8 marzo 2018 – Roma, stadio Olimpico - Europa League - Ottavi, gara di andata - inizio ore 21.05
LAZIO: Strakosha, Wallace (85' Nani), de Vrij, Radu, Basta (74' Patric), Murgia (74' Parolo), Leiva, Milinkovic-Savic, Lukaku, Felipe Anderson, Immobile. A disposizione: Guerrieri, Bastos, Luis Alberto, Caicedo. Allenatore: S. Inzaghi.
DYNAMO KYIV (DINAMO KIEV): Boyko, Kedziora, Burda, Kádár, Pivaric, Shaparenko (67' Moraes), Buialsky, Tsygankov, Garmash, Morozyuk, Besedin. A disposizione: Rudko, Shepeliev, González, Khacheridi, Mykolenko, Alibekov. Allenatore: Khatskevich.
Arbitro: Sig. Kružliak (Slovacchia) - Assistenti Sigg. Somolani e Hancko - Quarto uomo Sig. Mokoš – Addizionali Sigg. Kralovic e Glova.
Marcatori: 52' Tsygankov, 54' Immobile, 62' Felipe Anderson, 79' Moraes.
Note: a gara già terminata ammonito per la seconda volta e successivamente espulso Garmash per proteste verso l'arbitro. Ammonito al 36' Pivaric, al 63' Murgia, al 69' Kádár, al 70' Garmash, al 71' Milinkovic-Savic, al 81' Lukaku tutti per gioco scorretto, al 90'+1' Boyko per comportamento non regolamentare. Angoli 6-3. Recuperi: 1' p.t. e 5' s.t.
Spettatori: 20.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio tutto cuore. Dinamo d’acciaio. Immobile sul palo. Quarti possibili. Con Ciro e Anderson da 0-1 a 2-1 ma gli ucraini acciuffano il pari. E al 95’ l’attaccante sfiora il colpo".
Continua la "rosea": Non è finita qui, cara Lazio. Non è finita su quel palo di Immobile al 95', che semmai certifica il momento poco fortunato dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia al quattordicesimo rigore e dopo la sconfitta con la Juve al 93’. Proprio la Juve, però, manda a Simone Inzaghi un messaggio importante: un 2-2 casalingo si può ribaltare in trasferta a patto di cancellare gli errori e di mostrare un volto diverso. La vera Lazio, quella che ci ha entusiasmato a lungo in questa stagione, può vincere a Kiev sfruttando la qualità e la velocità dei suoi giocatori più forti, tra l’altro letali in trasferta. La light-Lazio di ieri, invece, lascia qualche preoccupazione in più sia per l’approccio iniziale sia per la gestione della ripresa dopo il vantaggio faticosamente raggiunto in rimonta. Il risultato finale è sostanzialmente giusto perché rispecchia l’equilibrio evidenziato dal gioco e dalle occasioni: fino al 90’ i tiri nello specchio della porta erano tre per squadra, poi la Lazio è salita a cinque grazie a un colpo di testa innocuo di Parolo e al palo di Immobile, ma anche la Dinamo aveva avuto una clamorosa chance a metà ripresa.
Proprio il fatto di aver sfiorato la vittoria in una serata abbastanza grigia sia a livello individuale sia di squadra deve spingere all’ottimismo, pur nel rispetto di un buon avversario. Che la Dinamo fosse un rivale serio lo raccontava il bilancio stagionale in Europa League (5 vittorie, 4 pareggi, una sconfitta). Khatskevich ha sorpreso lasciando inizialmente in panchina il bomber Moraes e per tutta la gara Gonzalez: i due erano diffidati e quest’accortezza, per quanto discutibile, dimostra quanto il tecnico sia convinto di qualificarsi a Kiev, dove non ha mai perso in stagione. La Dinamo non ha dato punti di riferimento alla Lazio, il cui 3-5-2 non ha funzionato per tre motivi diversi. Il primo riguardava il fraseggio in avvio di azione, complicato dalla pressione avversaria. In realtà tre centrali difensivi erano troppi, probabilmente la difesa a quattro avrebbe aperto altri spazi su cui impostare e affondare. E qui il discorso converge sul secondo motivo, ossia le caratteristiche di Felipe Anderson, molto diverse da quelle di Luis Alberto. Il brasiliano è stato il migliore in campo, ma rispetto allo spagnolo dialoga meno con le mezzali ed è più anarchico e più attaccante.
Forse ieri il 4-3-3 (o il 4-2-3-1 con cui Inzaghi ha chiuso la gara) sarebbe stato più funzionale anche se il tecnico ha preferito non togliere certezze in un momento delicato. Il terzo aspetto negativo della serata riguarda l’imprecisione tecnica e le disattenzioni, alla base di entrambi i gol subiti. Nonostante la prova poco convincente e la rete incassata in avvio di ripresa, la Lazio è stata brava a reagire segnando due gol in fotocopia con Immobile (assist di Felipe Anderson) e con lo stesso brasiliano (assist di Milinkovic): due verticalizzazioni che immaginiamo e speriamo di rivedere a Kiev, nella difesa della Dinamo ci sono spazi in cui colpire. Tra la quarta della Serie A e la seconda del campionato ucraino sarà quindi decisiva la sfida di giovedì prossimo. Due giorni prima all’Olimpico la Roma, terza in A, proverà a ribaltare lo Shakhtar, comoda capolista in Ucraina. Il nostro calcio ha infinito bisogno di due vittorie.
Il Corriere dello Sport titola: "Colpo su colpo. La Lazio al palo. Immobile risponde al gol di tacco di Tsygankov. Segna Felipe, Moraes gela l’Olimpico e all’ultimo il legno di Ciro. Finisce in parità il "primo tempo" della sfida con la Dinamo, dopo un’altalena di emozioni".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Un palo colpito da Immobile, palombella a scavalcare il portiere in uscita all’ultimo secondo del quinto minuto di recupero, ha salvato la Dinamo e ha tolto il successo alla Lazio. Gira male. Un’altra partita finita con l’episodio sfavorevole, ma era un tentativo disperato. Ora servirà un’impresa a Inzaghi: per passare il turno e volare ai quarti di Europa League dovrà vincere giovedì prossimo a Kiev. Rimonta possibile, a patto di trovare soluzioni offensive diverse e contenere meglio. La Dinamo, chiariamo, ha segnato due gol e non ha rubato il risultato all’Olimpico. Si è difesa a oltranza sino all’intervallo, ha giocato molto meglio nel secondo tempo. Correva più della Lazio, trovava profondità, era brillante e veloce. Peccato, perché la Lazio dal punto di vista tecnico è superiore, ma in questo periodo non trova con facilità gli spazi, sbatte sulle corsie esterne e solo a cinque minuti dalla fine, per la prima volta dall’inizio della stagione, Inzaghi ha deciso di togliere un difensore centrale (Wallace) per inserire Nani, passando al 4-2-3-1 e provando ad attaccare con due veri esterni offensivi. Era tardi e la Dinamo, con l’aiuto del palo, ha conservato il 2-2. Non aver provato nei mesi scorsi soluzioni diverse ha tolto alla Lazio imprevedibilità nel momento in cui, come era scontato, sono calati Milinkovic e Luis Alberto (ieri in panchina), veri grimaldelli del sistema a una punta disegnato in estate.
Rognosa nei contrasti, chiusa e con un buon giro palla, la Dinamo Kiev per tutto il primo tempo ha cercato di stancare e far correre la Lazio, in costante inferiorità sulle corsie esterne. Erano due contro uno. E dalla parte di Lukaku montava la guardia il polacco Kedziora, bravissimo in marcatura. Il 4-2-3-1 degli ucraini, anche senza produrre gioco, funzionava bene nella fase difensiva e Khatskevich aveva piazzato il dinamico Shaparenko su Leiva. E’ apparso poco brillante l’ex mediano del Liverpool, a cui Inzaghi non può rinunciare, ma era fuori fase Milinkovic e Immobile non aveva rifornimenti. La Lazio controllava il gioco, non concedeva ripartenze, ma faticava tantissimo a costruire e ci è riuscita solo quando ha alzato il ritmo o Felipe si allargava a destra in sovrapposizione con Basta. Non a caso da quella parte sono nate le azioni più pericolose. Il serbo si è inserito a ripetizione, ma era costretto a coprire l’intera fascia e non è mai arrivato con la lucidità necessaria in area. Un suo tiro è stato murato dalla schiena di Murgia. Raccogliendo un suo cross, Felipe ha girato vicino all’incrocio dei pali. L’occasione migliore della Lazio è stata cancellata dal recupero prodigioso di Burda. Il centrale della Dinamo, sull’assist di Lukaku, è riuscito in spaccata a toccare la palla evitando il gol di Immobile.
All’intervallo possesso palla in equilibrio: la Lazio aveva tentato la conclusione cinque volte senza mai trovare lo specchio. Un’altra partita nella ripresa e proprio il gol della Dinamo ha svegliato la Lazio, rientrata in campo troppo morbida. Sul cross lungo di Pivaric, de Vrij si è addormentato e Bisiedin ha servito di testa Tsygankov. Basta non lo aveva seguito, era senza marcatura, ha stoppato e beffato di tacco Strakosha. Giovani e presuntuosi, gli ucraini si sono scollati e aperti quando avevano la partita in pugno. Neppure due minuti dopo la Lazio ha pareggiato. Recupero di de Vrij, lancio in profondità e con il contagiri di Felipe, Immobile ha bruciato sullo scatto Kadar e ha infilato in diagonale. Un’altra ingenuità ha permesso ai biancocelesti di raddoppiare: palla persa da Buyalskiy, Milinkovic si è inserito e ha servito Felipe, il sinistro del brasiliano non ha perdonato Boyko. Non era finita. Felipe s’è divorato il 3-1, Inzaghi ha sostituito Murgia e Basta con Parolo e Patric, ma la Lazio era passiva. Troppo. Strakosha ha salvato su Pivaric. Gli ucraini hanno aggiunto una punta e il brasiliano Moraes, alla prima palla buona, s’è girato e ha sparato in porta dai 20 metri. Il suo tiro, sfiorato da de Vrij, ha scavalcato Strakosha, forse troppo fuori dai pali. Ora bisognerà passare nella gelida Kiev.
Il Messaggero titola: "La Lazio soffre e resta al palo. Europa League, i biancocelesti fermati dalla Dinamo: gol di Immobile e Felipe. Prova non impeccabile e sfortunata: Ciro colpisce un legno clamoroso al 95’".
Prosegue il quotidiano romano: Servirà l’impresa giovedì prossimo a Kiev per strappare il prezioso pass che vale i quarti di Europa League. Il pari di ieri per 2-2 contro la Dinamo, nell’andata degli ottavi, ha trasformato la strada per il passaggio in una salita scivolosa e non solo per il freddo che attenderà i biancocelesti ma perché lo stadio Lobanovsky è difficile da espugnare, non hanno praticamente mai perso. Inzaghi si aggrappa allora alla statistica secondo cui gli ucraini non hanno mai vinto contro una italiana: 5 pari (con quello di ieri) e 4 sconfitte. Una gara strana quella della Lazio, superiore a livello tecnico ma mentalmente più fragile. Ed è proprio su questo tasto che il tecnico aveva battuto alla vigilia dopo i due ko contro il Milan in coppa e la Juve in campionato. È mancata la lucidità e quella cattiveria che in partite come quella di ieri fanno la differenza. E anche un pizzico di fortuna, quella che manda il lob finale di Immobile sul palo invece che in porta. Paradossalmente ne ha avuta di più la Dinamo che ha sfruttato tutte le occasioni regalate dai biancocelesti. Inzaghi, come previsto, non stravolge la squadra e fa un turnover ragionato. Pochi cambi e solo dove la Lazio accusa più fatica. La prima occasione è per Felipe Anderson. La Dinamo non gioca un bel calcio da vedere ma il muro alzato da Khatskevich è efficace per fermare le scorribande laziali.
In parte il demerito è anche degli uomini di Inzaghi che sbagliano troppo spesso e gestiscono alcune situazioni con troppa sufficienza. Proprio l’aspetto mentale su cui il tecnico aveva messo l’accento alla vigilia. L’esempio è la confusione mentale nella quale finisce la Lazio nel finale di primo tempo. Peggio il ritorno in campo. Da far accapponare la pelle la serie di errori, o sarebbe meglio dire orrori, della difesa biancoceleste sul gol di Tsygankov che addirittura si gira e la mette dentro di tacco. Urla Inzaghi. Fortuna che la scossa arriva subito: Felipe serve Immobile che con un diagonale trova il pari immediato. Ciro rompe così un digiuno che durava da due partite (Milan e Juventus). La fase difensiva non lascia tranquillo Inzaghi: troppi svarioni. Davanti, invece, i biancocelesti ritrovano la vena. Milinkovic serve Anderson che si riscopre bomber d’Europa e firma il sorpasso sulla Dinamo. L’ultima rete l’aveva segnata proprio in questa competizione nella gara di ritorno contro la Steaua Bucarest il 22 febbraio. Curiosità: i sette gol del brasiliano sono arrivati tutti all’Olimpico.
Paura passata? Nemmeno per idea perché Basta e Wallace ne combinano un’altra e permettono a Pivaric di presentarsi a tu per tu con Strakosha che salva il risultato. Inzaghi intuisce le difficoltà sulla desta e così manda dentro Parolo e Patric per Murgia e Basta entrambi non proprio in serata. Ma la mossa non è sufficiente perché de Vrij fa girare il subentrato Moraes che pesca il jolly da fuori area. E non è un caso che il pari arrivi proprio nel momento in cui la Lazio si lascia di nuovo andare mentalmente giocherellando troppo col pallone e non chiudendo la gara. Finale convulso con l’espulsione di Garmash. Ora, come detto, servirà l’impresa. Da brividi il silenzio assordante nel minuto di raccoglimento per Astori. Peccato che entrambe le squadre abbiano dimenticato il lutto al braccio, seppur non obbligatorio in Europa.
Il sito web Uefa.com commenta così la gara:
La Lazio non riesce a riscattarsi dopo le ultime due delusioni contro Milan e Juventus. Allo Stadio Olimpico, la squadra di Simone Inzaghi va sotto contro la Dinamo Kiev, rimonta nel giro di otto minuti - con Ciro Immobile e Felipe Anderson - ma viene raggiunta: l’andata degli ottavi di UEFA Europa League finisce 2-2. La rete di Viktor Tsygankov a inizio ripresa poteva affossare moralmente i Biancocelesti, che nelle precedenti dieci partite prima di questa erano stati sconfitti cinque volte. Invece i ragazzi di Inzaghi hanno avuto una super reazione, che però non è bastata a centrare una vittoria fortemente voluta: un risultato, in chiave qualificazione, difficile ma non impossibile da ribaltare tra una settimana in Ucraina. La Lazio, che deve rinunciare ad Adam Marušic, lascia a riposo Marco Parolo e Luis Alberto, crea il primo primo pericolo al quarto d’ora. Pallone dalla destra di Dušan Basta e girata di Felipe Anderson, che non trova lo specchio della porta. Un giro di lancette dopo ci prova Sergej Milinkovic-Savic, ma il serbo manda alto.
Una grande chance ce l’ha Basta, che calcia al volo quasi a colpo sicuro ma trova l’involontaria deviazione di Alessandro Murgia: l’arbitro, comunque, aveva segnalato un’irregolarità. Poco dopo è invece provvidenziale Mykyta Burda, che impedisce a Immobile di mettere dentro sul bel pallone di Jordan Lukaku. La squadra di Inzaghi fatica a concretizzare il suo predominio territoriale, contro un avversario molto ben messo in campo: si va al riposo con il risultato fermo sullo 0-0. Nella ripresa, dopo sette minuti, arriva la doccia gelata per la Lazio. Su un cross dalla sinistra, Artem Besedin fa la sponda di testa per Tsygankov: il centrocampista sbaglia la prima conclusione, ma poi si coordina per uno splendido colpo di tacco che batte Thomas Strakosha. E’ probabilmente la scintilla che accende i padroni di casa. Dopo due minuti, infatti, Immobile riceve uno splendido pallone in verticale da Felipe Anderson e in diagonale non dà scampo a Denys Boyko: 1-1, per l’attaccante della nazionale è il gol numero 6 nella competizione, il 33esimo stagionale con la maglia Biancoceleste.
Otto minuti e la rimonta è perfezionata. Milinkovic-Savic inventa una giocata super per Felipe Anderson, il brasiliano si aggiusta il pallone sul sinistro e batte di nuovo il portiere avversario. Il numero 10 della Lazio va vicino al tris ma viene murato, poi è Strakosha a conquistare i riflettori con una grande parata sul difensore croato Josip Pivaric. Alyaksandr Khatskevich decide il primo cambio: fuori Mykola Shaparenko, dentro l’attaccante brasiliano Júnior Moraes. Dalla parte opposta, Inzaghi opta per una doppia mossa richiamando Murgia e Basta e inserendo Parolo e Patric. A undici minuti dalla fine, però, arriva un’altra botta da digerire. Proprio Júnior Moraes indovina una traiettoria beffarda con un tiro dal limite e supera Strakosha, realizzando il 2-2. Che, malgrado gli assalti finali, non cambierà più fino al triplice fischio, con il grande rammarico per i Biancocelesti del palo colpito da Immobile al quinto minuto di recupero.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Il palo finale grida vendetta, la sfortuna è da esorcizzare. Ma esigono condanna e soluzioni gli errori della Lazio. Troppe concessioni, niente scuse stavolta. Inzaghi, a differenza di sempre, non ha trovato giustificazioni, ha parlato degli sbagli e dei regali della sua squadra: "Il primo gol non doveva essere concesso, avremmo dovuto difendere meglio sul traversone che ha indirizzato il pallone sul secondo palo. Il 2-2 è stato un eurogol, ma accorciando prima su Moraes avremmo potuto evitarlo. Ora dobbiamo giocarci la qualificazione in Ucraina". Le distrazioni continuano ad essere fatali: "Per non prendere gol bisogna mantenere le distanze ed essere squadra. Dovevamo evitare di prenderne due. Venivamo da partite positive dal punto di vista difensivo. Potevamo fare meglio nel secondo tempo, mentre nel primo non avevamo concesso nulla. Abbiamo trovato il 2-1, è mancata la zampata del 3-1, avremmo potuto segnarlo, non è successo". Inzaghi non ha messo in discussione la difesa a 3, forse dovrebbe farlo: "Se il problema è la fase difensiva? No. Anche perché prima si diceva il contrario. Lo ripeto, si deve difendere di squadra". Wallace non si riprende: "Sta cercando di ritrovare la condizione migliore, lo sta frenando qualche problemino fisico. Aveva fatto una buona gara nel primo tempo. Sono sicuro che ci aiuterà così come ha fatto l’anno scorso, è stato uno dei migliori. Al pareggio si può rimediare, dipenderà tutto da noi in Ucraina".
I rigori falliti contro il Milan, il finale choc con la Juve, i due gol rifilati dalla Dinamo. La ruota non gira a favore, ma non può essere soltanto sfortuna: "Chi è più forte tra Lazio e Dinamo? Io penso che sia più forte la Lazio. Ci penalizza il risultato, le ultime buone prestazioni non hanno portato vittorie, significa che dobbiamo fare di più. Viviamo un momento strano, la fortuna non gira. Quello che facciamo non sta bastando". Il palo di Immobile griderà vendetta per giorni: "Dopo il vantaggio avremmo dovuto portare a casa la partita, con il 3-2 sarebbe stato diverso. Per andare ai quarti di finale una partita bisogna vincerla. All’Olimpico non ci siamo riusciti, dovremo vincere in Ucraina". La Dinamo è un osso duro, non sarà facile: "Si è dimostrata la squadra che ci aspettavamo, un’ottima squadra. In Ucraina dovremo fare la partita giusta". Inzaghi dopo il primo tempo era soddisfatto: "Ero contento. Siamo stati corti e non abbiamo concesso nulla. Nel secondo tempo abbiamo concesso di più". Il finale con la difesa a 4 non sembra un segnale di cambiamento: "Volevo inserire Nani, eravamo sul finire della partita, non riuscivamo più a giocare da dietro. Ho alzato Milinkovic e con un po’ di fortuna in più avremmo trovato il 3-2 sulla sua spizzata per Immobile". Ecco altri spunti di discussione. Milinkovic è stato troppo lezioso e non è la prima volta: "Se gli serve più continuità? E’ un giocatore molto generoso, corre tanto. Ha sbagliato alcune scelte". Nani non gioca mai: "L’ho già detto. Il problema è la concorrenza, ho tanti attaccanti e devo fare delle scelte". Ora il Cagliari, poi di nuovo la Dinamo: "Vedremo come recupereranno i ragazzi. Vogliamo i quarti"'.
L’Europa League ha riconsegnato il talento puro di Felipe Anderson alla Lazio. S’era ritrovato con la Steaua, firmando la rimonta sui romeni con un gol e due assist. Ieri ha tenuto testa alla Dinamo Kiev. Un lancio con il contagiri per il pareggio di Immobile, il gol del raddoppio e dell’illusione. Il brasiliano ha mancato il tris, cercando la conclusione quando avrebbe potuto dare un’altra palla filtrante a Ciro. Si era aperto lo spazio per il tiro. Felipe ha tentato di incrociare sul primo palo. Buona l’idea, ma altrettanto efficace è stato il recupero di Kadar. Questa volta Inzaghi non l’ha sostituito. Le telecamere inquadravano il viso imbronciato di Luis Alberto in panchina. Lo spagnolo è sotto pressione, sta soffrendo la crescita di Felipe, scivolato in modo definitivo sulla corsia destra negli ultimi dieci minuti (compreso recupero) quando è stato inserito anche Nani e la Lazio è passata dal 3-5-2 al 4-2-3-1. Troppo tardi, ma Felipe al rientro negli spogliatoi non era depresso o scoraggiato. E’ convinto di poter ribaltare il risultato a Kiev ha spiegato ai microfoni di Sky Sport. "Ci dispiace, volevamo un risultato positivo. Ma non sottovalutiamo questo pareggio. Loro sono una buona squadra, abbiamo lasciato un po’ troppo spazio alla Dinamo Kiev. Dobbiamo stare calmi e lavorare per portare a casa la qualificazione in trasferta".
Felipe Anderson ha ritrovato corsa, colpi e sorrisi. Si è tranquillizzato, si impegna, sta cercando di mettere in difficoltà Inzaghi, accettando le sue scelte quando lo lascia in panchina come è successo con la Juve. "Io provo a farmi sempre trovare pronto, quando gioco dall’inizio è diverso". Di sicuro la lite scoppiata con il tecnico dopo la partita con il Genoa di un mese fa è stata superata. Il chiarimento è servito. Inzaghi gli ha concesso fiducia, Felipe ha compreso gli errori e digerito i rimproveri. "Il mister sa che può contare su di me, siamo cresciuti tanto. Voglio lavorare di più per farmi trovare al 100%. Le tensioni nello spogliatoio? Siamo esseri umani, ora è tutto risolto. Ci ha portato degli insegnamenti positivi, l’importante è che la squadra stia bene". Ieri ha realizzato il suo quinto gol stagionale, il secondo in Europa League. Li ha segnati tutti allo stadio Olimpico. Si esalta in casa e si trova sempre più a suo agio nel ruolo di seconda punta. Felipe Anderson, segnalano le statistiche, ha giocato sette palloni nell’area di rigore della Dinamo Kiev, più di ogni altro giocatore nella partita di ieri sera. Ha combinato bene con Immobile, nella ripresa è stato letale per firmare la doppietta-sorpasso della Lazio, all’inizio aveva cercato di sfondare sul lato destro duettando più volte con Basta, esausto dopo un’ora di gioco e sostituito da Patric. Inzaghi, almeno in Europa, dovrebbe cercare soluzioni diverse e puntare sulla difesa a quattro per consentire la convivenza di Felipe, Luis Alberto e Milinkovic (o Nani). Domenica la Lazio a Cagliari non modificherà sistema di gioco. E la staffetta dei fantasisti prevede il ritorno di Luis Alberto. Felipe dovrà tornare in panchina.