19 febbraio 2018 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXV giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Strakosha, Wallace, de Vrij, Radu (80' Murgia), Marusic, Milinkovic-Savic, Parolo, Lulic, Lukaku (75' Luiz Felipe), Luis Alberto, Immobile (84' Caicedo). A disposizione: Guerrieri, Vargic, Patric, Basta, Caceres, Bastos, Di Gennaro, Felipe Anderson, Nani. Allenatore: S. Inzaghi.
VERONA: Nicolas, Caracciolo, Boldor, Vukovic, Fares, Romulo, Valoti, Buchel (58' Calvano), Verde (64' Aarons), Matos (68' Petkovic), Kean. A disposizione: Silvestri, Coppola, Heurtaux, Bearzotti, Souprayen, Felicioli, Fossati, Zuculini, Lee. Allenatore: Pecchia.
Arbitro: Sig Calvarese (Teramo) - Assistenti Sigg. Di Iorio e La Rocca - Quarto uomo Sig. Piccinini - V.A.R. Sig. Manganiello - A.V.A.R. Sig. Passeri.
Marcatori: 55' Immobile, 60' Immobile.
Note: premiato dal Presidente Claudio Lotito per le 300 presenze in maglia biancoceleste Stefan Radu. Ammonito al 51' Nicolas per comportamento non regolamentare. Esordio in serie A per Boldor. Angoli: 2-9. Recuperi: 0' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 20.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Immobile smuove la Lazio e la riporta al quarto posto. Dopo tre sconfitte di fila, contro il Verona la squadra di Inzaghi torna in zona Champions grazie alla doppietta del capocannoniere".
Continua la "rosea": Ritorna Immobile e ritorna la Lazio. Il capocannoniere del campionato si sblocca dopo un mese e mezzo e la sua squadra interrompe la serie nera che durava da cinque gare nel corso delle quali aveva raccolto un pari (in Coppa Italia) e 4 sconfitte. C’è poco da fare. I destini della banda di Inzaghi sono strettamente legati alla vena del suo principe del gol. Non che la qualità manchi da altre parti alla formazione romana, tutt’altro. Ma se il bomber si ferma, la squadra può andare avanti per inerzia al massimo per un paio di partite, non di più. Così che Immobile abbia interrotto, con una doppietta, il suo digiuno che durava dal 6 gennaio (poker alla Spal a Ferrara) è quasi più importante di una vittoria che consente ai biancocelesti di tornare in zona Champions, con un punto di vantaggio sull’Inter, quinta, e ad un solo punto dal terzo posto della Roma. Successo meritato, inseguito dalla squadra di casa con caparbietà e lucidità nonostante le tante occasioni sprecate già nel primo tempo, con i fantasmi dell’ennesimo passo falso che già aleggiavano sull’Olimpico. Inzaghi ha preferito tirare dritto, confermando il consueto 3-5-1-1 invece di proporre (come molti chiedevano) una formazione più offensiva. Convinto che la crisi non fosse del sistema, ma nel sistema. Cioè nel modo d’interpretarlo.
E’ quanto, dopo averlo fatto già negli ultimi allenamenti, ha voluto raccomandare ai suoi uomini fino a qualche istante prima del fischio d’inizio. Quando ha radunato i giocatori in cerchio per spronarli a rimettersi in marcia, tornando ad esprimersi come avevano fatto fino a un mese fa. Tra la teoria e la pratica ci si sono però messi, fino all’intervallo, un Verona dedito esclusivamente a distruggere e soprattutto gli errori di mira dei giocatori di casa. A cominciare proprio da quell’Immobile che l’avrebbe poi sbloccata e chiusa nella ripresa. Per metà gara si è così rivisto il festival delle occasioni sciupate già andato in onda giovedì a Bucarest. Sfortuna compresa, perché a un certo punto è stata la traversa a fermare la Lazio (di Luis Alberto la conclusione). Lo spagnolo, che è poi l’altra faccia di Immobile, nel senso che è colui che più di frequente lo arma, si è rifatto nella ripresa con la specialità della casa, gli assist. Una magia quello dell’1-0, delizioso quello che avvia l’azione del raddoppio. E così Inzaghi può tirare un bel sospiro di sollievo. La crisi, almeno per il momento, si è arrestata. E il mini-ciclo della verità è cominciato nel migliore dei modi.
Continua invece a sbandare il Verona. Dopo l’illusione creata dalla larga e inattesa vittoria di Firenze, la formazione scaligera è ripiombata nei vecchi difetti e nelle vecchie amnesie. Il tecnico Pecchia ha puntato tutto sulla difesa a oltranza, proponendo un modulo 5-4-1 che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto chiudere tutti gli spazi alla Lazio per poi ribaltare l’azione trasformandosi in un 3-4-3, con gli esterni bassi (Romulo e Fares) e quelli alti (Verde e Matos) pronti a sganciarsi. Ma i buoni propositi sono rimasti lettera morta, perché la squadra veneta ha concesso tantissimo (alla fine saranno 27 le conclusioni della Lazio verso la porta avversaria) e non è mai stata pericolosa in avanti, riuscendo nell’impresa di non tirare neppure una volta in porta. Tardivi e inutili i cambi effettuati una volta andati sotto, col modulo che diventava prima un 4-4-2 e poi un 4-3-3. L’unica cosa positiva, per il Verona, c’era già stata prima della partita: le sconfitte delle due squadre che la precedono in classifica.
Il Corriere dello Sport titola: "Una vittoria da Champions. Primo tempo sofferto, poi dopo quasi un’ora Immobile abbatte il muro veneto e la Lazio ritrova il quarto posto. Ora la Steaua. Dopo tre sconfitte di fila, i biancocelesti battono facilmente il Verona e sorpassano l’Inter.
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Ci ha pensato Ciruzzo. Doppia festa per celebrare (oggi) il suo ventottesimo compleanno e allontanare i fantasmi, riportando la Lazio al quarto posto davanti all’Inter, per la prima volta fuori dalla zona Champions dall’inizio del campionato. Immobile si è sbloccato, è tornato a segnare 44 giorni dopo il poker di Ferrara, ha firmato il successo con una doppietta e Inzaghi finalmente è uscito dalla crisi dopo tre sconfitte consecutive. Simone ha avuto le risposte che cercava dai suoi fedelissimi, ha puntato e continuerà a puntare sul suo blocco dei titolari e sul solito modulo. Gli altri, a partire da Felipe Anderson, dovranno convincerlo in Europa League o quando avranno l’occasione. Certo all’Olimpico, come ha dimostrato anche la partita con il Verona, la squadra biancoceleste soffre sino a quando non sblocca il risultato e non trova gli spazi per affondare in contropiede. Ieri avrebbe meritato di passare subito in vantaggio, due traverse e molta, troppa imprecisione nell’ultimo passaggio, hanno tenuto in bilico la partita per un’ora. C’è una stretta dipendenza dai gol di Immobile: quando segna, la Lazio vince. E’ una sentenza. Poco Verona, nonostante gli innesti invernali, ma è piaciuta l’organizzazione di Pecchia e non manca lo spirito. La salvezza, lontana cinque punti, è ancora possibile.
Pecchia ha lanciato il giovane romeno Boldor al debutto e ha optato per la difesa a tre con il serbo Vukovic accanto a Caracciolo, piazzando Romulo e Fares sulle corsie esterne. Matos scalava su Milinkovic in una linea mediana a tre con Valoti e Buchel. Verde appoggiava Kean. Linea difensiva quasi a cinque, copia e incolla con il Genoa di Ballardini che si era imposto all’Olimpico due settimane fa. Il Verona era raccolto, compatto, chiuso, non concedeva spazi. L’aggressione della Lazio ha prodotto una fiammata iniziale e 11 tiri nei primi venti minuti, sarebbero diventati 21 all’intervallo, di cui appena 6 nello specchio. Nicolas ha murato l’occasione più limpida in uscita su Immobile, defilato a sinistra. Dalla stessa posizione o quasi Ciro dopo tre minuti ha centrato la traversa. Senza Leiva mancava un palleggio verticale, Parolo era ordinato, cercava di dare equilibrio. Inzaghi voleva sfondare per vie centrali. Luis Alberto poco dopo la mezz’ora ha colpito un’altra traversa. La Lazio era troppo frenetica e nervosa, giocava di nervi, accelerando i passaggi a discapito della precisione. Un eccesso di foga e generosità alla ricerca di un gol che non arrivava.
Inzaghi ha insistito sulle certezze stagionali e il solito spartito, Luis Alberto ha faticato un tempo per accendersi. Milinkovic sembrava più vivace e concreto, ma i raddoppi del Verona erano pronti a togliergli lo spazio vitale per il tiro e poi pesava il peccato originale del 3-5-2. Lukaku e Marusic hanno corsa, funzionano in campo aperto, quando ci sono degli spazi. Sono meno efficaci all’Olimpico. Tutti hanno studiato la Lazio e bloccano le fasce con due giocatori. Marusic è stato impreciso al cross anche un attimo prima del gol liberazione, Lukaku non ha gli strappi di una volta ma lo fronteggiava Romulo, il migliore di Pecchia. Il muro del Verona è crollato al decimo della ripresa e non a caso quando Luis Alberto è salito in cattedra trovando finalmente l’imbucata tra le linee. Bravo lo spagnolo a pescare, dopo un’azione insistita, Immobile. Ciro si è avvitato in area e ha girato sul palo a destra di Nicolas. Si sono aperti gli spazi e d’incanto la Lazio ha ripreso a volare in campo aperto. Dopo cinque minuti è arrivato il raddoppio del bomber azzurro. Un’altra palla filtrante e in profondità di Luis Alberto, Ciro ha scaricato per Milinkovic, delizioso il tocco a liberare Lulic. Nicolas ha rimpallato il tap-in del bosniaco e ancora Immobile ha inzuccato in rete. Sotto di due gol, Pecchia ha aumentato il peso specifico del suo attacco e con gli ingressi di Aaron e Petkovic è passato al 3-4-3. Inzaghi ha risposto con Luiz Felipe (bravissimo) e per una volta la sua difesa ha chiuso senza subire reti. Alleluja.
Il Messaggero titola: "Lazio, il quarto potere. I biancocelesti superano il Verona, sorpassano l’Inter e si piazzano a un punto dalla Roma: missione compiuta. Gara dominata dal primo minuto ma i gol arrivano solo nella ripresa: due reti di Immobile che oggi compie 28 anni".
Prosegue il quotidiano romano: La Lazio torna a riveder le stelle e soprattutto a risentir la dolce musichetta della Champions League. I biancocelesti battono per 2-0 il Verona, in piena retrocessione, e scavalcano l’Inter al quarto posto in classifica (49 punti). Un successo che restituisce il sorriso ad un ambiente sull’orlo di una crisi di nervi (4 sconfitte tra coppa e campionato) e che porta la firma del ritrovato Ciro Immobile, autore della doppietta decisiva. La vittoria arriva in un momento cruciale della stagione perché la Lazio in poco più di una settimana si gioca gran parte della stagione: Europa League giovedì e coppa Italia mercoledì prossimo. Inzaghi aveva chiesto il 120% ai suoi che rispondono prontamente sul campo. E la prima fotografia della partita ha come soggetto principale proprio Simone. Il tecnico prima del fischio d’inizio raduna la squadra in cerchio vicino alla sua panchina. Lui è nel mezzo e sprona i suoi. Cosa mai successa. Dà nuove indicazioni dopo i sussurri arrivati alle sue orecchie di possibili scelte tattiche a sorpresa di Pecchia. Urla. Gesticola. Cerca la scintilla. Come non ha mai fatto davanti a tutti. Un siparietto da Nba. Soprattutto un segnale per dimostrare che lo spogliatoio è compatto e che i malumori, veri o presunti, restano fuori dal terreno di gioco. In campo si lotta tutti uniti.
La mossa porta subito una scarica d’adrenalina che la Lazio sfoga riversandosi interamente nella metà campo del Verona, tanto che nei primi venti minuti crea almeno 5 nitide palle da gol. Il problema è che la frenesia di voler segnare porta a sbagliare: Immobile (due volte), Luis Alberto e Marusic servito con un pallone delizioso di Radu (premiato per le 300 gare ieri con la Lazio). Ci si mette anche la sfortuna, sotto forma di traversa, a fermare un destro sempre di Luis Alberto. Il Verona tiene fede ai suoi 16 punti in classifica giocando una partita a dir poco orribile. Nonostante tutto i biancocelesti, nei primi 45 minuti, non riescono a segnare. Impressionante la statistica dei tiri in porta: 20 a 1 per la Lazio (17 nella prima mezzora, un record in questa stagione nei maggiori cinque campionati europei). Lulic rientra nei spogliatoi allargando le braccia. Ci vogliono altri dieci minuti del secondo tempo per far finalmente sbloccare Immobile che non segnava addirittura dal 6 gennaio: poker alla Spal. Assist di Luis Alberto, il decimo stagionale. Salta il tappo e la Lazio può raddoppiare.
Ciro ha fame e così cinque minuti dopo di testa firma la sua personale doppietta, la quinta in campionato, la settima stagionale. Rete numero 22 per il bomber laziale che consolida la vetta della classifica cannonieri. Un ottimo regalo di compleanno per i suoi 28 anni da festeggiare oggi con i compagni a Formello e stasera con la famiglia presente ieri allo stadio. Esulta Immobile che abbraccia tutti. Una serata come quella di ieri serviva alla Lazio ma soprattutto a lui. Il biancoceleste e Ciro sono legati a doppio filo: quando segna la squadra vice e viceversa. Inzaghi alza i pugni al cielo e si scrolla di dosso così due settimane da incubo, anche se l’annuncio dell’addio di de Vrij è un colpo duro. Ma ora non bisogna più sbagliare. Esce a testa bassa il Verona: una squadra sempre più in caduta libera.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Inzaghi ha un merito: la coerenza. Così è uscito dalla crisi di risultati, andando avanti e dritto per la propria strada, aggrappandosi alle certezze tattiche di inizio stagione e ai suoi fedelissimi, tutti stretti intorno a cerchio prima dell’inizio della partita. Una doppietta di Immobile, innescato da Luis Alberto, ha risollevato la Lazio, di nuovo in zona Champions. E’ stata la liberazione dopo un’ora di sofferenza e cinque partite senza vittoria. Era stato sino al decimo della ripresa un tiro al bersaglio senza fine. Simone ha sospirato. "Sapevamo che era una partita molto importante, ma avevo fiducia nei miei giocatori. Gli avevo chiesto di restare sereni e tranquilli, anche a Bucarest era stata una buona partita. Quando abbiamo sbloccato il risultato tutto è diventato più semplice, nel primo tempo avevamo tirato 21 volte in porta". Il gruppo ha risposto alla grande. Inzaghi aveva deciso di mandare tutti a casa a dormire, annullando il ritiro di Formello. "Malumori non ne vedo, lo spirito non era mai andato via, si erano allenati talmente bene che ho mandato tutti a casa a dormire, pensavano di tornare in ritiro a cena. Volevo che restassero tranquilli con le famiglie. Dopo Bucarest avevo visto tre buoni allenamenti, venivamo da una doppia trasferta compresa Napoli, era giusto così. Ho avuto le conferme che cercavo".
La serata guastata dalla notizia del divorzio con de Vrij a fine campionato. Inzaghi confida nella serietà dell’olandese. "L’ho saputo ieri. Dispiace, Stefan ha fatto un’altra scelta, ne prendiamo atto, ci ho parlato. Credo possa aiutarci come ha sempre fatto. Giovedì, con la squalifica di Luiz Felipe, giocherà ancora. Darà il 100 per cento, ne sono sicuro perché è un ragazzo di spessore. Ora è combattuto, sta scegliendo il suo futuro. La società ha fatto una bellissima proposta di rinnovo, tentenna a dare una risposta. Gli chiedo di restare tranquillo. E’ un grandissimo campione, ci aiuterà da qui alla fine". La Lazio è stata frenetica nella ricerca del gol. Inzaghi aveva raccomandato calma e pazienza, non solo forcing e aggiramento sulle corsie esterne. "Ho chiesto di restare tranquilli, tutti dovevamo giocare in modo semplice, nessuno poteva vincerla da solo. Venivamo da un periodo non buono: mancavano i risultati, ma non il gioco. Avevamo ampiezza con i nostri quinti, Lulic quest’anno sta giocando esterno ma ha dimostrato che è anche una grandissima mezz’ala". La Lazio ha vinto quando s’è svegliato Luis Alberto tra le linee. Felipe e Nani sono rimasti in panchina 90 minuti. "Sono tutti nel gruppo, anche Caicedo. Sono contento di Felipe e Nani, ci daranno una mano, ma è normale fare delle scelte". Si è sbloccato Immobile. "Gli ho solo detto di restare sereno, quando non segna per due partite fa notizia, ma ero convinto sarebbe tornato al gol". Ora Inzaghi e la Lazio cercheranno di andare agli ottavi di Europa League. "Vorrei ribaltare il risultato. Non sarà facile. Arriverano più di diecimila romeni da Bucarest, avremo bisogno del sostegno dei nostri tifosi. Vogliamo andare avanti, partiamo da 0-1, non è un buon risultato". La corsa Champions resta apertissima e si è rifatto sotto il Milan. "Penso alla Steaua. Anche i rossoneri sono dentro con noi, l’Inter e la Roma. Mancano ancora tredici partite al traguardo. Noi siamo gli intrusi, ma siamo in quella posizione e vogliamo rimanerci".
Urla gol, corre, agita le braccia. E’ una liberazione la sua scarica di felicità . Urla di gioia, è adrenalinico, si è sfogato. Incita alla Champions e si gode il quarto posto. Incita alla rimonta in Europa, aspetta la Steaua e i 10.000 romeni che si presenteranno giovedì all’Olimpico. Bentornato, divino Ciro. Ieri ventidue gol in A, ventidue per la terza stagione (2013-14, 2016-17 e l’annata 2017-18 è in corso). Tanti auguri, signor Immobile. Oggi ventotto anni, è il giorno del suo compleanno. Doveva liberarsi, si è liberato. E’ di nuovo tutto per lui, per il capocannoniere che fa notizia sempre, quando segna e quando non segna: "La doppietta un regalo di compleanno anticipato? Questi due gol ci volevano proprio. E ora la rimonta con la Steaua, ci credo tanto!", ha detto Ciro ieri sera, quando mancavano 45 minuti alla mezzanotte, al 20 febbraio, al giorno della sua nascita. Gol di Immobile dopo tre giornate di digiuno in campionato (Chievo, Genoa, Napoli). Gol, due in una volta. E’ il giocatore che ha segnato più marcature multiple in questo campionato (sette) e nessuno ha segnato più di lui di testa (cinque volte). Gol e ancora gol, non chiedeva altro. I giorni vissuti a stecchetto li aveva contati uno per uno: "Sono felice. Non segnavo da 44 giorni più tutto il primo tempo col Verona. Ho sbagliato gol per mancanza di serenità . Sono rimasto tranquillo grazie a questi splendidi ragazzi, sono i miei compagni. Sono felice per la squadra, non era un bel periodo, ci servivano i tre punti. Le difficoltà non ci avevano tolto convinzione, ma si lavorava con più tensione. Quando si perdono quattro partite di fila è tutto più difficile, assieme a Inzaghi e allo staff ci abbiamo messo la testa e il cuore, si è visto. I momenti negativi capitano a tutti e una grande squadra li deve saper superare. Abbiamo dimostrato di essere una squadra matura".
Immobile s’è messo alle spalle il periodo nero, guarda avanti, giovedì si rigioca: "Spero che le sconfitte passate siano servite per crescere. La lotta Champions sarà serrata fino alla fine, Roma e Inter sono grandi squadre". Un vero bomber ragiona così: "La doppietta mi rende felice, ma penso ai gol che potevo segnare e non ho segnato. Luis Alberto ha sempre l’ispirazione giusta, sa sempre dove mettere il pallone. E’ un giocatore molto importante per me". Il compleanno lo vivrà in famiglia, la moglie Jessica ha preparato una sorpresa: "Ha invitato i nostri genitori, non so altro. Giocando giovedì niente stravaganze, lo sa anche lei. Vi racconterò come andrà ...". Ciro, a Bucarest, ha dato appuntamento ai romeni al ritorno e loro hanno sottolineato l’invito ricevuto: "Giovedì bisognerà scendere in campo con la giusta calma e senza la frenesia di sbloccare subito la partita. L’Europa League è un obiettivo da centrare a tutti i costi. Le loro dichiarazioni? Lasciamo perdere. Avremo bisogno della nostra gente allo stadio, della spinta dei nostri tifosi, speriamo siano tanti. Dalla Romania arriveranno tanti supporter della Steaua, giocheremo in casa e avremo 90 minuti di tempo per fare gol". A Lazio Style Radio è nato un siparietto con Lulic: "Lulic, già in campo, mi aveva detto che era contento per il mio secondo gol. Io gli avevo detto 'mettila dentro la prossima volta'. Quando giochiamo male soffro, non eravamo stati cattivi nelle ultime settimane. Con il Verona lo siamo stati, siamo tornati quelli di sempre". Lulic ha replicato così a Immobile: "Sono più contento che abbia segnato Ciro, adesso sarà più tranquillo". Lulic ha festeggiato le 200 presenze in A e le 262 totali con la Lazio: "Se proverò a superare le 302 di Radu? Abbiamo il contratto sino al 2020... Complimenti a Stefan, non è un traguardo da tutti. Spero di raggiungerlo anche io e magari di superarlo" (risata, ndr).