23 febbraio 2020 - Genova, stadio Luigi Ferraris - Campionato di Serie A, XXV giornata - inizio ore 12.30
GENOA: Perin, Biraschi, Soumaoro, Masiello, Ankersen (57' Iago Falque), Behrami, Schöne, Cassata, Criscito, Favilli (57' Pandev), Sanabria (74' Destro). A disposizione: Ichazo, Marchetti, Zapata, Barreca, Goldaniga, Jagello, Rovella, Eriksson. Allenatore: Nicola.
LAZIO: Strakosha, Patric, Vavro, Radu, Marusic, Milinkovic, Leiva (54' Cataldi), Luis Alberto, Jony (62' Lazzari), Caicedo (54' Correa), Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Acerbi, Bastos, A. Anderson, Parolo, Minala, Lukaku, Adekanye. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Maresca (Napoli) - Assistenti Sigg. Tegoni e Rocca - Quarto uomo Sig. Abbattista - V.A.R. Sig. Massa - A.V.A.R. Sig. Lo Cicero.
Marcatori: 2' Marusic, 51' Immobile, 57' Cassata, 71' Cataldi, 90' Criscito (rig).
Note: ammonito al 20' Leiva, al 28' Masiello, al 69' Soumaoro tutti per gioco falloso, al 75' Strakosha per comportamento non regolamentare. Angoli: 6-2. Recuperi: 0' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 24.000 circa con 5.174 paganti e 18.858 abbonati per un incasso complessivo di Euro 137.883.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Inarrestabili. La Lazio vola, Immobile show. Genoa battuto, ma con onore. Prova di forza della squadra di Inzaghi, subito avanti con Marusic. Dopo il bis del capocannoniere, a segno Cassata, Cataldi su punizione e Criscito su rigore".
Continua la "rosea": Finisce con i cori dei tifosi del Genoa che sembra vogliano risollevare letteralmente i loro giocatori accasciati sull’erba, come se avessero perso una finale. Una scena che la dice lunga sulla desolazione dei grifoni. Fa male, soprattutto nella situazione in cui sono, non riuscire a racimolare nemmeno un punticino dopo una partita giocata così. Ma la situazione la dice lunga anche sullo stato di grazia della Lazio. Lazio che continua a mietere risultati (ventesimo utile di fila, record della sua storia, imbattuta da nove trasferte), un centravanti che segna più gol di quante partite ha giocato (Immobile raggiunge Angelillo a 27 dopo 25 gare), un centrocampo che si conferma sempre di più come il migliore della A. E, dettaglio di non poca importanza, ha dalla sua la Dea fortuna, che in certe stagioni ha sempre un peso decisivo per le grandi imprese. La squadra di Inzaghi aveva una trasferta più difficile di quella della Juve, restarle a un’incollatura è ennesimo titolo di merito. E adesso la Lazio potrebbe approfittare della scontro diretto Juve-Inter (se si giocherà) per tentare il sorpasso. Comunque vada, questa vittoria ottenuta contro una buona squadra è l’ulteriore conferma che la Lazio si giocherà le chance scudetto fino in fondo, se Immobile, Milinkovic e Luis Alberto resteranno in salute. La chiave. Chiariamo subito: il Genoa forse non meritava di perdere per quello che ha espresso ma non gli è stato rubato nulla. Hanno deciso gli episodi che quasi sempre sono sinonimo di qualità, del gruppo e dei singoli. Nicola ha proposto un Genoa propositivo, aggressivo e con buone trame di gioco. Un gioco simile a quello della Lazio, non tanto o non solo per lo stesso sistema, ma per occupazione degli spazi, sfruttamento delle fasce e della manovra centrale.
Ovvio che il gol lampo e stupendo di Marusic, prodotto da uno scambio con Caicedo e un’incursione da sfondatore di rugby con "meta" all’incrocio, ha facilitato le cose alla Lazio che si è messa in modalità copertura e ripartenza, il suo terreno preferito. Però ha lasciato troppo possesso palla e iniziative al Genoa che è riuscito a creare delle azioni pericolose. Si diceva della fortuna biancoceleste. Favilli sullo 0-1 ha colpito un palo di testa a Strakosha battuto. Poi, nel secondo round, quando Cassata con una splendida girata al volo ha riavvicinato la Lazio che aveva raddoppiato con Immobile e il Genoa era diventato padrone del campo, Cataldi ha trovato il gioiello su punizione riportando la Lazio a distanza di sicurezza. Il Genoa che nell’assalto verso il termine della ripresa è riuscito soltanto ad avvicinarsi con quel rigore di Criscito (designato dal Var per un mani di Lazzari) nel finale. Cambi sì, cambi no. Ecco, dopo il gol subìto dall’implacabile Ciro, sempre all’alba del round, il Genoa è stato davvero bello. Merito di Nicola e dei suoi cambi. Ha fatto entrare Pandev e Iago Falque per Favilli e Ankersen cambiando il modulo in un 3-4-2-1. Chiaro l’intento di avere più pericolosità in attacco, che in effetti c’è stata. Inzaghi aveva sostituito Leiva e Caicedo con Cataldi e Correa subito dopo il 2-0.
Passi per Leiva, non in gran giornata e un po’ falloso, ma togliere Caicedo, uno che sa come tenere su la squadra e mettere in porta i compagni, in favore di un Correa sempre leggero nelle giocate e nelle idee, è stato un errore. Come quello di togliere Jony per Lazzari. Cambi un po’ troppo sulla difensiva per una squadra da scudetto. Ma poi la qualità ha fatto la differenza, come sempre, su schemi e mosse da scacchi. Il Genoa faceva una fatica del Diavolo a creare occasioni da gol, anche per la solidità della difesa rivale che al centro aveva un buon Vavro al posto di Acerbi, che ha dato forfait poco prima del fischio d’inizio. Di contro appena la palla transitava da Milinkovic o Luis Alberto erano brividi. Su loro iniziative, la Lazio ha fallito per troppa precipitazione almeno tre ripartenze. La verità è che la Lazio sa sempre come andare in buca. Ha segnato almeno tre gol in dieci partite, come nessun’altra squadra. E il Genoa nelle ultime quattro sfide ne aveva subìti soltanto due. Nicola adesso si consoli con il gioco, che è comunque speranza di salvezza.
? Il Corriere dello Sport titola: "Ciro infinito. Un destro chirurgico per beffare Perin all’inizio della ripresa: è la sua 27a rete in campionato come soltanto Angelillo nel 1959. Immobile non sbaglia un colpo. Nella fondamentale vittoria a Marassi c’è anche la sua firma: la Juve resta a +1".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Non è più un sogno. Un’altra conferma dopo il sorpasso sull’Inter. Inzaghi e la Lazio corrono per lo scudetto e promettono di continuare sino all’ultima giornata, come hanno dimostrato ieri in Liguria. Tre gol per schienare il Genoa di Nicola, uscito tra gli applausi di Marassi, e restare incollati alla Juve. La risposta a Ronaldo è arrivata da Marusic, da Cataldi e ovviamente da Immobile, bomber e leader infinito per la capacità di abbinare corsa e generosità a una pericolosità sotto porta che regge il confronto con i più grandi d’Europa, compreso il fuoriclasse portoghese. Ventesimo risultato utile consecutivo (16 vittorie e 4 pareggi), quattromila laziali in festa nella domenica in cui il campionato è stato stravolto dal coronavirus. Successo pesantissimo. Come si sapeva, non è stata una passeggiata. Il Genoa, dentro il suo stadio pieno di passione, è rimasto aggrappato alla partita con la forza, il carattere e l’organizzazione trovata da Nicola. Era imbattuto da quattro giornate e per tre volte non aveva preso gol. Prima Cassata e poi il rigore provocato da Pandev e trasformato da Criscito hanno tenuto in bilico il risultato sino ai cinque, lunghissimi, minuti di recupero. Salvezza possibile continuando con la stessa intensità. Una palla sporca o un errore avrebbero consentito, con un colpo di fortuna, la rimonta, ma sarebbe stata una beffa per la Lazio, che per due o tre volte ha mancato l’occasione per chiudere il conto con il quarto gol.
E’ l’anno buono se vinci nel giorno in cui ti manca Luiz Felipe e Acerbi si ferma nel riscaldamento. Lo ha sostituito Vavro e la difesa non ne ha risentito, presa per mano da Radu, protetta da Leiva e con Patric sempre più sicuro. Inzaghi non ha sbagliato una mossa e neppure l’impostazione, favorito dal gol più veloce del suo campionato (un minuto e quaranta secondi) realizzato di prepotenza da Marusic. Uscita e lancio di Radu, il montenegrino ha sorpreso Masiello e Soumaoro, sfruttando l’assist di Caicedo. La Lazio, in vantaggio, ha provato a gestire e a chiudersi dietro la linea della palla, limitando i rischi. Milinkovic soffriva Cassata, ma Luis Alberto riusciva a sfuggire ai tacchetti ruvidi di Behrami. Schone distribuiva il gioco, assistito in costruzione da Biraschi e Masiello. Il Genoa faceva spiovere palloni in area. Così Favilli ha colpito il palo di testa nell’unica occasione creata da palla inattiva, ma Perin ha evitato il raddoppio di Caicedo. Emozioni. La Lazio voleva chiuderla e l’avvio dopo l’intervallo è stato accecante. Immobile volante, destro a giro di Luis Alberto e al terzo tentativo è arrivato il raddoppio, firmato dal centravanti azzurro. Scaltro e opportunista, Ciro ha ripreso palla dopo il contrasto Caicedo-Soumaoro e l’ha piazzata nell’angolo.
Simone ha tolto Leiva (ammonito) e Caicedo (stanco) e solo un calo di tensione ha permesso al Genoa di riaprire la partita. Bellissimo il destro all’incrocio di Cassata. Cataldi era in ritardo, ma non si è accartacciato sul proprio errore, reagendo alla grande, non solo per il modo in cui ha disegnato il gioiello su punizione del 3-1. Milinkovic stava crescendo, ma Luis Alberto si è rivelato ancora decisivo per scuotere la Lazio e rispondere agli assalti del Grifone. Correa si è divorato il quarto. Nicola non si era arreso. Aveva già messo dentro Iago Falque e Pandev scalando Cassata sulla fascia destra (3-4-3) per l’assalto. A un sospiro dal novantesimo, Lazzari ha stoppato con il braccio il cross dell’ex laziale. Controllo Var e rigore del 2-3, ma niente rimonta nonostante gli ultimi brividi. La Lazio aveva alzato il suo muro da scudetto.
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
È una galoppata senza fine. Impossibile fermare o rimontare la Lazio. Dentro la corsa scudetto ci sono gol e contrasti, tocchi di classe e sciabolate, azioni da manuale e salvataggi disperati. Un cocktail di brividi e di emozioni. Votati allo spettacolo e alla sofferenza. Inzaghi, dopo cinque lunghissimi minuti di recupero, ha sospirato. "Abbiamo segnato tre gol, dovevano essere di più. Unico difetto non aver fatto il quarto per chiudere in anticipo". A Marassi non è stata una passeggiata. "Sapevamo che qui le partite non sono mai semplici, ma abbiamo tirato fuori un'ottima partita contro una squadra in salute. Serviva più lucidità in alcune ripartenze. Dopo il rigore alla fine abbiamo po' sofferto, quei cinque minuti sono stati lunghi ma sulla vittoria credo non ci sia niente da dire". E’ stata un’altra vittoria concepita dal gruppo. "Penso a Cataldi, Marusic e soprattutto Vavro. Viene da un altro campionato, non giocava da due mesi e mezzo, ha davanti un mostro come Acerbi e si è fatto trovare pronto, uscendo dal campo tra i migliori. Merita i complimenti. La rosa è fatta da amici che si divertono". Cataldi, dopo l’imitazione a Inzaghi esibita durante il party di compleanno di Immobile, ha tirato fuori un altro gioiello su punizione. "Danilo sta meritando per il lavoro quotidiano. Se fa gol ogni domenica mi può imitare tutti i giorni. L’ho conosciuto alla festa di giovedì in una versione diversa, ma la squadra già lo aveva visto". Ritrovato Marusic. "E’ una grande opzione che non abbiamo avuto per due mesi. Senza Lulic, Adam ci dà qualche centimetro in più".
Il duello scudetto prosegue. "Stiamo facendo qualcosa di straordinario. Ben 17 vittorie nelle ultime 21 partite, Supercoppa inclusa. In altre stagioni saremmo in testa. Ora siamo lì e ci giocheremo le ultime 13 giornate al massimo per restare a contatto con Juve e Inter. Dobbiamo continuare così mantenendo con i piedi per terra". Un gruppo compatto trascinato da alcune eccellenze. "Alla base c'è il sacrificio di tutta la squadra. Penso a Correa, Caicedo e Immobile. Milinkovic e Luis Alberto garantiscono molto per chilometri percorsi e qualità. Avevo chiesto disponibilità, dicendo che potevano giocare insieme se tutti aiutavano. Lo stanno facendo". E’ una Lazio fortissima perché vince anche quando Acerbi, l’indistruttibile, si ferma. "Ha avuto un problema giovedì, voleva esserci ma negli ultimi istanti del riscaldamento ha sentito indurirsi il soleo". Ecco l’analisi della partita. "Dopo un’ottima mezzora ci siamo abbassati un po’ troppo, credo per merito del Genoa. A fine primo tempo ho detto che bisognava cercare il secondo gol con ferocia perché lo scorso anno da 1-0 avevamo perso 1-2 e il passato doveva servirci come esperienza. Mi dispiace aver preso due gol perché i difensori sono stati bravissimi. Il primo è stato un gran tiro di Cassata e poi il rigore". Uno spettacolo i quattromila laziali saliti a Marassi. Inzaghi li ha ringraziati: "Sono importantissimi per noi, è un’altra giornata che ci rimarrà dentro perché abbiamo giocato con 4 mila tifosi al seguito. Ci fanno sentire calore. E’ stato bello festeggiare con la nostra gente".