8 aprile 2018 – Udine, Dacia Arena - Campionato di Serie A, XXXI giornata - inizio ore 18.00
UDINESE: Bizzarri, Nuytinck, Danilo, Samir (59' Widmer), Stryger, Barak, Balic, Jankto, Adnan (72' Ingelsson), Lasagna, Maxi Lopez (71' De Paul). A disposizione: Scuffet, Borsellini, Pezzella, Zampano, Hallfredsson, Pontisso, Perica. Allenatore: Oddo.
LAZIO: Strakosha, Bastos, de Vrij, Luiz Felipe, Marusic, Luis Alberto (60' Murgia), Leiva, Milinkovic, Lulic (46' Patric), Felipe Anderson, Immobile (72' Caicedo). A disposizione: Guerrieri, Vargic, Lukaku, Basta, Wallace, Caceres, Radu, Di Gennaro, Nani. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Rocchi (Firenze) - Assistenti Sigg. Di Liberatore e Tonolini - Quarto uomo Sig. Pinzani - V.A.R. Sig. Abisso - A.V.A.R. Sig. Lo Cicero.
Marcatori: 13' Lasagna, 26' Immobile, 37' Luis Alberto.
Note: ammonito al 75' Caicedo, al 94' Murgia entrambi per gioco falloso. Angoli: 5-5. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t. .
Spettatori: 21.676 di cui 5.582 paganti per un incasso di euro 74.027,00.
La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, che balzo sul podio. Udinese: 8 sconfitte di fila. Inzaghi sceglie una squadra a "4 stelle" e rimonta il gol di Lasagna con Immobile e Luis Alberto. Superata l’Inter e agganciata la Roma".
Continua la "rosea": Sempre più audace. Senza fatica, con coraggio. Inseguendo un'idea di calcio meno "italiana", già certificata dal cammino in Europa League che giovedì sera potrebbe portarla in semifinale. La Lazio si apparecchia il derby di domenica prossima sistemandosi al fianco della Roma al terzo posto e lo fa con una formazione a quattro stelle: per la prima volta insieme dal primo minuto Felipe Anderson, Milinkovic, Luis Alberto, Immobile. E l’azzardo paga: Udine è sbancata, pur con qualche rischio iniziale, in forma di svantaggio firmato da Lasagna. Il conto, in divenire, parla di 108 gol realizzati in stagione, 75 in campionato, che sono già record nella storia biancoceleste. Quell’idea da inseguire è semplice: sempre meglio cercare di fare un gol in più degli avversari. E pazienza se alla Dacia Arena si gioca meno di settanta ore dopo il 4-2 dell’Olimpico al Salisburgo: Inzaghi misura le energie dei suoi, applica rotazioni, non cambia il sistema di gioco ma lo adatta riempiendosi di qualità. Così ottiene il tilt dell’Udinese e non fallisce la golosa occasione servitagli dalle sconfitte di Roma e Inter, concorrenti per un posto in Champions. Per l’Udinese, la partita di ieri doveva entrare nella storia perché la squadra ha giocato con undici maglie diverse, divise del passato recente messe all’asta per beneficenza (l’effetto ottico è stato meno straniante del previsto: più o meno si somigliavano tutte).
Invece nel libro dei record ci va per l’ottava sconfitta consecutiva: Oddo è inchiodato a quota 33 punti da ormai due mesi. Inzaghi è forse il più legittimo erede tattico di Antonio Conte, perché nel suo 3-5-2 gli esterni sono allineati più volentieri sulla linea d’attacco che su quella di difesa. Ma con la tendenza ad avanzare di Milinkovic e Luis Alberto, schierati entrambi da mezzala, trovare l’equilibrio all’inizio non è semplice. Lo spagnolo manovra sul centrosinistra come quando fa il trequartista dietro Immobile, con la differenza che stavolta non ha un uomo a coprirlo. Così in avvio partita l’Udinese riempie di corsa lo spazio presidiato dal solo Leiva. In ripartenza rapida, la squadra di Oddo distilla quattro occasioni, sublimate dalla fuga di Larsen sulla destra fino al cross per il tuffo vincente di Lasagna. Come detto, è un rischio che Inzaghi è disposto a prendersi. Perché la ricompensa è la serie di combinazioni possibili in attacco. Le quattro stelle si scambiano posizioni, si abbassano e si alzano, tolgono qualsiasi punto di riferimento all’Udinese, anche a difesa schierata. In più Leiva, oltre a sfiorare il pari di testa da angolo, allarga a tutto il centrocampo la propria sfera d’influenza.
La Lazio alterna scambi corti e ribaltamenti di gioco. Così arriva il pareggio (contestato dall’Udinese per un recupero con mezza spinta di Marusic su Jankto), con Anderson isolato a sinistra, gioco in area con Lulic e il solito spietatissimo Immobile da record: 27° gol, mai nessuno come lui in A con la maglia della Lazio. E poi, come detto, gioco corto: Luis Alberto, Milinkovic, Immobile per Luis Alberto che ha tagliato. Due a uno. E la Lazio non molla più la presa, mentre l’Udinese vede scivolare via i minuti. Oddo va di 4-3-3 ma non cambia l’impostazione: lancio avanti e attacco sulla seconda palla. Non basta, perché l’attenzione della Lazio non cala. Solo una chance, un colpo di testa di Jankto a centimetri dal palo su un cross dalla trequarti. Poco, in confronto alla gestione persino serena della Lazio, che gestisce i ritmi, forse non affonda come dovrebbe, ma mette in tasca tre punti e aggancio alla Roma. E quell’idea di calcio che ha non sembra neanche solo un’idea.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio in cielo. E' derby super. L’Udinese va in vantaggio ma già nel primo tempo Immobile e Luis Alberto rovesciano il risultato. Inter scavalcata, Roma raggiunta. Domenica tra biancocelesti e giallorossi sarà spareggio per il terzo posto. La squadra di Inzaghi ci arriva lanciata, mentre Oddo è a forte rischio".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Un derby così forse neppure Simone Inzaghi sino a pochi giorni fa avrebbe immaginato di poterlo giocare e invece la Lazio ha ripreso a volare leggera e spensierata, spinta dai gol di Immobile e illuminata dai colpi di Luis Alberto, Felipe Anderson e Milinkovic. Sembrano più forti della fatica. Quel trio a lungo invocato, unito allo spirito di sacrificio degli altri interpreti e al senso tattico del solito mostruoso Leiva, ha permesso alla squadra biancoceleste di rimontare e vincere a Udine, un campo maledetto, dove in passato e per due anni di fila Reja (ieri in tribuna) aveva perso la Champions. Sorpasso sull’Inter e Roma agganciata a quota 60 punti, Inzaghi domenica sfiderà alla pari Di Francesco. Questa volta ci ha rimesso un altro grande ex biancoceleste come Massimo Oddo, arrivato all’ottava sconfitta di fila (mai successo nella storia dell’Udinese) ed entrato fortemente in discussione. Pozzo lo ha "commissariato", invocando un richiamo di preparazione atletica. Il suo destino si deciderà entro una decina di giorni. Spaventa non solo la serie negativa terribile, ma la condizione fisica dei friulani. La spinta si è esaurita nel giro di quindici-venti minuti. Mai un cambio di passo, neppure una reazione vibrante nella ripresa. Eppure la Lazio veniva dallo sforzo sostenuto nei quarti di Europa League con il Salisburgo.
Inzaghi, forse anche per effetto dei ko di Roma e Inter, ha scelto di cambiare pochissimo a nemmeno 72 ore di distanza e ha ridotto il turnover a soli tre giocatori. Mancava Parolo e ha inserito Felipe, arretrando Luis Alberto sulla stessa linea di Milinkovic. La partenza della Lazio è stata fiacca più per scarsa attenzione e fatica a entrare in partita che per caratteristiche. Poca compattezza tra i reparti e corsa ridotta. Ancora meno a sinistra, dove Lulic proprio non riusciva a ingranare. Il bosniaco era in condizioni precarie e Larsen gli scappava a ripetizione, come è successo nell’azione del gol, trovato quasi subito. Cross dalla linea di fondo, inzuccata di Lasagna. La difesa biancoceleste si è fatta sorprendere, mancava anche la copertura di Luiz Felipe, ma già nei primi dieci minuti l’Udinese si era presentata con pericolosità quattro volte al limite dell’area. Preso lo schiaffo, la Lazio ha reagito. Un’occasione fallita da Milinkovic, la parata di Bizzarri sul colpo di testa di Leiva, il pareggio firmato da Immobile dopo il sinistro sbagliato di Lulic a capo di un’azione condotta palla al piede da Felipe. L’Udinese ha protestato, ma il contatto a centrocampo tra Marusic e Jankto non era falloso come confermato dal Var. Ventisettesimo gol di Ciro in campionato, scavalcando Signori e Crespo (gli ultimi due capocannonieri della Lazio in Serie A con 26 centri) e raggiungendo Klose e Pandev (64 totali) all’ottavo posto della classifica dei bomber "all time" biancocelesti. L’ultimo italiano a segnare così tanto era stato invece Di Natale con l’Udinese (28 nel 2010/11).
Immobile non si è accontentato e dopo dieci minuti ha inventato l’assist nel corridoio per Luis Alberto. Incerto Bizzarri sul destro dello spagnolo, che aveva avviato l’azione scambiando la palla con Milinkovic. Miglior attacco del campionato con 75 gol e nuovo primato, perché la Lazio in Serie A non aveva mai segnato così tanto. Sul 2-1 la Lazio si è messa a palleggiare sfruttando Luis Alberto accanto a Leiva e non ha più smesso sino al novantesimo, gestendo e congelando la partita senza trovare il terzo gol che le avrebbe permesso di chiuderla in anticipo. L’Udinese, nonostante l’ingresso di Widmer e De Paul, era già spenta da un pezzo e non ha mai dato la sensazione di poter trovare il pareggio a parte la casuale palla gol capitata a Jankto quasi allo scadere. Inzaghi dopo l’intervallo aveva inserito Patric per Lulic, poi ha cambiato i diffidati Luis Alberto e Immobile con Murgia e Caicedo per portare a casa la decima vittoria in trasferta, altro record di un campionato immenso e strepitoso. Semifinale di Europa League e Champions a un passo, neppure il laziale più ottimista poteva pensare di ritrovarsi dentro a un sogno.
Il Messaggero titola: "Lazio vola alta. E' terza. Battuta l’Udinese in rimonta con il gol di Immobile e Luis Alberto: Inter scavalcata e Roma agganciata".
Prosegue il quotidiano romano: La Lazio fa un salto doppio, uno di quelli da applausi. Di quelli che ti fanno atterrare direttamente sul podio. I biancocelesti battono per 2-1 l’Udinese e agganciano la Roma al terzo posto in classifica a quota 60 punti e scavalcano l’Inter. Un successo importante, quello dei ragazzi di Inzaghi (decimo esterno, un record), che dimostrano di stare bene fisicamente (dopo la battaglia di giovedì in coppa contro il Salisburgo) e soprattutto di testa. Non era facile per l’ambiente e per le pressioni. Alla fine è prevalsa la differenza tecnica tra le due formazioni. Ora ad attenderli un doppio impegno da testa e cuore per conquistare la semifinale di Europa League e tentare il sorpasso ai giallorossi nel derby. Buio pesto invece per l’Udinese che infila l’ottava sconfitta consecutiva, la quarta casalinga. Non era mai accaduto nella sua storia. Ora il vantaggio sulla zona salvezza è di soli 6 punti. Il sabato notte di pensieri passato a cambiare e ricambiare la formazione, ha dato ragione ad Inzaghi. Avrebbe voluto far riposare qualcuno in vista dell’Europa League di giovedì e del derby di domenica, ma le sconfitte di Roma e Inter hanno stravolto i suoi piani. Niente turnover. Unico a restare in panchina è l’affaticato Radu.
Senza l’infortunato Parolo (problema all’inguine, giovedì dovrebbe farcela), Simone schiera Luis Alberto mezzala (ancora una volta niente fiducia a Murgia) e Felipe Anderson alle spalle di Immobile. Curiosità, al fischio d’inizio sono solo due gli italiani in campo su ventidue: Ciro Nazionale e Lasagna. Da sottolineare anche come le undici maglie delle differenti stagioni scelte dall’Udinese come iniziativa benefica non creino la confusione che qualcuno aveva ipotizzato. L’avvio dei biancocelesti non è dei più esaltanti, troppe le palle concesse all’Udinese. Inzaghi urla, ma invano: Bastos si fa anticipare di testa da Lasagna che fa esplodere la Dacia Arena. Festeggia anche Kroldrup, visto che la maglia indossata da Kevin è la sua della stagione 2002-03 (zero reti quell’anno). A ridare il sorriso a Simone ci pensa, come sempre, Immobile che firma la rete numero 27 in campionato, quella del sorpasso a Signori (1992-93) e Crespo (2000-01), che vinsero la classifica marcatori con 26 centri. Oddo devono tenerlo in tre. È imbufalito contro l’arbitro Rocchi, reo di aver lasciato correre su un presunto fallo di Marusic in avvio di azione (il Var dà ragione al fischietto di Firenze).
Dalle urla alle mani nei capelli, quando l’altro ex, Bizzarri, pasticcia su un tiro di Luis Alberto regalando il vantaggio alla Lazio. Nono gol stagionale per lo spagnolo, 75esimo per la Lazio (miglior attacco). E pensare che fino a quel momento ad avere qualche chance in più era stata proprio l’Udinese. Ai ragazzi di Inzaghi basta un filo di gas per ribaltare il risultato e questa è la perfetta fotografia della crisi nera in cui si sono infilati Oddo e la sua truppa. Ad inizio ripresa Inzaghi deve sostituire Lulic con Patric. Il bosniaco si arrende dopo un tempo passato a toccarsi la coscia destra e a stringere i denti. Dentro, finalmente, anche Murgia per Luis Alberto, diffidato. Stesso discorso per l’avvicendamento Immobile-Caicedo. L’Udinese si getta in avanti alla disperata ricerca del pari, condizione ideale per la Lazio che imposta il finale di gara sulle ripartenze a tutta velocità. Brivido nel finale per Strakosha. La gara non vive altri sussulti e la Lazio può gestire energie fisiche e mentali in vista di una settimanadi fuoco in cui si gioca tutto o quasi.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Una settimana così, passando dal ritorno con il Salisburgo per entrare nelle semifinali di Europa League al derby Champions con la Roma, forse Inzaghi l’aveva vissuta solo come centravanti di Eriksson diciotto anni fa, quando stava per vincere lo scudetto. Si porterà dietro gli insegnamenti del mago svedese e quella capacità di smorzare le tensioni, allontanando il pensiero, anche perché Simone nella pancia del Friuli stava già pensando agli austriaci. Corrono come indemoniati e servirà un altro sforzo enorme per passare il turno. "Derby? La mia testa è al Salisburgo, sarà difficile perché ci sarà uno stadio caldo e davanti avremo una squadra forte, organizzata. Corrono forte. Andrà preparata benissimo, poi da venerdì penseremo al derby". Un ostacolo alla volta, questo dice la sua testa. "Vedremo come recupereranno i ragazzi e poi sceglierò la formazione senza farmi influenzare dal derby. Abbiamo fatto tanti sacrifici per arrivare sin qui, ci teniamo ad andare in semifinale". Parlerà a lungo con lo spogliatoio. "Abbiamo quattro giorni per prepararla. Valuterò i ragazzi. Cerco sempre di capire chi può darmi tanto e chi meno, parlando con i giocatori. Sapevo che Radu non poteva essere al top e sarebbe stato rischioso metterlo in campo a Udine. Mi regolerò nello stesso modo con gli altri".
Lo staff medico dovrà valutare Lulic, costretto a uscire nell’intervallo. "Senad ha preso una botta dopo 7 minuti e ho fatto subito scaldare Patric. Non voleva mollare ma poi a fine primo tempo ho deciso di sostituirlo. Sembrerebbe solo una contusione, penso siano esclusi problemi muscolari". Al Friuli la Lazio è rimasta in partita nonostante la falsa partenza e il guizzo di Lasagna. "Siamo stati bravi e lucidi nonostante il gol a freddo, recuperando e passando in vantaggio. Nella ripresa abbiamo concesso poco o niente. Lo stesso era successo giovedì con il Salisburgo quando abbiamo subito due gol, siamo rimasti in partita e abbiamo reagito. La squadra propone quello che prepara e ha giocato un buon secondo tempo nonostante l’Udinese stesse spingendo". C’è stata polemica sul gol del pari firmato da Immobile. Questa volta il Var ha funzionato bene. "Il contatto Marusic-Jankto? Ho detto dopo il Salisburgo che non voglio più parlarne. Probabilmente un leggero tocco c'è stato, ma è accaduto a più di 50 metri dalla porta avversaria ed erano passati 35 secondi tra il contatto e il gol. C’è poco da dire".
L’assetto più spregiudicato ha convinto Inzaghi. "Si può giocare così in alcune partite. Sono stati bravi i ragazzi a sacrificarsi, con Parolo e Murgia abbiamo più equilibrio difensivo ma anche in questo modo combiniamo qualità e quantità". Non ha escluso di poter riproporre il trio alle spalle di Immobile. "Questo tipo di assetto potrebbe avere un futuro. Era la prima volta, ma se i ragazzi garantiscono la stessa disponibilità al sacrificio si può fare". Bravissimo Luis Alberto come regista aggiunto a Leiva. Simone lo ha esaltato. "E’ già un top player, sposta gli equilibri. Gli basta una giocata, una palla. Si merita lo spazio che ha guadagnato con il lavoro quotidiano. Mi auguro vada al Mondiale. L’ho sostituito perché in diffida. In estate avevo perso giocatori importanti, ma sapevo bene che i nuovi potevano aiutarci e chi avevo già, come Luis Alberto, poteva darmi qualcosa in più". Deve tenere a bada la fame di Immobile. "E’ bravissimo, non ci sono più parole per lui e per tutta la squadra. Ciro ha fatto gol e assist, ho preferito toglierlo a venti minuti dalla fine". Assolti i difensori per la distrazione su Lasagna. "Eliminerei qualche amnesia se invece di 108 gol ne avessimo segnati 60... Rischiamo un po' più del dovuto, ma questo è il calcio che ci piace proporre".