Venerdì 29 dicembre 2023 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Frosinone 3-1 29 dicembre 2023 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XVIII giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Provedel, Marusic, Patric, Gila, Pellegrini (54' Hysaj), Guendouzi, Rovella (85' Cataldi), Kamada (66' Vecino), Felipe Anderson (46' Isaksen), Castellanos, Zaccagni (85' Pedro). A disposizione: Sepe, Mandas, Casale, Ruggeri, Basic, Sana Fernandes. Allenatore: Sarri.
FROSINONE: Turati, Monterisi, Okoli, Romagnoli, Gelli, Brescianini (89' Bourabia), Barrenechea, Garritano (79' Kvernadze), Soulè (89' Cuni), Harroui (75' Caso), Kaio Jorge (75' Cheddira). A disposizione: Frattali, Cerofolini, Lulic, Reinier, Mazzitelli, Lusuardi. Allenatore: Di Francesco.
Arbitro: Sig. Ermanno Feliciani (Teramo) - Assistenti Sigg. Lo Cicero e Trinchieri - Quarto uomo Sig. Fabbri - V.A.R. Sig. Serra - A.V.A.R. Sig. Di Paolo.
Marcatori: 58' Soulè (rig), 65' Castellanos, 67' Isaksen, 84' Patric.
Note: ammoniti al 56’ Patric ed il tecnico biancoceleste Sarri per proteste; al 74' Okoli, al 78' Isaksen e Barrenechea tutti per gioco falloso. Angoli 7-2. Recuperi: 2' p.t., 6' s.t.
Spettatori: 42.000 circa, incasso non comunicato.
• Il Corriere dello Sport titola: "Sarri, grazie ai nuovi. Apre il rigore di Soulé, ma la Lazio la ribalta con i rinforzi del mercato più criticati: Castellanos e Isaksen. Grande reazione dei biancocelesti dopo il vantaggio del Frosinone e un’ora difficile: arrivano tre reti dal 70’ all’84’. Il tecnico chiude il 2023 avvicinandosi all’Europa. Il 3-1 è di Patric".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Operazione Taty. La Lazio era sull’orlo del baratro, stava per sprofondare in una crisi che forse sarebbe diventata irreversibile. Soulé e il Frosinone l’avevano spinta a un passo dal burrone, vicinissima alla contestazione e al disfacimento totale del suo campionato. Sotto di un gol, a venti minuti dalla fine, ci hanno pensato l’argentino, vice Immobile, e il danese Isaksen, assai più pericoloso e ispirato di Felipe (un caso vero e inspiegabile) a tirare fuori Sarri dal guado. Un gol e un assist a testa per la nuova coppia d’attacco. Doppietta e sorpasso confezionato nel giro di tre minuti. Il sigillo di Patric per chiudere il conto a cui bisognerebbe aggiungere un’altra rete annullata al Taty (fuorigioco), la traversa colpita dal danese e la prodezza di Turati per evitare il poker dell’argentino. Troppa grazia. La Lazio è risorta dalle proprie ceneri, piazzando un allungo pesantissimo in classifica: l’ipotesi rimonta Champions resta viva. Contano l’entusiasmo, le motivazioni, il fattore mentale. La squadra di Sarri si è svegliata quando ha trovato la qualità dei suoi attaccanti. E’ la vittoria del mercato estivo, servivano pazienza e attesa, ora si va verso un nuovo ciclo e non si può più rimandare il futuro. Notevole la forza di reazione, pensando alle assenze di Luis Alberto, Lazzari e Romagnoli, oltre a Ciro. Il Frosinone, come troppe volte capita e ancora di più in trasferta, si è squagliato alla fine, tradito da alcune ingenuità e dall’errore di Garritano sul 2-1 di Isaksen: senza esterni (Lirola, Oyono, Baez fuori) è complicato e mancavano pedine fondamentali come Mazzitelli (in panchina) e Ibrahimovic.
Equilibrio. Il primo tempo, bloccato e senza emozioni, si è chiuso nel brusio dell’Olimpico. DiFra aveva preso bene le misure alla Lazio. Harroui si è incollato a Rovella, Brescianini reggeva il confronto con Guendouzi e Barrenechea controllava Kamada. Sarri cercava altre risposte. Il giapponese ha tentato qualche spunto individuale, timidi segnali ma si è spento subito, senza prendere per mano il centrocampo. La costruzione dal basso di Sarri non trovava sbocchi. Il Frosinone pressava bene e si ricompattava in fretta. Di Francesco aveva lasciato Garritano a destra e destinato Gelli, meno adatto, sulla corsia sinistra. La Lazio non è riuscita a spingere da quella parte come doveva. Felipe è entrato presto in tilt, infilando una serie colossale di imprecisioni. Nervoso, inguardabile, 17 palloni persi all’intervallo. Un uomo in meno.
Rigore. Castellanos, il più atteso, era nell’imbuto, come succede anche a Ciro. Bravo l’argentino a dialogare e legare il gioco, esitante nel momento del tiro, ma non si è mai sganciato dalla partita. Attendeva il momento giusto. Il Frosinone ha guadagnato metri e coraggio, arrivando meglio all’intervallo. La Lazio ha avuto il pregio di non disunirsi. Serviva altro e Sarri non ha perso tempo, sganciando il danese per Felipe, ma ha perso quasi subito Pellegrini e poi è arrivato il rigore, concesso da Feliciani dopo controllo al Var. Cross di Soulé, braccio largo di Guendouzi. L’argentino, dal dischetto, ha spiazzato Provedel.
Rimonta. L’Olimpico rumoreggiava. La Lazio, dalla confusione, si è rialzata con uno scatto di nervi. La discesa di Zaccagni ha dato la scossa, poi ci hanno pensato il Taty e Isaksen, a dimostrazione di quanto contino la tecnica e i giocatori. Il danese ha alzato lo sguardo e pennellato un cross al bacio per Castellanos: palombella di testa e palla all’incrocio. Dopo altri tre minuti il raddoppio, nato da un lancio lungo di Provedel, dalla spizzata del Taty e dall’errore di Garritano. L’argentino è stato rapidissimo a infilarsi e Isaksen, solo davanti a Turati, ha indovinato il diagonale. Tre minuti per cambiare la storia. Il Frosinone è franato, la Lazio si è esaltata. All’ultima curva, sfruttando l’angolo a favore, anche il tris di Patric, appostato sul secondo palo quasi fosse Ciro.
• Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano: .
• Il Tempo titola: .
Prosegue il quotidiano romano: .
• La Gazzetta dello Sport titola: .
Continua la "rosea":
• Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Sarri ha ritrovato la Lazio, forse è riuscito a svoltare, chiudendo bene il 2023. Tre gol in rimonta per schienare il Frosinone, avvicinarsi al Napoli e tenersi in corsa per l’Europa. Sarebbe stato un disastro non dare continuità al successo di Empoli. È stata quasi una liberazione per Mau, che ha iniziato ringraziando il pubblico dell’Olimpico. "Ci sono due aspetti che mi confortano e mi rendono fiducioso. Il primo è relativo alla reazione dello stadio quando eravamo sotto, ci potevano fischiare, invece ci hanno sostenuto e dato coraggio. Trovato il pareggio, la squadra ha preso il comando della partita in maniera forte, feroce e autoritaria, gli siamo saltati addosso. Alla fine potevamo vincere con un risultato più largo". È stato il successo dei nuovi acquisti della Lazio. "Questi giocatori avevano solo bisogno di tempo. Castellanos è più grande. Soffriva la mancanza del gol, ha giocato una discreta partita, con il gol è diventata un’altra partita. Non credo sia timido o sentisse la pressione, è un combattente. Parlerei di un carattere sensibile. Isaksen, invece, è molto giovane, ha una mentalità diversa, penso sia stato anche veloce ad ambientarsi. Sono quasi due mesi che lo sto facendo giocare, solo l’infortunio ne ha rallentato la crescita". Kamada, invece, è ancora indietro. "È di difficile interpretazione. Per cultura, per il Paese da cui proviene, si tratta di un ragazzo chiuso, meno espansivo, dunque è anche più difficile tirargli fuori cosa non funziona. Io, però, ci spero ancora, perché a Francoforte avevo visto un giocatore importante".
Un centrocampista. In attesa dei gol, è cresciuta la difesa della Lazio. Patric e Gila si sono confermati. "La squadra ha giocato una buona partita anche nel primo tempo con meno capacità di trasformare in occasioni il gioco. Andare sotto era una bestemmia ed è successo anche in maniera discutibile. C’è stata la reazione. La squadra aveva energia. All’inizio della stagione la linea difensiva era poco protetta. Patric e Gila stanno facendo bene, la problematica può essere l’impatto fisico". Bene, ma non benissimo, Rovella. "Ha un dinamismo straordinario, ma lo spreca, a volte finisce fuori posizione. Nel ruolo di regista ci vuole specializzazione. Sì, se dovesse servire, potrei utilizzarlo da interno". Così il discorso è scivolato sul mercato. "L’anno scorso senza Milinkovic, Luis Alberto e Immobile sarebbe stato difficile vincere questa partita. Come rosa, l’ho sempre detto, siamo più competitivi. Negli undici non lo so, forse siamo ancora sotto il livello dell’anno scorso". L’eventuale ritocco a centrocampo. "Prima di fare valutazioni logiche, dovremo attendere un altro controllo di Luis Alberto e sapere se Kamada va in Coppa d’Asia, poi avremo le idee più chiare»". Solita polemica sul campo dell’Olimpico. "Non sono io che mi lamento. È impossibile giocare. Un insulto al professionismo, mi dispiace per i giocatori. Le valutazioni dei capitani ogni volta sono le più basse, vicine allo zero". Questa volta non ha potuto salvare Felipe. "Vive un momento non positivo, il contratto non so se influisce e non mi interessa. Ero convintissimo che avrebbe fatto bene, in allenamento era stato devastante. Era partito bene, ha perso un paio di palloni banali, si è spento. L’ho dovuto togliere pur con tutta la stima e la fiducia che ho nel ragazzo".
Due minuti, anzi meno, per cambiare il volto della partita e forse della stagione. Gustav per Taty e Taty per Gustav: scambio di favori per aprire le sliding doors di fine 2023, puntando a un campionato più ambizioso rispetto a quello che si stava delineando. Benedetti intervalli: il primo, tra un tempo e l'altro con l'ingresso di Isaksen al posto di Felipe Anderson; il secondo, quei 105 secondi (dal 70' al 72') che hanno separato le due reti e unito il destino del danese e di Castellanos. Incornata sotto l'incrocio dell'argentino, trasformando in oro tutto ciò a cui aveva rinunciato sul cross di Zaccagni intorno alla mezz'ora. Il servizio giusto è arrivato dalla destra nella ripresa, il mancino calibrato è stato di Isaksen, furioso col suo ingresso in corsa: colpo di testa perfetto, Turati ha potuto solo osservare e sperare. Si è accorto presto di non avere scampo.
Finalmente. Secondo timbro con la Lazio dopo il destro all'Atalanta dello scorso 8 ottobre, sempre all'Olimpico. L'argentino, anche in quell'occasione, era risultato decisivo segnando e servendo un assist (per il 3-2 di Vecino). "Ne avevo bisogno, era passato molto tempo dall'ultima rete", ha ammesso a Sky a fine partita, più esaltato che esausto. S'era sbattuto senza trovare la porta, a volte senza nemmeno provarci, scegliendo lo stop o un passaggio in più: "Il gol vale moltissimo, lo stavo cercando, mi era mancato nelle ultime partite". Ha attraversato un periodo complicato, la serata di ieri può rappresentare un nuovo inizio: "Ho sempre avuto l'appoggio della gente e della mia famiglia. Sono contento, non ho mai passato un momento così difficile senza segnare. Il mio compito da numero 9 è questo". Felice, e tanto, anche Isaksen: "Questo per me è un grande sogno, sono molto felice. Devo aiutare la squadra e sono contento di averlo fatto".
Scossa. Ora deve venire il bello. Davanti Castellanos ha tante altre occasioni visto l'infortunio di Immobile, fuori per circa un mese: "Ciro è il nostro capitano, un simbolo per la Lazio e per il mondo del calcio. Lo ascolto sempre, per me è importante averlo vicino". Vicino-vicino, sul regalo di Garritano, c'è stato l'inserimento di Isaksen alla sua destra. Per l'esterno è stata la prima gioia in assoluto in biancoceleste: sinistro piazzato, tocco all'angolino per il sorpasso, poi rifinito nel finale dal 3-1 di Patric. Ha scacciato via l'ansia per un'altra vittoria che faticava ad arrivare. Soddisfazione meritata con tanto di corsa sotto la Curva Nord: "Provo sempre il dribbling. Sono contento per me e per la squadra, vincere era importante".
Colpi. In quella porta, con la maglia del Midtjylland, un anno fa aveva infilato il pallone che probabilmente l'ha portato a Roma nell'estate successiva. Non poteva scegliere occasione migliore per sbloccarsi con la nuova squadra. Sentiti ringraziamenti a Castellanos, generoso e preciso con il passaggio risolutivo. Il Taty, ai microfoni di Dazn, ha mostrato il tatuaggio dedicato a Maradona: "Sono argentino e per noi Diego è tutto. Ora abbiamo Messi, in qualche modo cerco ispirazione anche da lui". Con il Frosinone era una serata da pulce, è diventata una notte da gigante.