezza di una tifoseria delusa, scontenta, arrabbiata. Un braccio di ferro destinato a continuare. Suscita malinconia vedere l’Olimpico vuoto e silenzioso, un’atmosfera particolare che, probabilmente, finisce per condizionare un poco la formazione in campo. Ma i problemi della Lazio sono altri: mancanza di qualità a centrocampo, difensori esterni che spingono poco e male e difendono peggio, Klose assolutamente inconsistente, un fantasma. Forse non è ancora ristabilito, dopo il forfait di Firenze. L’unico che appare vivo e propositivo è il giovane Keita, rapido e abile nel saltare Benalouane, creando superiorità numerica sulla fascia sinistra, e scodellando palloni al centro area. Però, senza attaccanti, sono palloni che finiscono preda dei cerberi nerazzurri, imbattibili nel gioco aereo, oppure nel vuoto. Una Lazio che gioca sottoritmo, favorendo la difesa bloccata di Colantuono che non concede spazi e che appare applicata e ordinata. L’unico bagliore viene dal gran gol di Gonzalez, annullato per una precedente spinta di Keita a Benalouane. Le minacce per Consigli arrivano dalle potenti conclusioni di Candreva. Mai un’azione in velocità , dettata dallo schema, mai una situazione ottimale per andare in gol.
Si vede subito che la non è Lazio spigliata e veloce di Firenze perché la manovra, senza la spinta sulle fasce, latita parecchio, inoltre c’è scarso movimento e i centrocampisti portano troppo il pallone, invece di attaccare lo spazio. Non si vedono né un’idea di gioco, né il tedesco in attacco e la squadra appare spenta anche sotto il profilo atletico. L’Atalanta (solo un vittoria esterna e appena 2 punti nelle ultime 10 trasferte) capitalizza al massimo un capolavoro d’ignavia della retroguardia laziale, tutta imbalsamata sulla corta respinta di Marchetti e concede a Moralez la possibilità di firmare la rete decisiva. Manca mezzora e c’è tutto il tempo per recuperare ma Candreva, già ammonito, si tuffa goffamente in piena aerea: simulazione plateale, secondo giallo ed espulsione che scatena la rabbia di Reja. Brutto modo di festeggiare la centesima presenza in maglia biancoceleste. Un episodio che finisce per incidere pesantemente sull’economia dell’incontro e, di conseguenza, anche sul risultato. Dopo il rosso a Candreva, l’allenatore goriziano, cambia assetto tattico: arretra Lulic a fare il terzino e dirotta Keita sulla fascia destra. C’è qualche sussulto, non la sostanza. Il più pericoloso, nella reazione biancoceleste, è Biava che sfiora il palo con un diagonale. La Lazio prova con l’orgoglio, sfiora il pareggio con una bella conclusione di Keita, ma rischia anche il tracollo quando Reja, tentando il tutto per tutto, toglie Cana per gettare nella mischia anche Perea. C’è la volontà , però mancano smalto e incisività necessarie per mettere in difficoltà un avversario che può sfruttare il vantaggio numerico. Dieci corner, non sempre calciati a dovere, non bastano per cambiare il destino di un pomeriggio che appare ormai segnato. Anzi, è Marchetti a correre i pericoli maggiori, sulle ripartenze atalantine, in un finale giocato con il cuore in gola e senza il sostegno del pubblico. L’Atalanta vince senza fare niente di eccezionale, forse il pari sarebbe più giusto, ma nel calcio ha ragione chi segna. Addirittura lapalissiano.
Ogni volta che la Lazio azzarda una tabella ambiziosa, guardando un po’ più lontano, arriva puntualmente la smentita. La sconfitta è pesante e potrebbe compromettere, anche in maniera definitiva, le residue possibilità di tornare in Europa League. Le concomitanti vittorie di Inter e Parma, infatti, dilatano la distanza da 2 a 5 punti. E dire che avrebbe potuto essere un turno favorevole ai biancocelesti. Più o meno quello che capitò a Catania. Purtroppo la mancanza di Hernanes a centrocampo si avverte sempre di più e le speranze di arrivare almeno al sesto posto sono diminuite. La Lazio spreca così una grande opportunità per rientrare prepotentemente in corsa per il traguardo. Ora bisogna cercare di reagire per ripartire prontamente ma l’organico conferma di avere carenze strutturali importanti e sconta la precaria condizione di Klose anche perché, ceduto Floccari, il tedesco non ha sostituti. Le prossime sfide, contro Cagliari e Milan, diranno qualcosa di più preciso sullo scorcio finale di un campionato deludente e senza sogni.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
S’è assentata anche la Lazio. C’era, ma non c’era: "Avevamo recuperato terreno, siamo tornati indietro. Eravamo proiettati verso l’Europa, dovevamo fare il passo definitivo, l’abbiamo mancato. E questo clima non aiuta". Reja è nero, si farà sentire domani alla ripresa, le ha promesse alla squadra. S’aspettava un’altra Lazio e continua a sperare in un Olimpico diverso, gli appelli li lancia a raffica, l’ha fatto anche ieri, così non si può giocare: "Ma a parte il clima sono rimasto male per la partita, siamo incappati in una prestazione non all’altezza della Lazio. Chiederò conto di ciò, perdere con l’Atalanta è un po’ troppo". L’Olimpico infuriato o silenzioso è un aiuto per gli avversari, Reja lo ripete a cantilena, auspica un avvicinamento tra i tifosi e Lotito: "Le squadre che vengono qui sono avvantaggiate. Dobbiamo avvicinarci, le parti devono mollare un po’. Serve questo, io penso che sia possibile. Una situazione del genere non può continuare, è a nostro svantaggio, bisogna che ci sia un riavvicinamento. Ci siamo scontrati con una situazione irreale, di solito ci sono sempre almeno 25-30.000 laziali all’Olimpico". Edy s’è scusato con i presenti: "Mi dispiace per chi è venuto allo stadio, era importante vincere, fare risultato. La battuta d’arresto pesa, ma non è finita, vediamo di correggere ciò che non va e di fare nuove prestazioni di livello".
Bacchettate alla Lazio, appelli ai tifosi e una tirata d’orecchie agli arbitri, al signor Peruzzo in primis. Ha protestato anche Reja, l’ha fatto per il rigore non concesso a Keita. Parlando a Mediaset è nato un piccolo giallo, ma il caso è rientrato: "Il rigore era nettissimo, l’ho visto dalla panchina. Mi sono girato verso il quarto uomo e ho sentito delle scuse". Reja ha chiarito il concetto in tv, non si riferiva a presunte scuse presentate dal quarto uomo De Luca per la svista: "No, no assolutamente. Intendo dire che di solito gli arbitri dicono "possiamo sbagliare e se accade chiediamo scusa", a volte capita, ma non è stato questo il caso". La protesta s’è allargata al gol annullato a Gonzalez: "Sembra che accada tutto contro la Lazio, il mezzo fallo si poteva non vedere". Non ha assolto Candreva, s’è meritato il doppio giallo: "L’espulsione si poteva evitare, una squadra esperta non deve cadere in simili errori. Qualcosa in più l’abbiamo fatta nel primo tempo, ma non abbiamo concretizzato. Nella ripresa, dopo lo svantaggio e il rosso, s’è fatta dura senza il sostegno del pubblico. In un altro clima qualcosa in più si poteva fare". Ha puntato sui nazionali, l’hanno "tradito": "In settimana ho visto tutti bene, anche i nazionali. E’ venuta meno la solita determinazione, anche la voglia, non mi aspettavo una partita di questo genere considerando il lavoro fatto". Sotto accusa è finito anche Klose: "Non ha giocato una buona partita, non era il Miro che conoscevamo, mi aspettavo qualcosa in più. Non abbiamo fatto una partita di livello in generale. Con Fiorentina e Sassuolo ho visto un piglio diverso". All’Olimpico si tornerà il 23 marzo, dopo Cagliari. Reja richiede aiuto: "Come sarà lo stadio? Non lo so. Mi auguro che ci sia il sostegno della gente, senza non si può giocare".
Nel primo tempo è apparso il più vivace, nel secondo ha subito un calo anche se ha avuto comunque il merito di impegnare Consigli. Keita si sta rivelando una risorsa via via indispensabile per la Lazio, soprattutto se gli altri giocatori offensivi (Candreva e Klose) sono in giornata negativa e se impiegato sulla corsia esterna dove al meglio può sfruttare la sua rapidità e la sua capacità di puntare e saltare l’avversario. Nella ripresa l’ex Barça si è ritrovato molto vicino a Klose al centro dell’attacco e non è sembrato a suo agio. Lui stesso lo spiega: "C’è stato qualche cambio di posizione, dove non abbiamo capito qualcosa". A dispetto dei diciannove anni, è estremamente lucido nell’analisi della gara. "Abbiamo disputato un buon primo tempo, poi nella ripresa abbiamo fatto confusione e abbiamo perso la partita". Stop inequivocabile, ma la classifica può ancora riservare sorprese, positive s’intende. "L’Europa League? Pensiamo a partita dopo partita". Clima difficile, stadio (semi) vuoto e presidente contestato. Keita risponde con il noto mantra: "Noi dobbiamo pensare al campo, a vincere per noi stessi e per loro. Non penso assolutamente ci sia una frattura con i tifosi, dimostrano sempre il loro affetto. Avranno visto la partita in altro modo e avranno manifestato in altro modo il loro affetto". Poi però si scavalla il protocollo e arrivano le idee più interessanti. "Non abbiamo disputato una partita bruttissima, ci è mancato il gol. Se l’avessimo trovato, come ci è successo a Firenze, adesso staremmo qui a parlare d’altro". Nel primo tempo ha subito un sospetto fallo da rigore: "Il difensore mi ha colpito e il contatto l’ho sentito - ma aggiunge poi con grande onestà - Penso che abbia influito anche la stanchezza mentale". Il ragazzino ha le idee chiare: "La sconfitta è stata pesante, dovevamo vincere. La partita è stata complicata, anche se abbiamo reagito bene allo svantaggio provando a pareggiare". Ma una via d’uscita c’è: "Ognuno di noi deve migliorare, soltanto così possiamo fare bene". Non ci sono tante scuse, c’è solo da rimboccarsi le maniche e dare qualcosa in più.