17 marzo 2016 - Europa League - Ottavi di finale, gara di ritorno - inizio ore 19.00
LAZIO: Marchetti, Konko (67' Mauricio), Bisevac, Hoedt, Lulic, Biglia, Parolo, Candreva, Mauri (58' Felipe Anderson), Keita, Klose (58' Matri). A disposizione: Berisha, Gentiletti, Cataldi, Onazi. Allenatore: Pioli.
SPARTA PRAGA: Bicik, Holek, Brabec, Costa, Zahustel, Vacha (70' Matejoski), Marececk, Frydek, Dockal, Julis (58' Konatè), Krejci (83' Fatai). A disposizione: Miller, Mazuch, Jiracek, Lafata. Allenatore: Scasny.
Arbitro: Sig. Buquet (FRA) - Asssitenti Sigg. Gringore e Debart (FRA) - Assistenti arbitrali aggiunti Sigg. Chapron e Rainville (FRA) - Quarto arbitro Sig. Stien (FRA) - Delegato Uefa Sig. Koumas (CYP).
Marcatori: 10' Dockal, 12' Krejci, 44' Julis.
Note: ammoniti Lulic e Frydek per gioco scorretto. Angoli: 12-4. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 18.827
La Gazzetta dello Sport titola: "Una Lazio da incubo. L'Italia va a picco: tanti saluti Europa. Biancocelesti travolti in casa dallo Sparta Praga, Nei quarti delle Coppe non ci sarà la A, come nel 2001".
Continua la "rosea": Cancellati dall'Europa. Non ci sono più italiane nelle coppe, nessuna delle nostre nei quarti di finale: non succedeva dalla stagione 2000-01. A meno di tre mesi dall'Europeo c'è poco da essere ottimisti. E se la Juventus, la solita Juventus verrebbe da dire, ha lasciato l'Europa immeritatamente facendo il pieno di complimenti e rimpianti, l'ultima sopravvissuta, la Lazio, abbandona invece tra i fischi e la contestazione dei suoi tifosi. Con la peggiore prestazione della stagione e con tre aggravanti: il risultato di andata favorevole (1-1), il ritorno in casa e un avversario rognoso e ancora imbattuto ma non certo gigantesco come il Bayern Monaco. La bella Lazio di una stagione fa sembra definitivamente dissolta. E non fa che alimentare la dura contestazione contro Claudio Lotito. Lo Sparta Praga cancella la Lazio e l'Italia dall'Europa dopo appena dodici minuti, e nel giro di centoventi secondi, semplicemente perché la squadra di Pioli in campo non c'è. L'incursione di Candreva dopo una ventina di secondi è un'illusione degna di un prestigiatore. I proclami della vigilia - vinciamo questa e puntiamo alla finale di Basilea, facciamoci rispettare dalle big nel finale di campionato - restano tali.
In campo mancano la testa, la determinazione, l'attenzione. E dire che l'esperienza non mancava, avendo nell'undici titolare Biglia, Klose, Mauri, Candreva. Una dormita di Bisevac e Parolo permette a Krejci lo scippo in area e l'assist che Dockal trasforma in rete. E la prima idea laziale di portare a casa lo 0-0 che qualificherebbe se ne va. Neanche il tempo di ragionare sulle nuove ipotesi e un contrasto perso da Hoedt lancia Julis, appoggio basso a Krejci che di sinistro sistema all'angolino. Zero a due, partita praticamente finita. Entrambe le situazioni nascono sulla fascia sinistra della Lazio, che oltre a sbagliare approccio fatica ad assorbire lo schieramento ceco, così diverso rispetto all'andata (difesa a tre, due punte larghe e Dockal a inserirsi, con l'alternativa di Marecek guastatore). Lo Sparta sfonda soprattutto sulla sinistra laziale, dove Lulic occupa una posizione da terra di mezzo, costringendo la difesa quasi sempre ad allinearsi a tre, con conseguente difficoltà di Hoedt a coprire le combinazioni rapide da quella parte. E proprio da quella zona nasce un'altra occasione - ancora Dockal a chiudere l'azione - e quindi anche lo 0-3 della disfatta prima dell'intervallo, firmato da Julis che brucia un Bisevac tremendo. È in realtà l'unico appunto tattico di una partita che dopo lo 0-2 si fa illogica. La Lazio, già poco precisa, perde totalmente i riferimenti e lucidità (Mauri divora il possibile 1-2).
Lunga, confusa, slegata, la squadra di Pioli. Tira tanto in porta - saranno 29 alla fine le conclusioni tentate, mentre lo Sparta dilaga con quattro tiri, tutti nello specchio - ma non è la Lazio ammirata nella stagione scorsa. Tanto associativa quella quanto anarchica questa: solo iniziative individuali. Pioli ha anche poco cui attingere in panchina e almeno questo - come avere tre quarti di difesa non all'altezza di un calcio a questi livelli - non è colpa sua. Felipe Anderson e Matri cambiano poco, Mauricio è un cambio obbligato perché Konko, recuperato in extremis, deve mollare per infortunio. "Garbage time" fino al fischio finale, quando Candreva, quasi in lacrime, si scusa in mezzo al campo. Troppo tardi.
Il Corriere dello Sport titola: "Che disfatta. Notte da incubo. Sprofondo Lazio, in 2' lo Sparta segna due gol: a fine primo tempo è 0-3. Biancocelesti eliminati e umiliati, Pioli in confusione".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Non c'è più l'Italia in Europa. Fuori anche la Lazio, umiliata, svergognata, sbranata dallo Sparta Praga, squadra meritevole, ricca di talenti da non far passare come fenomeni. Fuori la Lazio, fuori nella maniera più mortificante, senza se e senza ma, travolta fisicamente, tecnicamente, tatticamente. E' stata sconfitta in 12 minuti netti, è stata affossata da un 2-0 fulmineo diventato 3-0 prima dell'intervallo. Dockal, Krejci e Julis: tre gol da tre furie ceche. Idi di marzo per Pioli. E' un disastro annunciato se si ripensa a tutta la stagione, ai soliti errori-orrori di Bisevac e Hoedt, alle marcature saltate, ai palloni regalati, ai tredici gol beccati nei primi tempi, alle amnesie, agli approcci sbagliati, alle carenze tecniche, ai gol che non arrivano, agli stenti nelle due aree di rigore. Bisevac, che novità, ha sbagliato sul primo e sul terzo gol. Hoedt ha sbagliato sul secondo. Hanno perso tutti: Lotito e il suo mercato di indebolimento, Pioli e i cambi di modulo, la squadra lunatica. La Lazio, pur essendo superiore, s'è sciolta per manifesta incapacità, schiantata nelle gambe, ridicolizzata nella manovra, spappolata nell'anima. Non è che non abbia avuto le sue buone occasioni: ci ha provato Candreva dopo neppure 30 secondi, ci ha provato Mauri, ci ha provato Parolo, ci ha riprovato Candreva.
Il problema è che le occasioni vengono sbagliate. La Lazio ha tirato in porta 29 volte, mai così tanto quest'anno. A cosa è servito? I sette tiri nello specchio non hanno partorito la miseria di un gol. I cechi, con quattro tiri, hanno bucato Marchetti tre volte. Sono crollate una dopo l'altra le colonne, da Biglia a Mauri passando per Klose, soverchiati dalla ferocia del pressing dello Sparta. Pioli ha sbagliato tutto, è andato in tilt, dall'inizio dell'anno viene annichilito da eventi e venti contrari, è schiacciato da società e spogliatoio. E' passato da un'emergenza all'altra, da un'ultima spiaggia all'altra. A fine stagione sarà esonero o divorzio, la differenza è sottile. Pioli ieri è stato sorpreso dal collega Scasny, s'è rovinato presentandosi con il 4-2-3-1, puntare sulla squadra più matura non è servito a nulla. L'assenza di Milinkovic era pesante, non può essere un alibi. Il 4-2-3-1 è un modulo che per non scadere in parodia ha bisogno di tanta corsa e di una difesa di ferro. La Lazio di oggi non è dotata di queste forze. Scasny, il tecnico dello Sparta, ha stravinto su tutta la linea scegliendo un 3-4-1-2 (in fase di possesso) pronto a diventare 3-5-2 (in fase di non possesso). Rispetto all'andata ha cambiato ruolo a Dockal e Frydek, ha inserito il centravanti Julis al posto dell'esperto Lafata. Dockal è partito trequartista, ma ha giocato a tutto campo. Frydek, trequartista (nel 4-2-3-1 a Praga), ha fatto il quarto o quinto (in base alle due fasi) a centrocampo.
Lo Sparta ha corso e rincorso per 93 minuti, ha pressato. Scasny ha puntato sui morsi dei suoi cobra, ha vinto la partita più importante della sua carriera, non si sarebbe mai sognato di chiudere il primo tempo, all'Olimpico, 0-3. Fantasmi in campo, tutti laziali. Furie ceche dall'altra parte. Bisevac e Hoedt inadeguati, Konko e Lulic schiacciati da Frydek e Zahustel. Biglia e Parolo disarmati da Marecek e Vacha. La Lazio è stata colpita a sinistra così com'era accaduto a Praga. Lo Sparta sapeva dove colpire, ha fatto girare la testa ai biancocelesti. Il primo gol è arrivato da una doppia triangolazione supersonica: Holek per Marecek, Dockal per Zahustel, cross al centro stoppato maldestramente da Bisevac. Parolo non è intervenuto, Krejci l'ha indirizzato a Dockal (1-0). Era il 10' del primo tempo, due minuti dopo un'altra frittata. Parolo molle a centrocampo, Hoedt perde il rimpallo, Julis innesca Krejci (2-0). Il tris l'ha servito Julis: Dockal ha affondato Lulic, palla a Frydek, controcross, Julis buca Marchetti (3-0) con Bisevac bella statuina. Il secondo tempo s'è giocato per onor di firma. Per l'Italia e la Lazio era una notte senza domani.
Il Messaggero titola: "Vergogna Lazio, the end. Europa League, lo Sparta Praga la ridicolizza, svanisce anche l'ultimo obiettivo della stagione. Pessima fase difensiva, attacco debole contro un avversario modesto: Italia fuori dalle coppe".
Prosegue il quotidiano romano: L'arguto Ennio Flaiano diceva: "Non chiedetemi dove arriveremo, ci siamo già...". Nella notte della vergogna la Lazio ha toccato il fondo perché, oltre all'Europa, ha perso anche la faccia, la dignità e l'orgoglio. All'Olimpico si è assistito a una mattanza in piena regola con una squadra sbagliata nell'impostazione tattica, nelle scelte, senza idee e senza carattere, che ha affrontato il match priva della determinazione e della concentrazione necessarie. Pioli ha così confermato di essere un perdente, sciupando anche l'ultima occasione di una stagione costellata di sconfitte e delusioni, consegnandosi allo Sparta con il 4-2-3-1, un assetto improbabile, spartito che i biancocelesti non conoscono bene, proponendo il flemmatico Mauri, ormai la parodia di se stesso, in una sfida dove servivano coraggio, aggressività, gambe. E Mauri è stato il re delle palle sprecate e, quando ha avuto quella comoda per riaccendere le speranze, l'ha calciata sul portiere. L'Italia è fuori dalle Coppe: nessuna squadra ai quarti di Champions e Europa League, un tracollo nazionale che non si registrava dal 2001. La Lazio ha pagato la pochezza tecnica di una difesa impresentabile in Europa, inguardabile in campo, frolla, macchinosa e penosa.
Nello spazio di appena 2 minuti ha regalato 2 reti ai cechi con altrettanti capolavori d'ignavia che hanno gelato il pubblico incredulo. La reazione nervosa c'è stata, alimentata da Candreva, Klose e Lulic mentre fuori dai radar è apparso soprattutto Biglia, incapace di organizzare una manovra degna di questo nome. Un paio di parate di Bicik, una di Marchetti, ma il gioco biancoceleste era frutto dell'inerzia, della foga, dell'istinto, non del ragionamento, né di geometrie collaudate. E, sul finale del tempo, gli avversari hanno bivaccato nell'area laziale, toccando la palla a loro piacimento prima del tiro vincente. Roba da rabbrividire. La fragilità dei biancocelesti ha reso audaci i grevi cechi che hanno corso, raddoppiato e lottato con lo spirito e con il cuore, caratteristiche che sono mancate al gruppo di Pioli, indegno di vestire questa maglia. Svogliati, flaccidi, spaesati al punto da far diventare "grande" una formazione assolutamente normale. E Lotito è stato duramente contestato nell'intervallo, al termine di 45 minuti da incubi che passeranno nell'album degli orrori. Come nell'andata a Verona contro il Chievo. La Lazio è stata quindi recidiva, meritando i fischi e gli insulti. Il secondo tempo è stata una comparsata, giocata solo sugli effimeri spunti individuali, che non hanno prodotto risultati. Lo Sparta si è compattato e non ha corso seri rischi.
Il calcio ruminato e senza sbocchi dei biancocelesti ha facilitato il compito nel controllo della gara, a nulla sono valsi gli innesti degli evanescenti Anderson e Matri perché ormai la squadra era deragliata e in balìa di un comprensibile scoramento. Nessuna squadra italiana giocherà in Europa a conferma della mediocrità del nostro calcio. Pioli non ha saputo neanche sfruttare il sorteggio favorevole, uscendo con le ossa rotta: altro che sogno della finale! La società deve guardare al futuro e ricostruire una Lazio competitiva mandando via la maggior parte di questi protagonisti, a cominciare dal tecnico, presuntuosi e senza attributi.
Il sito web Uefa.com commenta così la gara:
L'Italia perde anche la sua ultima rappresentante nelle competizioni UEFA. La Lazio crolla all'Olimpico contro lo Sparta Praga e saluta la UEFA Europa League: sono i gol di Borek Dockal, Ladislav Krejcí e Lukáš Juliš - tutti nel primo tempo - a firmare il 3-0 che porta i vice campioni della Repubblica Ceca ai quarti di finale. Fino a stasera mai sconfitti nella manifestazione, nel ritorno degli ottavi i Biancocelesti non sono riusciti a gestire l'1-1 dello Stadion Letná e sono crollati sotto i colpi della squadra di Zdenek Šcasný, concreta e cinica e ora imbattuta da dodici gare in UEFA Europa League. Una doccia gelata per i giocatori di Stefano Pioli, che contavano tantissimo su questa competizione per "salvare" una stagione che li vede arrancare anche in campionato. La Lazio, "disegnata" dal suo tecnico con il 4-2-3-1, ha subito una grande opportunità dopo pochi secondi. Antonio Candreva approfitta di una leggerezza di Costa Nhamoinesu e si invola verso la porta avversaria, ma David Bicík si oppone con bravura al suo destro. Lo Sparta, dalla parte opposta, è un monumento al cinismo e alla concretezza e al 10' passa. Krejcí tocca all'indietro per Dockal, il capitano con un gran sinistro da fuori area batte Federico Marchetti.
I Biancocelesti accusano il colpo e soprattutto sbandano in difesa, così dopo meno di due minuti arriva il raddoppio. Juliš serve Krejcí, che con un colpo di biliardo di sinistro mette il pallone alla destra del portiere di casa. L'Olimpico è stordito ma continua a incitare i giocatori di Pioli, che ci provano. Miroslav Klose, preferito ad Alessandro Matri, costringe Jakub Brabec a un complicato salvataggio, poi Parolo non ha fortuna con il suo destro. L'occasione più nitida capita a Stefano Mauri, sostituto dell'indisponibile Sergej Milinkovic-Savic: il numero 6 biancoceleste, favorito dal velo di Keita Baldé Diao, calcia praticamente a colpo sicuro, ma Bicík compie un salvataggio formidabile. Il portiere dello Sparta Praga si ripete proprio su Candreva, dalla parte opposta Marchetti dice di no allo scatenato Dockal. Prima del riposo, però, la squadra di Šcasný colpisce per la terza volta. Sul cross di Martin Frýdek dalla sinistra, Juliš gira al volo e mette il pallone all'angolino.
Nell'intervallo Pioli "striglia" i suoi ma decide di dare ancora fiducia all'undici iniziale. Mauri ha un'altra buona chance ma trova di nuovo pronto il portiere avversario, poi Klose è sulla traiettoria del destro di Candreva e per poco non trova il gol della speranza. Dopo un'ora di gioco, l'allenatore Biancoceleste prova a inserire forze fresche: Felipe Anderson e Matri prendono il posto di Mauri e Klose. Proprio l'attaccante ci prova invano di tacco, mentre in precedenza un tiro di Senad Lulic era stato respinto in scivolata da un giocatore dello Sparta Praga. Non è serata per la Lazio, che esce tra i fischi dei suoi tifosi all'Olimpico.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Il popolo della Lazio non ne può più. E' stanco di notti così, è stanco di vedere la sua squadra sventrata e ridotta in poltiglia. La gente è avvilita, tutta quanta. Sotto di 3-0 anche la Tribuna d'Onore ha inveito contro Lotito, s'è scagliata verbalmente contro il presidente. Loggione, Curva Nord (per quanto svuotata), Distinti e Tevere: uno stadio intero ha urlato rabbia e frustrazione, lo fa da anni e anni. Gli insulti sono arrivati da ogni parte, anche dal "salotto" dell'Olimpico. E' stata bagarre a fine primo tempo, tanti tifosi hanno fatto tremare la Tribuna d'Onore, delimitata dalle balaustre, protetta dagli steward. La Monte Mario è diventata bollente. Lotito è stato accerchiato da lontano, è piovuta qualche monetina. Nell'intervallo s'è imbucato nella pancia dello stadio scortato dal personale di sicurezza e dagli uomini di fiducia, è rimasto aggrappato a loro. Lotito non parla da un anno, s'affida solo a comunicati, ma lo fa quando vince. Banale. L'ultimo è recente, risale ai giorni scorsi, ha fatto seguito al successo sull'Atalanta. Il presidente, tramite una nota, annunciava questo: "La Lazio darà filo da torcere alle migliori del campionato". A Salerno dicono a Lotito di tornare a Roma, a Roma gli dicono di tornare a Salerno. Non lo vogliono. Lui non molla, lui non abdica, lui non offre la sua "testa" a nessuno. Prepara un'altra rivoluzione tecnica, si sa come andranno le cose. Cambierà allenatore, a Pioli verranno date tutte le colpe, diranno che è stato stravagante e non ha saputo valorizzare l'organico.
Partiranno i big, arriveranno nuovi giocatori, si ricomincerà e poi? La contestazione dello stadio è esplosa di nuovo, è stata fragorosa. Tutti contro Lotito, davanti a un 3-0 che ha smascherato i limiti della Lazio e le nefandezze della gestione. E' un nuovo sprofondo. L'Olimpico non ha perdonato nessuno. Nello stadio della Lazio spesso s'intonano olè a mo' di sfottò, riguardano gli idoli. Al contrario si celebrano gli avversari, in tanti hanno fatto festa quest'anno, in troppi. La Lazio, a fine partita, s'è disunita, già l'aveva fatto in campo. Sul terreno di gioco sono rimasti in pochi. Candreva ha provato a chiedere scusa alla Tevere, era sconsolato, i tifosi lo invitavano ad andare sotto al settore. L'aria era pesantissima. Antonio non ci è andato, ha portato le mani al volto. Biglia, il capitano, a fine partita ha gridato "vergogna". Lulic ha accusato i compagni dicendo "solo in 4 o 5 siamo rimasti a prendere i fischi". Nell'Olimpico semivuoto, nel finale, si sono uditi alcuni "buuu" all'indirizzo di Konaté, giocatore di colore dello Sparta Praga. All'andata i "buuu" erano stati rivolti a Costa ed erano costati l'apertura del procedimento disciplinare nei confronti della società. La sentenza pende sulla Lazio e sullo stadio, a Nyon prenderanno una decisione il 22 marzo.
L'Europa è finita, eventuali chiusure dell'impianto saranno scontate in futuro. Già, ma quale? La batosta è stata memorabile. La mattanza ha tutta l'aria di una sentenza capitale, riguarda Lotito. Il presidente della debacle. Vergogna. Il capitano non si tira indietro. Il problema è che Lucas Biglia ci va giù pesante. "Ciò che abbiamo fatto è una vergogna". Puro e semplice. "Non abbiamo dimostrato niente, speriamo che questo ci serva da lezione". E addio all'Europa. E a fine stagione addio anche a Pioli. Qualcosa di molto simile a un fallimento. Il tecnico biancoceleste ha un altro anno di contratto, quasi certamente non sarà confermato. "Ma io non mi dimetto, sarebbe troppo facile lasciare adesso. Secondo me, invece, è il momento di metterci la faccia. Le scelte le faccio io, sono il primo responsabile. Ma mancano ancora tante partite, ci mancherebbe che andassi a casa ora.... Siamo molto delusi, ed è giusto così".
Da Il Messaggero:
Biglia di fuoco: "Una vergogna quello che abbiamo fatto. Non abbiamo imparato niente. Io avevo detto che l'1-1 dell'andata non significava nulla, al ritorno dovevamo fare molto di più. Non abbiamo giocato da squadra e per questo dobbiamo vergognarci. L'Europa era troppo importante per noi". Parla da capitano amareggiato, Lucas, ci mette la faccia anche per i compagni che invece scappano fuori dall'Olimpico a testa in giù. Il romano Candreva, per esempio, già ripudiato in campo dalla Tevere al novantesimo. A questo punto la Uefa potrà decidere ciò che vuole martedì prossimo (dopo i buu a Costa), tanto la Lazio non ce l'ha più un futuro in Europa. Né quest'anno né il prossimo. E pensare che era l'unica italiana rimasta in corsa. E che fa? Dell'elmo di Scipio, si cinge la testa? Macché, dopo 15 secondi dà solo l'illusione d'essere desta. Poi l'incubo diventa più duro del solito: stavolta la Lazio subisce addirittura due pappine nel primo quarto d'ora (e siamo a 13) e un'altra nei primi 45'. Così la minestra diventa insopportabile. Anzi, shock in my town. Trenta tiri biancocelesti senza mai centrare la porta, questa non è solo fortuna "ceca": "Non è andato nulla, né la difesa né l'attacco perché non abbiamo fatto gol con le occasioni avute. Non so cosa dire - balbetta quasi Lulic - perché abbiamo sbagliato tutto ed è inspiegabile. Puntavamo tutto sull'Europa. Ora dobbiamo vergognarci e basta. Ora dobbiamo chiudere il campionato in modo dignitoso". Mai la Lazio aveva subito tre reti di scarto all'Olimpico in Europa League: "Se non giochi da squadra, se non lotti in 11, è normale. Forse c'è un problema di testa, forse pensavamo di aver passato il turno dopo l'1-1, forse eravamo proiettati già ai quarti e invece dovevamo prima battere lo Sparta". Ma questa non è Sparta, è Praga. Anzi, Roma.