Domenica 19 maggio 2013 - Trieste, stadio Nereo Rocco - Cagliari-Lazio 1-0 19 maggio 2013 - 3.529 - Campionato di Serie A 2012/13 - XXXVIII giornata - inizio ore 20.45
CAGLIARI: Avramov, Dessena, Rossettini, Astori, Avelar, Eriksson, Conti, Nainggolan, Thiago Ribeiro (68' Cossu), Pinilla (74' Sau), Ibarbo (84' Nenè). A disposizione: Agazzi, Deiola, Casarini, Ekdal. Allenatore: Pulga.
LAZIO: Marchetti, Dias, Cana, Biava (77' Ederson), Konko (71' A. Gonzalez), Onazi, Ledesma, Lulic, Candreva, Kozak (57' Floccari), Klose. A disposizione: Bizzarri, Strakosha, Stankevicius, Ciani, Mauri, Crecco. Allenatore: Petkovic.
Arbitro: Sig. Giannocaro (Lecce) - Assistenti Sigg. Petrella e Grilli - Quarto uomo Sig. Barbirati - Assistenti di porta Sigg. Tagliavento e Calvarese.
Marcatori: 75' Dessena.
Note: serata nuvolosa, campo in buone condizioni. Ammoniti Cana e Dessena. Angoli: 6-2 per la Lazio. Recupero: 1' p.t. , 5' s.t.
Spettatori: 9.500 ufficiali (2.000 circa i presenti)
La Gazzetta dello Sport titola: "Colpo del Cagliari. Lazio, niente Euro".
Continua la "rosea": Niente Europa League e neppure sesto posto. La Lazio chiude male il suo campionato di alti e bassi. Niente decimo posto, ma una bella prestazione e una vittoria di prestigio: il Cagliari chiude decisamente bene la sua stagione. Il verdetto del Rocco premia giustamente la squadra sarda, più in palla, più lucida, più determinata. E punisce, altrettanto giustamente, una Lazio che, una volta compreso che il traguardo-Europa League è diventato una chimera (l'Udinese lo rende subito tale), tira indietro le gambe e pensa solo alla partita dell'anno. La finale di Coppa con la Roma. Più pimpante, anche perché più leggero nella testa, il Cagliari. I sardi hanno un obiettivo (il decimo posto) decisamente meno stringente rispetto a quello della Lazio. Ma anche per loro sfuma subito, col Parma che passeggia a Palermo. E così, liberi da qualsiasi assillo, i rossoblù giocano e divertono. Concedono poco alla Lazio e sono sempre pronti a ripartire grazie al grande movimento degli esterni offensivi Ibarbo e Thiago Ribeiro. Il 4-3-3 scelto da Pulga e Lopez funziona e produce palle-gol con impressionante puntualità. Ci provano all'inizio proprio Ribeiro e Ibarbo, ma Marchetti è pronto.
Poi a cavallo dei due tempi ecco le palle-gol più invitanti che capitano però agli uomini sbagliati: Avelar scheggia la traversa, quindi Eriksson si fa respingere da Dias un tiro che pareva impossibile sbagliare. Il gol-partita arriva solo alla mezz'ora della ripresa. Lo realizza Dessena, il centrocampista adattato terzino per l'occasione: zuccata vincente sul cross di Cossu. Non è un caso che la rete arrivi quando in campo ci sono lo stesso Cossu e Sau. Sono loro a dare al Cagliari quel briciolo di concretezza in più mancato nella prima ora di gioco. Ottimo il congedo del Cagliari, decisamente brutto quello della Lazio. Con la parziale attenuante delle notizie che arrivano da San Siro. Il quinto posto si trasforma subito in una utopia e allora è normale che si cominci a pensare alla partita che vale una stagione e forse anche di più: il derby di Coppa. Inevitabile pensarci e inevitabile evitare qualche scatto e qualche contrasto in più. Anche il modulo scelto da Petkovic non aiuta la squadra. Che conferma ancora una volta di non digerire la difesa a tre. E così, a parte qualche iniziativa del solito Candreva, la Lazio fa veramente poco. Sconfitta comunque ininfluente vista la vittoria sull'Udinese?
Sì, anzi no. Perché il successo della Roma sul Napoli relega la Lazio al settimo posto e le fa perdere il primato cittadino. In campionato. In attesa di vedere di chi sarà la supremazia in Coppa Italia.
La Repubblica titola: "Lazio disillusa, il Cagliari vince. Petkovic, tutto sul derby di Coppa".
L'articolo così prosegue: I sogni della Lazio muoiono all'alba. Uccisi non tanto dal Cagliari, che pure la batte con un gol di Dessena, ma dall'Udinese che in due minuti fa capire all'Inter e ai romani l'aria che tira. Il gol di Pinzi toglie subito senso a tutto: neppure una vittoria basterebbe più alla Lazio e il match a Trieste diventa quasi un allenamento anche per la scarsa presenza di tifosi, che si scaldano solo insultandosi a vicenda. I biancocelesti intuiscono rapidamente la propria condanna: cercarsi un posto in Europa vincendo il derby-finale di Coppa Italia di domenica. Ormai con l'Udinese è un caso personale: per la terza volta di fila i friulani li battono nello sprint per un posto in un torneo continentale: le ultime due volte per la Champions, stavolta per il torneo minore, ma che vale pur sempre prestigio e soldini.
Una partita con un sapore antico, non solo perché giocata in uno stadio dedicato a Rocco: grazie all'assenza di internet e di un tabellone gli aggiornamenti arrivano solo con le radioline. Subito chiara la vittoria dell'Udinese, la Lazio poi cede e perde con una bella inzuccata di Dessena su punizione di Cossu al 30' st. Anche prima, più Cagliari: splendida traversa di Avelar allo scadere del primo tempo con numero da brasiliano (sarà che lo è) in un fazzoletto sulla sinistra e dalla linea di fondo tiro che centra il legno, una parata di Marchetti su Ribeiro e una botta di Eriksson salvata sulla linea da Biava. I rossoblù, come nel famoso Carosello del tè, hanno la forza dei nervi distesi: salvi da tempo, vogliono solo chiudere bene una stagione che difficile è dir poco e ci riescono. Avesse funzionato meglio l'intesa fra i tre lì davanti forse dilagherebbero. Ma il centrocampo regge anche con un uomo in meno, merito del solido svedesino Eriksson e del solito capitano Conti. La Lazio fa quel che può con le poche forze restate: fuori Hernanes, Mauri in panchina, difesa improvvisata.
Vecchio problema, l'assenza di rincalzi di qualità: quelli bravi hanno dovuto giocare tanto e hanno finito rotti o spompati. A questo aggiungiamo, ieri, una mossa poco comprensibile di Petkovic, che pure tante ne aveva azzeccate prima: affiancare a Klose Kozak, che gli pesta costantemente i piedi, e non Floccari. Giusto invece puntare sulle fasce per sfruttare l'uomo in più con Candreva e Lulic, che danno molto dinamismo, ma ben meno qualità al momento chiave, cincischiando troppo. Finché la Lazio decide di tenere le energie per il derby, e la fine è nota.
Il Corriere dello Sport titola: "Dessena vola alto. Lazio, testa al derby".
Continua il quotidiano sportivo romano: Ora resta la finale di Coppa Italia per salvare la stagione ed entrare in Europa League. Tutto o niente nel derby con la Roma, che ieri sera ha persino scavalcato la Lazio, soffiandole il sesto posto. Petkovic ha chiuso in modo deprimente: tredicesima sconfitta del suo primo campionato italiano, nona in trasferta, piegato a Trieste dal Cagliari, a cui è bastato il minimo sforzo per vincere una partita in cui avrebbe meritato uno scarto più ampio. S'è vista una squadra spenta, senza orgoglio e furore, molle e demotivata. Una vittoria non avrebbe cambiato il destino del torneo e permesso di raggiungere il traguardo minimo della qualificazione europea, perché l'Udinese ha vinto facile a San Siro, ma sarebbe stato un modo decoroso e più incoraggiante per presentarsi al derby. La Lazio, invece, s'è sciolta e neppure ha combattuto, restando inchiodata nelle paludi di un ritorno disastroso: alla fine 61 punti, di cui 39 nel girone d'andata, uno meno rispetto a Reja (ieri sera in tribuna a vedere i suoi vecchi ragazzi) nel passato campionato, perdendo anche il primato cittadino mantenuto per due anni.
Senza Radu e terzini di ruolo per poter sostituire il romeno, Petkovic è stato costretto a tornare alla difesa a tre, scegliendo Onazi come partner di Ledesma e Candreva mezz'ala a sostegno di Klose e Kozak, preferito a Floccari, in panchina con un polpaccio dolorante. Non è l'assetto ideale per la Lazio, che ha bisogno dei riferimenti sulle corsie esterne per sviluppare la manovra e guadagnare profondità. Lopez ha risparmiato Sau, fresco di convocazione azzurra e ha concesso un premio meritato ad Avramov, portiere di riserva, lasciando fuori Agazzi, appena chiamato dal ct Prandelli. Davanti, con Ibarbo a destra e Thiago Ribeiro sul versante opposto, ha ottenuto l'effetto di "allargare" i tre centrali di Petkovic. Biava era risucchiato spesso fuori dall'area di rigore e lo stesso effetto è ricaduto su Cana, costretto a un duello rude e spigoloso con il colombiano. Due squadre a specchio, ritmi molto bassi e pochi sbocchi. Troppo gioco orizzontale per la Lazio, che non riusciva a verticalizzare la manovra nonostante Klose provasse a farsi vedere dai centrocampisti. Mancando Floccari, per il tedesco è diventata subito un'impresa ai limiti dell'impossibile dialogare con Kozak, che al 17' si è divorato l'occasione migliore costruita dai biancocelesti nel primo tempo. Sul cross di Lulic, il ceco ha colpito male di testa senza inquadrare lo specchio.
Subito dopo, su un siluro di Candreva respinto da Avramov, ha bucato il tocco facile da distanza ravvicinata. Tutta qui la voglia di provare a vincere la partita. Da San Siro arrivavano brutte notizie per la Lazio con l'Udinese in fuga. Da Palermo rimbalzavano i gol del Parma, deciso a difendere il decimo posto dal possibile assalto del Cagliari, molto più brillante e incisivo con ripartenze veloci. Thiago Ribeiro aveva provato subito a sorprendere Marchetti, abile a deviare in angolo, e ad un sospiro dall'intervallo, dopo essersi liberato con una serpentina, è entrato in area di rigore e ha colpito la traversa con un diagonale a giro che avrebbe meritato il gol. Tra le due azioni più pericolose del brasiliano, c'è stato il raid di Ibarbo, che si è infilato in un corridoio ma da posizione comoda ha prodotto un tiro fiacco e centrale. La ripresa è iniziata come era finito il primo tempo. Con la Lazio lenta e slegata e il Cagliari pericolosissimo nelle ripartenze. Al 5' Biava ha salvato sulla linea il tiro a colpo sicuro di Eriksson e un minuto dopo Thiago Ribeiro, scatenato, ha scheggiato il palo con un sinistro violentissimo. Petkovic ha spedito in campo Floccari richiamando Kozak, totalmente fuori partita.
Niente è cambiato, anzi la squadra biancoceleste ha perso lucidità e controllo del gioco. Così al trentesimo, dopo una frittata di Dias, su calcio piazzato è arrivato il gol del Cagliari. Cossu, appena entrato, ha pennellato un bel pallone in mezzo all'area di rigore. I giocatori della Lazio erano fermi come statuine. Dessena è piombato come un falco e ha bucato di testa Marchetti. Domenica, allo stadio Olimpico, servirà un'altra tensione e molta più rabbia per provare a vincere la Coppa Italia.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Sconfitti, settimi, delusi, coscienti dei danni che hanno fatto nel girone di ritorno, non è una consolazione: "Abbiamo buttato via ciò che di buono era stato fatto a inizio stagione in campionato, eravamo stati protagonisti. Abbiamo sbagliato come gruppo e non ci sono alibi, non ci sono scuse, non c'entra la rosa, non c'entrano gli infortuni. Vogliamo vincere la finale ed entrare nella storia di Roma e del calcio italiano, sappiamo bene quanto è importante la partita di domenica". Ha parlato Ledesma (ieri capitano) a nome dei compagni, s'è presentato lui davanti alle telecamere. La squadra s'è presa le colpe per il crollo registrato nella seconda parte del campionato: "Il girone di ritorno non è stato all'altezza del gruppo, ma niente alibi, lo ripeto. In campo siamo andati sempre in undici, non cerchiamo scuse. Alla fine dei giochi vedremo cosa avremo sbagliato e dove si dovrà migliorare". Non resta che il derby, non resta che la finale contro la Roma, servirà la vera Lazio per vincere: "Negli ultimi derby abbiamo dimostrato di essere più forti della Roma, ma in una finale non ci sono favoriti, non c'entra la classifica o chi arriva in un modo o nell'altro alla partita, conta solo il campo".
Ledesma ha giocato tanti derby, sa come bisognerà preparare la partitissima: "Sarà una finale storica, unica. La tensione crescerà, ma al fischio d'inizio si penserà solo al campo. Bisognerà mantenere la testa fredda e il cuore caldo, chi manterrà i nervi saldi e sarà sereno avrà la meglio. La nostra idea è arrivare carichi, con la giusta tensione alla partita. Non c'è da resettare nulla, c'è da crederci". La Lazio ha deluso ancora una volta, ma ha promesso una reazione d'orgoglio, Ledesma non ha voluto mandare messaggi ai tifosi, lui e i compagni vogliono dare risposte sul campo per farsi perdonare dalla gente: "La voglia di vincere la finale è la stessa di prima, è forte dentro di noi. Ai tifosi non bisogna mandare nessun messaggio, dovremo farlo attraverso il campo giocando con la voglia di conquistare questo trofeo, giocheremo per regalare a tutti una grande gioia". La società è infuriata, potrebbe scattare il ritiro, Ledesma ieri sera non era a conoscenza di decisioni simili: "Che io sappia non ci sono decisioni del genere, ma lo sapete meglio voi. Ora dobbiamo stare tranquilli, poi faremo i bilanci".
Prima la finale, poi i bilanci: "Le analisi definitive si faranno dopo la finale, è troppo presto per tracciare bilanci conclusivi. Ci sono state delle cose negative, ma anche positive. In campionato abbiamo dato una continuità diversa anche se nel ritorno è stato accusato un calo, in Europa siamo andati avanti rispetto al passato". E' arrivata un'altra sconfitta, il girone di ritorno è stato indecoroso, la Lazio assicura di non aver pensato solo alla finale, voleva vincere col Cagliari: "Peccato per la sconfitta. Non avevamo la testa alla Coppa, il primo tempo è stato buono anche se non buonissimo. Nel secondo non siamo riusciti a dare qualcosa in più. Ci serviva una vittoria per non sprecare i tre successi di fila collezionati prima della gara col Cagliari, siamo dispiaciuti". Ecco cosa è mancato: "Nella seconda fase non siamo stati incisivi, abbiamo lasciato spazio al loro contropiede, ora il campionato è finito, dobbiamo concentrarci sulla Coppa Italia, inizieremo a pensarci subito alla ripresa degli allenamenti, prima dimentichiamo questo finale di campionato". Ledesma e Onazi, un giudizio sulla coppia del centrocampo, è nato un nuovo tandem in questa stagione strana, iniziata bene, ma che s'è rivelata tormentata nel finale: "Non è la prima volta che gioco con Onazi, ha fatto una bella stagione, è bravo, è giovane e può migliorare, bisogna dargli tempo". La Lazio invece non ha tempo da perdere.
Da La Repubblica:
Incubo Udinese. Per il terzo anno consecutivo i friulani – 5-2 all'Inter – beffano la Lazio, sconfitta 1-0 a Trieste dal Cagliari e fuori dall'Europa. Come se non bastasse, i biancocelesti vengono superati dalla Roma (non accadeva da due anni che i giallorossi chiudessero davanti in campionato). E proprio dalla finale di Coppa Italia contro i giallorossi passa la possibile qualificazione nella prossima Europa League: "Da adesso – spiega Petkovic – ci concentreremo solo su questa partita. Abbiamo una settimana di tempo per prepararci al meglio e recuperare i giocatori con qualche problema fisico. Faremo di tutto per vincere questo trofeo". "È stata una buona stagione – ribadisce Hernanes – e adesso giochiamoci il titolo". Alla ripresa degli allenamenti di mercoledì – l'allenatore di Sarajevo sembra orientato a concedere due giorni pieni di relax – ci sarà pure il brasiliano. Questa sfida non vuole perdersela per niente al mondo. Anche perché potrebbe essere l'ultima in maglia biancoceleste: la Lazio non intende cederlo, ma di fronte a un'offerta da 30 milioni non direbbe no.
Sarà una sessione estiva molto movimentata: in entrata la priorità resta Felipe Anderson, solo sfiorato a gennaio. A breve il viaggio in Brasile di Tare per provare a chiudere con il Santos sulla base di 7-8 milioni di euro. Parallelamente si continua a lavorare sui soliti noti Biglia, Lestienne e Xhaka per puntellare il centrocampo. In attacco la ricerca è indirizzata verso un centravanti di livello che possa sostituire o affiancare Klose. Anche in questo caso il campionato sotto la lente d'ingrandimento è quello belga con Bacca e Mbokani osservati speciali. Senza sottovalutare però la pista Matri: lo juventino piace molto a Formello, potrebbe rientrare in uno scambio con Lulic. Si lavora anche su altre operazioni di contorno: piace (e molto) Panagiotis Kone in comproprietà tra Brescia e Bologna. Movimenti anche con il Genoa, che vuole riscattare Matuzalem: Lotito chiederà a Preziosi l'inserimento di uno tra Antonelli e Granqvist. In difesa monitorato pure il terzino dell'Empoli Hisaj.